Alessandro Vanzini | |||||||
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STRUMENTI A PERCUSSIONEGRANCASSA SINFONICA (BASS DRUM, BIG DRUM / GROSSE TROMMEL / GROSSE CAISSE, GRAND TAMBOUR)
Si sa che uno strumento simile alla grancassa era in uso presso i Sumeri: strumenti alti quasi quanto il suonatore si possono osservare in sculture sumere risalenti al 2500 a.C.. Pare che questo tipo di tamburo sia stato introdotto in Cina dall’Asia Centrale fin dal 3500 a.C.. Alla dinastia Yin (1401 circa - 1122 a.C.) risale un particolare tamburo di grandi dimensioni, il "T’angk Ku", destinato ad essere usato esclusivamente nel Palazzo Imperiale. In Europa Isidoro di Siviglia (560-630) cita con il nome di "Simphonia" uno strumento di legno cavo con due pelli, percosso da entrambe i lati con un bastone. In tempi più recenti dipinti ed incisioni ci dimostrano successive evoluzioni dello strumento. In un’incisione di Vittore Carpaccio (1490-1523) è raffigurato un musicista turco che suona un tamburo la cui forma e dimensione coincide quasi esattamente con quella della moderna grancassa militare. Fino al XVIII secolo in Europa la grancassa fu comunque una rarità; la sua diffusione fu dovuta soprattutto alle guerre fra Austria e Turchia. In quel periodo si formarono in Occidente bande militari ad imitazione di quelle turche, fornite di tamburi grossi e piccoli, timpani, piatti, triangoli, mezzelune, tamburelli, xilofoni, ottavini e trombe. La grancassa di formato voluminoso era disposta in maniera che le due pelli rimanessero verticali, e la si potesse percuotere da entrambe le parti. Su una parte si marcavano i tempi forti con una mazzuola rivestita all’estremità da cuoio o stoffa, mentre sull’altra si davano solamente i colpi in levare con una verga ricurva a mo’ di bastone. I primi esempi di impiego orchestrale della grancassa si hanno nell’opera "Berenice Vendicativa" di Domenico Freschi (1625-1710) eseguita nel 1680. L’uso contemporaneo di grancassa e piatti era a quel tempo talmente diffuso, che molto spesso i piatti non erano nemmeno indicati in partitura. Per evitare questo accostamento implicito si indicava "grancassa sola". Molto spesso uno dei due piatti veniva attaccato al guscio della grancassa e i due strumenti venivano suonati insieme da un solo esecutore, ma l’effetto era alquanto scarso. Il tipo di grancassa usato in orchestra fino al XIX secolo poteva essere anche quello turco lungo e stretto, conosciuto come tamburo lungo e teso alla maniera dei tamburi medioevali. Fin dai tempi di Haydn e Mozart un tamburo simile è stato suonato con una tecnica orientale, cioè con una mazzuola da una parte e un frustino (detto in tedesco Rute) dall’altra. Gaspare Spontini fu il compositore che abolì la consuetudine di far suonare la grancassa e i piatti da un solo esecutore. Da allora fu suonata con un solo battente dalla grossa estremità rivestita di cuoio o stoffa, mentre i piatti venivano suonati da un altro esecutore. Sia Berlioz, Liszt, Verdi Mahler, Wagner, Sibelius, e Stravinsky usarono la grancassa in maniera del tutto particolare. Da ricordare l’uso solistico di questo strumento da parte di Mahler in quasi tutte le sue sinfonie, di Stravinsky nel finale de "Le sacre du printemps" che rimane uno dei più begli esempi di impiego orchestrale di questo strumento. L’importanza data a questo strumento da celebri compositori stabilì definitivamente il suo ruolo primario di strumento orchestrale. La grancassa, nota per lo più come "tamburo grosso", è il più grande e grave di tutti i tamburi. Le misure vanno da 15 x 65 cm., a 40 x 85 cm., 45 x 100 cm., ma ce ne sono anche con casse di risonanza più larghe: 55 x 65 cm., 45-55 x 70-80 cm. circa. In ogni caso il suo diametro deve essere abbastanza grande da garantire l’emissione di un suono grave. E’ costituita da un fusto di legno nel quale è praticato un foro di 2 cm., che serve a neutralizzare l’aumento di pressione dovuto allo spostamento d’aria durante la percussione. Le pelli tese tramite viti tiranti applicate ai controcerchi, sono preferibili di materiale sintetico in quanto meno sensibili alle variazioni atmosferiche, soprattutto durante le parate delle bande militari. Per l’uso orchestrale sono preferite invece quelle di vitello, il cui suono pieno, vibrante, di altezza grave ma indefinita è nettamente migliore del suono metallico e poco pieno delle pelli sintetiche. Per l’esecuzione, in genere la grancassa si tiene in posizione verticale e si percuote una sola membrana (l’altra vibra per simpatia rinforzando il suono). Per produrre un suono soddisfacente lo strumento non deve poggiare su un supporto rigido e tantomeno per terra, ma essere sospeso con cinghie affinché la membrana possa vibrare liberamente. Attualmente in commercio si trovano speciali supporti per sospendere le grancasse, gradualmente regolabili nella posizione verticale o orizzontale. |
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