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Alessandro Vanzini

STRUMENTI A PERCUSSIONE

CASTAGNETTE

(CASTANETS / KASTAGNETTEN / CASTAGNETTES, CLIQUETTES)

Fin dal terzo millennio a. C. in Egitto erano utilizzati strumenti a concussione, simili alle castagnette, a forma di piccole braccia, di mani, di bacchette, di tavolette, ecc., costruiti con materiali diversi come l’avorio, l’osso, il legno o il metallo, che servivano inizialmente per i riti e in seguito anche per accompagnare le danze. E’ soltanto verso l’ottavo secolo a. C. che questi strumenti assumono un aspetto somigliante a quello attuale.

 

L’origine del tipo di castagnette a forma di conchiglia è alquanto incerta; secondo le fonti più attendibili esse dovrebbero provenire dalla penisola iberica. Le prime fonti iconografiche si trovano nelle Cantigas de Santa Maria dell’undicesimo e tredicesimo secolo. Verso il XVI secolo le castagnette erano impiegate normalmente per l’accompagnamento della sarabanda, insieme alla chitarra, e il loro successo fu tale che si diffusero rapidamente in tutta la Francia. Nel 1636 vengono descritte da Mersenne nell’Harmonie Universelle.

 

In Spagna nel Medioevo (1240 circa) era conosciuto anche un altro tipo di castagnette rettangolari a tre elementi con un manico, usato spesso dai lebbrosi per avvertire della loro presenza, ma anche dai giocolieri (Guillaume de Lorris, ca. 1240).

Un tipo simile a forma di cucchiaio è descritto da Virdung in Musica getutscht (1511) con il nome di "BRITSCHE", usato ancor oggi in Germania per il carnevale con il nome di "PRITSCHE", mentre nel 1722 Bonanni nel Gabinetto armonico pieno d’istromenti sonori indicati e spiegati, dà la descrizione di uno strumento molto somigliante alle castagnette attuali.

 

Questo strumento divenne popolare nell’accompagnamento delle danze popolari, come il flamenco, in Spagna e in particolare in Andalusia dove tuttora viene considerato uno strumento nazionale. Ma anche nell’Italia meridionale le castagnette sono molto conosciute, per il loro impiego nelle danze popolari, con i nomi dialettali di scattagnoli e scattagnetti in Sicilia; ciucchelarelle negli Abruzzi e taulittas in Sardegna.

 

Le castagnette sono formate da due gusci di legno duro (ebano, palissandro, granadiglia e oggi anche plastica) a forma di conchiglia, collegati da una cordicella che passa attraverso appositi fori praticati nelle appendici superiori. Le parti interne, incavate, sono rivolte l’una verso l’altra. La loro grandezza media va da 5 x 8 cm. a 7 x 10 cm.. Emettono il caratteristico suono crepitante quando i due gusci vengono battuti l’uno contro l’altro.

 

In commercio sono disponibili tre modelli differenti sia per costruzione che per la tecnica d’esecuzione richiesta:

  • castagnette a mano;

  • castagnette a tre elementi con manico;

  • castagnette a macchina o da concerto.

Le castagnette a mano sono usate sempre in coppia. La tecnica fondamentale, largamente applicata, consiste nel tenere in entrambe le mani un paio di castagnette fissate al pollice mediante un cordoncino annodato sopra la seconda falange e passante vicino all’unghia. Le castagnette della mano destra denominate "femmina" (hembra), perché di tono più acuto, si toccano con il mignolo, l’anulare, il medio, l’indice e servono per la coloritura ritmica. Le castagnette della mano sinistra denominate "maschio" (macho), dal suono leggermente più grave, si percuotono con il medio, l’anulare, il mignolo e servono per segnare il ritmo fondamentale. Gli strumenti vengono percossi con un dito alla volta. In orchestra data la lunga preparazione per l’impugnatura si sono escogitati metodi più pratici ma meno soddisfacenti. La prima tecnica consiste nell’inserire gli indici nella funicella degli strumenti e di percuoterli sulle ginocchia. L’altra consiste nel tenere gli strumenti con le appendici tra gli indici e i pollici. La percussione si effettua alternando i colpi sulle ginocchia.

 

Le castagnette a tre elementi sono tipiche dell’Italia meridionale. L’impugnatura termina con una spatola sulla quale vengono assicurate, con un nastro, le due valve che costituiscono lo strumento. In questo caso i gusci non si percuotono reciprocamente, ma percuotono la spatola che li separa. Furono largamente introdotte in orchestra perché di più facile utilizzo.

 

Le castagnette a macchina o da concerto furono costruite per la prima volta negli Stati Uniti, e consistono di due paia di castagnette, (a volte anche quattro), di suono differente, sistemate su una tavoletta o blocco di legno e tenute da molle a spirale o elastici. La tavoletta viene appoggiata sulle ginocchia o su di un piano mobile e morbido, e le castagnette vengono percosse con le dita. Si possono eseguire con molta eleganza e precisione quasi tutti i tipi di ritmo, anche quelli più rapidi, e ottenere anche dinamiche piano e fortissimo.

 

Esempi di impiego delle castagnette si trovano in: C. Orff, Carmina Burana, Antigone; N. Rimskij-Korsakov, Capriccio spagnolo; C. Debussy, Ibéria; D. Milhaud, Concerto per batt. E orch. Da cam.; B. Britten, The prince of Pagoda; ecc..

 

Esistono anche castagnette di ferro costruite per rendere più semplice il maneggio dei piattini a dita, usati in coppia. Consistono di due gusci di ferro concavi del diametro di 6-7 cm., collegati con una molla a forma di forchetta (o pinza),lunga 20-25 cm. Premendo la molla i piattini vengono spinti l’uno contro l’altro. Emettono un suono metallico, tintinnante, con una dinamica alquanto limitata. Ne esistono anche altri modelli.