Il Movimento: ma è davvero in... - 20-11-02 - Fulvio Del Deo |
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IL MOVIMENTO: MA E' DAVVERO IN MOVIMENTO?
Parte prima
Ci sono notizie che lasciano esterrefatti: leggi a misura di premier;
terremoti che stranamente fanno crollare soltanto ciò che dovrebbe
essere quanto di più solido in una paese civile, la scuola; "pianisti"
spudorati in Parlamento; eruzioni e polveri dell'Etna; operai Fiat "a
passeggio" da un giorno all'altro, insieme a tutto l'indotto;
Andreotti assolto e poi condannato... e, ciliegina sulla torta,
l'arresto degli attivisti noglobal.
Che siano perquisite le loro abitazioni è ovvio e forse è anche
giusto. Che siano prelevati di notte è nella prassi. Ma che -come
dicono i giornali- gli si contestino perfino reati d'opinione, non è
assolutamente accettabile in una democrazia.
Personalmente non condivido gran parte delle idee dei noglobal, ma le
rispetto profondamente e ritengo encomiabile che fra di loro vi siano
numerosi ragazzi impegnati nel sociale, a favore delle classi più
deboli, degli immigrati, degli emarginati.
Purtroppo però, come spesso avviene nei movimenti giovanili, alle
buone intenzioni si affianca una visione un tantino approssimativa
della realtà, spesso basata su pregiudizi e leggende metropolitane più
che su esperienza e dati concreti. Ciò non vuol dire affatto che i
noglobal siano degli stupidi o degli sprovveduti, ma che sono
semplicemente vittime della disinformazione, conseguenza ovvia di un
sistema che gestisce i media in maniera propagandistica e faziosa. Fra
Rai, Mediaset e giornali vari non so quale sia peggio, ma so per certo
che la somma delle varie faziosità, ahimé, non dà come risultato
l'imparzialità.
1. L'AMERICA UNICA SUPERPOTENZA
L'America è fatta col sangue
degli uomini che ammazzò
le vittime ormai sono tante
nessuno contare le può...
(L. Settimelli - L. Francisci)
Così cantava il Canzoniere Internazionale negli Anni Sessanta,
dimenticando di proposito i milioni di morti da poco sotterrati o
ridotti in fumo dalla follia europea. A quei tempi, per molti Italiani
ammettere che senza l'intervento degli Americani difficilmente ci
saremmo liberati dai nazi-fascisti suonava come una bestemmia.
Pian piano, le cose sono cambiate e, sebbene in certi settori
dell'estrema destra e dell'estrema sinistra l'insofferenza verso
gli U.S.A. non si sia mai esaurita, per l'Europeo medio fino a poco
tempo fa la cosiddetta American Way rappresentava comunque un modello
invidiabile da emulare passivamente.
Oggi invece, quell'antiamericanismo che sembrava ormai relegato a una
ristretta cerchia di irriducibili, trova nuovo vigore. Da quando è
crollato l'Impero Sovietico si parla di Unica Superpotenza, ignorando,
fra l'altro, quanto essa sia tragicamente in declino. Inoltre, non ci
si accorge di appartenere a una ben più pericolosa Superpotenza
Nascente (l'Europa) niente affatto migliore dell'altra e che sul
ritorno di fiamma dell'antiamericanismo pare stia forgiando una sorta
di artificioso nazionalismo. Più o meno da quando ha cominciato a
prendere consistenza l'idea della moneta unica (Euro), gli U.S.A. sono
diventati la "concorrenza" o, come minimo, il cugino grossolano
e cafone, affamatore dell'umanità.
Così ci si crogiola nella superficialità, munendosi di robusti
paraocchi per non vedere un'infinità di Paesi che, pur arricchendosi,
aprendosi alla modernità e alle leggi del mercato, continuano a essere
nel Medio Evo dei diritti umani, continuano a condannare a morte
decine e decine di persone con processi-farsa (nel migliore dei
casi), senza che nessuno muova un dito, s'indigni, raccolga firme. Per
contro, se c'è un criminale nel braccio della morte negli U.S.A. ci si
mobilita in massa per salvargli la pellaccia; io per primo.
Dell'antiamericanismo superficiale e conformista i noglobal pare
abbiano fatto la loro bandiera; ma stabilire a priori chi è
il Nemico, e che cosa sia il Male è un atteggiamento pericolosamente
infantile e fuorviante.
2. PACIFISMO A OLTRANZA
Pacifism is objectively pro-Fascist. This is elementary common
sense. If you hamper the war effort of one side, you automatically
help out that of the other. (George Orwell)
Qualcuno sostiene che il terrorismo internazionale nasca dalla miseria
e dalla disperazione. Ma, guardandomi attorno mi accorgo che nessun
terrorista viene dai villaggi africani in cui si muore di fame, nessun
terrorista viene dalle favelas sudamericane, nessun terrorista viene
dalle tremende sacche di miseria del sudest asiatico.
Tutti i terroristi vengono dai ricchissimi paesi produttori di
petrolio, e la maggior parte di loro viene da famiglie quanto meno
benestanti e ha buoni studi.
Adesso risolviamo un problemino di aritmetica facile facile.
Con i soldi che i terroristi hanno speso per mettere in
atto l'attentato dell'11 settembre, lo studente calcoli:
Non mi sembra un calcolo difficile da fare, no?
E intanto, noi continuiamo a finanziare gli sponsor del terrore ogni
qualvolta facciamo il pieno alla macchina.
Si dice: «Bush vuole fare guerra all'Iraq solo per prendersi il
petrolio...» e tutti a fare "sì, sì" con la testa come quei cagnolini
di peluche che si mettevano un tempo sul pianale posteriore della
macchina.
Questa è una delle tante leggende metropolitane alle quali si crede
passivamente, mettendo in moto solo il 5% del cervello.
Ma fermiamoci un attimo a ragionare: a un paese già ricco di petrolio,
e che ha già le mani su tantissimi giacimenti sparsi per il mondo,
conviene imbarcarsi in una guerra solo per un pugno di pozzi in più?
Ragionevolmente, direi di no.
Tanto più che la guerra è già iniziata da un bel pezzo e non
difendersi sarebbe solo un suicidio. Non nascondiamo la testa sotto la
sabbia, sappiamo tutti che Saddam non è uno stinco di santo e che di
armi ne ha a bizzeffe. A che servirebbe negarlo?
(continua...)
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