WILDE OPERA

 

La tendenza estetizzante di Wilde si rende perfettamente manifesta nel suo unico romanzo The picture of Dorian Gray, edito nel 1891.

TRAMA

Dorian Gray è un giovane di straordinaria bellezza a cui l’amico pittore Basil Hallward fa un ritratto che ne rende perfettamente i tratti, e davanti al quale il ragazzo si augura di restare sempre giovane, e che gli insulti del tempo possono colpire invece solo la sua immagine dipinta.

Per un misterioso sortilegio si realizza esattamente quanto ha desiderato: Dorian, influenzato dal cinico amico Lord Henry Wotton, si abbandona senza riserve a un’esistenza di piaceri e agli eccessi più sfrenati, senza che i suoi vizi lascino la minima traccia sul suo volto sempre giovane e perfetto.

Il protagonista si libera di tutti quelli che osano infastidirlo: la giovane attrice Sibilla, innamorata di lui e ben presto abbandonata; il pittore Basil che viene ucciso da Dorian quando osa rimproverarlo delle sue azioni malvagie.

Dopo l’assassinio dell’amico, il ritratto assume un aspetto spaventoso che terrorizza lo stesso Dorian, perché rappresenta la sua “vera” immagine. In un impeto di furore lo distrugge a pugnalate e nello stesso istante muore: a terra giace il suo osceno corpo di vecchio malvissuto, mentre il volto del ritratto ritorna a essere quello perfetto del giovane e incontaminato Dorian di un tempo.

Per Wilde il concetto di “Art for Art’s Sake” era un imperativo morale, ancora prima che estetico. Lui credeva che solo il culto per il bello avrebbe salvato l’anima dalla morte.

Questi principi sono trasmessi nel personaggio di Dorian Gray che, sotto l’influenza di Lord Henry, il cui spirito critico e decadente richiama quello dello stesso Wilde, cerca di espiare il proprio edonismo con la vecchiaia.

Questa storia è profondamente allegorica. E’ una versione del diciannovesimo secolo del mito del Faust, la storia di un uomo che vende la sua anima al diavolo pur di soddisfare ogni suo desiderio. L’anima diventa il ritratto, che manifesta i segni delle esperienze, della corruzione, dell’orrore e dei peccati, preservando il volto di Dorian, sempre splendido. La morale del romanzo è che ogni eccesso viene poi punito, e che la realtà non può essere evitata; quando Dorian distrugge il ritratto, non può evitare la punizione per tutti i suoi peccati, che si realizza con la morte. Il ritratto tumefatto può essere visto come il simbolo dell’immoralità della borghesia dell’età vittoriana, mentre Dorian e la sua pura apparenza, come l’ipocrisia di quella classe dominante. Alla fine il ritratto, ritornato alla sua originale bellezza, dimostra la teoria di Wilde sull’arte: l’arte sopravvive, l’arte è eterna, al contrario degli uomini.