WILDE E L’ESTETISMO

 

Quando Wilde incontra la celebrità, si imbarca per l’America e scrive “L’Envoi” come prefazione alla raccolta di versi di Rennel Rodd, l’estetismo era una scuola già affermata in Inghilterra, seppure ancora controversa (ma quale scuola artistica può dirsi tale se non suscita controversie e dibattiti?). Tuttavia Wilde ne parla come dovesse ancora spiegarla, difenderla, ne parla come di un movimento nuovo e attribuisce a sé e agli altri “giovani inglesi che cercano di continuare e perfezionare il rinascimento inglese” la definizione, ripresa da Gautier, di “giovani guerrieri della bandiera romantica”. Non si dovrà pensare tuttavia a una sorta di snobismo naiveté (che pure è spesso di Wilde) che lo portasse a collocare la nascita di un movimento nel momento in cui egli lo prendeva, per così dire, in mano; né del semplice desiderio di parlare dell’estetismo come un movimento nuovo perché egli intendeva parlare del suo estetismo, sebbene vi sia anche questo, e si osserverà tra l’altro quell’insistere sul termine “giovane”, quell’esplicito collocarsi tra i romantici che non tutti i decadenti inglesi avrebbero forse accettato e che inevitabilmente richiama al culto di Wilde per Keats, nume tutelare del decadentismo per il suo anelito verso un Bello ideale, che egli identificava con il bello della Grecia Classica, per la sua equazione: “ Beauty is truth, truth beauty, - that is all Ye know on earth, and all ye need to known”. Vi è piuttosto in questa esigenza di difendere e illustrare un movimento artistico già largamente affermato, la consapevolezza del contrasto che Wilde avvertiva, ma si sarebbe tentati di dire: voleva, tra se stesso e quella società che convenzionalmente si chiama vittoriana. La Londra fin de siècle era anche la Londra dell’estetismo, del decadentismo, della pittura di Whistler e di Albert Moore – se così non fosse stato, non si spiegherebbe la popolarità di Wilde, celebre come esteta prima di aver avuto la possibilità di affermarsi come scrittore – ma la società dominante era ancora la società materialistica dell’industria e della finanza che aveva provocato, più di trent’anni prima, la reazione preraffaellita. Il dibattito tra modernismo e accademismo, arte e borghesia era ancora vivo, la guerra ancora da combattere; e di questa guerra Wilde si ergeva in verità a “giovane guerriero”.