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Un racconto per Muccino & la Filmauro Ore 14.00 Caro diario, mio impagabile rifugio segreto, preziosissimo scrigno della mia Anima, non me la sento ancora di dirti addio per sempre, anzi voglio, ancora una volta in più, renderti partecipe della straordinaria situazione che sto per provare. Domani, lo sai, forse compirò il mio ultimo viaggio, ma non oggi. Oggi devo incontrarmi con il dottore, non colui che tre mesi fa ha predetto, senza mezzi termini, ma con tanta coscienziosa commozione, la mia fine, ma con colui che io ho sempre amato definire l’incantatore: colui che sa leggere dentro quel meraviglioso mondo dell’animo umano, che realizzerà il mio ultimo desiderio, il più grande rimastomi: vedere ciò che non ricordo di aver già visto; sentire ciò che un giorno di tanti anni fa ho già sentito; rivivere intensamente su tutta la mia pelle ciò che ho già vissuto, ma senza serbarne ricordo. Oggi alle tre in punto in quell’accogliente studio di Via Nazionale, che in questi ultimi tempi, più volte, mi ha ospitato, e che in un certo senso, caro amico silenzioso, ha fatto le tue veci nell’aiutarmi a trovare le forze di convivere con l’idea della morte e di accettare la mia nuova erepentina condizione di “Dead man walking”, realizzerò il più grande sogno della mia vita, e prima che la morte mi avvolga nel suo nero mantello: rinascerò! Adesso però devo proprio lasciarti è giunto il momento di andare lì, ove compirò il viaggio più sensazionale che abbia mai sperato di fare in vita mia! Torno a raccontarti tutto più tardi. Ore 21.00 Come promesso, impareggiabile ascoltatore, eccomi a te! Ero dinnanzi quel grande portone di pesante legno, chiuso. Le mani mi tremavano alla sola idea di ciò chestraordinariamente stavo per compiere, qualche istante per raccogliere le fortissime emozioni, e serbarle vivide nel cuore e nella mente, la campana della cattedrale lì nei pressi, scoccò tre rintocchi, anche io suonai al citofono, e come al solito mi annunciai alla segretaria dello psicologo, che subito mi aprì. Su per le scale mi sentii come alcheck-in di un aeroporto quando si sta finalmente per intraprendere, la vacanza che si è attesa tutto l’anno, mi resi conto così che quello che stavo per intraprendere era proprio il viaggio che avevo anelato tutta la vita! Sdraiata sul freddo divano di pelle nera, mi sentivo pronta e per nulla intimorita di intraprendere quella che in gergo viene detta “ipnosi regressiva”, difatti in pochi istanti, fissando le lente oscillazioni di un pendolo ed ascoltando la leggera e rilassante voce del dottore, presto mi lasciai cadere in un profondo sonno, iniziando a vivere quel sogno meraviglioso, che mi mostrava chiaramente cosa era stata la mia vita prima che io ne potessi avere piena coscienza! -Dove si trova ora?- chiese il dottore dopo che gran parte della mia vita, dal giorno stesso alla mia infanzia mi era passata davanti come nei fotogrammi di un film. Mi guardai dettagliatamente intorno, ma non capivo bene dove fossi realmente, io quello strano luogo non sapevo proprio riconoscerlo, eppure mi sentivo così leggiera, come avvolta da una nuvola, mossi una mano per toccare quello strano elemento che mi circondava totalmente, e mi bagnai, così ritrassi la mano ed esclamai -Sono completamente immersa in un liquido biancastro, che mi tiene a galla, posso muovermi in ogni direzione, respirare….Oh, mio Dio dottore io non so nuotare, affogherò….mi tiri subito fuori di qui!- |
Un onda mi spinse verso la luce alla fine di quel tunnel. Piangevo sonoramente come un bimbo, difatti ero finalmente, appena, rivenuta al mondo!
Monia Di Biagio.
2°
-Vite
Parallele |
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