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“Il Funerale”

NOTE AL RACCONTO: “Il funerale”, racconto con il quale Monia Di Biagio partecipa, nel 2003, al Premio Medusa “un soggetto per commedia”, per “Storie del Nuovo Millennio III”.

SINOSSI: Sulla scia del « Fù Mattia Pascal », in onore dello scrittore preferito dell’autrice, ed in questo caso anche del protagonista del racconto, vedremo come questi riuscirà a capire quale dei suoi « amici » è veramente sincero con lui, un vecchio conte bisbetico ed un po’ tirchio! Questi proverà per primo a sondare il terreno della vera amicizia mettendo seduti tutti i conoscenti commensali intorno ad un tavolo, durante una cena pantagruelica, ma l’esperimento non riesce, perchè si sa quando si tratta di rimpinzarsi la pancia « a sbuffo » sono tutti più buoni…Ed allora unica soluzione: sparire, per poi tornare come una mosca ad orecchiare i commenti alle sue spalle…Ma come realizzare l’astuto piano? Il protagonista ha deciso organizzerà il suo funerale, ma senza morire davvero! Per sapere i dettagli di come farà non resta che leggere tutto il racconto!

"Il Funerale"

Solo, seduto su di una vecchia poltrona logora, batteva il tempo, con la pipa fumante tra le dita, della “Tosca” che stonata e saltellante girava su un vecchio grammofono degli anni ’40. Quel pezzo d’antiquariato rappresentava il suo unico momento di relax, ma non era di certo l’unico oggetto da museo nella fredda stanza. Il vecchio conte amava circondarsi di quei mobili ormai logori, ultimo segno di un sfavillante passato, ma ormai era rimasto solo, e con i suoi ultimi titolati parenti se ne erano andati anche i momenti di festa in cui tutta la Torino da bene entrava in casa sua. Certo dei vecchi, lontani zii e degli amici li aveva ancora, ma li vedeva così di rado, anche perché ogni volta che ciò succedeva era proprio per rendere loro un favore di qualche tipo: ospitalità per due giorni, che poi diventavano settimane; la presentazione di un qualche conto da saldare, ad esempio quello del ristorante dove mangiava due volte al giorno -Signor Conte, so che potrebbe pagarmi in ogni momento…ma sa, questo mese devo ordinare la carne e così quei soldi che mi deve mi farebbero proprio comodo. Qualche avvenente donna poi tra sguardi intriganti e sorrisi sottintesi, lo scambiava per il Tutore dei propri figli: -Questa II declinazione latina proprio non gli vuole entrare in mente….La prego Signor Conte, lo faccia per me (primo sguardo penetrante)….e per il suo buon cuore al quale sempre sarò grata (secondo sorrisetto che lasciava intendere tutto e niente).- Basta questi pensieri lo stavano innervosendo, a conclusione di tutto questo peregrinare solitario della mente non restava che una domanda da farsi: chi gli voleva veramente bene? Rispondere a questo quesito non era affatto difficile, gli bastò prendere tra le mani quella vecchia agenda riposta sul tavolino, sotto la lampada accesa, accanto alla sua poltrona. Sulla copertina di pelle nera, sulla quale spiccavano due “M. M.” dorate, le iniziali del suo nome Mario Monti, all’interno una infinita serie di nomi, indirizzi e numeri telefonici, ma la cosa più sorprendente che vicino ognuno di questi era stato apposto un simbolo: un cuore, una freccia, un sole; come un commento in codice, che solo l’anziano conte poteva capire. Di cuori ce ne erano parecchi, alcuni vuoti, alcuni pieni, certo, segno evidente di chi gli voleva più o meno bene. Ma bisognava appurarlo, forse nel tempo quel sentimento era cambiato e bisognava aggiornare la rubrica. Decise quindi di ricominciare da loro, li chiamò tutti e li invitò a cena per il fine settimana a casa sua: chi avrebbe rifiutato un pasto caldo gratis e per di più servito con lo stile di un Conte? Certo era uno sforzo monetario immenso anche per Mario Monti, che era risaputo, non è che non avesse i soldi ma “le braccine assai corte, tanto da non arrivare alle tasche!”. Quel sabato sera l’ingombrante ristoratore fece su e giù dall’androne e poi dalle tre rampe di scale di Palazzo Monti, svariate volte, ma a parte l’asma da sforzo che si prese lui, la cena fu perfetta.

Ogni luce del palazzo accesa come ai vecchi tempi andati, ed ogni commensale, elegantemente agghindato, sorridente, generoso, perché ognuno di loro portò un piccolo insensato pensiero, la maggioranza portò tabacco da pipa, ora ne aveva per un bel po’ da fumare….che lo volessero Morto? In fin dei conti però quella cena non era stata poi una buona idea si rese presto conto Mario: cosa avrebbero potuto fare o dire alla sua presenza di certo non parlar male, infatti tutti i cuori erano stati riconfermati. No, così non andava, bisognava pensare ad altro. La decisione fu presto presa, e si materializzò nella sua mente più presto del solito, al risveglio il mattino dopo ancora avvolto nelle calde coperte del lettone a baldacchino pericolante, Mario Monti sapeva cosa fare. Nessun piano premeditato, semplicemente l’inspirazione al suo autore preferito, Pirandello, ed al libro che da anni ormai giaceva impolverato sul comodino accanto al suo letto, “Il Fu Mattia Pascal”. Si sarebbe fatto credere morto ed avrebbe inscenato il suo funerale, rendendo nota la tragica scomparsa a tutti i presenti sulla famigerata agenda e mischiandosi, in incognito, tra i presenti al funerale, vedere come questi avrebbero reagito! Se lui non fosse stato “effettivamente” presente chissà cosa avrebbero detto quelle “bocche di rosa”? Ora restava solo un piccolo particolare da sistemare di non poca importanza, il nome del defunto, visto che nessuno avrebbe acconsentito a montare di sana pianta una farsa del genere…Scorse velocemente l’elenco telefonico, la fortuna era dalla sua parte, tre omonimi in città, non troppi a dire il vero, e nessun titolato tra di loro, ma che fare…un nome è un nome e forse quei parassiti neanche se ne sarebbero accorti! Ora, però, bisognava “sperare”, per quanto possa sembrare brutto dirlo e pensarlo che almeno uno di loro, sarebbe giunto alla fine dei propri giorni ed avrebbe lasciato questa valle di lacrime, prima del lì presente Sig. Mario Monti. Forse una semplice coincidenza o forse anche il Fato era soddisfatto e compiacente di partecipare a questo macabro gioco, perché, pochi giorni dopo, passeggiando infreddolito ed imbacuccato per le vie di Torino ricoperte di neve, il Sig. Monti fece appena in tempo con la coda dell’occhio, svicolata da sotto la visiera del cappello, abbassata sino alle sopracciglia, a vedere un manifesto funerario di grandissima importanza per la sua scelta di vita…ops, di morte, “la famiglia tristemente riunita dà notizia della morte del nostro Caro Mario Monti di 59 anni (anche l’età corrispondeva, che gran colpo!) e di quanti lo conoscevano. La cerimonia funebre avrà luogo alla chiesa di S. Callisto (piccola ma forse scelta da un Conte un può fuori dai canoni, se poi queste erano le sue ultime volontà!) Domenica alle ore 15.30…ecc. ecc.” Incredibile non poteva essere vero, il vivo e vegeto Sign. Monti fu sul punto di strabuzzare realmente gli occhi, immobile ed a dir poco colpito da quanto leggeva, inoltre lo fu ancor di più quando ritornò immediatamente alla realtà orecchiando i discorsi di due conoscenti, evidentemente, dello scomparso, che dicevano quanto il Destino possa giocarci brutti scherzi a volte: -Godeva di ottima salute…un lavoratore…un savio padre di famiglia…quello stupido incidente poi, scivolare sul marciapiede ghiacciato e rompersi l’osso del collo sul selciato…- Oh. Mio Dio, il destino lo stava veramente aiutando ad arrivare fino in fondo, allora non c’era tempo da perdere, era ora di mettersi all’opera. Subito il Sig. Conte, come un automa, che rispondeva a quel qualcuno o qualcosa che, gli suggeriva la prossima mossa da fare, entrò nella prima tipografia che incontrò sui suoi passi. Fece stampare 23 lettere dello stesso tipo, che recitavano pressappoco così: -Gent.ssima/o, tra gli affetti più stretti del nostro Caro Mario, abbiamo trovato anche un’agenda scrupolosamente custodita, sulla quale figurava anche il suo nome ed indirizzo. "Ci permettiamo così tristemente di informarla, visto che lei apparentemente era molto cara/o al nostro benamato, che Egli ci ha lasciati ieri l’altro ed è con nostro massimo sconforto passato a miglior vita. Gradiremo quindi, molto, la sua presenza alla cerimonia funebre che si terrà Domenica a venire alle ore 15.30 nella chiesa patronale di S.Callisto. In attesa di Sua cordiale visita ringraziamo anticipatamente. La Zia paterna Eloisa Monti." Un capolavoro, chi mai avrebbe scritto per lui una lettera di tale portata al momento, e si toccò le parti basse, della sua reale dipartita? Tanto la vecchia zia romana, ultra ottantenne non lo sarebbe mai venuta a sapere, anche perché se il decesso fosse realmente avvenuto, loro sarebbero stati subito informati dal legale imbalsamato di famigli, e i figli di lei si sarebbero catapultati a Torino per compiere la razzia! Ma il legale non seppe nulla e neanche loro! Il giorno della cerimonia arrivò, una celebrazione tutt’altro che intima, erano talmente tante le persone che tutti sospirando dicevano-Certo che Antonio era proprio tanto amato!- In realtà non dimentichiamoci che si trattava di due Morti, uno vero l’altro no, quindi di una sola famiglia ma di due interi gruppi di amici e conoscenti, il tutto per una chiesa gremita di persone, nella quale al Sig. Monti “vivo” e completamente trasformato nell’aspetto per non essere riconosciuto, non fu facile individuare ad uno ad uno gli “interessati invitati”, ma vi riuscì comunque. Si avvicinò alla prima, la cordiale contessina Le Luc, -Cosa ne pensa di ciò cara signora?- -Beh, che rimanga tra noi, poi non si dovrebbe parlar male di un caro defunto, ma non capisco come quel bisbetico ed insofferente di Mario potesse essere tanto amato…..- Eppure su quell’agendina c’era un cuore….falsa!….le avrebbe gridato in faccia, ma no, avrebbe rovinato tutto….L’unica cosa che restava da fare: cancellare il cuore fino a bucare il foglio e via, si appropinquò alla prossima vittima……- Cosa ne pensa di ciò caro signore?- Era il suo dottore –Quell’ubriacone, fortuna che ero in vacanza se no avrei saputo io cosa scrivere sulla cartella clinica: scivolato certo, perché in stato di totale ebbrezza!- Infame: cancellato, eliminato, un altro buco. Passò alla fioraia, pensando almeno lei, c’è stato anche del tenero tra di noi…..-Spilorcio, spilorcio, spilorcio, cosa gli costava lasciar detto che in caso di dipartita, chi restava si sarebbe dovuto recare, per l’addobbo floreale “chez Viviane”, il mercato di fiori a lui più caro della città? Ma lui no voleva solo una cosa da me…ben gli sta!- Questa volta cancellò da accanto al nome Viviane, ben due simboli: cuore e sole (che stava per “luce della mia vita” e vi riscrisse in grassetto “ARPIA”. Niente da fare la Cerimonia stava per finire e fu la stessa sinfonia sino all’ultimo nome, o meglio il penultimo…ne mancava ancora uno chissà? A mancare all’appello era l’ultimo figlio della “bella” ed ora un po’ decrepita, Rosetta, prostituta del quartiere, a lei gliene aveva dati di soldi…Suo figlio aveva studiato giusto con quelli….Non poteva parlare male…Sentiamo: -Peccato l’ho sempre ritenuto un uomo ambiguo e scostante, ma mi spiace che sia morto…Insomma proprio ora che avevo scoperto che fosse lui mio padre! Ma forse è meglio così intanto, ne parlavano tutti male….e per quanto riguarda l’eredità è rimasto ben poco da accalappiarsi!-
 
La cerimonia era finita da un’ora, e da un’ora ormai il Sig. Monti faceva su e giù per uno dei ponti a cavallo del Po. Era morto ormai! Gettò l’agenda, stretta tra le mani, fino a quel momento sino quasi a distruggerla, nella corrente, affinché fosse trasportata da lui più lontano possibile. Osservando quel moto impetuoso delle acque, poi, esclamò: -Anche loro sono morti!-

Monia Di Biagio.

Leggi le altre Sceneggiature:

-Il Vestito Celeste

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-Rewind
 
-Sotto Accusa
 
-Il Funerale
 
Due Corti Comici:

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