LA MALARIA



Causa di questa malattia sono i Protozoi del genere Plasmodio che penetrano nei globuli rossi, li distruggono e causano gli attachi febbrili che si succedono ad intervalli di due giorni (malaria terzana) oppure, se la malattia è più grave, di tre giorni (malaria quartana).
Si deve agli studi del Grassi e di Ross se conosciamo l'agente propagatore della malattia che colpisce gravemente popolazioni d'Italia e del mondo; si tratta della Zanzara anofele.
L'insetto, molto simile alle comuni zanzare particolarmente fastidiose durante le notti estive, è un dittero le cui femmine si nutrono di sangue. Non è nocivo all'uomo più di una comune zanzara; ma è sufficiente che succhi il sangue di un malarico, perché il suo organismo venga invaso dai plasmodi s'insediano nelle ghiandole salivari dell'anofele, ogni sua puntura sarà una iniezione di dannosi plasmodi.
La malaria si combatte cercando, con ogni mezzo, di distruggere l'insetto portatore di plasmodi e, ancor meglio, bonificando le zone paludose, dove le larve di anofele trovano comodo asilo.

LA POLVERE DELLA CONTESSA
Nel 1640 la bella moglie del vicerè spagnolo del Perù, la contessa di Cinchona, fu colpita da febbri intermittenti che erano molto diffuse in quei luoghi e che avevano quasi sempre un decorso mortale.
Solo gli indigeni conoscevano il segreto per guarirle, allora il vicerè si recò dal capo di quella gente che gli Spagnoli avevano depredato e che ancora angariavano, e implorò il rimedio per salvare sua moglie.
dopo aver ascoltato l'orgoglioso nemico finalmente umiliato, l'indios affermò di non poter far niente per lui dicendo: "Voi che avete sterminato i miei fratelli con il peso della vostra superba potenza saprete certamente trovare il modo per vincere questa malattia".
Le parole del vicerè avevano però toccato il cuore di Zuma, la figlia del capo peruviano, che di notte portò al palazzo vicereale una polvere per la donna morente. La contessa di Cinchona fu salva, ma Zuma pagò con la vita la sua generosità perché fu uccisa per ordine di suo padre. Il gesuita De Coba, che viveva alla corte del vicerè, sulla base del sapore amarissimo della polvere sospettò che provenisse dalla corteccia di una pianta che egli conosceva e che gli indigeni chiamavano "china". Ne fece ridurre in polvere e la somministrò a persone colpite da quella malattia, le quali guarirono. Dal nome della contessa (che aveva avuto il solo merito di guarire) Linneo chiamò Cinchona il genere di alberi cui assegnò la pianta della china, mentre nessuno pensò a rendere omaggio al nome di Zuma. La "polvere della Contessa", nota anche come "polvere dei gesuiti", è tuttora un rimedio efficace contro la malaria: da essa si ricava appunto il chinino, che ne è la sostanza attiva.

ascaride   vaiolo   tubercolosi    tifo   tenia   sangue    malaria