Milossa - famiglia antica e cospicua, venuta a Rovigno col cav.
Giorgio Milossa da Portole. Lo stemma di famiglia presenta uno scudo diviso
orizzontalmente da una fascia rossa: il campo di sopra è azzurro
con tre globi bianchi, quello sottostante bianco, reca l'effigie di un
monte d'ossa con tre ossa poste in verticale:
GdeA
Disegno che riproduce lo stemma
Originale dal diploma nobiliare
Il capitano Mattio, per le benemerenze ottenute verso il dominio veneto,
fu decorato con ducale del 16 luglio 1570 dei titoli di Conte e Cavaliere
dell'Etella per sé e discendenti; titoli che furono confermati con
ducale Lodovico Manin il 22 aprile 1789, con l'iscrizione al Libro d'Oro
ed i privilegi che ciò comportava nel dominio veneto al cav. Giorgio
ed ai figlio Gio. Andrea a Matteo. Il suddetto signor Giorgio Milossa da
Portole si era accasato a Rovigno sposando la signora Elena Fabris, e come
narra il nostro cronista Antonio Angelini fu: "ferito proditoriamente di
schioppettata li 24 ap.e 1833 da un suo servo, e precisamente dal boaro
nel mentre egli stava per partire dalla propria casa in Villa per Rovigno,
morì dopo cinque giorni, e trasportato in Città, fu sepolto
il 30 detto con lutto generale, perch'era per le sue affabili maniere da
tutti amato. Sua moglie, che teneramente lo amava, fu tanto accorata pel
tragico fine e la perdita immatura del diletto marito, che prima dell'anno
morì essa pure, lasciando un unico figliuoletto. L'omicida fu sul
fatto arrestato, incarcerato: ma morì prima che il processo fosse
compito, e non si seppe mai il motivo del suo misfatto". Lasciò
la maggior parte delle sue sostanze, 50.000 fiorini, alla Congregazione
di Carità di Rovigno, oltre ad esser stato tra i fondatori dell'asilo
infantile di Rovigno, il secondo in ordine di tempo, dopo quello di Capodistria.
I Milossa avevano fatto edificare nel 1700 un grazioso palazzo sito nello
slargo di via Carrera detto Pian de Miluòsa. In tale palazzo,
restaurato nel 1985 con un contributo di 300 milioni elargiti d al Governo
italiano, ha sede la Comunità degli Italiani