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Una nuova visione sulla storia della Asahiflex

Di Peter Jonkman

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Mi sono chiesto parecchie volte: "Cosa so veramente sulla storia dell’Asahiflex?" Ho esaminato i libri della mia collezione, ho ripulito le librerie, ma senza trovare un singolo pezzo d’informazione utile per avere una visione chiara della storia dell’Asahiflex. Ho pensato che le informazioni potessero essere trovate contattando direttamente l’Asahi Optical Co. e questo articolo per Spotmatic riporta i primi risultati della mia ricerca per aggiornare la storia dell’Asahiflex e dei suoi inventori. Va sempre tenuto presente che scrivere la storia di una fotocamera importante è un’impresa senza fine, per cui sarebbe gradito che chi avesse qualunque informazione da aggiungere la volesse condividere con noi!

I primi anni di Asahi dopo il 1945
Poco prima e durante la seconda guerra mondiale, la produzione delle fabbriche della (allora denominata) Asahi Kogaku Goshi Kaisha era completamente dedicata alle forze armate giapponesi. Si ritiene che Asahi fosse il fornitore di dispositivi ottici militari, soprattutto per la Forza Aerea Imperiale Giapponese, così come la Nippon Kogaku (allora già di proprietà del gruppo Mitsubishi e della marina giapponese) lo era per la Marina Imperiale. Nel 1945, la maggior parte degli edifici di proprietà Asahi a Tokyo era distrutta e questo aveva causato la perdita di gran parte dei documenti che testimoniavano le attività dell’azienda durante l’Era Taisho (dal 1912 al 1926) e nel corso dell’Era Showa di prima e durante la guerra (1926-1945). Dopo la guerra, la ditta fu costretta a sciogliersi. Questa situazione durò fino al 1948, quando vi fu un nuovo inizio come Asahi Optical Company, Ltd. (Asahi Kogaku Kogyo Kabushiki Kaisha, l’attuale nome ufficiale), sotto la guida di Saburo Matsumoto. Dato che il Giappone era ancora sotto stretto controllo governativo USA, alle aziende giapponesi era solamente consentita la produzione di beni di consumo per l’esportazione. Questo permetteva di guadagnare valuta pregiata che poteva essere usata per l’acquisto di cibo e medicine, essenziali per aiutare il Giappone ad uscire dall’indigenza.

L’azienda decise di iniziare con la produzione di binocoli come i minuscoli 6x15 della serie Jupiter Jr.; inoltre si continuò il lavoro di subfornitura per la produzione di obiettivi e lenti sfuse per altre aziende produttrici di fotocamere e binocoli. La situazione riproponeva molto da vicino quella dell’anteguerra, quando Asahi produceva obiettivi per Chiyoda Kogaku Seiko K.K (Minolta) e Konishiroku Shashin Kogyo K.K. (Konica).

Si può immaginare l’attività frenetica nella fabbrica Asahi verso la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta. All’epoca i dipendenti AOCo lavoravano molto duro per produrre 25.000 obiettivi al mese per la serie Mycro delle fotocamere subminiatura tipo "Hit" prodotte dalla Sanwa Shokai Co., Ltd. Al picco della produzione, gli elementi per la fotocamera Mycro erano levigati e trattati di giorno nella fabbrica Asahi e poi portati a casa di Saburo Matsumoto per essere incollati con balsamo ottico di notte.

La nascita dell’Asahiflex
A quel tempo il Giappone stava vivendo un boom di fotocamere 35mm. Saburo Matsumoto, colpito dal successo irresistibile delle fotocamere 35mm costruite da altre aziende come Nippon Kogaku K.K. (Nikon) e Canon Camera Company, decise presto che era arrivato il momento di produrre una propria fotocamera per mettere a frutto nel modo migliore l’esperienza acquisita nelle lavorazioni meccaniche e ottiche. Tuttavia egli si rifiutava di seguire gli altri fabbricanti che si limitavano a copiare pedissequamente le biottiche Rolleiflex e le telemetro Leica. Invece di fare questo, voleva tentare un prodotto completamente nuovo. Si dice che fosse una persona che amasse molto le sfide, che voleva fare ciò che gli altri non osavano. Dato ciò, non sorprende troppo che alla fine guardasse di produrre una fotocamera reflex monobiettivo 35mm, che riteneva fortemente essere il futuro della fotografia. Si trattava di un’idea molto azzardata, dato che all’epoca c’erano ben poche fotocamere di questo tipo, come la Contax S. Ovviamente non c’era molto da copiare, anche se Matsumoto avesse voluto.

Il trio Pentax
La ricerca per realizzare una fotocamera Asahi prese il via nel 1949. Il tempo passava e dopo varie false partenze non c’era ancora nessuna fotocamera pronta per la produzione. Matsumoto si rese conto che aveva bisogno di nuove persone competenti e creative per realizzare il progetto. Ma dove trovarle? Come già ricordato, Asahi produceva ancora obiettivi per altri fabbricanti. In una occasione, Matsumoto aveva incontrato Ryohei Suzuki, che lavorava dal 1933 per un fabbricante di obiettivi legato a Konishiroku. Essi divennero immediatamente amici e a questo punto Matsumoto chiese a Suzuki di aiutarlo a realizzare il proprio sogno di produrre la prima reflex 35mm giapponese. Suzuki non poté resistere ad una simile offerta.

Suzuki era molto esperto nel realizzare obiettivi, ma dovette ammettere un’insufficiente esperienza nella progettazione di fotocamere. Per risolvere questo problema, Suzuki presentò a Matsumoto un suo precedente collega: Nobuyuki Yoshida. Anche Yoshida aveva lavorato per Konishiroku, ma aveva lasciato l’azienda per dare inizio ad una propria attività di riparazione di fotocamere. Egli acconsentì ad entrare nel gruppo di progettazione, ma al momento rifiutò di farsi assumere. Non occorre dire che nemmeno lui aveva esperienza con la progettazione e la realizzazione di corpi reflex monobiettivo, tuttavia fu deciso che Yoshida avrebbe progettato il corpo e Suzuki gli obiettivi.

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Da sinistra a destra:
Ryohei Suzuki, Nobuyuki Yoshida e Saburo Matsumoto

Ora che i progettisti c’erano, si iniziò veramente a realizzare la nuova fotocamera. L’unico punto di riferimento era una vecchia Reflex-Korelle 6x6 cm tedesca che Matsumoto aveva acquistato prima della guerra. Anche se il trio era a conoscenza dell’esistenza di Kine-Exakta e Contax S, non poteva usarle come riferimento perché all’epoca queste fotocamere non erano ufficialmente importate in Giappone. Solo alcune Kine-Exakta erano usate da appassionati fotografi giapponesi, ma non si sa se fossero sopravvissute alla guerra. Per via di queste limitazioni, il gruppo di progettazione dovette iniziare praticamente da zero.

Il primo modello Asahiflex
I progettisti incontrarono molti problemi nel corso dello sviluppo del nuovo progetto. Dato che non vi erano parti standard disponibili, essi dovettero realizzare a mano ogni singolo pezzo. Ci vollero sei mesi prima che il primo esemplare di prova fosse completato. Suzuki e Yoshida mostrarono la fotocamera ed una delle prime foto scattate con essa a Matsumoto, il quale ne fu così soddisfatto che decise di dare inizio alla produzione immediatamente. Il problema era però che Yoshida non disponeva né di attrezzature né di spazio adeguato per una produzione di serie. Nel corso di una riunione a tre venne deciso che Yoshida sarebbe ufficialmente entrato a far parte dell’azienda e che la fotocamera sarebbe stata prodotta nella fabbrica di Oyama dell’Asahi Optical Co.

Ci volle un altro anno prima che Asahi completasse altri tre esemplari completamente funzionanti dell’Asahiflex, nell’ottobre del 1951. A questo punto iniziò la ricerca di negozi disposti a vendere la fotocamera, ma Matsumoto, che aveva visitato molti negozi per fare dimostrazioni dell’Asahiflex, era molto contrariato perché pareva che nessuno fosse interessato alla fotocamera. Non era un inizio promettente, ma la storia dimostra che la perseveranza paga sempre. Finalmente, la divisione ottica della Hattori Tokeiten K.K. (oggi nota come costruttore di orologi Seiko) si dimostrò molto interessata nella Asahiflex e questa azienda decise di vendere e distribuire la fotocamera per conto di Asahi. La produzione dell’Asahiflex I venne iniziata nel febbraio del 1952. Secondo l’azienda, il ritmo di produzione iniziale era di 200 unità al mese, mentre in seguito si passò a 500 al mese. Il successo di vendite della fotocamera fu sorprendente, ma molte delle prime Asahiflex vennero rese alla fabbrica per un problema con la sincronizzazione flash. E’ stato riportato che queste fotocamere vennero scartate dalla fabbrica, ma è molto più probabile che venissero semplicemente aggiornate e rivendute. Nel maggio del 1953 venne rilasciato un modello perfezionato, l’Asahiflex IA, che disponeva di un otturatore migliorato meccanicamente e di un contatto flash aggiuntivo per la sincronizzazione X.

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"Foto di famiglia" dei dipendenti Asahi Opt. della fabbrica di Tokyo nel 1953. Potete forse notare Matsumoto quasi al centro della seconda fila, con Ryohei Suzuki alla sua sinistra e Nobuyuki Yoshida alla sua destra.

Fine del black-out
La miglioria più importante apparve nel 1954, per risolvere un grosso inconveniente dell’Asahiflex: il black-out del mirino subito dopo lo scatto. C’era bisogno di uno specchio a ritorno rapido. Questa caratteristica, sempre progettata da Nobuyuki Yoshida, segnò l’arrivo della seconda serie dell’Asahiflex sotto forma di Asahiflex IIB. Lo specchio a ritorno rapido è importante perché nella situazione precedente il fotografo non era in grado di sapere se avesse scattato al momento giusto. Per quanto ne sapeva, egli poteva aver colto o meno il momento giusto. L’unica certezza era che il mirino era nero (questa caratteristica era, abbastanza umoristicamente, chiamata "mirino di sicurezza" dai fabbricanti tedeschi, dato che il mirino scuro mostrava che l’otturatore non era carico). Lo specchio a ritorno rapido non era una prima assoluta (anche se Asahi l’ha sempre erroneamente dichiarato nelle proprie pubblicità e pubblicazioni), dato che si segnalano alcuni tentativi precedenti da parte di altre fotocamere come l’ungherese Duflex. Tuttavia queste prime soluzioni, pure ingegnose, erano spesso soggette a problemi meccanici e difficili da produrre in serie. Perciò Asahi può giustamente rivendicare di aver sviluppato il primo specchio a ritorno rapido affidabile e di successo commerciale.

Le Asahiflex della prima serie avevano uno specchio a ritorno semi-rapido che era direttamente collegato al pulsante di scatto. Premendo il pulsante di scatto lo specchio si sollevava e l’otturatore veniva azionato. Lo specchio ritornava solo dopo che il pulsante veniva rilasciato una volta scattata la foto. Questo meccanismo creava problemi con le velocità di otturazione lente, dato che non è impensabile che il fotografo potesse rilasciare il pulsante di scatto prima che l’esposizione fosse completata, ottenendo così una foto parzialmente oscurata. Invece nell’Asahiflex II il meccanismo dello specchio era accoppiato internamente a quello dell’otturatore, in modo che lo specchio tornasse in posizione di riposo solo al termine dell’esposizione. Un tale meccanismo, del tutto esente da problemi, fu molto ammirato sul mercato e l’Asahiflex II guadagnò popolarità.

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L’importanza dello specchio a ritorno rapido dell’Asahiflex II fu ampiamente riconosciuta. Gli altri costruttori giapponesi l’adottarono rapidamente, rendendolo di fatto uno standard industriale. Al contrario, i fabbricanti tedeschi non vollero o non furono in grado di aggiornare i loro prodotti, una situazione che contribuì al collasso dell’industria ottica tedesca negli anni Sessanta e Settanta. Ma questo doveva ancora avvenire in quel 1960, quando Nobuyuki Yoshida ricevette il "Premio del Direttore" dell’Agenzia per la Scienza a la Tecnologia (alla sua seconda edizione) proprio per la sua invenzione e la successiva evoluzione dello specchio a ritorno rapido.

Il prototipo della Asahiflex con pentaprisma
L’Asahiflex era una fotocamera di qualità, ma il consumatore esigente voleva ancora di più. L’ultima limitazione dell’Asahiflex era la mancanza di un pentaprisma: usare la fotocamera in verticale era infatti molto difficile e la ripresa di oggetti in movimento era quasi impossibile. Nemmeno il piccolo mirino aggiuntivo era di grande aiuto. Il problema era ammesso dalla stessa Asahi e nel 1954 Yoshida realizzò un prototipo che disponeva di pentaprisma. Quel prototipo venne poi migliorato fra il 1955 ed il 1956.

Il primo prototipo, mostrato sul numero di dicembre 1954 della rivista giapponese "Shashin Salon", disponeva di un ingombrante prisma nero e cromato che influisce negativamente sull’aspetto complessivo della fotocamera. Il nome "Asahiflex", nei noti caratteri, è posto bene in vista sul frontale della copertura del pentaprisma. Come si vede dalla foto, la fotocamera si basa su una Asahiflex IIA modificata (che sarebbe stata lanciata solo tre mesi più tardi, nel febbraio del 1955). Lo stesso corpo della fotocamera è abbastanza standard, a parte la manopola di riavvolgimento più grande la cui parte centrale incassata comprende una ghiera memo film. La maggiorazione di questo pomello fu resa possibile dalla rimozione del mirino ottico. E’ verosimile che il pentaprisma fosse removibile, dato che non pare parte integrante del corpo. La storia prova che la maggior parte delle reflex dell’epoca disponeva di pentaprisma removibile perché è molto più semplice modificare una fotocamera esistente per accettare un pentaprisma mobile che crearne una nuova con un prisma fisso, dato che ciò imporrebbe la realizzazione di un tettuccio completamente nuovo.

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Primo prototipo di Asahiflex a pentaprisma

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Prototipo successivo di Asahiflex a pentaprisma

Un prototipo successivo e migliorato era ancora denominato Asahiflex, ma la sua forma ricorda molto più da vicino la successiva Asahi Pentax Originale. I caratteri del nome "Asahiflex" sul frontale della calotta del prisma sono gli stessi delle Asahiflex di serie. Come il primo prototipo, anche questa fotocamera si basa su una Asahiflex IIA modificata. La fotocamera mantiene l’innesto a vite non standard da 37mm e il suo obiettivo è un Asahi-Kogaku Takumar 58mm f/2,4 cromato con numero di serie 61558, l’obiettivo più luminoso disponibile per l’Asahiflex. Tutti i comandi della fotocamera sono cromati, comprese le ghiere per i tempi veloci e quelli lenti. La forma della calotta del pentaprisma è esattamente la stessa delle successive Pentax fino alla Spotmatic, solo un po’ più stretta. Il logo AOCo è appena visibile sulla sommità del pentaprisma, dato che l’incisione non è riempita di vernice nera. Lo stile generale e la posizione dei comandi ricorda da vicino quella della Asahi Pentax Originale e ritengo che questa fotocamera possa essere chiamata "Prototipo della Asahi Pentax Originale". Ora la fotocamera fa parte della grande collezione della Asahi Pentax in Giappone.

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Nobuyuki Yoshida, progettista dell'Asahiflex e dei primi corpi Asahi Pentax

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Ryohei Suzuki, progettista degli obiettivi per Asahiflex e Asahi Pentax (Takumar)

I primi pentaprismi erano realizzati a mano, per cui non sorprende che il loro costo fosse molto elevato. Questo avrebbe elevato il prezzo finale della fotocamera, rendendolo irraggiungibile dall’utente comune che era, ed è sempre stato, il target principale dei prodotti realizzati da Asahi. Tuttavia era chiaro che il pentaprisma per la reflex era ormai indispensabile, pena la perdita di quote di mercato per Asahi. Questa semplice conclusione portò alla Asahi Pentax Originale del 1957. L’Asahi Optical tentò di tenere i costi di produzione al minimo, ma non fu che con la produzione della Asahi Pentax S2/H2 che Tohru Matsumoto, figlio di Saburo Matsumoto e che aveva seguito un corso al Massachusetts Institute of Technology (MIT), inventò un metodo conveniente per la produzione in serie di prismi a tetto pentagonale.

Ringraziamenti:
Questo articolo non sarebbe stato scritto senza l’aiuto impagabile delle seguenti persone:
- Osamu Togo e Yoshihiko Takinami per le traduzioni dal giapponese;
- Akito Tamla, per aver fornito la foto del primo prototipo di Asahiflex con pentaprisma;
- Preston Cook, per aver fornito la foto della Asahiflex I;
- Mr. Toshihiro Tanaka, Manager del dipartimento Pubbliche Relazioni della Asahi Optical Co., Ltd., Tokyo, Giappone, che mi ha aiutato ad ottenere il permesso da Nobuyuki Yoshida e Ryohei Suzuki per usare le loro foto;
- Dario Bonazza per il contributo alla realizzazione di questo articolo

Bibliografia:
- Asahiflex and the Pre-1959 Asahi Pentax Cameras, Frederick C. Sherfy, 1994
- The evolution of the Japanese camera, Philip L. Condax, Masahiro Tano, Takashi Hibi, William S. Fujimura, 1984
- The pioneer of SLR cameras jumping into the 80’s, pubblicato in occasione del 60° anniversario della Asahi Optical Co., Ltd., in giapponese, da Bohekino-Nippon, 1980

L'articolo originale è stato pubblicato su SPOTMATIC n° 27, Gennaio 2001.

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