Breve soggiorno mare organizzato
Insolita cena nelle misere campagne cubane
Di Cuba, dove ho fatto solamente un soggiorno mare, con qualche escursione
all'Avana e nella parte sud, volevo raccontare solo un episodio:
“Non
accettate inviti a cena dalla gente cubana che incontrate in spiaggia”. Questa è
la prima cosa che ti senti dire dal solito accompagnatore che ti “scorta” sui
bus blindati dei turisti all’arrivo dall’aeroporto al tuo hotel. Il suggerimento
è dato, a loro parere, dalla scarsa sanità e sicurezza e dal diverso standard
qualitativo al quale siamo abituati.
E naturalmente è questa la prima cosa
che ho voluto fare durante il mio soggiorno a “Varadero”, e che ad oggi
considero una delle esperienze indispensabili per chi avesse intenzione di
oziare sulla spiagge cubane.
Mentre sei sdraiato sulla bianca spiaggia
caraibica, può talvolta capitare di essere “abbordato” da un simpatico cubano,
la cui gentilezza e ospitalità resterà uno dei ricordi migliori della vacanza,
che si ferma a chiacchierare su vari argomenti, dalla politica del suo Paese
alla curiosità verso il tuo, fino ad arrivare in conclusione alla proposta di
passare una serata a casa sua con cucina a base di aragosta.
"Ci siamo
accordati per una sera; Pedro (il suo nome non me lo ricordo, lo chiamerò così)
ci spiega che il posto dove andremo non è un ristorante 5 stelle, ci si deve
accontentare del mobilio, le case dove abita lui sono povere, talmente povere
che non ci potrà ospitare proprio a casa sua, perchè manca l’acqua e la luce,
per cui andremo a mangiare da suo padre.
In quel paese naturalmente l’auto è
un bene di lusso, per cui ci farà venire a prendere dal dottore del villaggio
vicino, uno dei pochi ad esserne in possesso. Ci accordiamo per il prezzo: 10
dollari a persona (in quel tempo, 1993, il dollaro era circa 1300
lire).
"Quella sera il dottore era puntuale, saliamo sulla sua auto d’epoca
(le auto a Cuba sono molto vecchie, ma tenute come gioielli). Praticamente sui
sedili posteriori sembra di essere seduti su un divano, e con le gambe distese
ci gustiamo il paesaggio. Appena usciti da Varadero si entra in un centro con
case in muratura, poche delle quali finite, molte lasciate a metà. Proseguiamo,
e le case in muratura diminuiscono, fino ad essere sempre più rare; il primo
paese finisce, segue un pezzo di campagna, quindi un villaggio con case fatte di
legno. Più si prosegue, più sembra che la povertà aumenti....E noi
proseguiamo!
Finalmente,dopo una quindicina di minuti, arriviamo alla meta:
entrare nel villaggio sembra di essere catapultati in un libro ambientato
nell’800. La stradine sono sterrate, a volte si cammina su passerelle di legno
per superare un rigagnolo, ai lati si vedono i cavi della corrente tirati
casualmente su piccoli paletti di legno o per terra. Arriviamo alla “nostra
casa” e incontriamo il nostro amico Pedro, che ci saluta a braccia aperte,
affiancato dalla sua giovane moglie e dai genitori. L’acqua e la cucina sono
esterne, sotto un tetto di paglia, sua madre sta lavando le vettovaglie
praticamente in mezzo allo sterrato e sta finendo di cucinare la nostra
aragosta. Entriamo: una lampadina penzola nel centro del soffitto per illuminare
scarsamente l’ambiente, formato da un tavolo, qualche sedia, una vecchia
credenza, un divano.
Pronta la cena: arrivano 6 pezzi enormi di aragosta,
già pronti da gustare (sola polpa), di una squisitezza tale che non scorderò
mai. Il tutto accompagnato da ottime verdure, frutta, birra, coca cola, acqua.
Inutile parlare della freschezza, e anche l’impressione della pulizia è sembrata
soddisfacente. Tant’è vero che non abbiamo avuto assolutamente problemi in
seguito.
Finita la cena facciamo un giro del villaggio: vediamo qualche casa,
i bambini escono a curiosare i curiosi. Pedro ci invita a visitare anche casa
sua...proseguiamo a piedi in un campo con l’aiuto di una torcia, fino ad
arrivare ad una capanna, pareti di fango, tetto di paglia. All’interno solo un
vecchio materasso, un piccolo tavolino, il pavimento di terra. Niente luce.
Niente acqua.
Eppure la descrizione del nostro amico è di una fierezza
immensa, ci spiega che quella l’ha costruita lui assieme al padre, e con il
tempo riuscirà a migliorarla, è da poco che si è sposato, i soldi col tempo
arriveranno.
Torniamo nel paesino e ci sediamo all’aperto con altra gente,
un pò a discutere, con un bicchiere di Rhum; una chitarra intona qualche
canzone.
E’ giunta l’ora di tornare, il dottore ci sta aspettando. Il nostro
viaggio nel medioevo è finito, salutiamo Pedro e la sua famiglia, paghiamo il
conto (i 10 dollari richiesti ci sembrano un’offesa, ne lasciamo 20), e torniamo
nel nostro hotel con un velo di tristezza e di malinconia, ma contenti di aver
almeno potuto verificare per qualche ora che nel mondo non si vive solo come
viviamo noi.
Ma quello è solo un ricordo, il giorno dopo siamo in spiaggia a
divertirci con il nostro Mojito tra le mani, mentre Pedro è al lavoro per
cercare qualcuno che lo aiuti a finire la sua dimora!
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