Micologia

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I Funghi
Nel territorio del Parco Nazionale ed in particolar modo all’Isola di Caprera, ricca di lettiere di leccio e di pineta, si trova l’habitat ideale per la crescita di molti funghi; questa ricca flora micologica di particolare interesse, anima le giornate autunnali di ricercatori nel periodo che va da fine Settembre (dopo le prime piogge) fino alla primavera inoltrata, questi prendono letteralmente d’assalto pinete e leccete alla ricerca di questi prelibati doni della natura. In questo ambiente, con una limitata estensione di territorio, si possono trovare moltissime specie di funghi commestibili, funghi di scarso pregio e anche alcuni funghi velenosi. La mazza di tamburo (Macrolepiota procera) è uno dei funghi che compare per primo, il suo gambo sottile può raggiungere le dimensioni di 40 cm. I prataioli (Agaricus campestris) si rinvengono in quasi tutto il territorio del Parco. Le specie più ricercate sono il porcino (Boletus aereus), il leccino (Boletus lepidus), il galletto (Cantarellus cibarius) e il sallazzaru (Plerotus eryngii var. ferulae). Vi sono alcune specie che non vengono raccolte perché non conosciute o semplicemente per paura dell’avvelenamento ma, che risultano invece, essere di buona qualità gastronomica come il (Lactarius deliciosus), il (Rhodopaxillus nudus), e la (Clavulina rugosa). Non mancano i funghi velenosi che possono creare seri problemi come l’(Amanita phalloides) il fungo più pericoloso in assoluto che porta anche alla morte; l’(Amanita muscaria) che produce avvelenamenti a carico del sistema nervoso centrale; l’(Omphalotus olearius) che da giovane si può confondere con il (Cantarellus cibarius) che può provocare gravi disturbi gastrici. Una serie di piccole attenzioni possono evitare seri problemi. Vi sono alcuni funghi che non sono commestibili ma neanche velenosi, questi fanno parte integrante dell’ecosistema del Parco e come tali vanno tutelati e protetti; fra questi citiamo: la (Russula lepida) il (Clathrus ruber) e l’(Helvella lacunosa). I funghi occupano una porzione ben definita nel contesto della natura, questi degradano il materiale organico di origine vegetale e animale (funghi saprofiti); altri passano i minerali indispensabili al metabolismo, favorendo il sorgere di piante sane e boschi rigogliosi. Le piogge acide incidono sicuramente sulla riproduzione dei funghi e conseguentemente il processo di degradazione organica si arresta, causando il soffocamento del sottobosco; inoltre gli incendi, la presenza dei cinghiali, la raccolta indiscriminata e la non osservanza di alcune semplici regole potrebbero compromettere un ambiente già fragile. Non essendoci una regolamentazione Regionale e dell’Ente Parco Nazionale, si consiglia di raccogliere il quantitativo occorrente cercando di non asportare gli individui ancora giovani; i funghi sospetti e quelli ritenuti velenosi vanno lasciati sul posto evitando possibilmente di prenderli a calci; altra raccomandazione importante è evitare l’uso di bastoni per spostare le foglie dalla base di piante di corbezzolo, erica e leccio, così facendo si mina l’equilibrio di crescita del fungo, è provato che i funghi per svilupparsi hanno bisogno soprattutto delle foglie. Per quanto riguarda il Plerotus eryngii var. ferulae “Sallazzaru” fungo che nasce dalle radici della Ferula communis, negli ultimi anni si è presa l’abitudine di recidere questa pianta per gli utilizzi più disparati, questo fatto se dovesse perdurare causerebbe la scomparsa progressiva sia della pianta che del fungo.
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