Si racconta che, verso il 1630, alcuni
fontanieri di Firenze dovevano costrurre una pompa, con la quale per
mezzo di un tubo si potesse sollevare l'acqua a una considerevole
altezza. Benchè gli apparecchi fossero tutti allestiti con la solita
cura, pure allorchè si trattò di metterli in azione, non ci fu verso
che l'acqua volesse mai sollevarsi nel tubo oltre l'altezza di dieci
metri. Riusciti vani tutti i tentativi per farle raggiungere una
maggiore altezza e ripetendosi questa singolarità in tutti gli identici
casi, si venne nella conclusione che non si trattasse qui di un fenomeno
dovuto a qualche imperfezione degli apparecchi, ma di un fatto costante
e conforme alle leggi di natura.
Il Galilei, che già allora era
riconosciuto per il più profondo cultore della fisica, fu chiamato a
dare la spiegazione del meraviglioso fenomeno, e molti asseriscono
averne egli trovate le cause vere; altri invece raccontano che egli
facesse ai fontanieri questa risposta che in verità non sarebbe per
nulla conforme alle abitudini logiche e positive della sua mente:
"L'orrore del vuoto ha anch'esso i suoi limiti!" - Horror
vacui ? - Agli antichi fisici era nota una grande quantità di
simili fenomeni, come la tendenza che hanno i liquidi a salire dentro un
fuscellino di paglia, il modo di comportarsi del vino nel sifone quando
se ne chiude col dito l'apertura superiore, ed altri per spiegare i
quali si metteva innanzi senz'altro una tendenza universale, un vero e
proprio movimento di volontà della natura. Si diceva che la natura
abborriva da ogni spazio vuoto, esprimendo latinamente questo fatto
colle parole horror vacui; in conseguenza di che essa tendeva
sempre ed in ogni luogo a riempire il vuoto con quella qualsiasi materia
che avesse, per così dire, sotto mano; l'aria ed i liquidi erano
naturalmente le sostanze di cui più spesso si serviva a quest'uopo.
|
|
Una tale panzana che presso gli antichi
filosofi della natura non aveva altra base che una ghiribizzosa
congettura umana, era stata troppo lungo tempo accettata per vera
perchè ad alcuno potesse venir in mente di muovere qualche dubbio sulla
illimitata potenza di questa supposta proprietà della natura. Quando si
fanno le meraviglie di tanta aberrazione, non bisogna però dimenticare
che essa non era la sola, ma che anzi era circondata da tutto un corteo
di simili stranezze, di cui dava all'altra la mano. Il buon metodo di
osservazione era appena conosciuto, non che praticato.
Ma sia che i fontanieri fiorentini
partissero dal Galilei edotti sulle cause del fenomeno, sia che non ne
riportassero che vaghe parole, egli è tuttavia ben certo - e si può
anche desumere dal modo di esprimersi di lui - che il grande
Pisano non aveva fede nessuna nell'horror vacui (1);
ma non si sa bene se già arrivasse egli stesso a riconoscere le vere
cause del fatto. Si dice - e la diceria è sostenuta specialmente dai
Francesi che tanto più s'affannano a strombazzare a parole le loro
glorie quanto più debole il fondamento su cui si basano - si dice che
il filosofo Descartes sia stato il primo a riconoscere che la vera causa
del fenomeno presentato dall'acqua nelle pompe non era già l'horror
vacui, ma bensì la pressione dell'aria, onde la Fisica
dovrebbe a lui una delle sue più ragguardevoli scoperte.
E' cosa invece fuori d'ogni dubbio che il Torricelli,
il più celebre dei discepoli del Galilei, fu il primo, il quale per
mezzo dell'esperienza diede la prova irrefutabile dell'azione esercitata
dalla pressione dell'aria; onde a ragione la scienza riconoscente lo
festeggia quale scopritore di una nuova legge, senza badare se siano
stati il Galilei o il Descartes a concepirne primi il pensiero.
(Tratto da F.Reuleaux, Le Grandi
scoperte e le loro applicazioni, Unione Tipografico-Editrice,
Torino, 1886).
|