Osservazione e genesi dei cirri
(Decima Lettura)
I cirri, o nubi cirriformi, si suddividono in tre grandi
gruppi: cirri (propriamente detti), cirrostrati e cirrocumuli. I cirri, isolati
o sparsi, non creano in genere seri problemi dal punto di vista operativo.
Tuttavia, le riduzioni di visibilità nei cirrostrati e nei cirri estesi,
possono causare problemi nelle operazioni di aviogetti ad alta quota,
nell'aerofotografia, nell'intercettazione, nell'inseguimento dei razzi, e nei
sistemi di navigazione guidata dei missili. Perciò, vi è una precisa esigenza
di previsioni di nubi cirriformi. La formazione iniziale dei cirri richiede
normalmente che il raffreddamento abbia luogo fino a saturazione, e che vi sia
una temperatura prossima a -40°C. Sotto queste condizioni, si formano dapprima
goccioline d'acqua, ma la maggior parte di loro ghiaccia immediatamente. I
risultanti cristalli di ghiaccio, sopravvivono fintantoché l'umidità rimane
vicina alla saturazione rispetto al ghiaccio. Vi sono alcune prove che la
rapidità del raffreddamento, e il tipo di abbondanza di nuclei di congelamento,
possano avere un importante effetto su forma e frequenza delle nubi cirriformi.
Lente salite danno inizio alla cristallizzazione a valori di umidità
sostanzialmente inferiori alla saturazione; questo è presumibilmente il caso di
estesi cirrostrati associati ad altostrati di natura frontale calda. Se la lenta
ascesa ha luogo in aria avente un numero insufficiente di nuclei di
congelamento, ne risulterà una foschia diffusa, che da -30°C a -40°C sarà
composta prevalentemente di goccioline d'acqua. Nel caso di raffreddamento più
rapido, c'è una tendenza della condensazione iniziale a contenere una più
elevata proporzione di goccioline d'acqua, che porta a nubi "miste" in
cui la trasformazione in ghiaccio o neve avverrà abbastanza rapidamente.
Presumibilmente,
cirri densi, cirri sottili, cirrocumuli, e cirri a incudine appartengono a questa
tipologia. Si presume che i cirri sottili (cirri propriamente detti) si formino
in strati poco profondi, sottoposti a rapida convezione causata da avvezione di
aria più fredda al top dello strato di shear.
D'altro canto, cirri sottili e cirrostrati sono così spesso
associati tra loro, e i cirrostrati così spesso riportati dai piloti come
sviluppantisi dalla fusione di cirri sottili, che ci si domanda se il processo
formativo dei cirri e dei cirrostrati possa essere considerato fondamentalmente
diverso. Nondimeno, i tipi di cristalli prevalenti nei cirri e nei cirrostrati
appaiono differenti, benché questa considerazione non possa essere
generalizzata, e i diversi tipi di cristalli possano semplicemente rappresentare
fasi distinte nell'evoluzione delle nubi cirriformi. Le visibilità orizzontali
all'interno dei cirrostrati sono generalmente comprese fra 1500 metri e 4 km.
Foschie dovute a cirri sottili, invisibili dal suolo, spesso riducono la
visibilità a 5-6 km. Una regoletta pratica, per la previsione o la stima della
visibilità all'interno dei cirri sottili o di altre nubi alte (con temperature
sotto i -30°C), è la seguente:
visibilità =
900 metri per ogni grado (°C) di differenza tra temperatura e temperatura
di rugiada
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Per esempio:
Temperatura =-35°C
Punto di rugiada = -38°C
Depressione = 3°C
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visibilità = 900 * 3 = 2700 metri
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Questa regoletta è stata usata con successo solo nelle regioni artiche,
dove si è spesso riscontrata cattiva visibilità in aria apparentemente priva
di nubi.
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