Toni Bassano
Ho conosciuto Toni Bassano
a Roma. Dopo pochi giorni mi ha inviato alcune sue poesie. Di lui non
so nient'altro, per ora. Questi versi però mi hanno stupito per
il tono narrativo ma non piatto, per l'attenzione ai particolari,
osservati attraverso la lente di un microscopio interiore, tanto da -
come dice lo stasso Toni - "creare un cortocircuito e tirar fuori un
senso nuovo, inatteso".
INDICE: Poesia: La disposizione dei mobili Poesia: La casa Si lo sai che ricordo perfettamente i cambiamenti nella stanza, come mutavamo nel corso degli anni il posto ai mobili e come loro ruotando una volta in un senso attorno al tavolo e poi in quello contrario si abituavano alla nuova posizione. Un giorno però abbiamo deciso di togliere la carta da parati, spostare la vecchia credenza, gettare via le sedie marroni che molte volte abbiamo riparato ma ormai inservibili. Subito abbiamo pianificato dove mettere le nuove cose, come impiegare tutto quello spazio che era saltato fuori ma senza tener conto delle sagome più chiare sul muro, prima nascoste, tracce di quello che stavamo per ricoprire e che ostinate conservavano per noi la vecchia disposizione dei mobili malgrado il bianco della vernice da passare con cura. Torna all'indice di Toni Bassano La casa Nei mutamenti in peggio dell’urbanistica la casa è sempre la stessa con i suoi silenzi verso sera, gli angoli, le ampie stanze che percorrevo con sicurezza anche al buio. Tutto così uguale che quasi mi diviene estranea perché rientrando senza accendere la luce non mi torna il numero dei passi di riferimento e finisco per sbattere nel tavolo, far cadere la brocca. Le cose si fanno giorno per giorno più sensibili così bisogna indovinarne pazientemente gli umori, farsi riconoscere dopo tutto questo tempo per riprendere a parlarci con parole che usavo e che ora senza saperlo devo aver dimenticato. Torna all'indice di Toni Bassano L’Adriatico Mentre ti parlo trascolori nel bianco, svanisci lenta sul muro, in dissolvenza come un vecchio dagherrotipo e non sei più né carne né pesce, né soluzione d’argento e collodio a fissare quel poco di luce nelle tapparelle. Ritorni a prima dell’inverno, all’idea sfuggente dell’estate scorsa quando non sapevamo cosa fosse quell’odore se macchia d’oleandro, residuo di pini romani o il gasolio del furgoncino fermo insieme a noi in fila per l’imbarco. Era l’Adriatico, tutto intorno agli occhi in una luce insostenibile. Troppo quel mare per noi, un mare non ancora croato ma già non più, non del tutto italiano. Torna all'indice di Toni Bassano |