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INDICE Agata Spinelli Antonio Lillo Tony Bassano Agata Spinelli Putignano Dove le piazze sono oblique. Qualcosa scivola ma nulla penetra; si solidifica piuttosto dai coriandoli alla pioggia secca ed io stessa a valle mi accumulo fra inutili architetture tessili. Torna all'indice Antonio Lillo Il pesce rosso Quando si stanca di nuotare si posa sul fondo e resta lì come una bolla di sangue o la bacca di un infuso dall’occhio spalancato le pupille fisse fino a un mese fa erano due poi le leggi di natura hanno fatto il loro e l’uno ha fatto fuori l’altro a piccoli morsi ora è re unico della sua sfera d’acqua e dei suoi vermi in polvere Il taglio dei capelli È stato necessario un bel taglio deciso per sloggiare gl’insetti rifugiatisi col freddo fra i capelli hanno invaso il pavimento ogni centimetro sotto i colpi precisi di ghigliottina del boia ci siamo poi divertiti a tracciare punti percorsi nomi dall'alto sul grigio piallando la trama di ciocche con una spazzola Il regalo A Tiziano Rossi È stato un regalo gradito riuscito nemmeno l’avessi saputo ch’oggi cadeva il mio trentunesimo anno di vita la tua riassunta in quel blocco solido dalle pagine spesse con in più d’oro le tue correzioni a penna in caratteri grandi morbidi di ragazzo innamorato dei giorni e una dedica viva con cordialità sempre Ogni volta che in sogno t’incontro hai sempre quell’aria stralunata di chi non capisce che ti rendeva così bella e gli occhi grandi e verdi macchiati d’oro e qualche pelo di gatta sulla spalla ogni volta mi dici i numeri da giocarmi al lotto incrociando le dita ma è già una fortuna m’immagino vederti mi fai notare ‘i nzèreche le gocce che ci avvolgono ridendo e speriamo per due belle pozzanghere in cui saltarci dentro e che ci rùbino anche il fiato Zen Mariangela costruiva un giardino di sassi e foglie e i nodi delle mani proseguivano i navigli fino agli occhi aveva la fronte alta e i calzettoni arcobaleno e la voce beh la voce era nella tempesta l’attimo sereno Per un ospite di fortuna Ecco ti regalo un ombrello rubato lo vedi ha color verde smeraldo che ti porti fortuna e belle piogge irlandesi me l’ha dato una ragazza all’aeroporto e non l’ho più restituito nonostante avessi preso l’indirizzo lei portava al collo un cartello giallo che la distingueva dalla folla che diceva di lei only speaking italian L'invasione dei capelli
è stato necessario un bel taglio
deciso
per sloggiare gl'insetti rifugiatisi
col freddo i capelli hanno invaso
il pavimento ogni centimetro
sotto i colpi precisi come una
ghigliottina
del boia poi abbiamo giocato a
tracciare nomi percorsi città dall'alto
sul grigio piallando
la trama di ciocche
coll'aspirapolvere.Torna all'indice Tony Bassano La disposizione dei mobili Si lo sai che ricordo perfettamente i cambiamenti nella stanza, come mutavamo nel corso degli anni il posto ai mobili e come loro ruotando una volta in un senso attorno al tavolo e poi in quello contrario si abituavano alla nuova posizione. Un giorno però abbiamo deciso di togliere la carta da parati, spostare la vecchia credenza, gettare via le sedie marroni che molte volte abbiamo riparato ma ormai inservibili. Subito abbiamo pianificato dove mettere le nuove cose, come impiegare tutto quello spazio che era saltato fuori ma senza tener conto delle sagome più chiare sul muro, prima nascoste, tracce di quello che stavamo per ricoprire e che ostinate conservavano per noi la vecchia disposizione dei mobili malgrado il bianco della vernice da passare con cura. La casa Nei mutamenti in peggio dell’urbanistica la casa è sempre la stessa con i suoi silenzi verso sera, gli angoli, le ampie stanze che percorrevo con sicurezza anche al buio. Tutto così uguale che quasi mi diviene estranea perché rientrando senza accendere la luce non mi torna il numero dei passi di riferimento e finisco per sbattere nel tavolo, far cadere la brocca. Le cose si fanno giorno per giorno più sensibili così bisogna indovinarne pazientemente gli umori, farsi riconoscere dopo tutto questo tempo per riprendere a parlarci con parole che usavo e che ora senza saperlo devo aver dimenticato. L’Adriatico Mentre ti parlo trascolori nel bianco, svanisci lenta sul muro, in dissolvenza come un vecchio dagherrotipo e non sei più né carne né pesce, né soluzione d’argento e collodio a fissare quel poco di luce nelle tapparelle. Ritorni a prima dell’inverno, all’idea sfuggente dell’estate scorsa quando non sapevamo cosa fosse quell’odore se macchia d’oleandro, residuo di pini romani o il gasolio del furgoncino fermo insieme a noi in fila per l’imbarco. Era l’Adriatico, tutto intorno agli occhi in una luce insostenibile. Troppo quel mare per noi, un mare non ancora croato ma già non più, non del tutto italiano. Torna all'indice |
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