collegamento esterno: maggiori informazioni su Glenn Doman e il suo metodo
Come
titolo di questa pagina avevo pensato subito a "sensibilità".
Volevo dare un bel nome, significativo, importante. Corrispondeva a
queste mie intenzioni? In alternativa mi vennero in mente: affetto, amore,
generosità, dolcezza.
Descrivevano meglio ciò che questa pagina avrebbe presentato? |
L'articolo che leggerete più sotto è apparso sul
notiziario dell' "Associazione per l'Assistenza dei Figli Inabili
dei Dipendenti della Banca d'Italia e dell'Ufficio Italiano dei Cambi". |
Grazie, GLENN!
(il metodo DOMAN)
SABAUDIA
L'acquisto di un appartamento al mare a Sabaudia, nel lontano luglio 1993,
avrebbe prodotto l'effetto di non poter più passare le vacanze al mare nei
successivi sette anni. Ma io allora non lo sapevo.
L'idea era di avere un posto
sicuro, senza problemi di prenotazioni, in cui passare una parte dell'estate con
mia figlia. Poi, nei primi giorni dell'estate del
1993, conoscemmo sulla spiaggia Valentina e la sua famiglia. Valentina da anni praticava il metodo Doman,
con grossi risultati a quanto si diceva.
Noi genitori di ragazzi disabili, per esperienza pregressa, siamo
poco inclini a credere nei miracoli e siamo
soprattutto cauti e diffidenti per quanto riguarda i metodi di cura. Comunque,
andammo a vedere.
VALENTINA
Valentina era una minuscola bambina di sette anni. Esternamente il suo aspetto
era il classico mix di assenza e sofferenza che caratterizza l'immagine di un
disabile grave. Sguardo solo parzialmente presente, con occhi mai ben allineati
e diretti, volto contratto, rigidità negli arti, con le gambe che si
accartocciavano l'una sull'altra.
Dico era perché oggi è una splendida ragazza
di 14 anni che dimostra più della sua età, con un bel viso, l'espressione
intelligente e le gambe sono finalmente separate l'una dall'altra, anche se
ancora non cammina con il suo attrezzo.
Ma procediamo con ordine.
Subito i
genitori ci mostrarono le splendide cose che sapeva fare. Sapeva strisciare da
sola sulla moquette per centinaia di metri, sapeva far di conto e risolvere a
mente espressioni algebriche, sapeva anche giocare a carte e addirittura qualche
volta si permetteva di barare. Nostra figlia piangeva sempre, non dormiva mai,
era quasi incapace di guardare, inghiottiva con difficoltà e gli unici
movimenti volontari che riusciva a fare erano spazzare l'aria con la sinistra e
passare da supina al decubito laterale sul fianco sinistro.
Naturalmente non
perdemmo tempo e chiedemmo cosa fare.
IL
CORSO
Il successivo mese di settembre eravamo al corso iniziale per genitori a Fauglia,
Pisa, con la frequente partecipazione diretta dello sviluppatore del metodo,
Glenn Doman, un cordiale settantenne dalla barba bianca, un po' nonno buono e un
po' scienziato alieno.
La metodologia di insegnamento era tipicamente americana,
con elementi di "brain wash": la fase iniziale spesa in larga misura a
dire quanto era importante quello che si stava per imparare, come era giusto
apprenderlo e come era fondamentale assorbire al meglio quello che si imparava.
Nel frattempo l'aula era iper-condizionata, perché a quanto pare il freddo
migliora l'utilizzo di ossigeno e fa stare più attenti, c'era un programma di
spegnimento/accensione modulare dell'illuminazione che contribuiva a mantenere
costantemente alto l'interesse, nelle pause tra una lezione e l'altra era
possibile bere caffè a volontà.
La diffidenza mia e di mia moglie si
estrinsecava in continui dubbi e domande; ad un certo punto ci venne offerta
anche la restituzione del denaro versato e di tornarcene a casa. Ma nei discorsi
scambiati con le famiglie "senior", con cinque-dieci anni di programma
alle spalle, che negli stessi giorni sottoponevano a visita i loro ragazzi,
emergeva sempre la stessa conclusione: "E' dura, ma i risultati
arrivano". Terminammo il corso.
IL
DOMAN
In capo a poche settimane il Doman aveva rivoluzionato la nostra vita.
Una
stanza completamente destinata alle attività quotidiane, ingombra di attrezzi,
di cui alcuni di dimensioni enormi e composti di un solo pezzo, tutti
rigorosamente costruiti o fatti costruire in proprio. Lunghi pannelli di masonite (una sostanza plastica che facilita lo striscio sul
pavimento) che ricoprivano il corridoio e parte delle altre stanze, poi
progressivamente sostituiti da una copertura integrale in moquette. Compressori in funzione nelle ore notturne per azionare macchinari atti a
facilitare la respirazione
Una lunga teoria di volontari, assistenti, obiettori che si alternava dalla
mattina alla sera, ivi compresi sabato e domenica, da gestire, addestrare e
dirigere, tenendo costantemente d'occhio la quantità e qualità degli esercizi
e gli obiettivi da raggiungere.
La necessità che la sera tutto fosse pronto per iniziare l'indomani mattina
presto, ivi incluso il materiale di lettura o cognitivo che sarebbe stato
presentato. Giornate lavorative che iniziavano per mia figlia alle 7 del mattino e
terminavano alle 22 e che per il sottoscritto con una certa frequenza andavano
dalle 6 del mattino alle 2 di notte e che anche oggi, a distanza di sette anni,
non sono molto al di sotto di questo standard.
Il lavoro in Banca che ne soffre. Minore freschezza, presenza ridotta e
discontinua. Possibilità di seguire pratiche o svolgere attività solo di breve
respiro e quindi di importanza limitata. Aspettative di carriera da cancellare,
almeno finché non arriverà un capo che abbia il coraggio di attribuire un
punteggio di bollettino che tenga conto non delle prestazioni che possono essere
rese in astratto ma di quelle che in concreto possono essere fornite,
compatibilmente con la situazione oggettiva.
Viceversa, il metodo, con le sue urgenze, il complicato dover tener conto di
tanti fattori e i frequenti momenti di crisi abitua a più rapidi tempi di
ideazione e di attuazione e a fronteggiare le situazioni di emergenza.
I
RISULTATI
Strano a dirsi, uno dei primi risultati raggiunti è stata la sensibilità
tattile.
Mentre prima a toccarla sul corpo si aveva il dubbio se arrivasse una
qualche percezione, adesso è sensibile ad ogni sfioramento ed è occasione di
gioco carezzare, grattare, mordere.
Fra gli altri risultati visibili ora è
possibile dire ad Azzurra: "Vai verso la porta di casa; quando sei arrivata
usciamo". E lei, senza nessun aiuto, striscia per una decina di metri sulla
moquette, arriva alla porta di casa e chiama. Lo stesso percorso è in grado di
farlo anche carponando sia da sola che con l'ausilio di un attrezzo chiamato
"Bellini". Ogni giorno carpona per un totale di 100-150 metri,
praticamente senza aiuto. E' capace di camminare per alcuni metri, con un minimo
aiuto, sorreggendosi con le mani ai pioli di una scala posta orizzontalmente al
di sopra del capo.
Adesso vede intorno a sé, ha imparato a leggere e lo fa
molto velocemente, più velocemente di una persona normale, basta che i
caratteri di scrittura abbiano un'altezza di circa 1 cm. E' molto attenta al
mondo circostante e capisce tutto quello che le si dice. Fisicamente ha una
buona complessione e una muscolatura sviluppata. Il torace non è più quello di
un uccellino ma quello di una ragazza come le altre.
LE
CRITICHE
Una delle critiche che vengono fatte più di frequente è l'eccessivo impegno
che comporta il metodo, sia per i familiari ma soprattutto per i nostri
figlioli.
Ora, immaginate di essere stati tenuti incatenati e incappucciati dalla nascita.
Poi vi mandano su un mondo per voi sconosciuto e vi danno degli strani strumenti
per muovervi e relazionare col pianeta, degli strumenti difficili e faticosi da
usare. Per fortuna avete una persona cara al vostro fianco.
Come vi sentite? Tentate l'avventura? E soprattutto, è giusto lasciar perdere,
considerato che farete una gran fatica? E' meglio tornare alla prigione?
Quello che posso dire è che ciascuno dei nostri ragazzi che fa il Doman - ma
anche i loro familiari - in ogni momento decide in autonomia se proseguire o
fermarsi. Anche l'esercizio più semplice non può mai essere imposto, ma il
ragazzo o la ragazza lo fanno solo se lo vogliono fare. Il meglio che noi
genitori possiamo fare è prospettare le alternative: da una parte l'impegno
e le soddisfazioni, dall'altra l'abbandono del campo e l'involuzione. Possiamo
tifare il più possibile per la prima alternativa, ma di più non possiamo fare.
Devo dire anche che nessuno dei nostri ragazzi sceglie la seconda alternativa;
ci sono delle stasi quando l'obiettivo è troppo difficile o troppo lontano, ma
in questo caso siamo noi ad avere sbagliato, a pretendere troppo in troppo poco
tempo o in un modo troppo difficile.
IL
DIPLOMA
Nel luglio del 1998 io e mia moglie siamo stati diplomati al massimo livello
come "genitori che praticano il metodo Doman". Da allora continuiamo a
seguire i corsi di aggiornamento ma siamo noi a darci in autonomia gli
obiettivi, a stabilire gli esercizi, a controllare i risultati. E' una grossa
responsabilità e nutriamo sempre molti dubbi ma speriamo di riuscire ad andare
avanti.
Non sappiamo come e sino a quando potremo andare avanti, non sappiamo quali
risultati potremo realisticamente raggiungere e quali no. L'unica cosa che
sappiamo è che non saremo noi a porci limiti superiori, se va bene nella vita
di nostra figlia ci sarà il cammino, la corsa, la scrittura, la parola,
l'università, il matrimonio. Nel frattempo, diciamo: "GRAZIE, GLENN".
I genitori di Azzurra