Busso, estate 2001

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Quando si torna dalle vacanze l'ovvia domanda cui bisogna rispondere è: "Come sono andate le vacanze?".
Bella domanda! Fisicamente abbastanza bene, per il resto può bastare un semplice rilievo statistico.
Dunque, a Busso hanno trascorso le loro vacanze anche i miei zii (2 fratelli di papà e il fratello di mamma) con rispettive consorti. Quindi eccetto l'unica sorella di mio padre c'erano tutti i fratelli dei miei genitori. Considerando le 5 famiglie complessivamente, "facciamo" un totale di 9 cugini. Bene di questi 9 cugini, e sottolineo nove, soltanto uno ha "goduto" delle meritate vacanze bussesi, un highlander si potrebbe dire, il più (e qui lascio la scelta dell'aggettivo al lettore pregandolo di essere piuttosto benevolo..) di tutti!! Indovinate perché soltanto uno di essi ha scelto di trascorrere le proprie vacanze a Busso? E chi era l'unico portabandiera dell'ultima generazione della famiglia? Disertori!
Insomma, mio padre si è divertito alla grande, mia madre pur affaticandosi alquanto è riuscita a fare delle gran chiacchierate con le amiche della sua gioventù ed io ho avuto tempo per leggere con calma quotidiani e libri, ascoltare musica e rivedere un po' troppo fuggevolmente gli amici napoletani, torinesi e bolognesi.

Giovanni  -  Libri letti  -  Battiato vs De André  -  Ellen  -  Fini Gianfranco, vicepresidente del Consiglio dei Ministri

Gli emigrati tornano a Busso in vacanza  -  Giovanni P. professore a Torino  -  Busso, la mia casa, la piazza

 

Giovanni
Ho dato la maglietta della Roma a Giovanni (quest'anno ricordava il mio nome: "Venchenzo"), ma non ho mai avuto il piacere di vedergliela indossare.
Perché? Boh! Eppure la taglia era giusta (mi ero preventivamente informato sentendo il futuro cognato), non era appariscente come quella della divisa calcistica, era bianca a righine giallo-rosse con un piccolo stemma asroma (vedi immagine a lato). Non saprei. Certo il primo giorno che l'ho visto indossava una mimetica (!!!?). Giovanni con la mimetica, mah! Però la indossava anche la sorella, quindi anche lui probabilmente per imitazione.

Avendo portato il mio lettore cd, ho scoperto che gli piace ascoltare musica. I suoi cantanti preferiti sono "Chicheeesso e Ponacco Tonacco". E' stato abbastanza facile individuare il secondo nome (Biagio Antonacci), mentre per il primo (Gigi D'Alessio) ho impiegato più tempo anche perché non ho molta familiarità con questi nuovi fenomeni nazionali. Il buffo è stato che lui si rendeva conto del motivo per cui non riuscivo a capire e cercava di pronunciare meglio i nomi. Una volta individuati, per entrambi è stata quasi una liberazione. Deve essere una strana sensazione accorgersi di non riuscire a dire bene le parole, comunque per quanto riguarda il cibo dice perfettamente cosa gli piace: salsicce, prosciutto, sopressata, lonza (in dialetto "capecuoll"), patatine fritte con maionese e ketch-up, pollo arrosto, coniglio arrosto, pizza con mozzarella e pomodoro, frutta e verdure no, proprio no. Insomma una dieta piuttosto "sostanziosa"!!
Avere una "sfiga" genetica in un piccolo paese credo sia peggio che in città. Un po' per quanto riguarda l'assistenza medica, ma soprattutto perché in città comunque ci si ignora, mentre in un paese si sa tutto di tutti per cui l'esclusione inequivocabilmente è premeditata. Vedere Giovanni palleggiare, solo, in una piazza grande almeno quanto piazza dei Re di Roma, non è un bel vedere, ma prima o poi qualcuno si accorgerà di lui.
A noi tra l'altro avevano detto che era "violento" e quindi di non lasciarmi solo con lui (!!), ma mai ho avuto la pur minima sensazione al riguardo, forse qualche sua sporadica reazione è la normale e giusta risposta al coetaneo canzonatore di turno.

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Libri letti

Doverosa premessa. Non sono un gran lettore di libri, in particolare di romanzi, quindi prendete i miei giudizi con il beneficio del dubbio.

Georg Diez "Beatles contro Rolling Stones": un bel libretto. Confronto fra i Beatles, apparentemente puliti e dolci e i maledetti Stones, fra "She loves you" e "(I can't get no) Satisfaction".
I giovani, prima del '68, conquistano il mondo credendo di combattere il ceto medio (i grandi, i genitori).
In realtà, tributando un successo planetario alle loro canzoni, aprono la strada a fenomeni come "la commercializzazione, la fama istantanea, la società televisiva, il mondo come specchio e superficie, il regno delle star nella democrazia, la vittoria dell'immagine sulla parola".

Diario (numero speciale della rivista) "Berlusconeide": imperdibile. Un estratto illuminante dall'articolo di Massimo Fini "Guai ai vinti. Abbasso de Coubertin":
"Berlusconi contrariamente a ciò che si dice, a tutte le palle sulla concorrenza e il libero mercato, che strangola con i suoi monopoli, non ama affatto la competizione ma vorrebbe un mondo ecumenico, il suo, dove gli avversari sono di pura parata ed esistono solo per dar lustro alle sue vittorie (se fanno sul serio "remano contro").
Più o meno lo stesso discorso vale per il ritornello ossessivo del Cavaliere: "quel che conta è la squadra". Il che è vero, a patto che la squadra giochi solo per lui. Se vince, bene, lui è il demiurgo, se si perde allora è pronto a fare a pezzi la squadra, buttando ogni responsabilità sui suoi ufficiali. (...)
La lealtà che intende Berlusconi non è quella verso gli avversari ma quella verso di lui e si mischia con altri valori, come la fedeltà e la solidarietà, che, se interpretati in un certo modo, possono facilmente stingere nell'omertoso e nel mafioso".

Gesualdo Bufalino "Argo il cieco ovvero I sogni della memoria": mediocre. Ambientato nella terra di nascita dell'autore (in Sicilia, in questo caso Modica), narra i suoi  amori giovanili.

Robert Schneider "Le voci del mondo": pessimo. Il solito romanzo sul solito bambino prodigio (talento musicale innato) fisicamente sfigato. Nato ai primi dell'ottocento in un piccolo villaggio austriaco, in cui tutti sono parenti e in cui tra l'altro regna una soffocante religiosità, o meglio superstizione, cristiana. Confinato nella casa familiare per nasconderlo agli occhi degli altri, nutre un amore inconfessato e non corrisposto (ovviamente...) per una sua cugina. Si lascerà morire perché "chi ama, non dorme", "neppure il sonno è permesso, perché se dormite non amate". E' possibile che per vendere bisogna seguire sempre questo tipo di schema?
Forse un giorno scriverò un libro su una persona di cui il lettore ignorerà la sfiga o l'eventuale fortuna fisica, che molto ha amato e molto è stato amato, dalla vita normale, tanto normale che in ogni cosa che faceva lasciava un segno.
Come quell'amico che tanto leggermente entrava nella vita di tutti noi e che altrettanto leggermente ma troppo presto ci ha lasciato in un giorno, per me parecchio particolare, di un febbraio di pochi anni fa.

Moni Ovadia "L'ebreo che ride": notevole. Non sapevo che il popolo ebraico fosse dotato di una così grande dose di umorismo e autoironia e avesse un rapporto così dialettico con Dio (il Talmud, libro sacro, ne è storica testimonianza). Non è solo una raccolta di storielle divertenti, ma contiene anche acute analisi sulla storia ebraica che lo rendono ancora più interessante senza richiedere un eccessivo impegno come nel caso della lettura di un vero e proprio saggio storico.

Che cosa è la psicoanalisi? E' la malattia di cui pretende essere il rimedio. (Karl Kraus)

Una storiella:
Il rabbino Menakhem Mendel Olsvanger, detto lo Spinoza di Chelm per le sue considerazioni panteistiche, si ritrovò a pensare che, con tutto il rispetto, il Santo Benedetto - sia benedetto il suo Nome! - non aveva ben calibrato la fisiologia della Creazione. "Ma sì!" riflettè. "Perché fare le ali ai piccoli uccellini? Hanno bisogno di poco per nutrirsi, possono zampettare qui e lì, non hanno bisogno delle ali. Meglio fare le ali alle mucche, ai vitelli, che per saziarsi hanno bisogno di trovare grandi pascoli e, potendo volare, ciò sarebbe più facile per loro. Sì, l'Eterno avrebbe dovuto fare le ali alle mucche!"
In quel preciso istante, come per comando, un grosso piccione lasciò cadere una cacca sulla testa del rabbino Olsvanger. Menakhem Mendel non era uomo da lasciarsi sfuggire l'innegabile significato mistico di quella coincidenza, dunque sentenziò: "L'Eterno - sia benedetto il suo Nome! - sa sempre quello che fa!"

Un'altra storiella:
1934. Il nazismo è già saldamente al potere ma le leggi razziali di Norimberga non sono ancora state emanate. Un gerarca del partito visita una scuola per verificare lo stato di preparazione degli allievi ma soprattutto per controllare che l'educazione della gioventù sia conforme alle rigide direttive del regime. Il preside della scuola lo conduce in una delle migliori classi. Il gerarca si guarda intorno, poi indica un ragazzetto dai capelli rossi.
E' il piccolo ebreo Morris Rosenfeld. Morris pronto scatta in piedi sull'attenti con il braccio destro disteso e saluta: "Heil Hitler, camerata!".
Compiaciuto per la disciplina del ragazzino, il gerarca domanda: "Chi è nostra madre?"
"La Germania nazista, camerata!" risponde sicuro Morris.
"Bravo! E chi è il nostro amatissimo padre?"
"Il Fuhrer Adolf Hitler, camerata" risponde con piglio il ragazzino.
"Bravissimo, mio giovane camerata!" dice il gerarca entusiasta. Poi gli rivolge ancora un'ultima domanda: "Cosa vuoi diventare da grande, mio giovane amico?"
"Orfano, camerata!" replica orgoglioso Morris Rosenfeld.

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Ellen

Ellen non è una nuova amica dell'estate molisana ma il nome della protagonista di un telefilm tuttora in onda su Rai 2, ogni mattina dalle 10/10:15, con una durata di circa venti minuti.
Non rivelo cosa ha di particolare questo telefilm, invito però a vederlo o data l'ora a videoregistrarlo.
Certo la collocazione oraria non è delle più favorevoli, però è sorprendente che un tema del genere venga presentato dalla Rai (servizio pubblico) nella nostra Italia cattolica.
Forse ancora nessuno se ne è accorto...
Ben vengano trasmissioni di questo tipo.
P.S.: dal 12 settembre scorso la programmazione di questo telefilm è terminata.

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Gli emigrati tornano a Busso in vacanza

Quando gli emigrati tornano a Busso in vacanza sono uno spettacolo.
Intanto parlano il dialetto di 40 anni fa, degli anni in cui partirono.
Sembrerà strano ma anche il dialetto come la più nobile lingua nazionale subisce delle evoluzioni nel tempo. Alcuni termini cadono in disuso, si usano modi di dire diversi, alcune parole "italiane" vengono "dialettizzate" etc.
Quindi già ad un primo ascolto si nota questa buffa differenza. Spesso inoltre sfuggono ai suddetti emigrati parole tipo please, well, yeh, ok. Però, la cosa più esilarante è quando, non ricordando il corrispettivo termine dialettale, italianizzano il relativo termine inglese.
Ad esempio quasi tutti gli emigrati in Inghilterra o in U.S.A. hanno lavorato in "fattoria". Suona strano che, emigrando, dei contadini continuino a fare lavori agricoli, infatti fattoria non è altro che l'italianizzazione del giusto termine inglese factory (fabbrica)!!
Ancora. Le mie orecchie hanno ascoltato la seguente frase: "Le figli' mie' tienne tutt 'na gudda giobba" (i miei figli svolgono tutti un buon lavoro), in cui è evidente l'italianizzazione dei termini inglesi "a good job". Oppure per giustificare il fatto che anche all'estero seguono i telegiornali della Rai italiana ho sentito dire: "Nui tenimm 'o satellait" (noi ci serviamo del collegamento satellitare).
Insomma un vero spettacolo.

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Busso, la mia casa, la piazza

Questo è Busso e dove si trova (Molise, Italia...)

Questa è la casa in cui trascorro le vacanze. In realtà abito a piano terra (poco più a destra della freccia) in un appartamentino ricavato da quello che era il negozio di alimentari di mio nonno. Questo perché l'appartamento grande è raggiungibile solo attraverso una scala a chiocciola per giunta con dei gradini altissimi. L'immagine risale agli anni 50.

Questa invece è la grande piazza su cui affaccia la casa in cui abito (vedi immagine precedente). E' stata così bella fino agli anni 80, poi l'ignoranza e    l' "esigenza" di spendere e di "intascare" un bel po' di soldi, l'hanno ridotta ad un ammasso di mattoncini (immagine purtroppo piccola che non rende lo scempio causato).

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Fini Gianfranco, vicepresidente del Consiglio dei Ministri

Le vacanze molisane sono state anche occasione per seguire attentamente gli sviluppi delle tragiche giornate del G8 di Genova. Molto si potrebbe scrivere ma non è questo il luogo, un fatto però credo vada sottolineato perché passato piuttosto inosservato. Si tratta della risposta dell'onorevole Gianfranco Fini, attuale vicepresidente del Consiglio dei Ministri, alle interrogazioni dei Senatori della Repubblica Italiana sulle vicende legate al G8.
Il suddetto deputato, parimenti eletto dal popolo (termine spesso usato dalla destra, io preferisco cittadini) come i suoi colleghi senatori, additando quelli seduti nei banchi dell'opposizione e rivolgendosi loro con tono minaccioso e di sfida affermò l'esistenza fra loro di fiancheggiatori della parte più facinorosa del movimento antiglobalizzazione, prospettando prossime notizie in merito.
Ora, posto che, per chiunque avesse elementi al riguardo, l'istituzione naturale cui fare riferimento è la magistratura, è evidente che piano piano, l'anima autoritaria e antidemocratica, nascosta sempre con più difficoltà, dell'attuale compagine governativa comincia finalmente a disvelarsi.

Intanto, così facendo si espongono tali persone e si legittimano ritorsioni nei loro confronti e qui non è necessario essere degli esperti di storia patria per tornare con la mente ai tempi delle squadracce fasciste. Considerando poi che si trattava di parlamentari democraticamente eletti, di certo non mancano tragici precedenti (anche questi relativi al medesimo periodo storico) cui era stato riservato simile trattamento. Due nomi per tutti: i deputati Matteotti e Gramsci.
Ho esagerato? Troppo pessimista? Speriamo...

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Giovanni P. professore a Torino

Conosco Giovanni dal secondo anno di liceo scientifico, diciamo che fu amicizia a prima vista. Abbiamo avuto lunghi periodi di grandissima sintonia, altri meno, certi però di poter contare in ogni caso l'uno sull'altro.
E' stato il primo dei miei amici che ha "osato" prendermi di peso per favorire i miei spostamenti, grazie anche a Marco o Daniele pronti alla guida. Non che ciò costituisca titolo di particolare merito (essere stato il primo) però son cose che non si dimenticano.
La bella notizia di questa estate è che da settembre insegnerà italiano, storia e geografia in una scuola media a Torino, la classe comprenderà anche 3 o 4 studenti inabili o disabili che dir si voglia. Giovanni, oltre che preparato e competente, è uomo sensibile e generoso, molto "darà" e molto allo stesso tempo "riceverà".
Fortunato chi avrà un figlio in una sua classe, certo dovrà mettere in conto una maggiore spesa per libri, videocassette, film al cinema e rappresentazioni teatrali, però altrettanto se non di più risparmierà per quanto riguarda l'abbigliamento "di marca"...
Conosco un bel po' di bella gente, evidentemente me lo merito, modestamente...

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Battiato vs De André

Abbiamo massacrato i pellerossa: d'accordo; la guerra è il peggiore dei mali: d'accordo; le ipocrisie cattoliche? D'accordo. Lo sfruttamento delle minoranze e dei disperati? D'accordo. I fannulloni; i suicidi; gli amori perduti.
La lucidità e la profondità di pensiero e di sentimento delle canzoni di Fabrizio De Andrè sono ineguagliabili, ma in questo momento penso che Franco Battiato almeno una speranzella la lascia al povero ascoltatore, ormai (ad una certa età...) consapevole delle numerose miserie umane...

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