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IN AGGIORNAMENTO - 30/01/2011

Notizie 2000

Leggi il testo originale della delibera dell'UNESCO

La Nazione del 08/03/00
Intorno a Biassa nascerà un parco provinciale
LA SPEZIA — Il futuro dell'area boschiva intorno a Biassa è al centro dell'ordine del giorno presentato a palazzo civico da Davide Natale e Raffaella Paita: "Per i territori del Comune della Spezia non compresi nel Parco nazionale e già facenti parte del Parco regionale, la giunta comunale deve attivarsi per creare un parco provinciale, in coerenza con quanto previsto dal Ptc e dal preliminare del Puc, che faccia da cerniera tra il Parco nazionale e la città".

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La Nazione del 10/03/00
Scoperte venti discariche abusive
LA SPEZIA — Una ventina di discariche abusive sono state individuate dall'assessore all'ambiente Marco Grondacci ai margini della strada che da Pegazzano sale verso l'abitato di Biassa. Grondacci che in questi giorni aveva ricevuto numerose segnalazioni da parte di abitanti della zona che denunciavano l'esistenza di giganteschi mucchi di rifiuti abbandonati qua e lù ai lati della carreggiata, si è recato di persona sul luogo accompagnato da tecnici dell'Acam. Ora si dovrà provvedere alla rimozione di tutto ciò che è stato abbandonato. "Mi meraviglio — commenta l'assessore all'ambiente — che a segnalare la presenza di tutti questi cumuli di rifiuti siano stati gli abitanti. Avrei preferito che le segnalazioni fossero pervenute dai vigili municipali. Credo che sia compito loro effettuare queste verifiche. Altrimenti che scopo ha l'istituzione del vigile di quartiere? "

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LA NAZIONE del 30/03/00
Il Comitato Regionale
LA SPEZIA — Il Comitato Regionale Ligure di Legambiente, assieme ai circoli spezzini "Nuova Ecologia" e "5 Terre", esprime forte preoccupazione e contrarietà rispetto alle scelte che si stanno facendo relativamente ai territori residui del Parco Naturale Regionale delle 5 Terre. La nascita del Parco Nazionale delle 5 Terre è stato un evento importante e positivo, perchè ha permesso di focalizzare una questione, quella del rapporto tra l'uomo e il territorio. Accanto a questo, visto che i territori compresi nel Parco Nazionale attuale erano già compresi nel Parco Regionale Naturale delle 5 Terre, si è posto il problema di cosa fare dei territori residui. E' subito balzata agli occhi la debolezza di tale soluzione, dove il punto di maggiore critica si può condensare nella mancanza di continuità territoriale di tale nuovo parco. Per questo Legambiente ritiene necessario ed urgente arrivare alla realizzazione di queste proposte:
1) Realizzare un Parco Naturale Regionale nei territori di Portovenere e La Spezia, già compresi nell'ex parco regionale, in modo da tutelare le zone di maggior pregio, anche attraverso lo strumento delle direttive comunitarie, in merito di difesa degli habitat naturali.
2) Realizzare un parco naturale regionale nelle aree già presenti nella zona tra Levanto e Sestri Levante.

31 Marzo 2000 - Dissenso (inviato ai giornali e mai pubblicato)
Non posso davvero credere che non vi sia nessuno che dissenta, e che non vi sia spazio per il dissenso. Tutte voci concordi, tutte a favore del parco. Su La Nazione del 30/03/2000 leggo addirittura che ‘la nascita del Parco Nazionale delle 5 Terre è stato un evento importante e positivo, perché ha permesso di focalizzare una questione, quella del rapporto tra l’uomo e il territorio’. Anzitutto mi domando cosa abbiano voluto realmente significare con questa splendida frase, Legambiente, Nuova Ecologia e 5 Terre. Poi, interpretandone il senso, mi chiedo: c’era proprio bisogno di un altro parco, per focalizzare il rapporto tra l’uomo e il territorio? Certo, per noi gente di Tramonti (e tra noi includo anche quella schiera di foestri che ha deciso di comprarsi un rustico da queste parti), il rapporto con il territorio era già ben definito: un mazzo così per zappare, per vendemmiare, per levare l’erba, per mantenere più o meno in piedi il rustico. Nessun aiuto da parte di nessuno. Con il parco il rapporto è cambiato: ora il ‘nessun aiuto’ proviene anche dall’Europa, perché i finanziamenti europei, a Spezia e quindi a Tramonti, che ha la disgrazia di far parte del comune di La Spezia, non sono stati destinati: Tutti nelle Cinque Terre, e con giusta ragione, visto che il parco è stato nominato proprio così. Per cui, il ‘non aiuto’ ha raggiunto la dimensione europea. In più, stanno piovendo sulla gente di Tramonti grandinate di divieti. Grazie per l’interessamento.
Il parco è un fatto positivo. Ma per chi? Ho il sospetto che lo sia solo per chi ha intascato i miliardi delle sovvenzioni e per chi è riuscito ad averne un tornaconto. Per gli occasionali marciatori di Tramonti, quelli della domenica, credo non sia cambiato nulla. Come attraversavano i nostri campi prima, possono farlo anche ora, come prendevano la nostra uva prima, possono farlo anche adesso. E’ ovvio che non tutti quelli che passano a Tramonti sono dei ladroni, come è altrettanto ovvio che non tutti quelli che vivono a Tramonti siano delle persone serie. Ma la mia semplice domanda è questa: c’era proprio bisogno del parco per accorgersi che a Tramonti si stava facendo uno scempio? Se è lecito e doveroso riparare il proprio rustico, in alcuni casi si è letteralmente trasceso. Come si è trasceso lasciando che tutto franasse, intervenendo, come sempre, a danno fatto. In entrambi i casi, il comune si segnala per la sua latitanza. Ma nessuno si è soffermato a pensare al danno che farà alla gente di Tramonti (quella vera) il nugolo di divieti che accompagna il parco. Da sempre i contadini ripulivano il bosco da rami secchi, erba, etc, e se ne servivano per farne paletti e ripari per le viti, fornendo un valido argine per gli incendi e le frane. Ora sarà proibito persino raccogliere funghi nel proprio campo.
La gente di Tramonti ha un solo passatempo: Tramonti. Autosegregata e costretta in un hobby da pazzoidi, a sprecar sudore su terra che è pietra. Come possiamo pensare che un pensionato o uno che lavora tutto il giorno per la pagnotta, possa coltivare 3000 mq di terra, per veder riconosciuto al suo fabbricato lo satuts di rurale. La pena per questo reato è l’iscrizione al catasto urbano. Ma dove sono le strade, le fogne, stavo per dire la luce. Quella c’è, con i suoi bei pali, che non hanno fatto arrabbiare nessuno. Il trenino no, i pali si. Mentre proprio a fianco della chiesetta dell’Angelo Custode la strada è parzialmente franata. E il comune è intervenuto subito: a recintare il buco. Bravi, ed è così ormai da qualche anno, squisito monumento alla capricciosa incoerenza dei personaggi che eleggiamo nostri amministratori. A Tramonti non siamo né ambientalisti né contro l’ambiente. Siamo per le nostre case e per i nostri terreni franati, con i muretti che non siamo più capaci di ricostruire. Come si ridà la città ai cittadini, con le zone a traffico limitato e i parcheggi a pagamento per gli stupidi come me che ci devono lavorare, così si dovrebbe ridare la montagna ai montanari, la valle ai valligiani, il paese ai paesani e, perché no, il contado ai contadini.
Credo che la gente di Tramonti chieda solo una cosa: nessun ostacolo a mantenere vivo Tramonti e a mantenersi viva.
E’ nata così un’associazione denominata Vivere Tramonti, che affiancherà l’Associazione Campiglia nella lotta contro le regole inique e disoneste di questo parco, non voluto, ma subito dalla maggioranza della gente del luogo. Con la speranza che si possa ancora fare qualcosa.
Mario Cidale

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LA NAZIONE del 31/03/00
Su Tramonti, dopo tante parole .......
LA SPEZIA — Su Tramonti dopo tante parole, finalmente i fatti. Da aprile la cooperativa Tramontur, grazie all'aiuto dell'assessore Donatella Ferrari, avvia un programma di gite con guide ed esperti locali all'interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre «alla scoperta di usi, costumi, tradizioni, cultura e antichi sapori che rischiano di perdersi». Il primo appuntamento è per domenica (nella speranza che non piova). Il 2 aprile l'escusione prevista porterà turisti e spezzini fino a Monasteroli, «un piccolo borgo arroccato su uno sperone di roccia sul mare dove si vendemmiava l'uva più bella». Il 9 aprile, invece, l'appuntamento è a Schiara ed in quell'occasione verranno anche i disabili dell'Istituto Santi. «Saremo almeno un centinaio di persone — spiega soddisfatto Luca Natale, uno dei soci di Tramontur — e siamo fieri di garantire questa esperienza ai portatori di handicap». A questo punto è giusto fare il nome dei soci della coop, quasi tutti residenti a Biassa e dintorni e fieri di lavorare per salvare (e far conoscere) un territorio bellissimo ma in pericolo: sono PierLuca Mainoldi (il presidente), Ernesto Gianardi, Silvano Carro, Stefano Corsini, Gianni Carro, Luca Ivani e lo stesso Natale. Chi è interessato a partecipare a queste escursioni può telefonare al numero 0187/758282 oppure mandare una e-mail a tramontu@libero.it. Le gite partono tutte dal piazzale antistante la chiesa di Biassa e la quota di partecipazone è di 8mila lire per la visita guidata + 12mila lire per box-lunch e 18mila per un «merendone» in un ristorante tipico della zona.
A. Lup.

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LA NAZIONE del 05/04/00
E il recupero è affidato ai privati

RIOMAGGIORE — Prosegue l'iniziativa per recuperare le 'terre' abbandonate della costa delle Cinque Terre, un programma di salvataggio del territorio che lo stesso ente Parco ha lanciato assieme a Legambiente. Sono ben oltre 750 le persone che da tutto il mondo si sono dichiarate pronte ad aderire all'iniziativa adottando un vigneto abbandonato della zona. Un piano che potrebbe presto riportare in vita l'antica tradizione delle terrazze coltivate, simbolo e patrimonio del nuovo parco.

Abbiate più cura della vostra provincia

LA SPEZIA —La visita spezzina del ministro Edo Ronchi era stata anticipata da una serie di nuove «emergenze» ambientali, come se la nostra provincia ne avesse ancora bisogno dopo i tanti scandali che l'hanno colpita. Proprio in queste ore è annunciato l'arrivo di sei Tir carichi di uranio che dovranno imbarcarcarsi nel porto spezzino, questo mentre gli ambientalisti locali stanno aprendo un dibattito sull'interramento del porto mercantile e mentre arrivano le prime sconfortanti conferme della presenza di vetuste armi chimiche scaricate negli anni Quaranta sui fondali delle stesse Cinque Terre. Quando a Ronchi è stato chiesto di commentare i tanti problemi ambientali presenti alla Spezia ha risposto un po' sconsolato: «Abbiate un po' più cura della vostra provincia».
A.V.

RIOMAGGIORE — Nasce, con il
....
RIOMAGGIORE — Nasce, con il ministro dell'ambiente Edo Ronchi nel ruolo di 'padrino del battesimo', un nuovo parco parco nazionale e riserva marina delle Cinque Terre. Un parco un po' atipico dove non si tutela una fauna o una flora particolare e preziosa, ma dove si è pensato e si è agito per preservare quello che lo stesso Ronchi ha definito: «un monumento nazionale», un patrimonio fatto di cultura e tradizione, di connubio fra l'ambiente ed il lavoro dell'uomo che trova il suo massimo simbolo nelle terrazze coltivate. Già, un parco diverso dal solito dove il protagonista è l'uomo. Lo stesso ministro ha spiegato ai sindaci presenti di essersi, in prima battuta, schierato contro la scelta di far nascere un simile parco nazionale, poi quando ha compreso il valore di ciò che si voleva tutelare ha cambiato idea. Però non ci ha pensato due volte Ronchi, nel suo ruolo di ferreo ambientalista, a lanciare un monito pesante agli abitanti: «non svendetevi, il vostro territorio e la vostra cultura valgono troppo»
Come ha sottolineato Fulco Pratesi, storico ambientalista oggi presidente del Parco d'Abruzzo, quello appena nato è un parco «diverso» perchè invece di servire per tutelare la natura dai danni provocati dall'uomo nasce per difendere un'opera dell'uomo dall' attacco della natura. Si tratta di un tratto di costa lungo 15 chilometri dove nel corso dei secoli l' uomo ha trasformato le ripide e scoscese pareti delle colline a strapiombo sul mare in migliaia di terrazze sostenute dai caratteristici «muretti a secco».
«Questo parco ha una sfida, un valore particolare da tutelare che stà nel lavoro dei 'vecchi', un qualcosa nato da un grande amore per la terra che ha prodotto un qualcosa di incredibile che dobbiamo preservare — ha detto Ronchi ai tanti presenti nella sala del castello — ci voleva un intervento nazionale per realizzare questo parco, è un patrimonio di tutti. Ma il nuovo parco avrà senso solo se sarà la tutela dell'autenticità del territorio e di quella gente che ci vive e che deve trovare gli stimoli e le opportunità per continuare a viverci, anche mettendo regole all'invasione turistica».
A tirare le fila dell'intera giornata ci ha pensato Franco Bonanini, uno dei pochi presidenti di ente parco non piovuto dall'alto, e si vede. «L' incuria — ha spiegato Bonanini, — conseguenza dell' abbandono della viticoltura da parte dei giovani, rischia di fare franare la terra. In alcune zone sono già evidenti i segni del degrado: piccole frane dove da più anni non si fa manutenzione, mettono a rischio addirittura gli abitati sottostanti. Il parco nasce perciò per salvare dal degrado questa opera umana». Ma l'occasione è servita anche per parlare di turismo e dell'idea di far pagare, con qualche forma indiretta, l'accesso alle aree parco, magari garantendo una percentuale per ogni biglietto dei traghetti che ogni stagione scaricano migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. La cerimonia, organizzata nel castello di Riomaggiore, ha visto anche momenti dedicati ai «protagonisti» veri delle Cinque Terre, gli anziani contadini premiati con delle zappe realizzate per l'occasione da un fabbro del posto. Poi lo stesso Ronchi ha simbolicamente posato l'ultima pietra su di un muretto a secco, realizzato per l'occasione però all'interno del salone per la minacciata pioggia.

di Alberto Vignali                                                                                                    

9 Aprile 2000 - Scusate la venalità. (inviato ai giornali e mai pubblicato)
Sento il bisogno di un chiarimento, per quanto riguarda la vicenda del parco di Tramonti, che ho seguito con estremo interesse, in quanto proprietario di un certo numero di orti franati e in via di franaggio (si dice così?), di qualche bosco e di un paio di rustici in cattive condizioni. Le mie polluzioni sono scaturite a seguito di certi articoli apparsi fino al 30 marzo sulla Nazione e a seguito di riunioni e comizi elettorali, in cui più o meno tutti affermavano che i soldi del parco erano destinati solo alle Cinque Terre e nulla ne avrebbe ricavato Tramonti. Ne usciva una mia prima riflessione inviata al Secolo XIX e alla Nazione nella quale campeggiava una domanda: che ne ricava la gente di Tramonti? Successivamente (La Nazione del 5/4) leggevo l’articolo sull’inaugurazione del parco (vergogna: effettuata il martedì, giorno lavorativo; sicuramente molte persone avrebbero partecipato, se fosse stata fatta di domenica), in cui, su Tramonti, il ministro Ronchi si esprime esattamente come mi esprimo io da tre anni a questa parte. Allora penso che forse non ho capito qualcosa da qualche parte in tutto questo bailamme. Capita perciò a fagiolo un confronto elettorale con gli amministratori DS del comune di Spezia (Biassa, 8/4/00, presenti il Sindaco Pagano, l'Assessore Orlando, il consigliere Natale e la candidata alla regione, prof.sa Baiocchi), che mi pare un’occasione ottima per chiedere lumi, e porre quella domanda, di cui riconosco ampiamente la venalità, che ho sul gozzo da tempo: che ci guadagna Tramonti? La risposta mi viene fornita in maniera indiretta ed incompleta da tutti gli esponenti DS, anche perché il consigliere Natale, che stava rispondendo precisamente,   viene interrotto da un intervento inopportuno, volto ad interrompere un dialogo ritenuto personale.
Comunque, credo di poter sintetizzare il succo del discorso in quanto segue:

  1. E’ stato necessario entrare nel parco. Solo così si potranno destinare fondi e risorse a Tramonti, provenienti dall’UE e dall’Ente Parco. Non è dunque vero che per Tramonti e per il comune di Spezia non ci siano assegnazioni provenienti da quelle fonti.
  2. Fino ad oggi, il completo disinteressamento mostrato dal comune di Spezia nei confronti di Tramonti, era dovuto ad una mentalità sbagliata, che ora è morta. La mentalità giusta ed attuale è quella di far si che Spezia diventi la porta principale per il parco, passando per Biassa e Campiglia, magari facendo pagare un ticket, così, chi entra avrà maggior rispetto. Inoltre, argomento non da poco, il comune non aveva abbastanza fondi (mah!)
  3. Il parco è una parte di quelle ‘diversificazioni economiche’ individuate ed attuate sul territorio spezzino per dare nuovo slancio all’economia e creare nuovi posti di lavoro., assieme allo sviluppo del porto mercantile, alla piccola e media industria, all'artigianato, etc.. Non possiamo pensare solo al turismo, come elemento trainante della nostra economia, ma il recupero del territorio sarà una parte importante di questo sviluppo.
  4. Verranno assegnati a chi saprà farne buon uso, lotti di terreno di 3000 mq. Il buon uso consiste nel mantenere il territorio, costruendo muretti a secco e coltivando vigneti, nel pieno rispetto delle normative vigenti, dell’ecologia e del paesaggio. Saranno perciò rimossi i pali della luce in zona Fossola, ma non è stato esplicitamente detto con cosa saranno sostituiti e se lo saranno.
  5. Verranno sicuramente favoriti insediamenti di cooperative agricole, che potranno contare su finanziamenti ed aiuti vari
  6. I fabbricati rurali di Tramonti, accatastati urbani (sic!) avranno un trattamento ICI di favore. Il problema che ha generato questa porcata è da risolvere a livello nazionale (probabilmente siamo paragonati ai contadini della Padania che hanno fabbricati rurali di 6000 mq, trattori, trebbiatrici etc, e un terreno di 500.000 mq, ovviamente circa)

Ripeto: credo che sia questo il succo del DS-pensiero. Ma come si vede manca un elemento importante: ancora una volta, come aiutiamo chi si è sempre occupato di Tramointi, ovvero, il pensionato, o chi lavora per la pagnotta e fa di Tramonti un hobby da estremista, con 200 mq, ovviamente scarsi, di terreno coltivato a vite, fave, etc? Ho posto privatamente e per l’ultima volta la domanda al presidente dell’ente Parco, che ha risposto "Certo, 200 mq sono un po’ pochi!".
Credo perciò che la conclusione sia la seguente: scordiamoci di poter mantenere di Tramonti un’idea romantica: sono in arrivo nuove tecnologie al servizio di cooperative agricole, che, pur partendo con un handicap produttivo ben intuibile e snaturando Tramonti, potranno entrare anche sul mercato in concorrenza (?) con altre aziende. Non più il contadino che, avventurosamente, si aggrappava alle sue pietre, alla sua scaletta, al suo muretto a secco, al suo rustico, anche perché, obbiettivamente, non c’è più nessuno in grado di farlo. E allora avanti  con supertecnologici kibbutz, nei territori lasciati incolti dai ‘morti’ di Tramonti. A loro verranno dati i finanziamenti, e non pagheranno ICI, almeno fino a che il problema non verrà risolto a livello nazionale.
Ho una proposta, che prende spunto proprio dal discorso del ministro Ronchi di martedì 4 aprile 2000. Il parco è una sfida!, dice. Bene. Sono convinto che tutti i biassei, i campioli, i foestri che hanno comprato (in ultima analisi penso proprio che se una proposta del genere fosse stata attuata in passato, nessuno avrebbe venduto) accetteranno la sfida. Dateli al contadino di Tramonti, i soldi per mantenere e tutelare il lavoro dei ‘veci’. Prendo a esempio mia suocera, che se ne va alla Fossola, zappetta tutto il giorno dove e come può. Le poto le viti, le porto a Biassa quelle due corbe d’uva che produce, dalle quali estrae un vino che ha dell’incredibile. Le porta a Biassa perché nel rustico, da catasto urbano, che possiede, ci piove e figurati farci il vino. Non abbiamo i soldi, il tempo e, per forza di cose, neanche più la voglia di ristrutturare e riparare e mantenere. Datelo a lei e a quelli come lei, qualche milioncino a fondo perduto, ogni anno, che saprà sicuramente recuperare tutte le sue terre e riportarle come erano una volta. Perché questi contadini useranno quei soldi per far lavorare della gente, che zapperà, costruirà muretti dove servono, ripristinerà tetti, pluviali e cisterne, ovviamente sotto la propria supervisione, sicuramente umana e rispettosa dei luoghi e delle usanze di Tramonti. Invece di dare milioni per le ristrutturazioni nei centri storici (non sono poche le persone che, una volta incassato il ‘fondo perduto’, hanno venduto la casa da ristrutturare senza cominciare un lavoro), dateli per questi ‘restauri’. E’ ovvio, sono necessarie regole certe ed efficaci che devono essere fatte rispettare.
Infine: certo, abbiamo votato, e, volenti o nolenti, in clima di democrazia, chi fa le leggi è il parlamento. Per questo motivo non sono d’accordo quando si dice che la legge del parco è stata fatta in malafede, senza ascoltare le persone interessate. Diciamo che chi viene eletto, dovrebbe esserlo sulla base di un programma che propone, dannandosi per farlo rispettare, per poi rendere conto alla gente del proprio operato. Ripongo perciò tutte le mie speranze nell’ultima frase del Presidente Bonanini: le regole definitive non sono ancora state scritte. Diamoci da fare con proposte serie e valide, anche tramite le associazioni che operano sul territorio, ovvero Vivere Tramonti e Campiglia.
E scusatemi, ancora una volta, per la venalità.
Mario Cidale

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La Nazione 09/05/00
Biassa punto di partenza dei mezzi elettrici per andare nelle 5 Terre
LA SPEZIA — Biassa diventerà la porta d'ingresso al Parco nazionale delle 5 Terre? A spingere in questa direzione sono gran parte degli abitanti della frazione collinare. E usano argomenti abbastanza persuasivi: "Le Cinque Terre, oltre ad essere patrimonio dell'umanità, sono delicatissime dal punto di vista ambientale — ricordano — è quindi indispensabile limitare l'enorme afflusso di auto e pullman che ogni fine settimana prendono d'assalto la Litoranea. Ebbene, la zona più vicina alle Cinque Terre dove è possibile realizzare un parcheggio è Biassa. Se creiamo nell'area vicina all'ingresso della galleria tanti parcheggi, possiamo garantire ai turisti l'arrivo nelle Cinque Terre a bordo di mezzi elettrici che faranno avanti-indietro da Biassa fino ai paesini a picco sul mare. Senza dimenticare che a Biassa sta per essere costruito l'ostello della gioventù (circa sessanta posti letto che saranno realizzati nell'ex scuola oggi chiusa). Sarà questa struttura, ovviamente, ad ospitare tanti giovani (e non) che oggi sono costretti a rinunciare al Parco perchè non trovano da dormire in zona. Anche loro potranno andare sul mare o utilizzando gli antichi sentieri oppure i mezzi elettrici". Strettamente collegata alla creazione di questi parcheggi e all'uso dei mezzi elettrici c'è la questione che biglietto per entrare all'interno del Parco. Per ora non è stato ufficialmente deciso nulla, ma è chiaro che da qualche parte i fondi indispensabili per fermare le frane devono uscire. Altrimenti tra 10/20 anni le Cinque Terre saranno solo un bel ricordo.
A.Lup.

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LA NAZIONE del 27/05/00
A piedi fino a Biassa alla scoperta dei 'tesori'

LA SPEZIA — A piedi da Piazza Europa fino a Biassa domenica pomeriggio con Legambiente. Continua la caccia ai tesori d'Italia, con la tappa di domani al castello di Coderone, fondato nella metà del XIII secolo dai genovesi e ridotto oggi ad un rudere imponente, del quale sono riconoscibili un mastìo centrale in una vegetazione lussureggiante. Sono in corso alcuni progetti di recupero del sito per salvarlo dal degrado e farlo diventare la nuova porta del parco nazionale delle Cinque Terre

BIASSAUlteriori prospettive del castello - L'antico castello come «porta» delle 5 Terre
LA SPEZIA — Probabilmente fondato attorno alla metà del XIII secolo certamente prima del 1273 dagli uomini di Biassa in appoggio ai genovesi. Resta oggi un rudere imponente nel quale sono riconoscibili un mastio centrale, probabili strutture murarie longobarde, ed espansioni successive, strutture medievali ed altre poù recenti databili al XVI secolo. A poche decine di metri dal castello, sul promontorio verso La Spezia, sono individuabili i ruderi di un piccolo abitato composto da alcuni edifici con terrazzamenti. Più in basso verso Pegazzano, si trovano i ruderi della trecentesca chiesa di Santa Maria Maddalena. L'insieme del complesso architettonico costituisce un antico nucleo insediativo, pressochè sconosciuto, di cui si conoscono, ad oggi, una o due semplici citazioni su testi scritti. L'insediameanto è situato su un promontorio adicente alla strada Litoranea, subito prima dell'ingresso della galleria che porta al Parco nazionale delle Cinque Terre. Il promontorio, una ripida emergenza rocciosa ricoperta di vegetazione che domina l' antica "via dei foresti", sorge nella conca di Biassa totalmente immersa nel verde. Da tempo sono in corso contatti con il Comune della Spezia, che ne è proprietario, e la Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici della Regione Liguria al fine di predisporre un progetto di messa in sicurezza e recupero del sito, in modo da salvarlo dal degrado e renderlo agibile e visitabile come "porta d'ingresso" nel Parco nazionale delle Cinque Terre.

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LA NAZIONE del 27/06/00
TRAMONTI - Tramonti è al centro di ...
Tramonti è al centro di un braccio di ferro che divide i suoi abitanti: quelli pro Parco nazionale e quelli contro. Una "guerra civile" che non accenna a placarsi che vede associazioni La punta di Monesteroli e il Montonao (Piero Pieri)contro associazioni, mobilitate, le une contro le altre, sempre nel nome dell'amata Tramonti. All'articolo apparso qualche giorno fa su "La Nazione" nel quale le associazioni "Vivere Tramonti " e "Campiglia" riportavano con soddisfazione di avere raccolto ben 1514 firme per l'uscita di Tramonti dal Parco nazionale, ribatte oggi Giancarlo Natale, uno dei personaggi più noti di Biassa, che, insieme agli amici di "Per Tramonti" si è sempre battuto per l'entrata di Tramonti nel parco.
Signor Natale, allora, ben 1514  firme raccolte per protestare contro il parco nazionale delle 5  Terre che, secondo gli estensori del documento negherebbe alla gente di Tramonti "attività legate all'ambiente e profondamente radicate nella cultura e nelle tradizioni secolari, quali la raccolta dei frutti di bosco e del sottobosco, l'attività venatoria, oltre a limitazioni all'agricoltura amatoriale tipica del luogo...». Che dice di tutto ciò?  «Innanzitutto sono stupito di un   fatto: dove hanno raccolto quelle 1514 firme se gli abitanti di Tramonti, Biassa e Campiglia tutti insieme restano ben al di sotto delle firme sopracitate? Se poi togliamo i Biassei e Campioti che hanno alienato le loro proprietà per cui poco gli frega delle attività sopraelencate, viene veramente da domandarsi a chi hanno fatto firmare quel documento. Ma lasciando stare queste amene considerazioni: vorrei riproporre ai firmatari e alle associazioni "Vivere Tramonti" e "Campiglia" una domanda che si è posto per primo il giornalistaa de "La Nazione" a chiusura dell'articolo che parla della volontà dei firmatari di uscire dal parco: se le frane a Tramonti non le ferma il parco, chi le ferma?». L'amministrazione comunale della Spezia ha, ultimamente, fatto sforzi considerevoli per Tramonti, ma sono state gocce nel mare».
Lei dunque continua a sostenere che Tramonti deve rimanere nel parco nazionale?
«Certo. Con il presidente Franco Bonanini stiamo discutendo per trovare una mediazione su alcuni aspetti specifici ma è necessario che Tramonti, se vuole sopravvivere resti nel parco. Vedo tra l'altro nel presidente Bonanini la volontà di trovare soluzioni ai problemi che emergono. Il del parco rappresenta l'occasione per esaltare il ruolo e l'attività dell'uomo nel territorio. Facciamo insomma, "vivere Tramonti", se vogliamo vivere a Tramonti. Altrimenti la Natura riprenderà ciò che l'uomo gli ha tolto».
di Adriana Beverini

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LA NAZIONE del 01/07/00
CAMPIGLIA — Forse aveva
CAMPIGLIA — Forse aveva ragione Franco Bonanini quando affermava che nel Parco Nazionale Tramonti non doveva entrarci. Poi, anche per le sollecitazioni del ministro Edo Ronchi e del Comune della Spezia la sua posizione si è modificata. Entri pure Tramonti, ma a patto di adeguarsi alle decisioni che tutte le 5 Terre hanno accettato: l'interesse dell'ambiente viene prima di quello dei privati.
La battaglia è per salvare un patrimonio unico al mondo, non per privilegiare gli interessi anche giusti e comprensibili dei singoli. E su questo è scoppiata la rivoluzione.
Certo, passare da una situazione nella quale ognuno faceva quello che voleva, ampliava il suo rustico, lo ristrutturava, lo vendeva «ai foresti»; senza che il comune della Spezia si opponesse ad una situazione nella quale i vincoli ci sono, e sono strettissimi, ha esaperato gli animi.
E ora i rivoltosi hanno anhe un principe del Foro che li difende, niente meno che l'avvocato Crisafulli, appositamente giunto da Milano per assistere alla assemblea «rovente» svoltasi a Campiglia e convocata dalle due associazioni, «Campiglia» e «Vivere Tramonti» che hanno raccolto 1400 firme, una vera e propria petizione, per chiedere al sindco Giorgio Pagano di uscire dal Parco Nazionale delle 5 Terre.
Ora i rivoltosi avranno assistenza legale gratuita e al massimo livello contro limitazioni alla libertà dei singoli, libertà cioè di ristrutturare senza essere vincolati ad atti di sottomissione, senza l'obbligo di dovere coltivare 3000 metri quadrati di terreno.
Ma il sindaco, non ci sta. Lui e l'assessore Andrea Orlando sono certi che l'unica possibilità di salvezza per Tramonti, per questo territorio fragilissimo preda di interventi franosi e di un dissesto naturale che ne minaccia l'esistenza, è che stia dentro il Parco Nazionale e si giovi dei contributi che al Parco arriveranno.
Dunque ieri sera sul tavolo degli accusati c'erano il presidente del Parco Nazionale Franco Bonanini, il sindaco e l'assessore ai lavori pubblici; contro un auditorio inferocito che ha espresso pesanti dubbi sulla scelta di non inserire un rappresentante del comune della Spezia negli organismi dirigenti del Parco, e ancora dubbi sugli effettivi ritorni in termini monetari che tale operazione avrà per Tramonti.
Perché diciamocelo francamente: in questa assemblea si è parlato solo di interessi privati e di soldi.
A nessuno sembra interessare che fine farà Tramonti ma a tutti invece preme sapere se potranno ristrutturare le proprie abitazioni e vendere le «baracche» ai foresti per fare soldi.
A tutti costoro ha risposto chiaramente l'assessore Orlando: il comune della Spezia porterà in giunta una delibera nella quale si prevede che i fabbricati di uso promiscuo esistenti a Tramonti che già avevano l'abitabilità potranno ristrutturare liberamente (mettendo in casa il gabinetto) però senza alterare i volumi.
Quelli che invece erano storicamente solo depositi attrezzi potranno diventare abitazioni e essere anche vendute a privati a fronte però di un atto di sottomissione stesso da un notaio: chi ristruttura o chi acquista dovrà impegnarsi a coltivare 3000 metri quadrati di terreno.
Che, di fronte alla folla inferocita sono diventati un po' meno, forse 1000, forse 1500, forse 500.
Del resto per discuterne c'è tutto il tempo necessario, dieci mesi durante i quali tutti insieme, organismi del Parco, associazioni, comune della Spezia, rappresentanti del ministero e del mondo ambientalista cercheranno una soluzione al problema di fondo: vogliamo salvare Tramonti o gli interessi spiccioli (anche se legittimi) di ognuno?
L'ultima proposta del sindaco è di creare un comitato permanente dove ci sia: il Comune, le associazioni, la Circoscrizione, per migliorare se possibile la legge e lavorare tutti insieme durante la fase di estensione del Piano del parco.
di Adriana Beverini

06/07/00 - appunto personale, ossia, opinioni confutabili, ma, alla luce dei successivi avvenimenti .......

  1. L’interesse dell’ambiente viene prima di quello dei privati:
    1. sono sostanzialmente d’accordo, infatti, i privati saranno coloro che usufruiranno dell’ambiente, per cui è per loro che va conservato. C’è perché l’ha fatto l’uomo.
  2. Passare da una situazione in cui uno faceva quello che voleva …
    1. Non è possibile far quel che si vuole a Tramonti. Si fa quel che si può. Tramonti è vissuto sul lavoro della gente, che, al meglio delle proprie forze, anche in abuso ad una legge che di per se stessa è un abuso, ha aggiustato costruito ripristinato, senza mai chiedere niente, ma solo dando.
    2. È vero, i vincoli a Tramonti ci sono già, ben stretti, ma il comune fino ad oggi non li ha fatti rispettare perché significa uccidere Tramonti. Inoltre il comune è sempre stato latitante, sotto tutti i punti di vista, e vuole scaricare sul parco la responsabilità di mettere un punto fermo a Tramonti. Infatti, il comune sa che la questione è spinosa, che non si può trattare Tramonti come gli altri posti, e per questo se n’è lavato mani e piedi. Non solo, fa anche comodo che Tramonti si mantenga da solo e, quando questo è franato, la faccenda è diventata troppo grossa
  3. Questione petizione, firme, assistenza legale
    1. Sono 1514 e non 1400, e non siamo rivoltosi. Affermiamo un nostro diritto ad opporci a situazioni imposte dall’alto, senza precisa conoscenza del problema, solo per esserci passati qualche volta e senza averci mai vissuto o lavorato.
    2. Meno male che finalmente abbiamo assistenza legale, che ci ha aiutato a capire fino a che punto si può spingere il potere, senza varcare la soglia del nostro diritto, oltre che del nostro dovere.
  4. Coltivare 3000 mq
    1. È un assurdo anche in piena pianura padana, figuriamoci a Tramonti
  5. Salvezza solo nel parco e Inserimento di rappresentante spezzino
    1. È una solenne castroneria! Tramonti non si salva stando nel parco, ma con regole ad hoc studiate con chi a Tramonti ci ha sempre vissuto (da dove attaccare le paanche etc). Si è sempre salvato grazie ad una sostanziale deregulation, ovvero, come è sempre stato dall’inizio. È stato il contadino che, quand’era necessario, si è rimboccato le maniche, aggiustando dove poteva. Poi è arrivato il cemento e quei pochi fortunati che potevano, lo aggiungevano alle loro case o al muretto, rinforzandolo. Poi hanno cominciato a riparare le case, usandole per avere l’illusione di andare in vacanza e per conservare con amore e orgoglio un passato di cui Tramonti è l’unica traccia, anche in mezzo agli abusi, legali e no. Qualcuno ha mollato, forse per fare soldi, ma anche perché non ce la faceva più e piuttosto che vederlo andare al mare, ha venduto. E infine, grazie ai milanesi, (il parco non vuole le loro seconde case, noi si) che vengono a ripristinare dove il vecchio proprietario non lavora più e mettono il cemento dove va messo e bloccano la frana, buttandoci dentro soldi, non chiedendoli.
    2. Ci è stato spiegato che non ci sono spezzini perché Spezia non è ambito territoriale, ma zona aggregata e, come tale, non gode dei benefici del parco se non in casi particolari e di estrema urgenza (vedi legge)
  6. Ritorni in termini monetari
    1. Non abbiamo mai espresso una perplessità del genere. Sono state le autorità locali, che già in campagna elettorale hanno individuato nel parco, nell’indotto che può creare (cooperative che coltivano a Tramonti e nelle 5 Terre), nei finanziamenti che ce ne possono derivare, etc, una sorta di fiume di denaro che viene a dare, insieme ad altre attività, un nuovo impulso occupazionale alla città di Spezia. E’ stato allora che più volte abbiamo richiesto ai rappresentanti locali di spiegarci in che modo sarebbero arrivati questi soldi, e cosa ci avrebbe guadagnato il contadino di Tramonti. La risposta si è concretizzata in un generico impegno a fare tutto il possibile per dare a Tramonti quello che gli spetta, ma potrebbe anche non arrivare niente. Ma come si fa a pensare di guadagnare a Tramonti.
  7. A nessuno sembra interessare che fine farà Tramonti
    1. Infatti le associazioni nate sul territorio dopo la mossa del parco, servono proprio a capire che fine farà Tramonti. Noi stiamo cercando di evitare che diventi terra di conquista dell’amministrazione comunale e del parco, che si gioverebbe non poco ad imporre balzelli in una zona nella quale il comune stesso avrebbe buon gioco a non operare, viste le oggettive difficoltà, e ad incassare, quindi, dando il meno possibile, facendosi cavare le castagne dal fuoco dal parco. Ed è questo uno dei motivi che spingono il pres. Parco a dire che Tramonti deve starne fuori. Altri sono che anche lui, più o meno della zona, non vede il parco una soluzione oggettiva per Tramonti, data appunto la sua tipicità. Ma queste cose non le può dire, per ovvie ragioni.
  8. L’assessore Orlando e l’atto notarile
    1. Meno male che ha scritto sul giornale che non pensa ad espropri etc. perché il succo dell’atto notarile è proprio quello: confiscare il rustico, non il terreno, se non si rispettano i termini, ovvero la coltivazione di 3000 mq che, nel prosieguo dell’assemblea sono diventati 500 (sempre troppi) per oggettivo buon senso da parte degli amministratori, non per la folla inferocita, perché la gente non ha mai detto numeri in questo senso. Per noi è semplicemente inaccettabile, in quanto già mantenere il rustico in condizioni decenti è un’impresa da mal di testa.
    2. In alcuni casi sarà necessario alterare i volumi, perché, se mi metto in casa il gabinetto e, spero, anche una stufa a legna per qualche giornata invernale, devo uscire di casa per mangiare o dormire.
    3. Case iscritte al catasto urbano! Non si può distinguere così categoricamente i casotti dalle cantine. In base a cosa?
  9. Tutto il tempo per discutere e proposta del sindaco
    1. La discussione è aperta fino a settembre. Se Tramonti ne avrà beneficio, meglio, altrimenti avremo perso e, come dice il sindaco, ci metteremo a discutere attorno ad un tavolo: ma basta con i discorsi
    2. Non è stata una proposta del sindaco. Il sindaco si è finalmente adeguato alle ripetute richieste ed offerte di collaborazione da parte nostra, e non ha potuto far altro che proporci (sic!) di costituire una commissione della quale facciano parte tutte le forze operanti sul territorio.

Conclusioni
Certo, la signora Beverini non poteva capire bene tutto questo, parlando solo con in nostro amico Giancarlo Natale, che è una campana a favore del parco, da noi stimato e più volte invitato a partecipare alle assemblee da noi indette, o lasciando l’assemblea del 30/06 circa un’ora e mezza prima che questa finisse. Ha così creato, del tutto involontariamente, della disinformazione a nostro discapito. Probabilmente tra di noi c’è chi si arrabbia e grida e strepita perché, per mancanza di cultura non riesce ad esprimersi ed a competere con personaggi del calibro del sindaco o del presidente o dell’assessore, colti ed abituati a parlare anche in mezzo alla folla. Meno male che, grazie a due amici avvocati di Milano, gente di Tramonti a tutti gli effetti e con pieno diritto, abbiamo anche acquisito la capacità di difenderci correttamente ed efficacemente. Senza, per carità, alludere minimamente alla buona fede dei nostri amministratori, che, per noi, è l’unico punto fermo, che ci consente di continuare a confrontarci con loro nel pieno rispetto e stima reciproci. Tale ulteriore chiarimento è quindi necessario non per noi "rivoltosi", né per le autorità locali, che sono ben al corrente delle motivazioni e delle proposte, ma per tutti gli altri lettori del giornale, ovviamente estranei ai fatti, per i quali ora non siamo altro che rivoltosi. (porco mondo! Me lo hanno anche detto in faccia!)

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LA NAZIONE del 07/07/00
VERNAZZA - Dopo Fossola e la via ...
Spettacolare Nacchè!
VERNAZZA — Dopo Fossola e la via dell'Amore di Riomaggiore per le quali sono stati finanziati interventi per un miliardo e mezzo, la Comunità montana della Riviera spezzina affronta ora la frana del Guvano in comune di Vernazza. L'obiettivo dell'ente, precisa il presidente Vittorio Rezzano, è quello di una riqualificazione ambientale che porti al consolidamento dell'intero versante. Il progetto generale che prevede uno stanziamento di un miliardo partirà con il primo lotto dall'abitato di San Bernardino per poi interessare la strada provinciale più volte chiusa per frane fino ad arrivare al sentiero di collegamento tra Corniglia e Vernazza percorso giornalmente da centinaia di turisti. Il tutto in sinergia, tiene a sottolineare Rezzano, con l'attività che dovrà svilupapre il Parco delle Cinque Terre non appena sarà entrato a pieno regime nella sua attività.
Gian Carlo Bailo

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LA NAZIONE del 13/07/00
«Tramonti a rischio di speculazione edilizia». Il coordinamento ambientalista critico col Puc
LA SPEZIA — Il coordinamento provinciale delle Associazioni ambientaliste critica con fermezza i provvedimenti proposti nel preliminare del Puc della Spezia relativamente al territorio di Tramonti compreso nel Parco Nazionale delle Cinque Terre. E scrive: «Non si possono legittimare abusi e proporre norme meno restrittive di quelle vigenti nel Parco. Infatti, per quanto riguarda la manutenzione straordinaria prevista per gli immobili soggetti a nulla osta dell'Ente Parco Nazionale, non viene, tra l'altro, previsto il patto d'obbligo alla coltivazione e manutenzione valido per il resto del territorio. Ancor più criticabile voler far apparire di adottare provvedimenti meno restrittivi demandando il Parco a doverli successivamente ripristinare. Scaricando sul Parco la responsabilità di creare vincoli danneggiandone l'immagine e sottoponendolo a facili strumentalizzazioni. Tramonti non può e non deve essere zona di espansione edilizia».

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LA NAZIONE del 16/07/00
Al Parco con Internet
MONTEROSSO — Grazie alle prenotazioni via Internet, i turisti potranno conoscere in tempo reale la disponibilità di posti letto nell'area di accesso al parco nazionale Cinque Terre: le prenotazioni via Internet saranno collegate con i cinque punti di informazione nelle ex stazioni ferroviarie di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare.

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LA NAZIONE 15/08/00
C'è un importante pezzo
LA SPEZIA — C'è un importante pezzo della nostra storia che sta andando in rovina, e con lei un suggestivo itinerario di sentieri e mulattiere che qualche anno fa il Comune pareva recuperare, ma poi non ne fece nulla.
Il reperto storico è rappresentato dalla pieve di San Martino Vecchio, ai piedi del monte Verrucoli, dove il Formentini individuò uno dei primi insediamenti del nostro golfo. Adesso è un rudere (come si vede dalla foto), completamente avvolto dalla vegetazione, e non si capisce perché, considerata la valenza storico-culturale di tutto il comprensorio, che insieme al castello di Coderone a Biassa e alla Foce di Marinasco rappresenta una delle più suggestive vie di accesso al parco delle Cinque Terre. Se non fosse per il Cai della Spezia e per i volontari ambientalisti, non sarebbe neppure possibile attraversare i sentieri, le antiche mulattiere che partendo dalla Chiappa lambiscono Bocca Lupara, Torracca, Maggiano, Proffiano, Ligurzano, Sant'Anna, un'autentica piccola alta via del golfo, con scorci panoramici spettacolari. Alcuni residenti di queste località, tempo addietro, si erano informati in Comune, raccogliendo peraltro numerose firme per chiedere almeno una segnaletica chiara, oltre ad interventi per riaprire le strade e prevenire il dissesto idrogeologico. E a proposito di strade, i residenti richiamavano l'attenzione sulla strada vicinale di Sant'Anna, un percorso carrozzabile adesso in stato di abbandono.
di Massimo Guerra

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LA NAZIONE 18/08/00
Campiglia sbarca su Internet
http:// welcome.to /campiglia. Se volete sapere tutto, ma proprio tutto, su Campiglia non avete che da cliccare su questo sito Internet. Lo hanno preparato, corredato di splendide immagini fotografiche raccolte in 3 cd rom, Pietro Lorenzelli e Enrico Canese, con l'aiuto di Federico Leporati, Francesco faggioni, Paolo Saia, Umberto Cortis, e Rubens Fontana, coordinatore generale del sito. Il loro principale intendimento, come spiega Pietro Lorenzelli è quello di far conoscere grazie a immagini, integrate da cenni storici e altri scritti (è presente nel sito tutta la rassegna stampa sull'argomento), il suggestivo territorio situato in provincia di Spezia, che si stende dal monte Muzzerone, e, scorrendo verso ovest, sino alla località di Schiara. Campiglia, punto intermedio di queste due aree, ne è il cuore. Chi si collegherà a questo sito vedrà scorrere fotografie di epoca remota e dei giorni nostri, panoramti e volti di persone del luogo che hanno qui vissuto. "Questa nostra fatica, spiegano Pietro Lorenzelli, nativo di Campiglia (figlio di madre con cognome Sturlese, della stirpe dei Giacobbe) e dagli anni settanta animatore delle attività sociali e ricreative del paese, e Enrico Canese, campigliese doc della stirpe del "Ministro", residente a tutt'oggia Campiglia di cui è uno dei personaggi più rappresentativi, è dedicata a tutti i campigliesi di cui è uno dei personaggi più rappresentativi, è dedicata a tutti i campigliesi e ai Biassei per ricrdare loro che i nostri progenitori hanno condiviso una dura vita di lavoro e di privazioni ma mai hanno abbandonato il territorio nativo, edificando, a perenne testimonianza, ciò che ancora oggi la furia del tempo, l'incuria e l'abbandono, non sono riusciti a cancellare. Già, ma al di là di questa lodevole testimoianza (a proposito chi ha materiale su Campiglia e Biassa e vuole metterlo sul sito non ha che da mettersi in contatto con loro) quali sarebbero secondo Lorenzelli e Canese le azioni da intraprendere per aumentare il livello divivibilità di questi luoghi? "Crediamo sia necessaria creare e favorire le condizioni per l'avvio, specie da parte dei gioni di attività imprenditoriali nel campo del turismo, artigianato, commercio. Attività atte al recupero del territorio come; pulizia dei sentieri, corsi di formazione di operatori specializzati a ricostruire muretti a secco, ripristino e continua manutenzione delle mulattiere, mantenimento dell'unico sbocco al maare alla spiaggia del Persico. Sempre per i giovani crediamo sia importante creare nuove figure di accompagnatori turistici". E per quello che riguarda i problemi abitativi? "E' necessario accelerare le pratiche edilizie di recupero e restauro conservativo degli immobili, colpendo perà gli abusivi. Contemporaneamente incentivare il ripristino completo delle costruzioni esistenti nel comprensorio, con sovvenzioni anche a fondo perduto e con mutui agevolati. Tali costruzioni dovranno però essere nel pieno rispetto ambientale, cioè in pietra. Nessuna scusante per chi deroga. E ancora: potenziamento dell'attuale moratoria con sistema a più larga copertura territoriale e costruzione di percorsi "vita" nelle varie zone che comprendono le pinete. Una volta poi che i sentieri saranno ripristinati e resi percorribili (con installazione anche di servizi igienici) deve essere istituita una tassa di transito a giusta copertura della manodopera utilizata per il mantenimento e conservazione, compresa la fruizione dei servizi offerti".
di Adriana Beverini

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LA NAZIONE 01/10/00
Lega ambiente: "Due paesi perla rischiano la cancellazione dalle cartine"
RIOMAGGIORE — Una delle perle delle Cinque Terre, quel borgo stupendo, meta di milioni di visitatori ogni anno, rischierebbe di essere cancellato definitivamente dalle carte geografiche. Ed anche Varese Ligure, potrebbe fare la stessa fine. A sostenere questa possibilità sono Legambiente e Confcommercio che, hanno presentato i risultati di uno studio che ha analizzato una serie di paesi nei quali, con il passare del tempo, sono sparite scuole, presidi sanitari, negozi, uffici postali mentre la popolazione ha continuato ad invecchiare oppure ad emigrare altrove. In questa particolare classifica, come detto, compaiono Riomaggiore e Monterosso, ma ci sono anche altri comuni illustri. Tra questi anche il paese del Gattopardo, Palma di Montechiaro, il piccolo centro dell'agrigentino dove Tomasi di Lampedusa ha ambientato il famoso romanzo. Comlessivamente, sempre secondo Legambiente e Confcommercio, sarebbero ben 2800 i comuni italiani a rischio di estinzione. Certo il fatto che Riomaggiore sia inserito in questa lista, proprio nel momento in cui le Cinque Terre stanno vivendo la loro maggiore gloria turistica, farà certamente discutere.
S.B.

Via libera ai cacciatori ma il Parco si salva
LA SPEZIA — Come largamente previsto, i cacciatori hanno avuto partita vinta. E, di conseguenza, nelle aree del vecchio parco regionale non inserite all'interno del Parco Nazionale Cinque Terre le doppiette potranno tornare a far fuoco sui cinghiali e su tutti gli altri animali, siano essi considerati "nocivi", quindi cattivi, oppure assolutamente "buoni". Si salva invece il Parco Nazionale, l'unica zona della provincia dove cercatori di funghi e amanti del trekking potranno passeggiare durante il periodo della caccia senza alcun timore. La conferenza dei sindaci indetta ai sensi della legge regionale n. 23/99 per definire la perimetrazione del Parco regionale dei Promontori, ha infatti deliberato di non includere in questa nuova area protetta di prossima istituzione le parti del territorio spezzino facenti parte del "vecchio" parco regionale e non incluse nel Parco Nazionale delle Cinque Terre nel frattempo istituito. Tale decisione consentirà la ripresa dell'attività venatoria in questa parte del territorio comunale che resterà peraltro assoggettata ad un regime di vincolo ambientale dal punto di vista urbanistico in base al nuovo piano urbanistico comunale. L'assessore alla programmazione territoriale della Spezia Andrea Orlando (che ovviamente partecipava alla conferenza in rappresentanza del sindaco Pagano) ha espresso soddisfazione per il riconoscimento, formulato dall'assessore regionale Franco Orsi nel corso della conferenza, della fondatezza della perimetrazione del Parco Nazionale a suo tempo definita dal Ministero dell'Ambiente. Orsi ha pertanto escluso iniziative della Regione tese a modificare tale perimetrazione. "Queste dichiarazioni dell'assessore regionale esprimono una posizione piena di buon senso — spiega l'assessore spezzino all'urbanistica — che fa giustizia di molte farneticazioni espresse sull'argomento".

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LA NAZIONE 21/10/00
La dolce Sirena esce dal libro per incantare i naviganti
Una statua in arenaria collocata a Punta Monasteroli
TRAMONTI — Si vedrà da lontano, la sua sagoma si staglierà nitida sia di giorno che di notte perché sarà illuminata da una energia "pulita". Diventerà presto l'emblema di Tramonti e della riserva marina delle Cinque Terre e, ne siamo certi, la sua immagine sarà fotografata, ripresa da giornali e televisioni. Parliamo della statua di una Sirena, o meglio, della Sirena Tramonti che forse già dalla prossima estate potremo ammirare sulla punta di Monasteroli. Tutto è cominciato con un libro, "Sirene nel Golfo e nelle Cinque Terre" (Agorà edizioni) presentato, questa estate, dal Parco Letterario E. Montale a Schiara di Tramonti. Protagonista del libro era una Sirena dal nome incantato: "Tramonti". A lei erano dedicati infatti alcuni racconti scritti da Stanislao Nievo, da Marco Ferrari e da altri autori . In occasione della presentazione del libro, patrocinato dalla Associazione "Per Tramonti", Olimpio Galimberti, nel donare ai presenti una statuetta raffigurante una piccola Sirena gettò là un'idea afferrata a volo dal presidente dell'associazione Giancarlo Natale: perché non riprodurre in grande quell'immagine e collocarla in un punto particolarmente affascinate della zona di Tramonti ?
Sembrava un'idea destinata a rimanere tale e invece, un po' per la determinazione dell'Associazione "Per Tramonti", un po' per l'intuito del Presidente del Parco Nazionale-Riserva Marina delle Cinque Terre Franco Bonanini e del Vice presidente Ugo Ficther, che da subito hanno captato le potenzialità di una tale operazione in termini di immagine, l'idea ha preso gambe ed ha cominciato a camminare. Dopo alcuni sopralluoghi sembra finalmente individuato il luogo dove la statua in arenaria riproducente la Sirena Tramonti potrà essere collocata. Si tratta della punta di Monasteroli (Tramonti di Biassa) appena prima dell'inizio della Riserva Marina. L'opera, di adeguate proporzioni, risulterà visibile in lontananza ( è prevista anche l'illuminazione notturna a base di energia pulita ) e diverrà simbolo delle nostre coste e della straordinaria bellezza di una delle zone più suggestive del Parco Nazionale Cinque Terre.
di Adriana Beverini

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LA NAZIONE 27/10/00
RIOMAGGIORE — "O nel Comune di

RIOMAGGIORE — "O nel Comune di Riomaggiore o a Biassa nel Comune della Spezia metto fin d'ora a disposizione un terreno di mia proprietà, idoneo ad essere utilizzato e usato per la costruzione di una casa di riposo per i vignaiuoli di Riomaggiore e di Biassa e dei paesi vicini. Metto a disposizione da subito il terreno e sono pronto per fare l'atto di donazione all'Ente parco nazionale delle Cinque Terre o ad uno dei due Comuni per la finalità che ho detto".
L'idea e l'offerta è di Libero Carrodano, 54 anni, comandante sui rimorchiatori del porto, sposato, un figlio, già navigante intorno al mondo per professione, vignaiuolo fin da giovane per una passione ereditata dalla famiglia.
Vignaiuolo o ex pure lei? "Vignaiuolo. Coltivo ancora1600-1800 metri quadrati di vigneto".
E' questa l'estensione di terreno di sua proprietà?
"No, la mia proprietà di terreno è di 15mila metri quadrati, entro i quali, a Tramonti, coltivo i vigneti".
Ha un'idea del luogo più adatto?
"Sì, la casa di riposo la farei sorgere in località 'Pezzi vecchi' in Comune di Riomaggiore".
Come le è venuta l'idea della donazione?
"Pensando che quando si diventa vecchi si rischia di finire in posti dove magari non si sta volentieri. E non si vedono più i luoghi dove si è trascorso tanti momenti di lavoro anche duro ma pure momenti di felicità. Mi viene sempre più in mente mentre me ne sto lì dove sono nato, una casa che ha quasi trecento anni, dove ancora faccio il vino e dove trascorro belle giornate. Forse proprio perchè ho girato il mondo mi sono affezionato di più a questo luogo".
Gli anziani vengono trasferiti anche da qui?
"Dalle nostre parti il problema al momento è forse solo marginale ma fra dieci anni, quando sarò più anziano anch'io, è prevedibile che il problema ci sarà e si potrà anche accentuare, ci sono le avvisaglie da come va il mondo".
Il terreno che vuol donare dove è? Tra le vigne, sul mare?
"E' ovviamente con vista a mare, come le vigne che i vignaiuoli hanno lavorato per anni. Potrà essere una casa sul mare, a 150 metri di altezza, comodo, con uno splendido panorama".
Come si fa a riconoscere il vignaiuolo?
"Non ci sono problemi. Qui ci conosciamo tutti".
Lei dice che gli anziani dovono essere di Riomaggiore o di Biassa, e se fossero di Monterosso o Vernazza?
"Sarebbe bene che loro provvedessero a farne una dalle loro parti".
di Enzo Millepiedi

A Tramonti tra la realtà della vita e le leggende: Libero Carrodano e la favola del vecchio marino
TRAMONTI — Lei pensa che sia possibile fare la casa?
"Penso che si debba partire presto, perchè ci voranno degli anni. Van bene anche le favole ma la realtà va affrontata".
A proposito di leggende... "L'unica storia trasmessa tra le generazioni e molto probabilmente veritiera è quella dei nostri vignaiuoli che andavano a coltivare vicinissimi al mare e che avevano notato più di una volta un animale che nuotava, che aveva sembianze umane e che andava in una delle grotte della Gambazza a prendere il fresco. Non era che la foca monaca che ora si è estinta. Foca monaca che chiamavano in dialetto 'Vecio main', vecchio marino".

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LA NAZIONE 18/11/00
LA SPEZIA — Il maltempo rallenta gli
LA SPEZIA — Il maltempo rallenta gli interventi del Comune. Oggi alle 11, a Biassa, saranno consegnati ai cittadini due lavatoi storici. Tempo permettendo, il programma prevede il saluto di Mauro Ruffini e l'intervento del sindaco Giorgio Pagano e dell'assessore Sergio Olivieri. Ieri è invece slittata la presentazione dei lavori fatti in via Da Passano per allargare la strada d'ingresso al quartiere di San Venerio (spesa totale 910 milioni) e la consegna della scalinata (tutta rifatta) di Salita dello Spiaggio (150 milioni). Ma ieri l'assessore Olivieri ha annunciato diverse altre iniziative. Sempre a Biassa, ad esempio, è terminata la gara per trasformare la vecchia scuola in un ostello. "E sabato 25 inaugureremo corso Cavour finalmente pedonalizzato con una festa — prosegue Olivieri — speriamo nel beltempo ma la festa si farà lo stesso". L'assessore ha poi rivelato un progetto che nel 2001 trasformerà il quartiere della Chiappa: "Realizzeremo davanti alla chiesa una piazza (il progetto è dell'architetto Marina Frumento ndr.) eliminando un tratto di via San Bernardino. Sempre alla Chiappa toglieremo l'asfalto dai marciapiedi ripristinando, dove c'è ancora, la vecchia pietra arenaria. E in via Santa Caterina, dove c'è un triangolo usato come parcheggio, realizzeremo una piazza con alberi e panchine per gli anziani. E recuperemo i lavatoi attigui chiusi da troppo tempo".
Andrea Luparia

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LA NAZIONE 28/11/00
LA SPEZIA — Biassa diventerà il perno

LA SPEZIA — Biassa diventerà il perno del turismo giovanile alla Spezia e forse nel comprensorio delle Cinque Terre. Entro il prossimo anno, infatti, la vecchia scuola elementare, da tempo chiusa, sarà trasformata in un ostello in grado di ospitare i giovani e i meno giovani che vogliono scoprire i sentieri che collegano Biassa con Tramonti e con le Cinque Terre. A fare i lavori è una ditta privata per conto del Comune ma non sarà palazzo civico a gestire l'ostello: "L'ostello sarà gestito da una cooperativa di giovani disoccupati — spega l'assessore al turismo Donatella Ferrari — al Comune dovranno però garantire l'affitto. All'inizio ovviamente sarà basso, poi, se l'attività come speriamo tutti decollerà, aumenterà di conseguenza. Alla stessa cooperativa — conclude l'assessore — daremo anche altri incarichi, come la manutenzione dei muretti a secco a Tramonti e la gestione dell'area di parcheggio dei camper a lato di viale San Bartolomeo e a due passi dal cantiere San Marco"
Andrea Luparia

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LA NAZIONE 15/12/00
LA SPEZIA — "Salendo da Biassa
LA SPEZIA — "Salendo da Biassa verso il Parodi e arrivati a circa 500 metri sul livello del mare lo sguardo che prima incontrava estesi boschi di castagni e poi le verdi chiome del pino marittimo ecco che d'improvviso scopre il mare. Gli spezzini lo chiamano il Telegrafo ma per noi Biassei è il Turiun (Torrione)". Ecco come il presidente dell'Associazione "Per Tramonti" Giancarlo Natale ci parla di questo luogo che affonda nella storia dei tempi antichi il suo mistero: "Qui ai tempi delle incursioni saracene era stata costruita una torre da cui scrutare il mare per vedere con anticipo le navi dei predoni o per scorgere i fuochi che sulle alture circostanti venivano accesi per avvisare del loro arrivo". Il Torrione ormai scomparso, secondo il presidente dell'Associazione Per Tramonti, doveva però essere ancora visibile nel 1860 quando il pittore Telemaco Signorini si recò a Riomaggiore passando per la prima volta da Biassa. C'è infatti nella descrizione di quel viaggio, che egli ci ha lasciato, un particolare che starebbe a testimoniarlo. Alcune donne di Biassa nell'indicargli la strada gli dissero infatti: "….se volete avere una bella vista del mare fino a scorgere il fanale di Genova girate il Forte e arriverete al Santuario di Montenero, di là vedrete tutte le Cinque Terre". Il Forte cui le donne parlando con Signorini fanno riferimento, spiega Giancarlo Natale, non può essere, come in molti hanno pensato il Bramapane perché da un documento in suo possesso egli ha potuto verificare che il Bramapane era ancora in corso di costruzione nel 1893. Dunque come avrebbe potuto vederlo Signorini nel 1860? Ciò che il grande pittore potè vedere dunque non fu altro che il Torrione. A parte questo interessantissimo particolare che ci conferma l'attento studio del territorio da parte del presidente dell'Associazione per Tramonti, ciò che ci importa far notare è che un secolo fa questa antica costruzione esisteva ancora. Che accadde poi? In seguito fu trasformato in casa cantoniera per gli addetti alla manutenzione del tratto di strada che conduceva ai Forti ed ancora infatti è conosciuta come Casa Carmè dal nome dell'ultimo cantoniere.
E attualmente? Si presenta come una costruzione ad un piano poggiata sulla base rettangolare della torre il cui calpestio in lastre di arenaria è posto a circa un metro da terra.

di Adriana Beverini

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