Il Castello di Coderone
Un po' di storia
Forse penserete che la prendo un po' alla
larga, ma credo che sia opportuno sapere che.....
950 |
Questa è la data della notizia
più antica relativa alla pieve di Marinasco, dalla quale, pare, presero spunto tutte le
pievi e parrocchie circostanti. Faceva parte di questa pieve anche il monte Parodi,
che sovrasta Biassa, e così pure il Verugoli, alle pendici del quale era
l'originale insediamento biasseo. |
1094 |
La pieve di Marinasco fu donata
da Juditta e Oberto, che ne erano proprietari secondo la legge dei Longobardi (eccoli
qua!), al monastero di Santa Maria del Tyro Maggiore, che ebbe il diritto di ricavarne le
decime e tutto quanto ne seguiva. Ma forse c'è un po' di confusione, almeno sul nome.
Perchè sul Tino c'è l'abbazia di San Venerio. Dunque Santa Maria è sul Tinetto o sulla
Palmaria. |
1125 |
Quindi, una riscossione di decime
così datata, ci fa sapere che la pieve di Fabiano e Coregna, Sant'Andrea, sono state
cedute all'abbazia di San Venerio. E di Biassa, che si dice? |
1154 |
E' certamente antecedente a
questa data, la costruzione della chiesa di San Martino (noi biassei diciamo 'Vecchio'),
come filiale di Santo Stefano di Marinasco. La citazione proviene nientemeno che dal
Codice Pelavicino, sempre per via della riscossione delle decime, erroneamente indicata
come San Martino di Fabiano, che invece, ormai si sa, è Sant'Andrea. Dunque il Verugoli e
San Martino sono centro di aggregazione dei popoli di Biassa, Riomaggiore, Carpena, che
ancora non sono proprio così ben definiti. E' sempre la documentazione proveniente
dall'abbazia del Tino, che ci da una certa idea dei limiti di quest'ampia parrocchia, la
cui chiesa avrebbe avuto addirittura tre porte di ingresso: una per la gente di Carpena,
l'altra per la gente di Cacinagora (Monterosso), l'altra ancora per quelli Roccanera,
ovvero Biassa. Dunque questo pare essere il nome originale del paese, o meglio, della
località che identificava una serie di casali, assimilabile più o meno all'attuale
Casavecchia. Ma ci ritorneremo sopra! |
1161 |
Tadahh! C'è anche Tramonti. In
quest'epoca, i monaci del Tino acquistano da alcuni signori di Vezzano nientemeno che
l'Albana, situata alle spalle della Castellana, correttamente definita confinante con la
'Costa sanguinaria' (ci vuole poco per capire che sono le Rocce Rosse) e la 'Serra de
Persico'. (a questo punto mi sono emozionato, giuro!).
Non scordiamo l'epoca storica, ovvero, Pisa e Genova, repubbliche marinare, sono in guerra
tra di loro. I genovesi si accontentano di conquistare la costa, senza dotarsi di un
retroterra sicuro, costringendo così le popolazioni dell'entroterra a fortificarsi e, a
seconda di come tira il vento, stare con i pisani o i genovesi. |
1165 |
E così Simone Doria, genovese,
per chi non abbia capito, incazzatissimo con Carpena, che sta con i pisani (beh, la rocca
di Carpena è un potente baluardo su quella strada che, dalla costiera scoscesa sul mare
aperto, conduce direttamente nell'entroterra del golfo, senza passare davanti alla punta
di Portovenere) sbarca a Vernazza. Seguendo proprio quella strada, che da Campiglia, lungo
il crinale, conduce direttamente sul Verugoli, a San Martin Vecchio, prende praticamente
alle spalle Carpena, la conquista e la brucia. |
1171-72 |
Più o meno in questi anni,
seguendo la già citata tattica, i genovesi acquistano Portovenere, proprietà, manco a
dirlo, di alcuni signori di Vezzano. E così Carpena diventa il centro militare della
parrocchia di San Martino. |
1207
1209
1211 |
Una formazione occasionale, una
specie di alleanza contingente tra i signori del luogo, Ponzò e Corvara, già padroni di
Vernazza, si sviluppa durante questi anni. E' infatti ancora Carpena a difendere l'interno
del golfo, mentre Campiglia fa la sua parte sul crinale, direzione Portovenere. Ma Biassa,
che c'incastra? Non viene specificatamente nominata, ma ancora si incontra il toponimo
Roccanera. Gente dura, liguri autoctoni, che si schierano con i genovesi, com'è ovvio. |
1251 |
E danno inizio alla costruzione
del castello di Coderone, che, a quanto pare, è coevo di quello di San Giorgio. Infatti,
pensandoci bene, in questo sistema difensivo, manca un pezzo importante: la strada che dal
crinale scende giù, lungo la valle, a Pegazzano. Questa strada, e questo assetto
millenario, basato proprio su tale sistema viario, viene buttato gambe all'aria dai
genovesi e dalle loro mire espansionistiche. Un eccezionale documento in tale data, dà
notizia di un conciliabolo avvenuto sul Verugoli tra tutte le popolazioni della zona. Cita
le vicinie: 'comunitas blaxie', ovvero comunità di Biassa, quelli che stanno negli
immediati dintorni. Poi Carpena, che tramite il valico comunica con Montale, Debbio,
Quaratica. Quindi gli abitanti delle propaggini alte di Bramapan (Montenero, Monterosso,
Riomaggiore) e quelli di Coregna, Fabiano, Pegazzano alle pendici del Monte S. Croce.
Il gruppo che all'interno del golfo si appropria del nome Biassa, assorbe la parrocchia
originariamente in comune tra tutti questi popoli. Ecco che torna in ballo Casavecchia,
come sede primigena della comunità. Situata giusto a mezza strada tra il paese attuale e
la chiesa, concentra su di se i ricordi leggendari che legano Biassa a Roccanera. Il nome
Casavecla probabilmente risale al XII Sec. ed è predominante tra le vicinie. Roccanera fu
quindi distrutta dai Longobardi, e i suoi abitanti fuggirono verso il mare, per farvi
ritorno proprio nei tempi di cui stiamo parlando. |
1290 ca |
Ecco che Carpena si separa da San
Martino, per entrare a far parte della pieve di Marinasco. E', come si può intuire, un
bel colpo al sitema difensivo basato proprio sulla centralità della chiesa di San Martin
Vecchio. La spinta centrifuga aumenta..... |
1340 |
E' di questo periodo la
costruzione della chiesa di San Giovanni Battista a Riomaggiore, che segna l'addensarsi
del paese. |
1348 |
Così pure a Pegazzano, con la
sua chiesa parrocchiale. |
1412 |
Avviene la distruzione di
Carpena, che ha come effetto lo spopolamento del territorio, non più protetto dalla
rocca. E' in questo periodo che salta fuori la famiglia dei Biassa, signori di Coderone,
con il paese che si addensa attorno al castello, vicino al quale si costruisce un'altra
chiesa, quella di Santa Maria. E' evidente che il toponimo assume anche dignità di
cognome e di casato. I Biassa furono davvero importanti, e servirono anche il Papa,
incrociando parentele con i Doria e altre importanti casati dell'epoca. Ebbero un torto:
quello di cercarsi una nobiltà in Francia, tra i Galli, creandosi ad hoc una discendenza
dai Beaulse, tra i quali figura un certo Pagano (che sia un antenato del sindaco?) |
1470 |
Già allora la sfiga colpiva i
biassei: la tassa della cura era tra le più alte fra quelle imposte dal piviere di
Marinasco |
XVI sec. |
Baldassare Biassa aggiunge un
pezzo a Coderone, che, da elemento portante di un sistema difensivo, è diventato un
sottoprodotto del sistema daziario! Inoltre lo elegge a sua residenza. |
XVII sec. |
Coderone viene abbandonato |
XXI sec. |
Coderone viene ......
ristrutturato? |
Grazie al prof. Formentini: da un suo studio ho
ignobilmente ricavato queste notizie. E grazie pure a Don Rossi. Ha scritto un pregevole
testo sulla pieve di Marinasco, che mi è servito per capirci qualcosa di più. Infine
grazie anche all'Archivio di Stato della Spezia, a Graziano Tonelli (il direttore), a mia
cugina (acquistata) Rosaria e a Cinzia (impiegate), che mi hanno fatto scoprire questi
libri.
Cercherò altre notizie.
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