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Il Kumite è combattimento!
Lo scopo ultimo del Kumite non è vincere, ma combattere con l'idea di non perdere.
Combattere tenendo a mente questo concetto implica forza, controllo e conoscenza profonda di se stessi.
La parola Kumite è composta da KUMI che significa "incrociare" e da TE che significa "mano". Assieme assumono il significato di allenamento con partner e quindi combattimento.
Parlare di Kumite ha senso solo se si parla prima di scelta di tempo, distanza e strategia.
Il Tempo nel Kumite
Durante il combattimento non bisogna eseguire le tecniche a caso, ma bisogna avere la sensibilità di intuire il momento in cui l'avversario si trova in uno stato di KYO "Apertura, squilibrio sia Mentale e/o Fisico".
Va però considerato che anche il proprio momento dell'attacco ha un kyo e che pertanto il tempo della tecnica deve necessariamente essere studiato nei minimi particolari per ridurre sensibilmente il tempo di esecuzione.
Kyo Mentale: Instabilità emozionale (paura, tensione incontrollata ecc...) - Perdita di energia sia mentale che fisica - L'avversario si distrae
Kyo Fisico: Perdita di equilibrio - Momento del movimento tra una tecnica e l'altra - Mancanza di distanza in fase di attacco e/o difesa
Il tempo nel Kumite non deve essere inteso come lo è il tempo espresso in secondi, minuti ore giorni ecc.. o comunque un fatto puramente temporale; la scelta del tempo corretto nel Karate implica necessariamente la Distanza MAAI, il percepire la distanza.
Il Maai si può suddividere in quattro tipologie:
1) Distanza reale fra gli avversari i cui i contendenti non sono in grado di entrare per portare un attacco;
2) La giusta distanza per portare la propria tecnica;
3) La distanza corretta affinché l'avversario porti la sua tecnica;
4) Espressione della strategia adottata.
La Strategia
La strategia è cosa ancor più complessa, essa dipende unicamente dalle capacità personali, dal cosa noi preferiamo fare durante un combattimento.
Alcuni atleti preferiscono anticipare l'avversario altri invece aspettano l'attacco per poi contrattaccare, altri usano continuamente tecniche di ashi barai o tecniche di rottura.
Per l'esecuzione corretta delle tecniche di Kumite è prioritario il saper gestire "mentalmente e fisicamente" l'avversario controllando le proprie emozioni.
Rimane la costante che nel kumite l'uso di una corretta strategia, difensiva o offensiva che sia, gioca un ruolo importante e determina la vittoria o la sconfitta.
Chiaro è che non si deve mai sottovalutare né sopravalutare le capacità dell'avversario tenendo sempre presente che il "conosci te stesso" implica conoscere ma sopratutto rispettare "l'altro!"
La strategia può essere:
- KAKE WAZA (SEN - SEN NO SEN): attacco diretto prima che l'avversario metta in atto una strategia (intuire l'intenzione)
- KAKE NO SEN (SEN NO SEN): attacco nell'esatto momento in cui l'avversario dia segno di eseguire un attacco (anticipare)
- TAI NO SEN: attacco nel momento esatto della partenza dell'attacco dell'avversario utilizzando una tecnica di difesa "Deai"
- AMASHI WAZA (GO NO SEN): difendere, uscire completamente dall'attacco avversario e quindi eseguire un contrattacco
- UKE WAZA (GO NO SEN): colpire difendendo (Uchi Komi)
- RENZOKU WAZA (SHIKAKE WAZA): attaccare utilizzando una combinazione di tecniche
- SASOI WAZA (SHIKAKE WAZA): invitare l'attacco dell'avversario per poi usare una strategia adeguata
- KUZUSHI WAZA (SHIKAKE WAZA): aprire, rompere la guardia, disorientare l'avversario per portare un attacco "Ashibarai"
Il Kumite nel Karate Shotokan fu introdotto dal Maestro Yoshitaka Funakoshi tra gli anni 1930 - 1935 prendendo spunto dal Kendo appreso dal M° Hakudo Nakayama padre del Maestro Masatoshi.
Risulta dai racconti e da diverse fonti che il padre, Gichin, non apprezzava completamente questa pratica ritenendola pericolosa e inopportuna anche in considerazione del fatto che il suo allenamento comprendeva il solo studio del kata; infatti così cita il Maestro Gichin nel suo "Karate Do il mio stile di vita": "....Notte dopo notte, spesso nel cortile posteriore della casa di Azato io praticavo il kata. [...] Ripetutamente settimana dopo settimana qualche volta mese dopo mese ....".
Quello che oggi noi intendiamo per kumite è il combattimento agonistico, con regolamenti disciplinanti le tecniche, i punti e le sanzioni applicabili, a tutela dell'integrità, salute e correttezza di ogni atleta.
Anticamente era invece un incontro tra due amici praticanti di karate che studiavano, svelavano e discutevano sulle tecniche di difesa e di attacco, con grande armonia e rispetto verso se stessi e verso l'amico.
Con l'avvento delle gare, come presagiva Gichin Funakoshi, i valori di amicizia e rispetto spesso sono sostituiti da antisportività, egoismo ed accentuato agonismo.
Spetta ai maestri non ingenerare nei propri atleti solo fattori "da gara" ma far rinascere dentro ogni karateka i valori che, ognuno con la propria diversità, ha dentro.
Il presente materiale è consultabile presso il sito del Centro Sport e Cultura (www.csc.veniceone.it), sito a cura del Maestro Davide Rizzo.
Nello stile Shotokan sono presenti diversi metodi di allenamento al Kumite così suddivisi:
Gohon Kumite: Cinque passi attacco dichiarato
Sanbon Kumite: Tre Passi attacco dichiarato
Kihon Ippon Kumite: Attacco con un passo attacco dichiarato
Ju Ippon Kumite: Attacco dichiarato con un passo da distanza libera
Ju Kumite: Kumite Libero
I primi tre tipi di Kumite sono forme di Kumite adatte ai principianti essendo utile all'acquisizione di potenza, capacità reattiva all'attacco ed elasticità nei movimenti.
Servono a potenziare la tecnica portata con la massima rapidità, efficacia e precisione e a sviluppare le tecniche fondamentali in funzione del livello di abilità dell'allievo.
Il Gohon Kumite è in sintesi una combinazione di attacchi diretti in successione di cinque passi.
Il Sanbon Kumite è combinazione di attacchi diretti in successione di Tre passi; nel Sanbon Kumite il tempo dell'attacco viene assimilato e valorizzato attraverso la scelta del tempo, gli attacchi debbono venir ritmati.
Attraverso questo tipo di Kumite si acquisisce maggiormente la capacità di scelta del tempo degli attacchi.
Due atleti si dispongono uno davanti all'altro alla distanza di un pugno, uno dei due effettua il kamae (posizione di guardia) e nel "Gohon Ippon Kumite" (combattimento fondamentale a cinque passi) esegue gli attacchi facendo cinque passi in avanti, l'altro atleta effettua cinque parate arretrando e infine contrattacca sul posto con chudan gyaku zuki (pugno diretto al corpo).
Nel "Sambon Ippon Kumite" (combattimento fondamentale a tre passi) invece si eseguono gli attacchi facendo tre passi in avanti, l'altro atleta effettua tre parate arretrando e infine contrattacca sul posto con chudan gyaku zuki.
Il Kihon Ippon Kumite è una forma di combattimento ad un passo eseguendo come i precedenti una sola tecnica di attacco; nel Kihon Ippon il tempo dell'attacco viene lasciato alla discrezione dell'attaccante.
Attraverso questo tipo di Kumite si acquisisce maggiormente la capacità di mantenere sotto controllo il livello emozionale, sarà cura del difensore non perdere questo tipo di controllo che dovrà necessariamente essere coltivato mantenendo la mente sempre calma e pronta all'evenienza. Comprendendo bene la relazione fra parata e contrattacco, la distanza sia dell'attacco che della difesa. Scelta di tempo della difesa, difendere all'ultimo momento.
Il Ju Ippon Kumite (combattimento semilibero dichiarato) serve a migliorare la scelta della distanza (né troppo lunga perché le tecniche non sono efficaci, né troppo corta perché l’avversario è pericoloso) e del tempo in cui portare un attacco o una difesa con autocontrollo, a studiare tecniche offensive e difensive e ad allenare gli spostamenti.
Con il Jiyu Ippon Kumite ci si avvicina al combattimento libero, in questo caso l’attaccante, pur rimanendo legato alla dichiarazione dell'attacco, ha a suo favore la scelta del tempo e la distanza.
Combattimento semilibero ad un passo, i due atleti si dispongono una davanti all'altro a distanza di tre metri, eseguono il kamae e alternandosi attaccano previa dichiarazione delle tecniche.
La scelta della distanza:
- una volta arrivato alla distanza di ISSOKU ITTO, (Issoku Itto è quella distanza che si interpone tra l'attaccante e l'avversario, è una distanza massima dalla quale può essere effettuata una decnica che comtempli le caratterstiche del To Do Me), prima di portare l'attacco l'attaccante dovrà obbligatoriamente fermarsi per un secondo; tale permanenza non potrà superare i tre secondi.
La scelta della strategia d'azione:
a) una volta arrivato alla distanza di ISSOKU ITTO, eseguirà quindi direttamente la tecnica di attacco
b) una volta arrivato alla distanza di ISSOKU ITTO, potrà effettuare uno spostamento in avanti in yoriashi della distanza massima di un piede , in rapida successione, prima di portare l'attacco
Il concetto di "una sola tecnica" deve sempre essere presente, l'attaccante non avrà altre opportunità di attacco e quindi dovrà preparare con cura il momento, dovrà rompere l'equilibrio psicofisico dell'avversario (Kyo) dovrà crearsi l'opportunità per portare a termine quanto si è prefissato.
Compito del difensore è ovviamente evitare che questo avvenga mantenendo un alto, livello di concentrazione e di mobilità. La difesa deve essere decisa e precisa questo vale anche per lo spostamento che dovrà essere effettuato con rapidità e precisione della direzione.
Ju Kumite (combattimento libero)
Non c'è distinzione tra attaccante e difensore; serve ad affinare la strategia e la tattica ed i momenti di debolezza dell’avversario in modo da portare tecniche controllate ma che risultino efficaci: l'incolumità fisica dei contendenti deve essere la prima regola che vige in questo tipo di Kumite.
In italiano si può tradurre con "combattimento reale, applicazione in situazioni reali".
Contrariamente a quanto si può pensare, il Kumite sportivo e da palestra, è praticato sistematicamente da meno tempo del Kihon; l’inventore di questa pratica fu il maestro Yoshitaka Funakoshi, che avendo necessità di confrontarsi con altri stili di Karate e con le arti del Budo giapponese, organizzò una serie di manifestazioni dove si seguivano regole prestabilite per determinare la reale abilità dei diversi praticanti che si sfidavano in forma pseudosportiva.
Oggi l’allenamento e la competizione sportiva sono ciò che è rimasto delle antiche sfide e dei combattimenti che si eseguivano sui campi di battaglia o per le strade degli antichi imperi orientali.
Il combattimento libero rappresenta la massima espressione dell’individualità, deve essere affrontato con serenità di spirito e lealtà, rispettando la dignità e l’integrità dell’avversario.
L’alto grado di concentrazione deve mantenere costantemente vigile la mente ed il corpo in modo da essere sempre pronti a sferrare la tecnica decisiva che, se pur fermata a pochi millimetri dall’impatto, deve dare il sentore certo di aver potuto neutralizzare l’avversario con quell’unico colpo.
Il combattere sempre al massimo delle potenzialità senza concedere spazi, oltre a dimostrare il rispetto per l’avversario, in quanto non lo si sottovaluta, è mezzo d’accrescimento per entrambi i contendenti che, per non soccombere, sono “costretti” a perfezionarsi costantemente.
Nel Ju Kumite La ricerca della dimensione spazio-tempo (kyo-maai) assume l’apice della sua importanza perché, mentre nel Khion e nel Kata è, per così dire, “calcolata”, nel combattimento con un avversario reale, dotato di ritmo e strategia propri, muta continuamente.
Inoltre non vi sono tecniche prestabilite, gli atleti possono utilizzare liberamente le loro capacità fisiche e mentali, l'unica cosa i colpi devono essere controllati, arrestati sempre appena prima che giungano ai punti vitali dell'avversario.
Il Ju Kumite deve contribuire a dare all'allievo la possibilità di perfezionare le proprie tecniche di difesa in situazioni reali estremamente vicine ad un combattimento vero , senza tuttavia nuocere mai alle persone. Quindi la pratica del Ju Kumite sviluppa confidenza , autodisciplina , velocità , riflessi , controllo della respirazione ed esperienza al "combattimento".
Il Kumite moderno consiste nella pratica del combattimento sportivo contro un avversario e non va confuso con il combattimento reale, in cui si potrebbe incorrere a seguito di un'aggressione.
Nella competizione molte tecniche proprie del Karate non sono ammesse per la loro intrinseca pericolosità. Gli esempi sono molti: gomitate, ginocchiate, testate e tutti gli attacchi alle zone più vulnerabili del corpo. Tutte queste tecniche sono invece ammesse nel Kumite classico, fermo restando la massima attenzione e controllo con i quali tali tecniche devono essere portate.
Ovviamente il combattimento reale non conosce limiti di nessun genere ed e` quindi buona norma allenarsi fisicamente e mentalmente a subire/parare/evitare tutti i tipi di attacchi anche se portati con controllo.
La pratica del Kumite è volta alla tutela dell'incolumità dei due concorrenti. Oltre all'obbligo di utilizzo di adeguate protezioni preventive (guantini, paratibia, parapiedi, corpetto, paradenti, conchiglia, paraseno), è stato sviluppato un regolamento secondo il quale è proibito ogni contatto con tecniche di braccio portate alla testa; è ammeso un leggero contatto epidermico solo per quanto riguarda le tecniche di gamba portate alla testa e tutte le tecniche portate al busto, inoltre non sono ammessi attacchi alle articolazioni, agli occhi, alla spina dorsale, alla gola e a tutte quelle parti del corpo ritenute vitali.
La vittoria viene assegnata sulla base di un punteggio tenente conto delle tecniche arrivate a segno e delle penalità. A causa di queste ultime il concorrente che mantiene degli atteggiamenti non idonei a quanto prescritto nel regolamento può vedere penalizzato o compromesso il proprio incontro.
I punti e le sanzioni vengono assegnate dall'arbitro che interrompe l'incontro per poi farlo ricominciare una volta espressa la valutazione.
Il combattimento risulta "mimato", ma i colpi devono essere portati in maniera tale da dimostrare tutto il loro potenziale. Per questo chi intende praticare il Kumite è spinto ad adottare atteggiamenti corretti verso l'avversario e a sviluppare una sempre maggiore maestria tecnica.
E' previsto un regolamento particolare per i più giovani: il regolamento esordienti FIJLKAM (13-14 anni), dove sono presenti maggiori restrizioni riguardo al tipo di tecniche ammesse.
Inoltre, per favorire lo sviluppo del bagaglio tecnico delle giovani leve non è prevista un'assegnazione del punteggio come nelle categorie superiori, ma viene attribuita la vittoria alla fine di un combattimento senza interruzioni (salvo per l'assegnazione di sanzioni) valutando la maestria tecnico-tattica e la capacità di controllo delle tecniche dei due concorrenti. Gli esordienti hanno cosi la possibilità di confrontarsi con compagni della stessa età in una realtà tutelata ed estremamente formativa.
Grazie a tutto questo è possibile avvicinarsi con sicurezza alla pratica di un tipo di combattimento completo, che si sviluppa su più distanze (lunga-media, braccia e gambe; corta, proiezioni) senza incorrere in rischi di traumatologie o altre controindicazioni che potrebbero presentare altri sport di combattimento.
TUTTE le tecniche vanno mantenute sotto il più rigoroso controllo in ogni momento;
non ci deve mai essere l'intenzione di ferire un avversario.
Il combattimento libero rappresenta la massima espressione dell’individualità, deve essere affrontato con serenità di spirito e lealtà, rispettando la dignità e l’integrità dell’avversario.
L’alto grado di concentrazione deve mantenere costantemente vigile la mente ed il corpo in modo da essere sempre pronti a sferrare la tecnica decisiva che, se pur fermata a pochi millimetri dall’impatto, deve dare il sentore certo di aver potuto neutralizzare l’avversario con quell’unico colpo.
Ciò rappresenta un impegno d’onestà personale, poiché nessuna tecnica, pur conservandone l’intenzione, deve realmente colpire.
Il combattere sempre al massimo delle potenzialità senza concedere spazi, oltre a dimostrare il rispetto per l’avversario, in quanto non lo si sottovaluta, è mezzo d’accrescimento per entrambi i contendenti che, per non soccombere, sono “costretti” a perfezionarsi costantemente.
In questo caso, la ricerca della dimensione spazio-tempo assume l’apice della sua importanza perché, mentre nel Khion e nel Kata è, per così dire, “calcolata”, nel combattimento con un avversario reale, dotato di un proprio ritmo e una propria strategia, muta continuamente.