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Modulo 3      L'identità in rete

Contesti sociosimbolici ed esercizio del potere.

Facendo riferimento al concetto di potere, inteso come la facoltà di un soggetto di far eseguire, ad un altro membro di una comunità, determinate azioni, si nota che il potere è un concetto che presuppone un contesto in cui venga applicato. Dalla lezione di Michel Foucault sappiamo che il potere non è una forza unilaterale localizzabile in maniera definitiva, ma è fondamentalmente una relazione molto fluida, tra soggetti e/o istituzioni[1]. L’interazione face to face, così come quella mediata da computer presuppongono sempre una relazione tra i soggetti coinvolti, che non è necessariamente egualitaria. Infatti la necessità di affermare una identità non solo in base a caratteristiche determinanti per quest’ultima (interessi, linguaggio, abbigliamento) ma anche in base a caratteristiche che permettano di distinguersi da altre categorie di identità riconoscibili[2] (atteggiamenti, idee, pregiudizi) presuppone la necessità del soggetto di posizionarsi anche rispetto agli altri presenti nello stesso contesto. La possibilità di identificare l’altro con uno stereotipo o con una immagine precostituita, permette l’applicazione di schemi di previsione delle azioni e degli atteggiamenti, nei confronti dei più svariati argomenti. A seconda che l’identità dei soggetti sia sedimentata nelle coscienze degli altri membri del gruppo (caso in cui la relazione esiste da lungo tempo) oppure sia affidata ad una valutazione superficiale (primo incontro oppure relazione occasionale) la relazione è affidata nel primo caso a relazioni createsi e modificatesi con l’interazione nel tempo, mentre nel secondo caso a schemi interpretativi[3] estemporanei. Nel caso delle relazioni occasionali,in particolare, l’utilizzo di schemi interpretativi facilità l’utilizzo di pregiudizi, stereotipi e categorie molto generali (diventano determinanti categorie come la razza [si veda a proposito il lavoro di Lisa Nakamura]o il genere). In questo caso assumono rilievo anche piccoli particolari che concorrono a definire nella coscienza dei soggetti la posizione reciproca, come accade per quella che è stata definita la pronominalità del potere[4], dove la relazione tra due soggetti e l’atteggiamento reciproco è determinato prima di tutto dalla scelta del pronome utilizzato per rivolgersi all’altro (è la condizione, per esempio, in cui il cliente si rivolge automaticamente con il “TU”, al venditore ambulante immigrato). Questi fenomeni sono presenti ed attivi anche per i contesti in cui le relazioni siano sedimentate nel tempo e l’interazione sia di lunga durata, ma, diversamente dai precedenti, le relazioni di potere sono strutturate in modo da poter essere attive e presenti anche dopo il contatto temporaneo. A prescindere che il gruppo sia orientato ad un obiettivo oppure abbia come legame la condivisione di un interesse e quindi la reciproca affermazione di una identità, all’interno di esso si stabiliscono delle reti di legami, di attribuzioni[5] di autorità  e di predisposizioni emotive, all’interno delle quali tutti i soggetti sono posizionabili gli uni rispetto agli altri.

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[1] Cfr.  M. Foucault, La volontà di sapere, Milano, Feltrinelli, 2000

[2] Cfr.  P. Bourdieu,  La distinzione, Bologna, il mulino, 1983

[3] Cfr.  E. Goffman, Frame Analysis,  New York, NY: Harper, 1974

[4] Cfr. R. Brown e A. Gilman, I pronomi del potere e della solidarietà, in P.P. Figlioli e G. Fele, a cura di, Linguaggio e contesto sociale, bologna, il Mulino, 2000

[5]  Cfr. C. Dubar,  La Socializzazione. Come si costruisce l’identità sociale, Bologna, il Mulino, 2004

 

 
Intro
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Unità 3   

L'approccio relazionale: la rete come spazio di relazioni   

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