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I racconti del castello:

Delitto al castello
La Fonte della giovinezza
Quattro ragazzi e un fantasma

Terza giornata

Alle sei e tre quarti erano già in piedi decisi a risolvere la situazione. Avevano tutti lo strano presentimento che il mistero stava per svelarsi e che comunque Luigina si trovava  da qualche parte salva.
- Dai ragazzi, cerchiamo ovunque la maestra - disse Sara convinta - ma rimaniamo uniti.
I ragazzi si aggiravano cautamente fra il Palazzo Vecchio e quello Nuovo, ma non scorsero nulla,  finché giunti nel sotterraneo, intravidero una specie di pozzo che li attirò.
Piano piano vi si avvicinarono. Sara provò ad infilarci un secchiello che era lì accanto e, da non credersi,  le tornò indietro solamente il manico.
I ragazzi, sbalorditi, notarono che dal pozzo erano uscite delle lame di coltelli,  e che esse si erano disposte in modo tale da formare degli scalini.
- Dai scendiamo!- disse Fede, che delle ragazze era la più coraggiosa.
Uno dopo l’altro, in fila indiana, gli amici scesero per il pozzo…
- Ma è la zia! - disse Bea. 
La donna,  accovacciata a terra,era stata  imbavagliata e legata. I giovani la liberarono delle corde e poi la portarono fuori dal pozzo.
Durante la risalita, a Fede cadde lo zainetto e malauguratamente uno dei numerosi coltelli  colpì al cuore il povero Gioakkino: un forte dispiacere colse i quattro ragazzi.
Matteo si chiese come mai quel buffo essere non avesse sentito su di sé il pericolo imminente, ma non riuscì a darsi una risposta.
Quando la signora Luigina si riprese, i ragazzi decisero di consegnarle  il documento che avevano nascosto nel camino. Nel prendere la pergamena, Matteo toccò una mattonella che aveva sentito muoversi nel muro e… Inaspettatamente dal fondo del camino si alzò una grata che lasciò intravedere uno spazio retrostante. 
- Guardate ci può passare una persona - disse Teo.
Senza esitare gli amici si addentrarono nel passaggio segreto. Scesero la ripida scaletta di sasso che apparve loro davanti e, passo dopo passo, giunsero in un locale sotterraneo.
- Guardate! Ma è un tesoro!- disse Sara.
Nascosti in un vecchio baule, c'erano gioielli, monete e monili d’oro di antica fattura, tesori che erano rimasti lì da chissà quanti secoli!
I ragazzi, aiutati dalla zia, più che mai eccitata per la scoperta, presero il baule e lo trasportarono nel salone del castello.
- Certamente - esordì Matteo - questo deve essere il tesoro che il monaco assassino aveva nascosto, il frutto dei suoi peccati!
- E' la prova della sua colpa, ma certo!- disse Bea rivolta alla zia, che ancora non capiva appieno il senso di quelle parole.
- Deve essere così! Ma allora il documento…?- esclamò Sara agli amici, in cuor suo fiduciosa che la pergamena trovata nel sarcofago e consegnata a Luigina potesse essere quella menzionata da Adalberto.
Tutti eccitati, chiesero alla maestra di leggere il documento, che lei lesse, dopo aver ascoltato attentamente tutto il racconto fattole dai ragazzi.
- Certo - disse la donna - la pergamena conferma quanto poc'anzi mi avete confessato. Qui infatti è scritto che il monaco... si  era macchiato di orrendi crimini di simonia. La firma si decifra benissimo, guardate, si legge ADALBERTO!
- Finalmente il monaco assassinato potrà trovare un po’ di pace nella verità svelata,-  disse Matteo, orgoglioso di essere stato prescelto dal  fantasma benedettino, la prima notte, a far luce su un crimine avvenuto otto secoli addietro.
- Amiche, ne avremo da raccontare quando torneremo a scuola lunedì!- continuava a ripetere il ragazzo - Chi avrebbe mai pensato di poter vivere una simile avventura...
- Zia - disse Beatrice - cosa pensi di farne del tesoro?
- Certamente non lo terrò per me. Probabilmente lo donerò alla biblioteca del Comune perchè allestisca una vetrinetta. - E continuò - Penso che approfondirò l'argomento della simonia e cercherò di documentarmi sul periodo in cui visse il monaco Adalberto.
- Ragazzi! Mi pare sia ora arrivato il momento dei saluti- disse la signora Luigina.
- Hai proprio ragione, zia - annuì anche con il capo la nipote. 
Così i quattro ragazzi, ancora eccitati per l'accaduto, verso le undici, presero da Cressa il treno che portava a Milano e decisero che prima o poi su questa  incredibile storia avrebbero scritto un libro.

 

 

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