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I racconti del castello:

Delitto al castello
La Fonte della giovinezza
Quattro ragazzi e un fantasma

 

Personaggi:

  • Beatrice

  • Federica

  • Sara

  • Matteo

I ragazzi protagonisti
  • Maestra Luigina             Zia di Chiara
  • Monaco Adalberto           fantasma del castello
  • Altro monaco                    fantasma assassino di Adalberto
  • Gioakkino                          la tarantola

Prima giornata

-vegliatevi ragazzi, é tardi! Non vorrete perdere il treno? - gridò Federica ai compagni che avevano trascorso la notte da lei.
- Fede,  ma e’ già ora di alzarsi per andare a… Come si chiama il paese?- chiese  ancora addormentata Sara.
- Si chiama Fontaneto d'Agogna. Possibile che tu abbia così scarsa memoria per i nomi! - disse Matteo, che invece quella località se l'era ben impressa nella mente da quando  Beatrice, la loro compagna  di classe, gli aveva parlato di una parente che vi risiedeva.
Fontaneto d’Agogna è un paesino in provincia di Novara dove i nostri  amici si accingevano a trascorre il fine settimana, ospiti della zia di Beatrice.
- Smettetela di discutere!  Dovete ancora  sistemare la valigia voi due!-  ordinò Federica decisamente spazientita .
Alle 6.30, raggiunta Bea alla Stazione Centrale, i quattro salivano sul treno che da Milano era diretto a Novara e alle 7.15  erano  già al bar della stazione della cittadina piemontese in attesa della coincidenza con il locale.
- Qui si trova la famosa Mole Antonelliana, vero?- disse Bea e Matteo attaccò: - No,  semmai vi è la famosa cupola di San Gaudenzio, commissionata nel 1830 all’architetto Antonelli...-
- Si, va bene, lo sapevamo-  bisbigliò Fede a Sara, la quale però aggiunse seccata :
- Ma non è esatta la data di costruzione! A me risulta essere  più tarda di almeno dieci anni.
La ragazza era fresca di studi avendo da poco sostenuto un'interrogazione di arte. Si ricordava che l'Antonelli lavorò all'incarico per oltre quarant'anni e che vide realizzarsi l'opera nella sua completezza  solo nel 1888.
- Lo so, hai ragione - riprese Federica, - ma conosci Teo: se non si taglia corto,  va avanti tutto il giorno a discutere perché vuole sempre avere  ragione lui!
- Dai, saliamo - propose Bea, e i ragazzi si sistemarono nella prima carrozza.
Il treno per Cressa-Fontaneto sarebbe partito alle 7.30.

Tutto ad un tratto, da dietro il finestrino dello scompartimento, apparve una figura misteriosa.

Tutto ad un tratto, da dietro il finestrino dello scompartimento, apparve una figura misteriosa.  I ragazzi sul subito sobbalzarono dallo spavento, poi si accorsero che si trattava del controllore, un tipo dall'aspetto assai inquietante, che annunciò loro che il treno sarebbe partito con cinque minuti di ritardo.
Alle 8.00 arrivarono comunque puntuali alla stazione di Cressa. Ad attenderli c’era già la zia di Bea: la maestra Luigina.
- Ciao zia!-, gridò felice la nipote.
- Non mi avevi detto che sarebbe venuto con voi anche un così bel ragazzo! Come ti chiami?- chiese incuriosita la signora, che non si aspettava  proprio di avere  un maschio per casa.
- Matteo, signora, Matteo, molto piacere di conoscerla!- rispose il galante ragazzo. E come era solito fare, per mostrarsi gentiluomo  baciò la mano alla signora e aggiunse - Galateo, signora, io lo rispetto sempre!
- Adesso andiamo, appena  a casa, ci vogliono solo pochi minuti, vi potrete sistemare nelle  vostre camere!- disse la maestra.
La signora Luigina era una donna curata sui cinquant’anni, alta e magra, aveva biondi capelli che teneva corti e ben pettinati.
Arrivati all'abitazione, i ragazzi si sorpresero di vedere che la casa in realtà era un palazzo signorile. Appena entrati  notarono  un grande stemma in rilievo posto sopra il camino. Si trattava di un blasone dei Visconti.
La maestra mostrò ai giovani le stanze. Le ragazze scelsero quelle al piano terra  e Teo andò nella camera al secondo piano, molto più spaziosa delle altre.
Colte dalla frenesia di conoscere nuovi luoghi, Bea, Fede e Sara, depositati i bagagli, fecero subito un giro nel cortile e notarono  due meridiane, una senza gnomone.
- Meno male che Matteo non c’è -  disse Sara - Altrimenti… Non  ne posso più della sua saccenza !
Di fronte alla casa dell’insegnante, su un lato del cortile, c’era una   chiesetta che suscitò l'interesse delle ragazze.
Come poi seppero, quell'oratorio, denominato dei Santi Fabiano e Sebastiano,  nel medioevo era molto grande (circa una trentina di metri) e svolgeva la funzione di   chiesa parrocchiale del paese. Funzione che mantenne  fino alla metà del XV secolo, quando i Visconti, che la  acquisirono, la ridussero a cappella privata , modificandone anche le proporzioni. (Nello stesso periodo, per volontà della nobile famiglia fu eretta la nuova parrocchiale, dedicata alla Madonna  Assunta, fuori le mura del castello).
Le  ampie dimensioni originarie potevano desumersi da alcuni particolari, come l'enorme colonna affrescata, visibile all'interno, che presentava alla sommità un fregio pre-romanico.
Terminato il giro di perlustrazione, rientrate in casa , le ragazze chiesero spiegazioni  su quanto avevano visto e la maestra cominciò a raccontare:- L'oratorio che avete visto era  la chiesa dell’antico cenobio benedettino, ovvero del monastero che intorno al mille occupava l'area in cui ci troviamo ora.
- Ah i monaci di
San Benedetto - proruppe Matteo, che aveva raggiunto il gruppo,- ne abbiamo parlato in classe proprio una settimana fa!
Si, si - tagliò corto Sara - il solito sapiente!
- Interessanti da vedere, se siete appassionati di storia dell'arte- continuò Luigina - sono gli affreschi di San Domenico, di San Fabiano e degli angeli. Se lo vorrete ve li mostrerò domani. Vi farò notare anche lo stemma, in facciata, della famiglia Rovida/Visconti, la casata che nel ‘600 risistemò la Chiesetta dandole l'aspetto attuale. Al conte, dovete sapere, risalgono anche quegli stemmi che avete già visto nel salone.
- Bene ragazzi, che ne dite se ora andiamo a cena?- Vi sarà venuta fame con tutte queste spiegazioni- disse Luigina ,che non vedeva l'ora di far assaporare quanto per loro aveva preparato.
Così si diressero tutti nella sala da pranzo, che per l'occasione aveva addobbato come per un
banchetto medioevale.
- Ragazzi, spero vi piaccia la selvaggina che ho cucinato. Questa sera  assaggerete 
una ricetta tipica del medioevo: fagiano al finocchio -  disse soddisfatta la zia.
Matteo prese
le spezie e iniziò ad insaporire la carne.
- Non esagerare, non ci sei solo tu!-  Esclamò Fede .
- Sai che a me piacciono i cibi piccanti!-  ribatté Matteo.
Verso le ventidue i ragazzi, entusiasti per la giornata trascorsa, andarono a dormire, ignari di quanto stava per accadere.

 

A mezzanotte Teo sentì dei rumori, aprì gli occhi e… 
Si trovò davanti un fantasma dalle fattezze inconfondibili di un monaco. 

A mezzanotte Teo sentì dei rumori, aprì gli occhi e… Si trovò davanti un fantasma dalle fattezze inconfondibili di un monaco.  - Ahhhhhhhh!-  gli uscì d'impeto dalla bocca, e poi ancora- Ahhhhhhhh!.
Il monaco, per placarlo, iniziò a  parlargli con voce soave .
- Mi chiamo Adalberto, ti sono apparso  perché tu e i tuoi amici possiate trovare in un vano vuoto del castello il documento che riporta la mia testimonianza contro il monaco che mi ha ucciso per averlo accusato di simonia
Per aiutarvi nelle ricerche vi darò Gioakkino, la mia tarantola.
Gioakkino era una piccola tarantola dal folto pelo nero .La sua peculiarità era quella di saper percepire il male in anticipo, e di segnalare il pericolo emettendo un suono stridulo.
- Adesso ti saluto, ti informerò in seguito. - Così terminò e sparì.
Le ragazze sentito l’urlo accorsero: Matteo era bianco come un cencio!
- Cosa ti è successo?- esclamò Sara, e lui balbettando: - Ho-ho-ho vivivisto uuunn FANTASMA!!!- e Fede, incalzandolo : - E cosa ti ha detto?
- Lasciatelo tranquillizzare!- rispose Bea - non vedete che è  turbato!
Matteo, bevuto un sorso d'acqua, raccontò agli amici della richiesta del monaco.
Le ragazze, avendo oramai perso completamente il sonno, decisero di restare al piano superiore con Teo e durante la notte stettero vigili, con gli occhi  ben aperti.

 

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