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Storia del Castello di Fontaneto. I
primi documenti relativi alla presenza di edifici nell’area
dell’attuale Castello, risalgono al 900 d.C. Da un diploma di re
Berengario I, che reca la data del 908
d.C., si apprende che “ in
loco functaneto” era stato costruito, dal vicecomes
Gariardo, un cenobio benedettino, dedicato a San Sebastiano.
Possiamo quindi dedurre che, a quell’epoca, a Fontaneto esistevano già
un insediamento ed un monastero. Un altro documento del 945
attesta la presenza accanto al monastero di un castrum
difensivo e cita un tale Groppardo,
visconte di Fontaneto, che, presumibilmente, si può identificare con lo
stesso Gariardo. Nello stesso
diploma del 908, inoltre, Berengario I aveva confermato al Contado di
Fontaneto il privilegio di tenere mercato una volta al mese, circostanza
questa che ci fa capire l’importanza assunta dal luogo in quel periodo.
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1. IL MONASTERO BENEDETTINO (dal 900 d.C. circa al 1454 d. C.) Si
tratta del periodo in cui nascono e si sviluppano il cenobio e l'abbazia,
della quale resta testimonianza nella Chiesa dei
Santi Fabiano e Sebastiano. L’Abate
del monastero aveva, allora, piena giurisdizione sulle terre del Contado e
questo fino a quando, probabilmente all’inizio del XII secolo, il cenobio
passò alle dipendenze dell’Abate del monastero
dei SS. Gratiniano e Felino di Arona, che assunse la signoria su
tutta la zona di Fontaneto. |
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2. LA
FORTEZZA VISCONTEA (Dal 1454 al 1700 circa) Attorno
al 1454, Papa Nicolò V concesse
il permesso all’Abate di Arona di cedere il monastero e tutte le terre di
Fontaneto alla famiglia dei Visconti. Agli
inizi del XVI secolo la configurazione del complesso doveva essere quella di
un castello fortificato ad andamento rettangolare, con quattro torri
angolari e palazzi nobiliari, oltre ad edifici destinati alla servitù, alle
scuderie, ai servizi. I secoli XVI e XVII furono tutt’altro che tranquilli, anche Fontaneto risentì della situazione europea che, nel 1500, contrapponeva i francesi di Francesco I agli spagnoli di Carlo V. Fu, però, con la guerra dei Trent’anni che il paese visse il suo episodio cruciale. Il 13 giugno del 1636 i francesi assediarono il castello, allora occupato da una guarnigione spagnola, e li costrinsero alla resa nello spazio di un giorno. La battaglia causò la distruzione di 142 case del paese. Il materiale degli edifici distrutti andò a rafforzare i terrapieni del Castello stesso, che non uscì indenne dalla cruenta lotta. Nel 1645 la fortezza fu distrutta per ordine del governatore di Milano.
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3.
DA FORTEZZA A RESIDENZA PRIVATA - La nascita delle piazze (dal 1700 ad
oggi) Dalla
metà del ‘600 il castello smise di essere fortezza, per
diventare un complesso di palazzi, case nobiliari e edifici rustici, in
gran parte da ristrutturare. Alla
fine del ‘700, i Visconti si erano divisi in tre rami: Borromeo,
Arese, Visconti. Si imparentarono poi con altre famiglie e la proprietà
del Castello subì molteplici divisioni. Nel
1742 i diversi proprietari si accordarono per abbattere la Torre Rossa e
lasciare posto a quella che sarà l’attuale Piazza Castello, mentre,
dove un tempo sorgeva la Torre Bianca, ormai andata perduta, si creò lo
spazio per l’attuale piazza dell’Annunziata. Altre
famiglie si imparentarono con i Visconti ed il castello ebbe nuovi
proprietari, come i Del Maino, i Conelli
de Prosperi o il marchese Rovida di
Boca, che fece abbattere tutte le casupole del lato sud che
soffocavano la grandiosa costruzione del Palazzo Vecchio, dando così vita
a una grande piazza, di cui oggi rimane la piccola piazza Matteotti. Una
parte del castello rimase all’ultimo Visconti, il conte Pirro, il quale
la lasciò in eredità alla figlia sposata con il conte Colleoni di
Bergamo; quindi, tramite la nipote, l’edificio passò al marchese
Stanga.
Oggi,
all’interno del tracciato del vecchio fossato, abitano una ventina di
famiglie. Scomparso il quartiere sud-ovest, compromesso quello nord-ovest,
rimane soprattutto la metà orientale dell’ex-fortezza, dove troviamo
ancora belle sale, con solai a cassettoni, volte affrescate, dipinti e
camini con stemmi araldici, cornici in cotto, balconate dalle mensole in
serizzo, murature in pietra di grande spessore, muri a spina di pesce…
tutti silenziosi testimoni di un passato ricco e affascinante.
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