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storia del castello
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I racconti del castello:

Delitto al castello
La Fonte della giovinezza
Quattro ragazzi e un fantasma

 

Due monaci francesi, provenienti da Cluny, scoprirono nel cenobio di Fontaneto la fonte della vita eterna. Uno di loro uccise l'abate Gisalberto e si mise per l'eternità a guardia della prodigiosa sorgente.
Trovare la fonte e tapparla, così che l'incantesimo che manteneva ancora in vita il monaco assassino potesse interrompersi, sarà premura dei coraggiosi ragazzi. Ci riusciranno?

Personaggi:

  • Chiara

  • Federico

  • Gianni

  • Giovanna

I ragazzi protagonisti
  • Maestra Elena               Zia di Chiara
  • Abate Gisalberto           fantasma del castello
  • Anziano monaco            vecchio che protegge il pozzo

Prima giornata

-ccoci arrivati a Fontaneto d’Agogna- disse Federico agli amici, guardando dal finestrino del treno.
- Ma sono solo quattro case, è diverso da come me lo aspettavo- aggiunse Gianni.
- Guardate, laggiù c’è mia zia Elena - puntualizzò Chiara, contenta di poter rivedere la parente.
Finalmente i nostri amici erano arrivati alla stazione di Cressa-Fontaneto e ad attenderli c’era la Elena, che li avrebbe ospitati per qualche giorno.
- Chiara, hai fatto buon viaggio? Questi sono i tuoi amici? - disse sorridente la donna.
Con entusiasmo la ragazza iniziò a presentare i compagni: - Lui si chiama Gianni, ha una vera e propria passione per tutti gli sport, quest’altro è Federico, il secchione del gruppo, lei, invece, è la mia migliore amica e si chiama Giovanna.
- Beh ragazzi, adesso andiamo tutti a casa mia, al castello!- disse Elena, contenta di vedere i volti incuriositi dei giovani ospiti.
Elena era la maestra del paese, da poco collocata in pensione, che abitava in una sontuosa dimora del ‘500, proprio nel cuore dell'abitato.
Arrivati in prossimità della casa, i ragazzi rimasero un po' delusi: loro si aspettavano di vedere un castello come quello delle favole, e invece si trovarono davanti ad un complesso di vecchi edifici risalenti ad epoche diverse.
Però, una volta entrati nell’abitazione,  i volti di tutti si illuminarono e Federico esordì: - Ma è splendido! Sarebbe  proprio interessante  conoscere la storia di questi luoghi -  continuò.
- Dovete sapere, ragazzi - rispose Elena  iniziando a raccontare qualcosa del luogo , che il castello vero e proprio fu costruito per volere dei Visconti nel 1456, ma già intorno al Mille qui probabilmente era collocato e molto sviluppato un cenobio benedettino. Oggi di quel grande monastero, che fu sede di un importante Concilio nel 1057, è  rimasta solo la piccola chiesa dedicata ai SS Fabiano e Sebastiano. 
- Quale, quella laggiù? - chiese Chiara indicando con il dito.
- Sì nipotina - e continuò:- il palazzo che vedete alla vostra destra  è la parte "nuova" del castello costruita nel 1474, mentre qui, dove ora ci troviamo  è  il Palazzo Vecchio, che, come vi ho già detto, venne edificato per volere di un Visconti, tale Filippo Maria, vent'anni prima. 
Poi proseguì: - Colgo dai vostri sguardi che siete stanchi e forse un po’ affamati, andiamo ragazzi, continuerò il mio racconto oggi pomeriggio, se lo vorrete!
Dopo aver pranzato, e con un certo appetito, i ragazzi uscirono di nuovo per un sopralluogo.
Elena fece loro notare una bella loggia sostenuta da mensoloni di serizzo sulla parete esterna del Palazzo Nuovo e gli stemmi nobiliari.
- Adesso seguitemi nella piazzetta. Osservate qui... In questo punto, nel lontano 1300, fu eretta una torre che rimase a difesa del castello per secoli, fino al 1742, quando venne abbattuta. Ora, se avete ancora pazienza, vi voglio mostrare la chiesetta di San Fabiano.
Entrati nella chiesa, la zia fece  notare l’affresco raffigurante San Bartolomeo martire dipinto su una colonna della parete est, il Paliotto del ‘700, il bel crocefisso ligneo e altri particolari curiosi.
- Ma zia sei un portento, sai veramente tante cose!- disse Chiara, contenta di avere una parente così dotta.
Usciti, tornarono in giardino ed Elena disse:- Guardate lassù- e tutti rimasero affascinati dalla meridiana  che era posta sulla parete della chiesa e Federico non perse l'occasione per fare domande.
- Bene ragazzi, forse è meglio rientrare- disse la zia, cogliendo lo sguardo assente di Gianni, il quale non vedeva l'ora di guardare in TV  il torneo di tennis.
Tra una parola e l'altra  s'era fatta ormai l'ora di cena e i maschi, soprattutto, non desideravano altro che mettere le gambe sotto il tavolo.
Elena li invitò ad accomodarsi  in salotto in attesa del pasto. Frattanto dalla cucina del castello proveniva un buonissimo odore che non deluse le aspettative del gruppo. Il cibo era veramente buono.
– Che vi dicevo, ragazzi, mia zia è anche un’ottima cuoca - disse contenta Chiara.
Dopo cena, i ragazzi  si avviarono nelle camere, non senza un po’ di timore: l’idea di dormire  in luoghi ove  erano avvenuti chissà quali episodi strani li inquietava.

A mezzanotte il rumore del pendolo che batteva le ore  fece sobbalzare Gianni, che del resto faticava a prendere sonno e puff!!!.  In quel momento apparve una figura non ben definita che via via assunse le sembianze di un abate.
Il fantasma  indossava una tunica lunga che gli copriva i piedi, la faccia era nascosta da un cappuccio. D’un tratto incominciò a parlare:
- Ciao Gianni, sono il fantasma dell'abate Gisalberto, mi serve il tuo aiuto! Devi sapere che tempo fa  due monaci francesi provenienti dal monastero di Cluny, ed io  abbiamo  scoperto in questo luogo la fonte della vita eterna. Si tratta di un pozzo all’apparenza privo di rilievo, insignificante, ma in realtà prodigioso. Uno dei due monaci  è scomparso nel  pozzo, trafitto dai coltelli, mentre l’altro mi  ha ucciso perché  voleva essere il solo a conoscenza della fonte. Ne ha  bevuta l’acqua prodigiosa e tuttora vi ci si alimenta. Egli è vivo e risiede nel castello. Il vecchio, questo è il suo aspetto ora, protegge le scale che
conducono al pozzo miracoloso e demoniaco nel contempo.
Io confido in te e nei tuoi amici, che insieme possiate  trovare la fonte così che la possiate tappare  per l’eternità e interrompere l’incantesimo nefasto che mantiene in vita il diabolico monaco.
Detto ciò  …puff.. il fantasma svanì.
- Va… bene…ti… aiuterò - rispose Gianni terrorizzato e incredulo allo stesso momento.
Il ragazzo non era del tutto sicuro che il fatto accadutogli potesse essere vero: - E se avessi sognato?- continuava a ripetersi. - Eppure no, quel fantasma era lì, ne sono sicuro!

 

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