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I racconti del castello:

Delitto al castello
La Fonte della giovinezza
Quattro ragazzi e un fantasma




Seconda giornata

L’erudito Lorenzo la mattina si alzò prestissimo. A colazione raccontò il sogno ai compagni, che ironicamente gli dissero: – Ma ti è andato di volta il cervello!
 - Eppure mi è successo, sembrava vero, credetemi! È vero!!! È una storia verosimile. Lo so che vi sembra assurda, ma ritengo sia  una storia vera. Datemi retta… - continuava a ripetere il ragazzo agli amici.
Alla fine di una lunga discussione,  Lorenzo riuscì a convincerli ad intraprendere delle ricerche.
I ragazzi dissero alla zia che quella mattina volevano osservare il posto da soli, tacendo naturalmente lo strano sogno della notte.
Il primo posto che ispezionarono nella volontà di trovare qualche indizio che li mettesse sulla strada giusta fu la
Chiesa di S. Fabiano e S. Sebastiano.
La chiesa che un tempo era molto grande, come aveva loro detto la zia, ora aveva dimensioni ridotte. Ai loro occhi non presentava  particolari stranezze; soltanto  una colonna affrescata che riproduceva un santo senza pelle li colpì.
- Si tratta di S. Bartolomeo - disse Lorenzo a Chiara, che si chiedeva chi mai fosse quel santo.
Usciti, provarono a cercare sul lato esterno della chiesa, dentro al cortile del castello. Vi scorsero  dei capitelli corinzi, utilizzati come materiale di recupero, ma non trovarono niente che facesse al caso loro.
L’unico particolare che li incuriosì fu  lo
stemma affrescato che si trovava in facciata, sul muro sopra allo stipite della porta della chiesa. Ma non vi scorsero nessun indizio chiarificatore.
- Non ce la faccio più!!! – esclamò Cristina e proseguì – E’ tutta la mattina che cerchiamo! Io e Chiara andiamo a ripassare per l’esame. Vi aspettiamo a tavola.
E Tommaso: – Giusto! Lory, anch’io sono stanco, andiamo, dai! 
-  Ok, voi andate pure, io cerco ancora un po’- disse Lorenzo, che non  voleva saperne di interrompere  la ricerca.
Detto ciò, Lorenzo si avviò con la sua guida in mano  verso la piazzetta che attualmente è sede di mercato al Venerdì e che con probabilità  ospitava le fiere anche nel Medioevo.
Il suo passo veloce lo condusse vicino al luogo ove un tempo vi era una torre.
Il tempo stava peggiorando, il vento soffiava forte e il ragazzo, sfogliando incuriosito le pagine della sua guida, lesse -“ la torre fu demolita nel 1762". Circa settecento anni dopo il Concilio di Fontaneto; uhm… interessante !
Un tuono interruppe la sua lettura:  l’immagine del monaco fantasma del sogno gli apparve dinanzi agli occhi. 
Questa volta lo poteva ben distinguere. Si toccò per vedere se non stesse ancora sognando.
- Lorenzo, ti devi sbrigare altrimenti potrebbe succedere qualcosa di brutto anche a te e i tuoi amici…! - Bisbigliò l’ombra.
- Aahhh!!! - Urlando a squarciagola Lorenzo irruppe in casa portando con sé la pioggia, che formò una pozzanghera davanti all’ingresso.
Cristina e Chiara allarmate chiusero i libri in fretta e si precipitarono all’ingresso.
Qualche minuto  dopo arrivò anche Tommaso  con in mano un panino.
Lorenzo, ancora sconvolto, approfittando del fatto che la signora Elena non era in casa raccontò quanto gli era appena accaduto.
- Che vi dicevo. E' tutto vero,- continuava a ripetere agli altri, i quali vedendo il suo stato d'animo turbato non potevano che credergli!
Al pomeriggio Chiara e l'amica continuarono il ripasso generale in attesa che il temporale finisse. D’ un tratto qualcosa si mosse dentro allo zaino di Cristina.
Subito si sentì uno starnuto e sulla porta apparve Tommaso con gli occhi lucidi ed il naso rosso come un pomodoro.
 - Tu! … etciuuù! – disse puntando il dito contro Cristina - Come hai osato portare quel criceto, lo sai che …e … e … etciuuù! Sono allergico al suo pelo!
Le due ragazze scoppiarono a ridere e tirarono fuori dallo zaino il criceto Nap.
Calmatosi il temporale, decisero di uscire tutti per continuare le ricerche.
All’ingresso notarono una strana pozzanghera, l'osservarono con attenzione  e videro che aveva preso le sembianze di una mappa. La mappa raffigurava una stanza di palazzo con vari stemmi e un caminetto.
Lorenzo  d'un tratto disse con entusiasmo: – Ma e’ la stanza dove dormiamo noi! – e si rivolse a Tommaso  :– La riconosci? 
- Si, ma cosa vuol dire?- replicò distrattamente il ragazzo chiamato in causa.
In quel preciso momento, una folata di vento si alzò e la porta si spalancò di colpo : il malcapitato Tommaso cadde a terra  tramortito.
Le ragazze prontamente lo soccorsero portandolo nella sala del camino e  lo distesero sulla poltrona di fronte ad esso.
Dopo un po'  il ragazzo, ripresa conoscenza, si era riaddormentato e le ragazze  lasciarono in silenzio la stanza per raggiungere Lorenzo, che era rimasto ad osservare la strana pozzanghera in attesa di una rivelazione ulteriore.
Nel mentre, il criceto Nap, lontano dagli sguardi di Chiara e Cristina, era sgusciato fuori dallo zaino e si era diretto verso la poltrona di Tommaso, posizionandosi proprio sul suo volto.
Il ragazzo fece uno starnuto, così fragoroso e potente, che disperse tutta la cenere del camino per la stanaza.
Chiara, Cristina e Lorenzo, allarmati da tanto frastuono, accorsero e visto il disordine tentarono di sistemare, prima che arrivasse la zia.
Nello spolverare il camino, Chiara s’accorse di un’iscrizione.
– Guardate qua! Si legge qualcosa – disse la ragazza, che per la prima volta ebbe la sensazione di vivere un'avventura diretta.
- Ma certo, fa vedere – esclamò Lorenzo , completamente eccitato.
I ragazzi lessero in coro le seguenti parole:

Due stemmi ci sono nella stanza del camino:
uno di essi è a voi più vicino
se farete tre passi a destra e cinque a sinistra,
uno in su e due in giù,
-
ma attenzione, non fate passi in più; -
nello stemma a voi più lontano,
si nascondono spade che scendono piano;
nello stemma che sembra più piccino
si nascondono spade che escono dal camino
lo stemma giusto toccherà a voi scovare
vi posso soltanto il meccanismo svelare:
le ruote inizieranno a girare e il serpente faranno spostare
il grifone volerà in giù
e le ante si apriranno in su.

- Ma è l’iscrizione che cercavamo!!! – disse Lorenzo  agli amici, che si guardarono sbigottiti tra loro, non riuscendo a cogliere l'arcano mistero.
- Finalmente un indizio chiaro! Proviamo ad eseguire gli ordini incisi sul marmo, chi si offre? – chiese Lorenzo, ansioso di vedere cosa succedeva.
A quelle parole, Tommaso si offerse volontario per “l’impresa”.
Eseguì tutti i passi indicati, ma non succedeva nulla.
Ancora una volta fu Nap a risolvere la situazione, finendo casualmente sulle ruote dello stemma. Per magia esse cominciarono a girare, fecero strisciare via il serpente e volare in giù il grifone e da una fessura dello stemma uscì un pezzo di carta.
Subito Chiara si precipitò e prese il rotolo e tutti si misero ad  osservarlo.
- Forza  srotolalo! - disse Lorenzo alla ragazza, che indugiava un poco dinanzi al papiro.
- Un attimo, non mettermi fretta! - rispose Chiara agitata.
Quando finalmente il documento fu srotolato, i ragazzi videro che vi era rappresentato lo stesso soffitto della stanza in cui si trovavano. Nell'affresco un angioletto era contrassegnato da una “x”.
- Vedete, è quell’angelo lassù vicino alla ghirlanda. Proviamo a colpirlo con qualche cosa – disse Lorenzo.
Senza che Cristina vedesse il malfatto, Tommaso prese Nap, lo appallottolò e lo scaraventò sul punto contrassegnato dalla “x”. Fortunatamente il criceto ne restò indenne.
Di colpo la grata del camino si alzò e comparve un passaggio segreto. I ragazzi, con grande spirito di avventura e coraggio, decisero di entrarvi per percorrerlo fino alla fine.
Il tunnel portava in una stanza segreta dove al centro c’era un pozzo, al cui interno erano ubicati diverse lame taglienti.
- Questo è il famoso pozzo dei coltelli! - disse Chiara, ricordandosi la spiegazione di Elena.
Improvvisamente, Tommaso si appoggiò al pozzo e sotto una gran pietra sbucò una pergamena arrotolata.
I ragazzi  la osservarono e capirono che certamente si trattava del  documento di cui parlava il Monaco. La carta era ingiallita e in alcuni punti lo scritto risultava poco chiaro, ma la data e la firma si leggevano bene: l'anno era quello del Concilio e la firma  era  di un tale Anselmo Reginaldo.
- E'  il nome del monaco benedettino citato dal fantasma - esordì sicuro Lorenzo.
- Forza ragazzi, non indugiamo oltre, potrebbe essere pericoloso…- disse Cristina.
Presero il documento e in fretta risalirono il passaggio. Si ritrovarono di nuovo nella stanza del camino dove tutto era ritornato a posto.
La zia era tornata e dalla cucina li invitava ad andare a dormire.
Nascosero il documento nello zaino di Cristina e, pieni di proponimenti sul da farsi l'indomani mattina, si recarono nelle stanze per la notte.
Verso l'alba tutti ebbero la visione del monaco che li ringraziava vivamente  con queste parole: - Grazie di tutto ragazzi! Adesso potrò riposare in pace! Avete tolto il mio nome da quelli che nell’inferno si sono macchiati di eresia e avete fatto appena in tempo…

 

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