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I racconti del castello:

Delitto al castello
La Fonte della giovinezza
Quattro ragazzi e un fantasma


Terza giornata

Gianni fu il primo a svegliarsi e a recarsi in sala da pranzo per la colazione. Alla spicciolata arrivarono anche gli altri con dei volti un po' assonnati.
Durante la notte i ragazzi avevano concordato di tornare dal vecchio e di coinvolgere la maestra nel piano, ovviamente non facendole sapere i particolari.
- Elena, potresti accompagnarci a casa di quell'anziano signore che abita laggiù? sai ieri ci ha offerto delle bevande e io penso di aver dimenticato l'orologio nel suo salotto!
La zia era contenta che i ragazzi la coinvolgessero, inoltre l'idea di poter entrare in quella casa, che peraltro l'aveva sempre incuriosita, l'allettava.
- Si, vi accompagno volentieri, così ho l’occasione di vedere la sua casa, che da come ho scorto dalla finestra della mia camera deve essere bellissima.
- Sì, zia, vedrai non è una casa. E' una vera reggia. 
- Da non credersi visto l’esterno disadorno e trascurato - replicò Federico.
Una volta giunti in casa dell’anziano signore, la zia si mise a conversare con lui, intrattenendolo, come suggeritole dai ragazzi, anche se non aveva ben capito il perché delle loro strane richieste.
Frattanto gli amici  con una banale scusa  si congedarono, ma invece di uscire scesero rapidamente le scale e arrivarono al pozzo.
- Bene, ora come facciamo con i coltelli?- disse Chiara. - Se non troviamo il modo di sbloccarli come scendiamo?
- Hai ragione!- esclamò Federico, che scrutava attentamente il pozzo alla ricerca di un meccanismo che facesse all'uopo.
Nel mentre, sentirono un rumore di passi provenire dalle scale e avvicinarsi.
Rimasero con il fiato sospeso per alcuni istanti in attesa di vedere chi fosse e… davanti ai loro occhi apparve,  con uno sguardo pieno d'odio, l’anziano signore, che in realtà era, (i ragazzi non avevano più  alcun dubbio) il guardiano del pozzo.
- Impiccioni, avete scoperto il mio segreto e la mia identità… Ora dovrò assicurarmi che voi non spifferiate il mio segreto a nessuno e c’è un solo modo per farlo...
Il vecchio cercò di colpire i ragazzi con una scure, ma nel muoversi perse l'equilibrio e cadde nel pozzo.
I nostri valorosi amici rimasero indenni: la scure non li aveva colpiti, aveva invece bloccato i coltelli.

Uno dopo l’altro, i ragazzi si gettarono nel pozzo e ciò che videro laggiù  era uno spettacolo raccapricciante: si trattava di un'ampia grotta  disseminata  di scheletri umani e al centro v'era una fontana da cui sgorgava dell'acqua limpida. La fonte rifletteva la luce del sole che penetrava da una fessura della volta.
Ancora increduli, avviatesi verso la fonte, un bagliore improvviso accecò i ragazzi e apparve loro il fantasma dell’abate .
- Bravi, avete fermato  il malvagio monaco e l'incantesimo secolare che lo legava alla fonte, ora ricordatevi di tappare la sorgente. Detto ciò, puff… sparì.
Gianni e Federico fecero per prendere un grosso masso, quando d'un tratto la grotta cominciò a crollare.
Il gruppo rimase atterrito per un attimo, poi se la diede a gambe risalendo il pozzo, mentre  tutto sotto di loro si coprì di macerie .
Al piano di sopra ritrovarono la zia legata ad una sedia ma salva.
Quando la liberarono, lei chiese loro spiegazioni:
- Cos’è successo?  Cos'è stato quel botto? E dov’è quel vecchio pazzo che mi ha legato?
- Sarà meglio non raccontare tutto alla zia, tanto non ci crederebbe! - disse convinta Chiara agli amici.
-  Ma figurati, dai, dille del fantasma e della fonte…- la incalzò Federico.
- Fantasma? Quale fantasma? Su non dite sciocchezze e raccontatemi i fatti - annuì seccata la zia.
I ragazzi allora raccontarono dello strano vecchio che li aveva minacciati, del crollo e di quegli scheletri  che avevano visto laggiù, al di sotto del pozzo.
Elena disse loro che senz'altro la polizia avrebbe indagato su quella strana casa e che li avrebbe tenuti aggiornati.
Si era fatta  ormai l'ora del rientro a casa  per i nostri amici, che si accingevano a concludere le vacanze .
Abbracciata la zia, diedero un ultimo sguardo dal finestrino e via. Nella mente scorrevano tanti ricordi di quella strana e inverosimile avventura. 

 

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