Con il pianoforte a lezione di musica
e fisica
Leve, perni, materiali, frequenze e ritmi entrano in gioco per spiegare come da questo congegno sgorghino i suoni che da 300 anni sono l'ossatura della musica. Il pianoforte rientra nella categoria degli strumenti a corde percosse, ma ha avuto predecessori appartenenti alla categoria degli strumenti a corde pizzicate. I predecessori del pianoforte sono essenzialmente tre: il monocordo, il salterio e il timpanon. Il salterio ha dato origine agli strumenti a pizzico con tastiera, il timpanon agli strumenti a corde battute, il monocordo all'applicazione della tastiera agli strumenti a corde. Il salterio, strumento antichissimo conosciuto anche dai Babilonesi, aveva dieci o più corde tese sopra un tavola armonica a forma di trapezio, e si suonava pizzicando le corde con le dita armate di piccoli ditali uncinati: differiva dall'arpa per la forma della tavola armonica e per la sua posizione orizzontale. Nel Timpanon invece le corde venivano messe in vibrazione con due bacchette di legno ricurve verso la punta. Il monocordo era usato già ai tempi di Pitagora (580-504 a.C.) per studiare gli effetti fisici delle corde vibranti ed era composto da una cassetta rettangolare sulla quale veniva fissata una corda di budello, sotto la corda un ponticello mobile divideva la corda in due parti determinando l'altezza del suono. La corda veniva quindi messa in vibrazione con un plettro. Il monocordo fu utilizzato da Guido d'Arezzo, nel Medioevo, per dare l'esatta intonazione ai cantori L'origine della tastiera può essere ricercata nei grandi organi del decimo e undicesimo secolo, (organi pneumatici come quello della chiesa di Magdeburgo). Le tastiere di questi organi erano molto rudimentali: avevano al massimo 16 tasti poiché ogni tasto era largo 15 centimetri. L'applicazione della tastiera agli strumenti a corde in maniera razionale e l'impiego dei tasti per la produzione effettiva del suono avvenne però più tardi. Nel 1300 in Inghilterra si usava lo "scacchiere" con le corde messe in vibrazione dai tasti collegati a linguette metalliche dette "tangenti": in Italia questo strumento si chiama clavicordo. La spinetta è il primo strumento a corde pizzicate da becco di penna. Aveva forma varia, triangolare, quadrangolare, pentagonale e si posava su di un tavolo: aveva una sola corda per ogni tasto e l'abbassamento del tasto corrispondeva all'innalzamento di un saltarello su cui era fissato un becco di penna d'oca che pizzicava la corda. La spinetta ingrandita si chiamò spinettone, ed in Italia si chiamò genericamente Cembalo. Con l'adozione di un'ottava inferiore divenne Gravicembalo o Clavicembalo. Il merito però di aver inventato il pianoforte spetta a Bartolomeo Cristofori: nato a Padova il 4 Maggio 1655 era al servizio di Ferdinando dei Medici in Firenze come "conservatore degli strumenti musicali". Nel diario di Francesco Mammucci, con riferimento al febbraio 1711, si legge che Cristofori aveva iniziato a lavorare al "nuovo gravicembalo col piano e forte" nel 1698. Allo stesso modo la dettagliata descrizione di un "arpicembalo" in un inventario degli strumenti dei Medici riferito al 1700 non fa altro che provare la costruzione definitiva dello strumento. L'invenzione fu rivelata al mondo da uno scritto del marchese veronese Scipione Maffei, pubblicato nel 1711, in cui veniva data una minuziosa descrizione corredata da alcune tavole esplicative. I principali elementi dell'invenzione furono: l'applicazione dei martelletti in sostituzione dei saltarelli, lo scappamento, lo smorzo, cioè le tre parti essenziali del moderno meccanismo pianistico. L'applicazione dei martelli permette di graduare l'intensità del suono in rapporto tanto alla forza che alla dolcezza del proprio tatto, lo scappamento permette di ribattere prontamente le note in rapida successione e lo smorzo si discosta dalla corda nel momento in cui il tasto si abbassa, lasciando la corda libera di vibrare fin quando il tasto resta premuto. Idee e soluzioni si susseguono e moltiplicano, martelletti rivestiti in cuoio prima, poi come oggi in feltro. E così la tastiera di avorio ed ebano giunge perfetta fino a noi: una macchina che fabbrica melodie, da Mozart, fino a Elton John. Fabiola Dell'Olmo, Camilla Del Sordo, Claudia Musilli, Luana Misto (corso D) |
In questo numeroAnche le api conoscono la Geometria Con il pianoforte a lezione di musica e fisica Intervista immaginaria a Rita Levi Montalcini Fegato rigenerato con l'ossigeno Le missioni spaziali dalla prima esplorazione alle nuove tecnologie
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