GIORNATA DELLA MEMORIA: PASSATO E PRESENTE SEMPRE PIÚ VICINI TESTIMONIANZE PIÚ IMMEDIATE E VIVE PER RICORDARE CIO' CHE NON PUO' ESSERE DIMENTICATO Razzismo, sterminio, deportazioni, shoah hanno caratterizzato uno dei periodi più tristi della nostra storia: la strage di numerosi innocenti, colpevoli solo di essere nati ebrei. Queste parole oggi ritornano a riecheggiare tra noi in occasione della Giornata della Memoria, decretata dal Parlamento italiano qualche anno fa, per farci comprendere ancora una volta il grande significato e il valore profondo di queste parole che, diversamente, rischiano di essere vuote e retoriche. Noi siamo venuti a conoscenza dell’Olocausto dai libri di storia, importanti testimoni degli eventi accaduti, ma che spesso non ci danno la vera dimensione del fatto o meglio non quanto lo possano fare le emozioni, i sentimenti, gli umori di chi ha vissuto in prima persona l’avvenimento e ce lo riferisce direttamente. Il 27 gennaio, per commemorare la Giornata della Memoria, abbiamo assistito alla visione di un documentario dal titolo “La fuga degli angeli”, un importante documento che ci ha rivelato qualcosa di più delle fredde pagine scritte dai libri di storia: le ansie, le paure, le nostalgie di chi allora, cioè in quei terribili anni era un bambino e poi da adulto ha testimoniato la sua esperienza. Ursula, Eva, Jack e Lorena, appunto gli adulti del documentario, scamparono alle deportazioni e ai campi di concentramento perché da piccoli fuggirono dai loro paesi, occupati da Hitler e si rifugiarono in Gran Bretagna, Olanda, Australia. I loro racconti partono da quando prima della guerra vivevano spensierati con i loro genitori la loro infanzia, poi quando vennero ospitati, da profughi, presso famiglie, fino a quando, terminata la guerra, ritornarono presso i loro cari. Il loro inserimento presso le famiglie non sempre fu positivo, alcuni venivano accolti come dei figli e altri venivano solo sfruttati. Durante la loro prigionia, si tennero in contatto con i genitori attraverso delle lettere nelle quali raccontavano come vivevano, e i genitori li incoraggiavano, promettendo di raggiungerli presto; poi con lo scoppio della guerra i loro genitori furono deportati nei lager e le comunicazioni epistolari si diradarono sempre più. Incalzati dall’occupazione nazista, furono costretti, alcuni di loro, ad affrontare altri spostamenti sempre tra varie disavventure. Quando arrivò il fatidico 1945, la fine della guerra, alcuni ritrovarono i loro genitori, altri invece dovettero affrontare una dura realtà senza più i loro genitori. Oggi i bambini profughi, diventati ormai adulti, a distanza di tanti anni, traggono un bilancio sulla loro esperienza; per alcuni è servita perché li ha resi più forti e maturi, li ha aiutati a fidarsi e ad aprirsi di più, per altri invece ha significato momenti davvero dolorosi, non solo per non aver ritrovato i loro genitori, ma anche per la difficoltà di comunicazione, in quanto avevano dimenticato la loro lingua ed inoltre, ormai diventati adulti, avevano esigenze diverse rispetto a quelle che avevano da bambini. Venire a conoscenza di questi eventi orribili è stato molto commovente e significativo: queste persone sono scampate all’eccidio, non hanno conosciuto direttamente i campi di sterminio, ma la loro vita ugualmente è stata segnata, ugualmente essi hanno sofferto in un periodo delicato della loro crescita, lontani dai loro affetti più cari e dai loro paesi. E’ giusto perciò ricordare il 27 gennaio come il giorno della memoria, perché il passato non ritorni a far parte di una realtà che potrebbe ripresentarsi ancora oggi. Il ricordo deve essere vivo e sentito, ma ci deve soprattutto portare ad eliminare quelle situazioni d’intolleranza, di odio e d’indifferenza che sono sempre in agguato e potrebbero perciò farci commettere gli stessi errori. Barbara Marsilia e Melania Risini (classe III sez. A) |
In questo numero
Sette vite strappate alla terra e al cielo
Giornata della memoria: passato e presente sempre più vicini
“Harry Potter e la camera dei segreti”, il film dell’anno.
I telefonini, un pericolo nascosto
Un nuovo regolamento sui programmi televisivi
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