SETTE VITE STRAPPATE ALLA TERRA E AL CIELO

Precipita uno shuttle, gli astronauti muoiono nel fuoco sorvolando il Texas davanti agli occhi dei loro cari.

 

Uno shuttle esplode forse per la sottovalutazione di un danno ad un'ala.

Durante la procedura di atterraggio la navetta si incendia e i rottami precipitano in tutto il Texas.

Un atterraggio normale inizia a 170 km di quota ad una velocità di 28000 km/h; 5 minuti dopo inizia l'entrata in atmosfera a 120 km di quota. Tra gli 81 e i 49 km di altezza si perde il contatto radio a causa dei gas ionizzati che non lasciano passare le onde.

Il rientro può essere effettuato manualmente o automaticamente, quello del Columbia non è riuscito: a 63 km di quota si è perso il contatto, e a circa 1400 km da Cape Canaveral la navicella si è disintegrata.

Ma perché l'ala era danneggiata?

Uno shuttle è formato dall'orbiter, che viene chiamato comunemente navetta e che è riutilizzabile, e dai serbatoi che danno potenza durante il decollo. Dopo la partenza si è staccato dal serbatoio centrale un frammento che, per ironia della sorte, ha colpito l'ala sinistra dell’orbiter causandogli crepe e facendo staccare le piastrelle isolanti.

La navicella è esplosa per l'innalzamento eccessivo della temperatura della fusoliera dello shuttle causato dalla mancanza di piastrelle isolanti durante l'entrata in atmosfera. I sette astronauti erano consapevoli fin dal primo momento che i danni subiti nel decollo dalla navicella avrebbero potuto comportare gravi conseguenze nel rientro in atmosfera.

A bordo dello shuttle, non destinato alla I.S.S. (Stazione Spaziale Internazionale), si sono svolti diversi tipi di esperimenti scientifici, fra i quali la cristallizazione delle proteine. Ad alcuni esperimenti avevano lavorato scienziati italiani. Questa vicenda ricorda le tragedie del Challenger, che esplose nel 1986 dopo soli 73 secondi dal lancio a causa di un serbatoio, e dell'Apollo XIII che rischiò di esaurire l'ossigeno, ma per fortuna quella volta l'equipaggio si salvò.

Nella storia del Columbia rimane però un atroce dubbio: quelle sette vite si potevano salvare?

Molte fonti e agenzia di stampa sostengono che la NASA, ente che gestisce la ricerca spaziale americana, si era accorta del danno e avrebbe potuto bloccare la missione prima che lo shuttle Columbia uscisse dall'atmosfera, ma sono solo ipotesi.

Lorenzo Carnevale (classe II sez. D)

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Sette vite strappate alla terra e al cielo

 

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