I delfini, animali simpatici e giocherelloni

A volte fin troppo simili agli umani

Quando ci soffermiamo a pensare quale animale sia il più simile all’essere umano, la risposta che sorge spontanea è “la scimmia”. Alcuni primati sono incredibilmente simili a noi, sia per quando riguarda il loro patrimonio genetico che per le loro abitudini. Vediamo scimmie che utilizzano una varietà di strumenti ricavati dall’ambiente che le circonda e interagiscono tra loro come supponiamo facessero i nostri antenati. Tuttavia le scimmie non hanno il primato dell’intelligenza nel regno animale.

Nel corso degli ultimi decenni si sono susseguiti una serie di studi sui comportamenti, la socialità e l’intelligenza dei delfini, studi che hanno contribuito a classificare il delfino come la specie animale più intelligente dopo il genere umano. I delfini risultano essere più intelligenti di ogni scimmia conosciuta: ”parlano” diversi dialetti pur mantenendo una lingua comune a tutti i gruppi di delfini del mondo, sono in grado di inventarsi giochi e meccanismi di intrattenimento per il puro piacere di divertirsi e sanno distinguere situazioni di pericolo.

I delfini possono raggiungere l’intelligenza di un bambino di tre anni, e la stessa complessità emotiva, se non superiore. Soffrono come noi, gioiscono come noi, si divertono come noi. Alcuni studi hanno inoltre dimostrato come i delfini abbiano diverse e distinte personalità, coscienza di se stessi e riescano a pensare al futuro, caratteristiche che solo pochissimi altri animali manifestano. Lo studio condotto da Diana Reiss, professore di psicologia all’Hunter College della University of New York, mostra, ad esempio, come alcuni tipi di delfini possano riconoscersi guardandosi allo specchio, e usare l’immagine riflessa per controllare alcune parti del proprio corpo.

I delfini possono inoltre risolvere problemi complessi, cooperare tra di loro e creare complesse strutture sociali che implicano la presenza di un altissimo livello di emotività e di capacità intellettiva. Un esempio potrebbe essere quello di alcuni delfini australiani, che hanno imparato (ed insegnano agli altri esemplari) a tenere sul muso delle spugne quando sono alla ricerca di pesci spinosi per nutrirsi, che possono eseguire una serie di complesse manovre per eliminare l’inchiostro e l’osso dal mollusco delle seppie e produrre un pasto tenero e saporito. Per eliminare l’inchiostro, il delfino solleva l’animale morto e lo colpisce più volte con il muso finché tutto l’inchiostro non è uscito. Infine, per eliminare l’osso, riporta il mollusco sul fondo e lo strofina sulla sabbia spellandolo, finché l’osso non schizza fuori, e il pasto è pronto.

Anche la loro struttura sociale è simile a quella degli esseri umani e spesso presentano un comportamento molto distruttivo verso la loro stessa specie uccidendosi tra loro per rabbia o vendetta, insomma fanno le guerre proprio come noi e qualcuno suppone che l’intelligenza complessiva di una specie è proporzionale alla sua capacità di essere cattivi.

Sensazionale è la storia di un delfino messo in cattività perché aveva bisogno di cure mediche, dopo aver riportato delle gravi ferite in mare. Il delfino “selvaggio” imparò subito, dagli altri delfini nati in cattività, dei trucchi acrobatici come per esempio nuotare a pelo d’acqua sulla pinna caudale. Una volta rimesso il delfino in libertà, nelle acque a largo delle coste australiane, alcuni osservatori notarono parecchi suoi compagni nuotare sulle pinne e sulla coda (acrobazie che fanno i delfini in cattività). Questo comportamento è una testimonianza incredibile di come i delfini comunicano tra loro.

Documentandosi quel poco che serve sulla pesca negli oceani, emerge un dato allarmante: stiamo progressivamente sterminando la specie più evoluta sul pianeta dopo l’essere umano. Ogni anno vengono uccisi 300000 cetacei, tra delfini e balene.

Se poi parliamo delle analogie che questi straordinari mammiferi hanno con l’essere umano, stiamo commettendo dei veri e propri omicidi.

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(Irene De Benedictis, Giorgia Burma, Antonio Cavaliere classe III sez. D)

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