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FAIR PLAY, UN GIOCO DI COSCIENZA Tudoran Dana Daniela Liceo “Lucian Blaga” Bucarest - Romania Il fair play è… uno stereotipo, non è vero? Ci sono degli sportivi che, motivati dal desi-derio ossessivo di vincere, pensano di poter infrangere le regole e ci sono sempre più compagni e amici che hanno scoperto che a scuola è più facile copiare che apprendere e, perché no, ogni tanto, qualcuno di noi ci prova. Ma lasciamo correre, se non ci tocca, perché farsene un problema? Eppure qualcosa ci dice che bisogna essere preoccupati, qualcosa dentro di noi che si chiama “coscienza”. Come non sentirti col-pevole quando sai che per colpa tua qualcu-no è stato escluso? Perché solo per il tuo vantaggio un altro de-ve soffrire? Perché “il fine giustifica i mezzi” diventa il tuo slogan? Pensi che ciò che fai non faccia dispiacere nessuno? Conosci il principio azione- reazione? Ciò vuol dire che ogni azione comporta sicura-mente una conseguenza. E' chiaro che copiando un documento da Internet puoi danneggiare un tuo compagno che ha fatto una ricerca impegnativa da vari testi. Nonostante ciò dobbiamo cercare di fare uno sforzo per comprendere quelli che non conoscono il significato della parola fair-play . Bisogna riconoscere che vivono nell’illusione di saper e di saper fare costruita ogni giorno e fissata nel loro pensiero che accetta solo perfezione. Un "Universo ideale", creato, evidente-mente a danno di qualcuno. Queste persone paradossalmente non hanno fiducia in se stesse e nelle loro risorse. Il solo mezzo per recuperare questa fiducia è trarre vantaggi con qualsiasi mezzo. Più o meno alla Ma-chiavelli. Ma questo genere di profitto lascia un gusto amaro, un vuoto che niente e nes-suno può riempire. Ma, chissà, il Fair- play è una cosa che forse si impara. Diamo dunque a tutti una seconda opportunità per compren-dere che una vittoria non è una vittoria senza fair play. E' solo una menzogna.
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