ROMA - Abbiamo raggiunto monsignor Tarcisio Bertone, da poco nominato arcivescovo di Genova, città nella quale è in procinto di trasferirsi. Il presule ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande.
I nostri lettori hanno appreso con
gioia la sua nomina, vorrebbe condividere con loro quali sono stati i suoi
sentimenti?
Ho provato una grande emozione quando
sono stato informato della decisione del Santo Padre di nominarmi Arcivescovo
Metropolita di Genova. Naturalmente ho risposto sì a questo atto
di fiducia del Papa e mi sono affidato al Signore e alla Madonna della
Guardia. Si tratta evidentemente di un cambio notevole di mentalità
e di impostazione del lavoro, anche se l'esperienza di Vercelli mi aiuterà.
D'altronde anche il mio servizio alla Chiesa universale, ha sempre mantenuto
una forte connotazione pastorale.
Sempre restando nell'ambito dei sentimenti,
può raccontarci qualcosa dei ricordi che la legano alla nostra Diocesi?
La sua Ordinazione Sacerdotale?
Ivrea è la Chiesa particolare
a cui appartengo radicalmente. Quando penso ad Ivrea un fiume di ricordi
mi risalgono alla memoria. La famiglia (patriarcale) in cui sono nato e
sono stato educato alla fede e alle relazioni umane; alla gioia della musica
e del canto. La parrocchia con la vita sacramentale che mi ha nutrito e
con il parroco monumentale don Monti e i vice parroci don Ottino
e Don Preverino, recentemente scomparso. L'Istituto teologico salesiano
di Bollengo con il tirocinio apostolico nei paesi vicini del Canavese e
del Biellese, fino all'Ordinazione Sacerdotale del 1° luglio 1960.
Fu la prima ordinazione sacerdotale del neo-Vescovo di Ivrea Mons. Albino
Mensa. Ricordo benissimo l'omelia di quel giorno con la trilogia di impegni
che ci ha lasciato: senso di Cristo, senso di Maria, senso della Chiesa
(sono le tre devozioni nelle quali si concretizzava la coscienza ecclesiale
di tutti i santi Sacerdoti piemontesi).
Ci diceva che è stato ordinato
da Mons. Mensa, può parlarci dei suoi rapporti con un Vescovo cui
la lega non solamente l'ordinazione ma anche il comune servizio sulla cattedra
di S. Eusebio?
Il rapporto con S.E. Mons. Mensa
si è intensificato quando sono ritornato a Bollengo come Professore
di Teologia Morale negli anni 1965-67. Eravamo nel dinamismo rinnovatore
del post-Concilio ed egli mi ha nominato Presidente della Commissione diocesana
per la catechesi. Abbiamo promosso, previe indagini capillari sul territorio,
interessanti iniziative di catechesi agli adulti (il Risveglio di quegli
anni ha documentato puntualmente le attività svolte, sotto la guida
del Vicario Generale Can. Pittarelli). Poi, dopo i 24 anni di attività
romana nelle Università Pontificie Salesiana e Lateranense, il Santo
Padre mi ha mandato a Vercelli come successore di Mons. Mensa. Ed è
stato proprio lui, con l'assistenza del nostro Mons. Bettazzi e di Mons.
Cavalla, Vescovo di Casale Monferrato, a ordinarmi Vescovo in una memorabile
celebrazione nella cattedrale di S. Eusebio, il 1° agosto 1991.
Volando al presente, qual è
stata l'accoglienza riservatale dalla Diocesi di Genova?
Non esagero se dico che l'accoglienza
prima ancora dell'ingresso ufficiale che avverrà il 2 febbraio 2002,
è stata entusiastica. C'è un'aspettativa che spero di non
deludere.
Nei sette anni di permanenza a Roma
accanto al Papa e al Cardinale Joseph Ratzinger, come Segretario della
Congregazione per la Dottrina della Fede, ho cercato di servire la Santa
Sede e la Chiesa universale con totale dedizione, secondo le mie forze
e le mie competenze. Ora offro la vita, che mi è stata donata, per
la porzione del popolo di Dio che è a Genova, perché l'annuncio
divino della salvezza cresca e si diffonda.
Un suo commento alla realtà
di una città che la vedrà come Pastore.
So di andare in una Chiesa locale
radicata nella fede e nella tradizione di Santi Martiri e Vescovi, a partire
dall'antichità con i Santi Nazario e Celso, con i Vescovi San Valentino,
San Felice, San Siro. Negli ultimi anni, alla già numerosa schiera,
tra cui eccelle Santa Caterina da Genova, si sono aggiunti i nomi di Agostino
Roscelli, di Benedetta Cambiaggio Frassinello e dell'Arcivescovo Tommaso
Reggio, beatificato durante il Grande Giubileo dell'Anno 2000. In una comunità
cresciuta per l'opera di zelanti Pastori, a cominciare dal lungo e indimenticabile
ministero del Cardinale Giuseppe Siri, continuato poi dal Cardinale Giovanni
Canestri e dal Cardinale Dionigi Tettamanzi, mio immediato predecessore.
Volgendo lo sguardo sul territorio e sulla popolazione che compone l'antica
e gloriosa diocesi, vedo una comunità ricca di risorse morali e
spirituali.
Occorre tuttavia riconoscere i punti
critici; quelli dell'occupazione soprattutto giovanile, le recenti tensioni
sociali e le molteplici povertà che affliggono numerose persone
e famiglie italiane o immigrate. Per questo, nella mia prima lettera ai
genovesi li ho invitati a coltivare la responsabilità. Particolarmente
per coloro che si dicono cristiani la responsabilità torna sul campo
con tutta la sua forza ed i suoi valori, con la sua tenacia, con la sua
consapevole umiltà, con la sua determinazione e capacità
inventiva, e con tutte le ragioni della sua sperimentata speranza.
In ultimo le chiedo una parola di
saluto per i nostri lettori.
Porgo i saluti e gli auguri
più cordiali a tutti i lettori del Risveglio Popolare. Un ringraziamento
particolare va al Vescovo, Mons. Arrigo, per le amabili parole che ha voluto
rivolgermi. Ma il rapporto con la parrocchia di Romano e con la diocesi
di Ivrea rimarrà indelebile e forte: tra l'altro siamo abbastanza
vicini e credo che qualche scambio di visite tra il Piemonte e la Liguria
rinsalderà ancora di più i legami di parentela e di amicizia.
d.s.f.