Riposeranno nel cimitero di Palazzo
le salme dei tre cingalesi, tragicamente scomparsi la notte di Capodanno.
A poche centinaia di metri dall'abitazione presso la cava, dove Jude Silva,
Marian Karunanayake, e la loro figliola Juliana, avevano trovato
rifugio, in attesa di una sistemazione più confortevole e
vicina ai centri abitati, e dove si è consumata, per colpa di una
caldaietta difettosa, la loro tragedia. In quella fredda notte dal
sonno sono passati alla morte.
Alla ricerca di particolari sensazionali,
i giornali hanno frugato nella vita dei tre componenti della famiglia Karunanayake
Evenson. Ne è venuta fuori una storia come tante, di immigrati alla
ricerca di un po' di fortuna e di un futuro migliore per sé e per
i propri figli, alle prese con tante vicissitudini, compresa un'incarcerazione
immeritata.
Prima del lavoro alla cava, dove
era stato accolto dal precedente proprietario, l'indimenticato Lorenzo
Vittonatti, Jude aveva svolto svariati lavori. Fra le tante mansioni, anche
quello di "custode dei preti", presso la Casa del Clero "B. Warmondo",
ad Ivrea. Alcuni dei sacerdoti, ora scomparsi - don Bobbio e don Bassino
- erano stati da lui accuditi con generosità e dolcezza. Con
altri aveva stabilito rapporti di vera amicizia.
A Palazzo e a Pobbia - la loro casa
presso la cava, in regione Tavolera, è situata in mezzo alla campagna,
fra i due centri - la loro presenza discreta e cordiale era diventata familiare
a tutti. Quella, in particolare, della bimba, Juliana, nata in Italia,
dopo che la coppia si era ricongiunta: un frugoletto vivace, di sei anni,
che compariva alla fermata della scuolabus, con uno zainetto più
grande di lei.
Nel momento in cui ho benedetto
le salme - io sono il loro parroco - prima che le bare fossero chiuse,
all'Istituto di Medicina Legale di Strambino, non ho potuto trattenere
un moto di commozione, nel contemplare il volto minuto e sereno, incorniciato
da capelli nerissimi, di quell'"angelo bruno". Al Signore della vita, "che
dispone i tempi del nascere e del morire", non ho nascosto i perché,
che sempre spuntano in quei momenti. I perchè di sogni, speranze,
progetti cancellati così in fretta, sul nascere.
Non faranno ritorno alla loro patria
lontana, lo Sri Lanka - come, in un primo tempo si era pensato -,
i tre "indiani gentili". La nostra preghiera - il rito funebre sarà
celebrato a Palazzo - è che il loro approdo sia in quella Patria
dove le peregrinazioni, le disavventure e gli affanni sono terminati.
Una volta per sempre.
piero agrano