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TEMPIO
Dopo Sigismondo
La costruzione malatestiana si arresta, all'esterno come all'interno, all'altezza delle tre prime cappelle; poco oltre c'era l'abside della chiesa duecentesca, che Sigismondo, in tutto o in parte, aveva fatto demolire perché in quel punto la navata doveva proseguire: per aprirsi subito dopo in un transetto, come pensano alcuni, o in un grande vano rotondo, come pensano altri. Comunque qui sarebbe sorta la grande cupola albertiana di cui la medaglia del Pasti ci dà appena un'idea che doveva costituire la parte più significante e più nuova della costruzione, tanto dal punto di vista formale che dal punto di vista concettuale. Ma alla fine del 1460 il signore riminese rimase privo di amici e di mezzi, vittima del suo stesso carattere fiero e ribelle e della sua avventata politica di alleanze; all'inizio del 1461 il cantiere del Tempio si spopolò rapidamente: Agostino di Duccio era già partito nel 1457; Matteo de' Pasti fu inviato in missione presso Maometto II; i coloni vennero esentati dal prestare la loro opera, e gran parte delle maestranze specializzate si disperse. Molti presero la via di Urbino, dove l'antagonista di Sigismondo, e uno dei principali responsabili delle sua sfortuna, Federico da Montefeltro, aveva cominciato la costruzione del suo famoso palazzo-reggia. La storia della parte del Tempio costruita dal signore di Rimini si chiude praticamente qui: a coprire provvisoriamente la grande navata dovettero provvedere gli stessi francescani vendendo, alla fine del 1461, una loro casa. La costruzione fu interrotta all'improvviso; durante gli ultimi mesi di lavoro non si tentò nemmeno di chiudere in qualche modo con un tetto il grandioso edificio, modificando sensibilmente il programma prestabilito. Sigismondo doveva pensare infatti ad una sospensione temporanea dei lavori, in attesa di tempi più propizi; ma questi non vennero, e insieme ai lavori del Tempio si chiusero gli anni migliori della sua vita. Il signore di Rimini pensò a questa sua impresa di pace fino alla fine, e cercò di provvedervi anche col suo testamento (1466 e 1468), ma inutilmente; ormai i suoi tentativi non erano che sogni. D'altra parte anche tutto il mondo letterario ed artistico costituitosi a Rimini attorno alla corte era già svanito rapidamente col declinare della sua fortuna, senza suscitare interessi e vocazioni nell'ambiente locale e quasi senza lasciare risonanze di rilievo.
Il 31 Agosto 1499 si affidò ad un maestro imolese la costruzione del campanile che venne eretto un paio di anni dopo. Il campanile ci perviene oggi in una forma simile a quella nella quale fu costruito fatto salvo per la cupola che subì modifiche barocche durante i numerosi restauri (1609, 1641, 1691, 1695, 1818, 1861, 1882).
Oltre che coprire la chiesa i frati, all'inizio del nuovo secolo, dovettero erigere una piccola abside affiancata da quattro cappelle, due per lato, allineate in un solo fronte in modo da formare un transetto con le cappelle malatestiane già costruite, che accolse nel 1548 un grande dipinto del Vasari rappresentante san Francesco che riceve le stimmate, ancora esistente. Solo fra il 1708 e il 1709 i francescani ampliarono e ricostruirono l'abside allargando l'Arco trionfale all'intera navata dando così al monumento l'attuale distribuzione interna, poi risistemata nel 1946; la guerra infatti ha duramente infierito sull'edificio, scoperchiandolo, distruggendone una parte, sconvolgendone il nobile paramento di pietra (che è stato smontato e rimontato fra il 1948 e il 1950). Dal 1805 l'umile chiesa francescana, trasformata da Sigismondo nel "Tempio Malatestiano", è divenuta per decreto di Napoleone la cattedrale di Rimini; e cosi al suo titolare, san Francesco, si è affiancata santa Colomba: ma ciò non è riuscito a far dimenticare il nome del "mecenate", e la chiesa viene detta tuttora "il tempio Malatestiano". Il convento francescano che si trovava di fianco al Tempio era di fondazione molto antica ed aveva subito varie trasformazioni, soprattutto nel Settecento. Si sviluppava attorno a due chiostri e accanto ad un grande orto, già cimitero, con alcune chiesette. Dopo le soppressioni degli ordini religiosi ordinate da Napoleone (1798) era stato trasformato in caserma, poi in ospedale militare ed infine in magazzino. Il 16 Luglio 1809 il Tempio Malatestiano diventa cattedrale di Rimini e subisce pesanti restauri. Vengono completamente riscolpite le fiancate del nicchione esterno nel quale si apre il portale e si altera con gusto ottocentesco la cappella delle Sibille e dei Profeti che viene così dedicata alla Madonna dell'Acqua.
Intorno al 1920 fu restaurato per ospitare, oltre ad ambienti sussidiari alla cattedrale, le raccolte artistiche riminesi; nel 1924, infatti, vi fu ordinata la "Pinacoteca civica", nel 1932 il "Museo archeologico" e nel 1938 il "Museo medioevale". Purtroppo la guerra l'ha in buona parte distrutto, e la sua ricostruzione parziale - terminata nel 1980 - non ha tenuto conto delle linee architettoniche originarie, né dei consistenti avanzi superstiti, né della precedente destinazione a sede del museo. La perdita dell'edificio conventuale che con la sua caratteristica forma rendeva immediatamente percepibile l'originario carattere di chiesa francescana del Tempio - ha costituito certamente un grave danno per la comprensione del nostro monumento. Ma ancor più dannoso, in un certo senso, è stato l'ampliamento della strada, operato fra il 1920 e il 1921. Prima di questa data l'edificio era serrato da una edilizia modesta e compatta, che si allargava solo davanti alla facciata per dar luogo ad una piazzetta raccolta, dove giungeva appena un'eco della vita che ferveva nella vicina piazza del mercato. La situazione ambientale costringeva dunque ad una visione dinamica del monumento, limitata a scorci e a particolari, che ne accentuava l'imponenza e l'armonia.
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