Teverola - Frammenti di storia

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Teverola

Sito a cura di Raffaele Felica
raffelica@libero.it

Frammenti di Storia

Questa non ha la pretesa di essere una storia di Teverola ma il tentativo di mettere insieme le poche notizie che gli articoli in rete ci hanno fornito. E' comunque affascinante scoprire anche semplici tasselli di una storia millenaria, sicuramente non contraddistinta da eventi eccezionali ma non per questo meno importante e significativa.L'eroismo della gente umile consiste forse nell'affronatre con coraggio la durezza della quotidianità.
Andare indietro nel tempo è come andare alla ricerca di se stessi e quando qualcosa si trova è come trovare o riscoprire qualcosa che si pensava di aver perso.
Purtroppo non per tutti è così. Per alcuni il passato è qualcosa da cancellare e dimenticare, altrimenti non ci sarebbe bisogno di andare lontano a cercare testimonianze. Esse sono lì, intorno a noi; sono lì, sotto di noi. Basterebbe volerle cercare.
Infatti immaginiamo che non di rado le vanghe e gli aratri dei nostri contadini abbiano risvegliato dal loro sonno millenario le genti che questi luoghi hanno abitato prima di noi, le abbiano spogliate degli oggetti che per tanto tempo avevano fatto loro compagnia per poi definitivamente condannarle all'oblio.

Teverola è collocata in quella zona della Campania denominata Terra di Lavoro. La sua storia è ovviamente la storia di questo territorio e dei centri che lo compongono. La scoperta, ad esempio di insediamenti preistorici nei vicini comuni di Gricignano e Orta di Atella, fanno desumere una presenza umana nella zona già nel III- IV millennio a.C. Ulteriori scavi per la realizzazione della linea veloce Roma-Napoli hanno portato alla scoperta di innumerevoli altri ritrovamenti in tutta la zona, anche in territorio di Teverola.
Le popolazioni vivevano lungo il corso del fiume Clanio, fiume che sicuramente scorreva anche nel territorio di Teverola. Questo era un fiume a carattere torrentizio che spesso causava alluvioni ed inondazioni. Per questo in seguito fu canalizzato e fatto confluire nei Regi Lagni.
I primi abitanti di cui si ha notizia sono i Liburni dai quali deriva il nome Liburia che indicava il territorio compreso tra Napoli e Capua, in seguito conosciuto come Campania felix, rinomato per il clima mite e la fertlità del terreno. Successivamente questi si unirono con gli Osci, Etruschi campani, e i Sanniti.
Qualche notizia di Teverola la ritroviamo al tempo dei Romani e precisamente durante la dittatura di Cesare quando alcune colonie furono fondate in Campania. Dal nome della famiglia Tuberani avrebbe avuto origine Teverola , prima con il nome di Tuberoniola, poi Tuberoila e Tuberola ed infine Teverola.
D'altra parte Teverola si trovava su una strada di grande importanza durante il periodo romano, la via Consolare Campana, strada che collegava Pozzuoli (l'antica Puteoli) a Capua e da lì, attraverso l'Appia, a Roma . La strada si inoltrava nell'agro Aversano dove, attraversato Lusciano, costeggiava il monastero di S. Lorenzo (l’abbazia di S. Lorenzo ad Septimum, cioè al settimo miglio della città di Capua) e arrivava a Teverola da cui poi raggiungeva S.Maria C.V., l'antica Capua, città che all'epoca era seconda solo a Roma. Per questa strada quindi saranno certamente transitati merci, eserciti e personaggi illlustri che hanno fatto la storia civile e religiosa del nostro paese.

Caduta Roma, seguirono secoli di instabilità, contrassegnati dalle invasioni di Goti (410), Vandali (456) e Longobardi (570). Le cose migliorarono con la conversione dei Longobardi nel VII sec. e il fiorire del monachesimo con la fondazione delle abbazie di S. Vincenzo al Volturno e la ricostruzione di Montecassino. Frequenti erano anche le scorrerie dei Saraceni, che nel 841 devastarono la stessa Capua (l'attuale S. Maria Capua Vetere) che poi fu ricostruita lungo il Volturno nel luogo che una volta era Casilinum, l'antico porto fluviale Romano. In questo periodo il territorio della Liburia risultava dominato dai Longobardi di Benevento.
Nell'anno 1016 arrivarono i primi Normanni che combatterono nel 1017 contro i Bizantini in Puglia . Poi nel 1030, il duca di Napoli, Sergio IV, offrì loro un podere nei pressi di Aversa in cambio della difesa della città di Napoli contro i Longobardi di Capua. Il capo Normanno Rainulfo Drengot, accettò l'offerta e sposò la sorella del duca Sergio IV, gettando in tal modo le prime fondamenta del loro sviluppo che, partendo dalla Campania , cominciò a raggiungere tutta l'Italia meridionale (Campania Felix, ottobre 1997 n.17). Sotto il dominio normanno caddero Capua (1062) e, infine, la stessa Napoli (1139). Nel 1050 venne istituito il vescovado di Aversa che riuniva quelli di di Atella e Cuma. Azolino fu il primo vescovo e la diocesi comprendeva anche il casale di Teverola con la sua chiesa parrocchiale. Tra le numerose testimonianze lasciate dai Normanni nell'agro aversano, oltre a quelle presenti nella stessa Aversa tra le quali spicca il bel Duomo, è da segnalare il castello della contigua Casaluce,costruito nel 1030 per volere di Reinulfo Drengot ed in seguito trasformato in monastero dai monaci Celestini.

I secoli successivi portarono nuovi signori (Angioini, Aragonesi) e la Liburia cominciò a dipendere sempre di più da Napoli, che si avviava ad essere il centro principale della Campania. Cambiavano i padroni ma probabilmente la vita della gente comune rimaneva più o meno la stessa. Ai signori di turno bisognava dare quasi tutto quello che si riusciva a produrre, tenendo per sè solo lo stretto necessario per la sopravvivenza e chiedendo in cambio protezione e un minimo di sicurezza.
Per secoli Teverola, come altri centri della zona, continuò ad essere uno dei tanti casali che si susseguivano da Napoli a Capua. Erano questi piccoli insediamenti agricoli che avevano avuto origine dalle prime colonie romane e si erano poi lentamente trasformati in villagi.Il casale di Teverola era nella giurisdizione di Aversa, il centro che continuò ad esercitare la sua egemonia sul territorio circostante, potendo vantare perfino un numero maggiore di casali della stessa Napoli. Un casale che era sopravvissuto fino ai nostri giorni era quello di Casignano, situato appena fuori Teverola sulla strada che conduce a Gricignano, ma l'incuria di questi ultimi anni ha portato al crollo quasi totale di questa preziosa testimonianza.

Con i Borboni venne iniziata la costruzione della reggia di Caserta, che da allora ,da piccolo insediamento collinare (l'attuale Casertavecchia), si avviò a diventare il centro più importante di Terra di Lavoro. Nelle campagne situate nelle immediate vicinanze di Teverola si trova un'altra opera voluta dai Borboni, la tenuta di caccia di Carditello, che è tuttora in un buono stato di conservazione ma risulta ancora poco valorizzato.Ma l'opera che doveva in quel periodo segnare un radicale cambiamento nella conformazione del territorio fu la bonifica e la canalizzazione del fiume Clanio, opera voluta dal re Carlo di Borbone, che permise di migliorare il controllo e la gestione delle acque. Legata a questo corso d'acqua e poi ai Regi Lagni era la coltivazione della canapa, che veniva messa a macerare in grandi vasche. Questa attività è stata portata avanti per secoli ed era praticata ancora negli anni cinquanta, quando era frequente vedere nelle aie uomini intenti alla maciullazione e i Regi Lagni erano ancora un corso d'acqua limpida costeggiato da bei filari di pioppi, meta anche di allegre scampagnate.

 

 

Il fiume Clanio in una mappa del seicento

http://spazioweb.inwind.it/scuolaperla/scuolaperla/res/
nuova_pagina_18.htm

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La scoperta di due insediamenti del neolitico finale (fine IV inizi III mill. a. C.) con ceramica di facies Diana ed industria litica in selce e ossidiana nei comuni di Gricignano (loc. Fusarello) e Orta di Atella (loc. Ponterotto), entrambi in prossimità del fiume Clanio, distanziati solo da 4 km, dischiude nuove prospettive alle ricerche archeologiche in Terra di Lavoro.
Grazie a questa scoperta è possibile ipotizzare un popolamento, forse non esiguo, della pianura campana già nel corso della seconda metà del IV millennio a. C.
Con le isole del Golfo di Napoli (Capri ed Ischia) e il litorale prospiciente (Sorrento e Monte di Procida), la pianura campana partecipa attivamente ad una osmosi culturale che vede confluire, nella facies che si va definendo, elementi di aspetti culturali diversi che si diffondono tramite traffici commerciali marittimi e fluviali.

A. M.

http://www.cib.na.cnr.it/capua/testi/ins.html

Gricignano di Aversa. Capanna o deposito di 28 x 7 metri. Antica età del Bronzo (fine III millennio a.C.)
Gricignano di Aversa. Deposito rannicchiato umano. Antica rtà del Bronzo (fine III inizio II millennio a.C.). (Da "Archeo", n. 4, Aprile

Dell'antica città di Aversa rimarrebbero alcune suppellettili della necropoli della sua zona nord, presso Teverola, qualche scritta, rilievi di animali, vasellame nonché una rete di cunicoli sotterranei, in buona parte ancora percorribili, che collegavano tra loro le varie aree sacre.

http://web.tiscali.it/arte_aversa/A-Italiano/2.htm
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Rinvenimeti archeologici

I principali interventi della Società o dei suoi soci sono stati:

-Treno alta velocità Roma-Napoli Tratto campano: Ricognizione archeologica di superficie aree tralicci elettrodotto.
-Treno alta velocità Roma-Napoli Tratto campano: Scavo della capanna neolitica rinvenuta in corrispondenza del cantiere di Gricignano d’Aversa
-Treno alta velocità Roma-Napoli Tratto campano: Scavo dell’insediamento neolitico in località Ponte Rotto di Orta di Atella.
-Treno alta velocità Roma-Napoli Tratto campano: Scavo dell’insediamento eneolitico in corrispondenza del traliccio SI30 in località Teverola.
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Scavo di un probabile giacimento mesolitico e dell’età del bronzo nel costruendo istituto d’istruzione ITIS in Aversa.
-Assistenza scientifica alla realizzazione dell’insediamento U.S. Navy Support Site di Gricignano d’Aversa (CE): nei quattro anni di collaborazione sono state scavate e documentate superfici pari a 60.000 mq., con 6 livelli di antropizzazione.
-Organizzazione e gestione dei rilievi archeologici dello scavo U.S. Navy Support Site di Gricignano d’Aversa (CE).
-Collaborazione all'allestimento del Museo Archeologico Statale di Succivo (CE): realizzazione di pannelli didattici, di supporti multimediali e di plastici in scala 1:24 e 1:1 di alcune sepolture della necropoli orientalizzante rinvenuta nell'area del U.S Navy Support Site di Gricignano d'Aversa (CE).

Ultimo aggiornamento: 27-02-2002

http://www.archeoxenia.com/interventi.htm
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Il comprensorio atellano si estende su una superficie non indifferente, parte in provincia di Napoli, parte in quella di Caserta. I centri che lo compongo sono i seguenti: nella provincia di Napoli - Frattamaggiore, Frattaminore, Afragola, Grumo Nevano, Casandrino, Casavatore, Casoria, Arzano, Caivano, Crispano, Sant'Antimo, Cardito; nella provincia di Caserta - Sant'Arpino, Succivo, Orta di Atella, Cesa, Gricignano d'Aversa, Carinaro, Teverola, né va esclusa la stessa città di Aversa, splendida di monumenti che ricordano il prestigioso passato, ma le cui origini, prima che etrusche, sono osche ( P. Cirillo, Documenti per la città di Aversa, Napoli 1805).

Quale il vincolo comune? Il ricordo dell'antica Atella, il centro urbano più importante della civiltà osca, ristrutturato poi dagli Etruschi.

Quella città, posta a metà strada fra Capua e Napoli, fu, fino alla conquista romana, la scolta avanzata per la protezione del territorio dominato dagli Etruschi di fronte a quello dominato dai Greci.

Per la sua posizione, Atella fu anche il fulcro di tre civiltà. Quella primitiva, bonaria e pacifica degli Osci, quella raffinata dei Greci, quella circonfusa di ermetico fascino degli Etruschi. Ma aldilà del semplice ricordo della mitica antichissima città, sul cui territorio, dopo la sua scomparsa, sono sorte tutte le località sopra indicate, il vincolo comune resta la lingua, una lingua che, anche dopo tutte le trasformazioni ed i nuovi termini acquisiti nel corso dei secoli, è ancora la nostra e lo testimoniano i tanti toponimi di derivazione osca ampiamente presenti nel nostro idioma.
Giacomo Devoto ne Gli antichi italici (Firenze 1951, pag. 218) afferma: «Grande lingua di cultura era la osca. Le testimonianza epigrafiche concordano in questo perfettamente con la tradizione di Ennio, che conosceva l'osco alla pari del greco e del latino, del campano Nevio che ha lasciato una traccia così profonda nel teatro romano, infine nel caso più particolare delle cosiddette fabulae atellanae, che fino all'età imperiale sono state rappresentate in lingua osca». La fabula atellana, «importata a Roma, pur a poco a poco latinizzandosi, e pur dovendo
servire per un pubblico più vasto, non perdette la sua identità. Ad essa si ispirò frequentemente Plauto e dalle sue maschere sono derivate quelle famose ai nostri giorni, non esclusa quella di Pulcinella.

Ma non dimentichiamo le attività economiche che hanno dato lustro a questa nostra terra.
La coltivazione della canapa era certamente già nota e diffusa qui sin dal IV sec. a.C. e fu poi notevole in epoca romana, quando tale fibra era indispensabile alle corderie napoletane e soprattutto a quelle misenati, per le necessità delle navi romane che avevano per base i porti di quelle città.
Ed accanto alla canapa non mancano altri prodotti tipici, come l'aversano vino asprino e le fragole, ampiamente esportate in tanti paesi stranieri.

http://victorian.fortunecity.com/prado/587/documenti.htm
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Secondo Plinio gli abitanti più remoti del territorio furono i Liburni da Leuterni da cui Leboria o Leburnia..
La notizia di Plinio deve certamente ritenersi veritiera poiché il territorio tra i secoli VIII e V, e forse ancor prima, fu abitato dai Liburni, antichissima popolazione che qualche storico ritiene affine ai Cimmeri. Questi, forse, perchè dello stesso cippo etnico-culturale, si unirono poco tempo dopo agli Osci, o Etruschi campani.

Un ruolo importante ma non determinante fu quello dei Greci che occuparono la fascia costiera tirrenica del territorio - quella interna era già stata in parte occupata dai Sanniti che si unirono agli Osci - ma che ben presto furono soppiantati dai Romani

http://members.it.tripod.de/provinciaAversa/cecere.html
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(...) Iannelli, storiografo accurato e profondo, pensa che Giulio Cesare, dopo il suo ritorno dalla Spagna e la sua nomina a dittatore da Roma e dall'antica Capua deduceva varie colonie che, sotto la condotta dei diversi duci, andarono a fondare diversi paesi. Così dai Tuberani ebbe origine Tuberoniola, Tuberoila, Tuberola - per processo fonetico - Teverola; dai Marziani Marcianise; dai Franchi o Franchis Francolise, dagli Sparani Sparanise; dai Graziani Grazzanise;

http://www.geocities.com/Athens/Styx/6527/origini.htm
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..................poco prima di entrare in Lusciano, scorgiamo alcuni basoli sul viottolo. E la loro forma non lascia dubbi: è l’antica strada che riaffiora!
Entriamo in Lusciano dove l’edilizia fa nuovamente scomparire qualsiasi traccia. Ci dirigiamo pertanto alla località il Borgo di Aversa dove la Via Campana passava lambendo quello che oggi è l’ex Convento benedettino di San Lorenzo, fondato nel 1050, sembra su strutture romane. Dalle guide apprendiamo che all’interno vi sono ancora parecchi materiali di spoglio romani. Non ci resta che continuare il nostro percorso attraverso Teverola e poi immetterci sul rettilineo che porta a Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua.

Itinerario a cura di Rosario Serafino
http://web.tiscali.it/archemail/itcampa.htm
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Attraverso tale arteria passarono Augusto, Virgilio, Mecenate, il corteo che trasportava a Roma il cadavere di Tiberio, San Paolo e, secondo una leggenda, addirittura l’apostolo San Pietro.
Come la maggior parte delle strade antiche, essa era fiancheggiata in maniera continua da mausolei funerari di tipo e dimensioni diverse: l’uso di mausolei si diffuse a partire dal I sec.a.C. e pertanto a quel periodo risalgono i mausolei più antichi della Via Campana.
Alternati di tanto in tanto con tabernae, stalle e luoghi di sosta, questi edifici funerari danno un’idea molto chiara degli usi e costumi funerari romani.

http://digilander.iol.it/campiflegrei/campana1.htm


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Aversa fu donata in feudo nel 1030 dal conte di Napoli Sergio IV al normanno Rainulfo Drengot che, costruì il castello e le mura di cinta, ne fece la prima contea autonoma realizzata in Italia dai Normanni e nel 1038 ebbe l'investitura imperiale da Corrado II. Sede vescovile nel 1050, vi furono istituite scuole grammaticali. Attivo centro culturale, incrementò i propri commerci soprattutto dopo che i conti di Aversa divennero anche principi di Capua nel 1058. Passata nel secolo XIV sotto il dominio angioino, vi fu costruito un castello.Qui, nel 1345, fu strangolato Andrea d'Ungheria; tre anni dopo il fratello Ludovico vi fece trucidare tutti i sospetti assassini. Coinvolta nelle lotte per la conquista del trono di Napoli, cadde nelle mani di Alfonso I d'Aragona nel 1440 e nel 1529 fu assediata dagli Spagnoli che ottennero la capitolazione del marchese di Saluzzo, comandante delle truppe francesi. Ad Aversa nacquero i musicisti Niccolò Jommelli e Domenico Cimarosa. Nell'abitato sono conservati pregevoli monumenti d'arte e di storia, in buona parte risalenti al periodo normanno. Fra le opere più significative sono il duomo, eretto nel secolo XI, ricostruito nel 1145 e parzialmente rifatto nel secolo XVIII, la chiesa trecentesca di S.Maria a Piazza e quella barocca dell'Annunziata.

http://www.casertaweb.com/casertaweb/dintorni.html
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Azolino fu il primo vescovo intorno al 1050, come risulta dalla Bolla di Callisto. In origine la Diocesi di Aversa, chiamata all'inizio anche Atellana per l'inglobamento dei Casali appartenenti alle diocesi di Atella e di Literno scomparse, era così costituita:

AVERSA - Gricignano - Casolla - Casapozzano - Succivo - S. Elpidio - Orta d'Atella - Cesa - S. Antimo - Pomigliano - Fratta piccola - Crispano - Caivano - Pascarola -Teverola - Aprano - Casaluce - Frignano maggiore - Frignano piccolo - Ducenta - Trentola - Lusciano - Parete - Giugliano - S. Cipriano - Casal di Principe - Bosco di Vico.

Ciascun Casale aveva la sua chiesa parrocchiale (o Cappellania), mentre la città di Aversa, centro giurisdizionale nonché sede Vescovile, era divisa in quattro Parrocchie:

la Cattedrale (chiesa di S. Paolo), S. Giovanni Battista (in Savignano), S. Maria a Piazza e S. Giovanni Evangelista: il totale era di 30 parrocchie.

http://members.it.tripod.de/provinciaAversa/diocesi.html
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Molti anni sono passati da quando nel 1030 fu eretto il castello di casaluce, per volere del normanno Reinulfo Drengot.

Il nome Casaluce, deriverebbe da castrum luci, cioé castello nel bosco.

Si servirono del castello tutti i principi seguaci del re di Napoli secondo i vari bisogni fino al 1265, quando venne in Italia con un grande esercito Carlo I d'Angiò, fratello del re san Luigi IX col quale nel 1270 combatté a Tunisi in occasione della crociata per conquistare la Terra Santa.

Il Castello era cinto di un fossato (oggi quasi ricolmo) dove veniva fatta scorrere l'acqua del Clanio, che dopo la bonifica del 1616 prese il nome di Regi lagni

L'8 agosto 1360, quando i Monaci Celestini presero possesso ufficialmente del castello, subito lo trasformarono in Monastero. Per primo costruirono il chiostro che possiamo ancora ammirare. Sono di questo periodo gli affreschi della cappella, detta delle sette porte, e quelli che ricoprono la volta della chiesa, di grande valore artistico, storico e culturale.

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Niun luogo al mondo, cantava il poeta Pugliese, era più
giocondo, di quel tratto della Liburia, pieno di ricchezza,utile, ameno,
abbondante di seminati, di frutti, di prati di albereti (16).Quivi su
l'uno e l'altro fianco della via che da Napoli correva quasi diritta
all"Anfiteatro dell'antica Capua, tagliando a mezzo quella distesa
verdeggiante di campi, spargevansi numerosi villaggi e casali, assai più
che non siano oggi. Perchè nei documenti del tempo, coi nomi tuttora vivi
di Casolla, S'Adiutori, Teberola, Saviano, Piro, Pascariola ed altri,
ricorrono quelli, oggi periti di casa Aurea, Raviosa,Pastorano, Decazano
ed altri.(16)

(16) Guill. Apul. Gesta Roberti l. v. 170 sgg. MON. GERM. Vol. IX 244.

http://utenti.tripod.it/CASANDRINO/lastor.htm

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Carlo I d'Angiò, eliminati gli ultimi avanzi della dinastia sveva, affidò il blocco dei casali con Aversa al centro, ben 53 feudi, al suo fedelissimo Guglielmo Estendardo.

La regina Isabella d'Aragona determinò la giurisdizione di Aversa sui casali circostanti, definì i confini con il tenimento di Capua.

Carlo VIII, passando per Aversa, ove alloggiò per una notte nell'episcopio, confermò alla città la giurisdizione civile e criminale su tutti i casali circostanti.

Nel 1526 all'epoca della terribile peste, Aversa risultava essere la città più popolosa di Terra di Lavoro. Da una scrittura rinvenuta nell'Archivio della città si ravvisava che fin dal 1311 sia Aversa che Napoli avevano territori separati e che da Napoli dipendevano 33 casali, mentre da Aversa 43.

Il territorio aversano in base ad una rilevazione fatta in quel periodo confinava con Pozzuoli, Capua, Caserta, Acerra e Napoli e contava 38 casali laicali e 5 ecclesiastici (Nella mappa del i maggio 1772 di Vincenzo Fioravanti sono riportati gli agglomerati della giurisdizione laicale ed ecclesiastica di Aversa. Essi sono: Aprano, Caivano, Casaluce, Casal di Principe, Casalnuovo, Casapisenna, Casapuzzana, Casignano, Casolla, S. Ajton, Casolla Valenzana, Carginara, Cesa, Crispano, Ducenta, Fratta piccola, Frignano Magg., Frignano piccolo, Giugliano, Grecignano, Isola, Lusciano, Orta, Pareta, Pascarola, Pomigliano, Qualiano, 5. Antimo, 5. Arcangelo, 5. Cipriano, 5. Elpidio, 5. Marcellino, Socivo, Teverola, Teverolazzo, Trentola, Torre Villa Ariam, Vico, Zaccaria per quella laicale e Cardeto, Casandreno, Fratta Maggiore, Grumo, Nivano per quella ecclesiastica), sui quali il Governatore di Aversa esercitava la giurisdizione con la condizione di tutte le cause civili, criminali e miste, faceva riconoscere i suoi pesi e bilance, poneva l'assisa ai commestibili, esigeva gabelle ecc. A convalida di questa sua pretesa esibiva un privilegio del 1440 emesso dal re Alfonso I e un Diploma di Federico I datato il 1 settembre 1499.

Leopoldo Santagata
http://members.it.tripod.de/provinciaAversa/cecere.html

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Casignano, Fu anch'esso un casale di natura feudale. Il bellissimo palazzo baronale di Casignano è stato abbattuto in questi anni a causa del suo deplorevole stato di abbandono. Nel 1500 contava circa 173 abitanti con diverse abitazioni sparse, si componeva di un vasto territorio che si estendeva fino ai Regi Lagni. Aveva al suo interno la chiesa intitolata a S.Martino in cui vi era un battistero del 1597, lampade in argento e diversi paramenti sacri. Le lampade in argento furono vendute nel 1630, insieme a diverse abitazioni della parrocchia, alla chiesa di S.Eufemia di Carinaro. Il battistero venne trasferito nella chiesa dello Spirito Santo ad Aversa. Ciò avvenne per la soppressione e sconsacrazione della chiesa di Casignano, avvenuta con decreto episcopale nel 1848 dall'allora vescovo di Aversa, Mons. De Lucia.

http://utenti.tripod.it/taglialatela 

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Carditello, graziosa frazione del comune di S. Tammaro, ubicata a circa 7,5 chilometri da Santa Maria Capua Vetere, ospita una residenza reale (una via di mezzo, in realta', tra una tenuta di caccia e una villa di campagna con azienda agricola) realizzata nel 1787 dagli artisti e dai decoratori che lavoravano presso la Reggia di Caserta. L'edificio, progettato dall'architetto Francesco Collecini, su disegno del celebre Luigi Vanvitelli, era destinato ad accogliere i Borbone, che gia' dal 1745 avevano acquistato il terreno per la costruzione di un casa di campagna destinata alla caccia. La residenza reale di Carditello è costituita da un edificio centrale, ai cui lati sono posti due corpi laterali, rientranti e meno elevati. Il piano terra accoglieva le cucine, le sale di servizio e l'armeria, mentre il salone per i ricevimenti e le camere per la famiglia reale si trovavano invece al primo piano. Il complesso di Carditello ospita oggi il Museo della civilta' contadina. La residenza reale, normalmente visitabile previa richiesta al Consorzio di bonifica della citta' di Caserta, e' attualmente chiusa perche' in fase di restauro.

http://campania.esperia.it/attrazionicampania/capuaveterecarditello.htm

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Negli anni trenta del nostro secolo Amedeo Maiuri, nel suo Passeggiate campane, può ancora ammirare la divina grazia di quei lunghi filari di pioppi che, a partire dalla metà del settecento, per volontà di Carlo di Borbone, erano stati sistemati lungo le sponde dei canali: attraversano silenziosi le grandi vie rumorose di carri, di sonagli,.... aprendo le loro fila tra azzurro e azzurro di cielo al valico di nnu ponte. La bellezza del paesaggio, con i suoi boschi, le grandi distese di campi coltivati, le tenute di caccia, i ponti e i mulini sui lagni, appartiene , però, ormai solo al passato.

Campania Felix, gennaio 1997,n.9

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