Questi articoli e documenti ci sono stati gentilmente forniti dall'Istituto di studi Atellani. Sono tratti dalla rivista "RASSEGNA STORICA DEI COMUNI" diretta dal Prof. Sosio Capasso, che ringraziamo vivamente.
ISTITUTO DI STUDI ATELLANI
Palazzo Ducale - 81030 S.Arpino (Ce)
RASSEGNA STORICA DEI COMUNI
Periodico di studi e di ricerche storiche locali
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TEVEROLA
di MARIA PIA DE. SALVO: le origini, primi documenti attestanti l'esistenza
di Teverola, i nomi, famiglie nobiliari di cui fu feudo, attività
economiche.
NOTE METODOLOGICHE PER UNA RICERCA SU UN PAESE DELLA "LIBBURIA"
ATELLANA:
TEVEROLA di FRANCO E. PEZONE : Ritrovamenti, Tavole,
carte e documenti che indicano il paese di Teverola, strade e contrade,
cognomi, un Teverolese che uccise il vescovo di Aversa, il nome del paese
nei secoli.
Teverola li 22 Marzo 1811
IL SINDACO DELLE COMUNI RIUNITE TEVEROLA, CARINARO,
E CASIGNANO:
Richiesta del sindaco di utilizzo del Monastero di Santa Maria delle Grazie
come casa comunale, richiesta di riapertura della chiesa annessa al monastero,
stato del monastero nel 1815.
DA UN "APPREZZO" DEL 1642
TEVEROLA NEL XVII SECOLO di Bruno D'Errico
Notizie sul casale di Teverola nel 1642: dove si trova, clima, abitazioni,
agricoltura, artigiani, città e casali vicini, donne ("al
generale sono tutte belle") e loro attività, prodotti agricoli,
governo e cariche elettive, gabelle, clero.Molto interessante per capire
com'era Teverola nel passato, come vi si viveva e quali erano le attività
prevalenti.
IL VILLAGGIO DI CARINARO
DIVENTA COMUNE (Nel 1857, insieme a Casignano) di Gioconda Pomella
7 febbraio 1854: Richiesta al re Ferdinando II di Borbone della popolazione
di Carinaro, che allora formava un unico comune con Teverola e Casignano,
di separarsi da Teverola e formare comune a sé. Ragioni per le quali
si chiede la separazione, il parere dei Decurioni di Teverola, iter della
pratica con richieste di consulenza e pareri, notizie su Casignano, discordie
esistenti tra i due comuni riguardo a cariche e rendite, notizie sul dazio
del consumo di vino e delle acque, misurazioni di strade, bilanci e popolazioni
dei due comuni, sindaci e decurioni dei due comuni.
Decreto di separazione del 30 giugno 1856.
PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE
LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI
ANNO VIII - N. 11-12 (nuova serie) SETTEMBRE - DICEMBRE 1982
TEVEROLA
L'origine di Teverola è certamente da
ricercarsi nell'Alto Medio Evo e precisamente nel periodo delle invasioni
barbariche del V-VI secolo dopo Cristo.
Quando Atella da antico edl importante centro osco, sottomesso dai Romam
in seguito alle guerre sannitiche, fu distrutto dai Vandali di Genserico,
sulle sue rovine sorsero, nonostante le distruzioni e le devastazioni apportate
dalle varie dominazioni barbariche, dei borghi che ci rivelano, sottoposti
ad un'analisi toponomastica, la derivazione da una città-madre (si
pensi ad Orta, Fratta, Cesa, ecc.). Altri borghi, invece, come Poniigliano,
Afragola, Tuberoli (la nostra Teverola), ci riportano con i loro nomi
alla matrice contadina dell'antica civiltà del luogo.
Il territorio atellano forma, durante il confuso periodo storico in cui
la Campania tu sottoposta alla dominazione bizantina lungo la zona costiera
e a quella longobarda nell'interno (ma con continui spostamenti di confine),
la cosiddetta " liburia atellana ". Originariamente, il termine
liburia era riservato solo alla fertilissima zona dei Campi Flegrei, chiamata
già dall'antichità 'terra liboria' o 'campo laborio' (dal
nome dell'antica popolazione della zona, i Leborini). Successivamente il
termine liburia fu esteso al ducato napoletano (liburia ducalis), al territorio
longobardo di Capua (liburia capuana) fino ad essere poi, verso la fine
del secolo XI, esteso a tutta la zona che ancora oggi chiamiamo 'Terra di
lavoro' e che corrisponde, a grandi linee, alla provincia di Caserta, ma
che va attribuito in senso specifico al territorio che va dal Massico ai
Campi Flegrei.
I confini della liburia atellana andavano da Grumo o tutt'al più
da Melito a Sud (confinando quindi con la liburia ducalis) al luogo detto
'a Quarto' ad occidente, sulla via consolare campana che veniva a dividere
così la liburia propriamente detta in due parti, l'una verso il mare,
sotto la dipendenza di Capua, e l'altra verso oriente appartenente alla
giurisdizione di Capua ed ai Longobardi.
A Nord il Clanio, gli attuali Regi Lagni, costituiva il confine naturale
con la liburia capuana, mentre il bosco di S. Arcangelo, nelle vicinanze
di Caivano, la delimitava ad est.
I paesi più antichi sorti nella liburia atellana dal V secolo in
poi, come si ricava dalla 'Istoria Miscella' (continuata da Paolo Diacono
fino all'anno 806), dalle Cronache, dalle scritture e dai cedolari dei bassi
tempi sono: S. Arpino, Pomigliano di Atella, Casapuzzano, Nevano, Grumo,
Cardito, Caivano, Melito, Gricignano, Lusciano, Piscinola, Casavatore, Casoria,
Carinaro, Teverola, ecc.
Il documento più antico che riguarda Teverola è un diploma
del principe di Capua Pandolfo a favore del monastero di S. Vincenzo al
Volturno del 964, la cui prima copia manoscritta si trova nel Chronicon
vunternense. Altri documenti sono del 793 (l'originale è conservato
nell'Archivio di Stato di Napoli), del 1172, 1205, 1270, 1287, 1369 (tutti
questi ultimi sono conservati nell'Archivio Capitolare di Aversa).
Il nome del paese nei diversi documenti si presenta sotto tre forme: 'Teberola',
'Teverolium ', 'Tiburola'.
Di Teverola fa menzione Pietro Diacono, storico medioevale, discepolo di
S. Tommaso, il quale, parlando di un monastero che si trovava a Piro, afferma
che detta località si trova nei pressi di Tuberoli. Piro era infatti
una 'villa' sulla via consolare campana e si trovava ad oriente dell'attuale
Casal Nuovo a Piro. In questa località di recente è stata
reperita da alcuni alunni della Scuola media 'Ungaretti' di Teverola un'antica
lapide di estremo interesse che, consegnata all'Istituto di Studi Atellani,
è attualmente all'esame della sua sezione archeologica.
Dopo 1'XI secolo, in seguito alla fondazione di Aversa ed alla formazione
del regno normanno, la storia di Teverola si identifica con quella di tale
città di cui fu 'casale '. La città di Aversa fu fondata nel
1030 a 5 Km. a Nord dell'abbandonata città di Atella (tanto che alcuni
autori indicano Aversa come neo-Atella, mentre altri confondono addirittura
Atella con Aversa) dai guerrieri normanni che avevano avuto in concessione
quel territorio dal duca Sergio IV di Napoil, in compenso per l'aiuto prestatogli
contro Pandolfo IV, principe longobardo di Capua. Rainulfo Drengot cinse
in seguito la città di mura e ne fece una contea indipendente, la
prima dei Normanni in Italia, riconosciuta anche dall'imperatore Corrado
nel 1038. Ciò favorì lo sviluppo economico e culturale di
Aversa che ebbe scuole grammaticali e l'istituzione, dal 1050 circa, della
sede vescovile.
E' di questo periodo anche la deviazione per Aversa 'dell'antica via atellana
(strada che collegava Capua a Napoli passando per Atella) che viene in questo
modo a dividere in due il paese di Teverola, favorendolo da un punto di
vista commerciale.
Durante il regno di Alfonso d'Aragona, Teverola, appartenente prima alla
congregazione olivetana, fu donata a Gaetano d'Aragona. In seguito fu feudo
di varie famiglie nobiliari: dopo essere appartenuta ai Terralavoro ed essere
passata (all'estinzione di detta famiglia) al regio erario, toccò
alla famiglia Carafa dei conti di Policastro, il cui palazzo nobiliare esiste
ancora a Teverola in Via Garibaldi 65. Nella prima metà del 1800
appartenne alla famiglia Carafa dei Principi della Roccella.
Sin dall'unità d'Italia Teverola è comune.
L'attività prevalente del luogo, come risulta da varie testimonianze
(Giustiniani, Strafforello, Dizionario dei Comuni) è stata fino agli
anni 60 del nostro secolo quella agricola, con le tipiche produzioni del
vino asprino, della frutta e della canapa. Le poche attività manifatturiere,
tutte a carattere artigianale, erano legate anch'esse al settore primario:
si riducevano infatti ad alcuni mulini, un pastificio, una segheria ed una
fabbrica di liquori.
Negli ultimi 20 anni vi è stata un'accelerata industrializzazione
di questa zona dovuta soprattutto alla sua favorevole posizione: essa gode
infatti della vicinanza al grande mercato ed al porto di Napoli, pur non
soffrendo del caos e della congestione propri della grande area metropolitana.
Ciò ha fatto sì che l'intera zona aversana venisse individuata
come medio polo di sviluppo industriale. Sono sorte così alcune importanti
imprese industriali come l'Indesit e si sono sviluppate medie industrie
locali quali i calzaturifici ed i pastifici, mentre la popolazione è
più che raddoppiata passando dai 3645 abitanti del 1955 ai 7100 degli
scorsi anni. La crisi attuale sta comunque. drasticamente ridimensionando
le prospettive industriali dell'intera zona.
MARIA PIA DE. SALVO
PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI
ANNO XIII - N. 37-42 (nuova serie) GENNAIO - DICEMBRE 1987
NOTE METODOLOGICHE PER UNA RICERCA SU UN PAESE DELLA "LIBBURIA"
ATELLANA
TEVEROLA
di FRANCO E. PEZONE
Le selci lavorate, ritrovate fra Teverola e Carinaro (conservate nel Museo
Campano) sono la prova che il territorio fu abitato fin da epoche preistoriche.
Una seria ricerca sulle origini storiche del paese dovrebbe partire dalle
" provenienze " delle raccolte archeologiche (ufficiali e "
private "), non mancando di interessare la geologia e la numismatica.
Infatti un'analisi stratigrafica della zona ab utroque latere Viam Campanam
(per parafrasare Plinio) e di quella del Clanio (che, probabilmente, scorreva
più vicino all'abitato) potrebbe portare un notevole contributo alla
conoscenza più remota di Teverola. Così come il sapere la
provenienza delle monete osche, con l'iscrizione retrograda ADERL, citate
da Avellino, nel secolo scorso, potrebbe darci la riconferma (se ce ne fosse
ancora bisogno) del fiorire della civiltà osca in questa terra.
Notizie a stampa di ritrovamenti archeologici di epoca etrusca e greca,
specialmente a "Madama Vincenza" ed a Piro, sono la riconferma
delle antiche radici.
La toponomastica, poi, potrebbe contribuire a stabilire una origine romana
(almeno) dei dintorni: Aprano (aper cinghiale); Casa-luce (casa-loci = casa
del bosco); ecc.
La tavola peutingeriana, inoltre, menziona la via consolare Campana (Puteolis-Capuae)
e ne indica le miglia (XXI). Mommsen, Maiuri, Johannowsky, Sterpos (specialmente
questo utimo), nel ricostruire il tracciato della Campana, indicano testualmente
Teverola come ultimo 'luogo' prima di Capua Vetere.
In quel che resta del reticolato della centuriazione romana dell'ager campanus
e nel lavoro, a stampa, del Gentile su " La romanità dell'a.c.
alla luce dei suoi nomi locali " il paese è visibile ed è
citato per essere attraversato (al 13° km. della Nazionale) da una parallela
che solca la zona da nord a sud, posta ad est del decumano massimo.
Così come sono ancora visibili tracce di centuriazione a sud di Casalnuovo
a Piro, ed a nord di Gricignano e di Carinaro.
Nell'unica carta delle vie osche della Liburia (del Di Grazia) sono citati
solo due paesi per tutta la zona atellana: Crumum (Grumo) e Teberola (Teverola),
oltre, s'intende, Atella.
Dopo la già citata tavola peutingeriana (che indica le strade di
epoca romana), una carta di B. Capasso della zona fra il Clanio (vel Laneum
= o Lagni) e Napoli, di epoca prenormanna, indica Teverola e Piro come ultimi
insediamenti sulla via Campana, prima di Capua.
Così anche la carta di Terra di Lavoro di A. Mangini (sec. XVI) e
l'atlante geografico del Regno di Napoli del Rizzi Zannoni (inc. 1794) indicano
sulla via Napoli-Capua, subito dopo Aversa, il paese di Teverola.
Anche la ricerca archivistica potrebbe dare ottimi risultati. Un 'index'
membranorum indica un documento del 942 (die tricesima mensis martii) ove
un certo Ioannes Petri magnifici filius ss. Sergii et Bacchi monasterio
donat hospites suos fundatos et exfundatos, commenditos et reliqua omnia,
quae ad ipsum spectabant. E qui vi è citato un 'luogo' qui vocatur
'Pirum' territorio liburiano.
Lo stesso index così sintetizza un documento del 949 (die tricesirna
mensis iunii) "Maria filia Gregorii Monachi vendit Ioanni partem praedii
muncupati 'Tevorola', quod maliti extabat ".
Anche se qualcuno ha voluto individuare nella citata Tevorola una zona di
maliti (Melito), un altro documento, del 960 (die vicesima mensis octobrii),
sempre riportato nell'index, non lascia adito a dubbi:
Adelgisus longobardus beneventanus, et Stephanus Leonis filius iureiurando
definiunt litem, de compluribus praediis quorum dimidium ad Liburiam neapolitanam,
alterum vero dimidiurn ad Liburiam Longobardorum pertinebat.
Fra i possedimenti controversi sui quali si trova l'accordo è menzionato
un campum qui nominatur Teborola.
Una messe enorme di notizie sul paese, per i mille anni successivi, si trovano
in: Chronicon (alcuni), R.N.AM. (entrambi), Codici (normanno, svevo, angioino,
ecc.), Archivi aversani (interessante il Capitolare) e quelli di Stato (specialmente
di Napoli e di Caserta).
La ricerca archivistica dovrà orientarsi maggiormente verso: Rationes
Decimarum, Numerazione dei fuochi, Notarili, Pandette, Monasteri soppressi
(specialmente per l'unico che esisteva a Teverola: il Monastero di S.Maria
delle Grazie, dell'ordine Eremitano della Congregazione di S.Giovanni a
Carbonara della città di Napoli); e proseguire col 'catasto onciario'
dal quale, oltre a tutto, si possono ricavare i nomi delle strade e delle
contrade dei luoghi campestri e delle famiglie. Per fare un esempio (nel
1754) il paese aveva una sola strada: la vinella nova; con i seguenti luoghi:
dietro alle mura, le padule di Aprano, di sopra, Acerrone, Casalnuovo, Madama
Vincenza, dietro Corte, la chianca, la crocelle, passo di ponte a Selice,
lo trivice di s. Nicola, la via tagliacuollo, la taverna, ecc.
Nello stesso anno i cognomi più ricorrenti del paese erano:
Aversano, Barbato, Camisa, Cappella, Cavaliere, Colella, d'Andrea, d'Aversa,
Di Mattea, Di Martino, Farinaro, Fiorillo, Majello, Mattiello, Martelli,
Nocera, Panico, Papa, Russo, Valente, Verolla, ecc., oltre "l'esteri
buonatenenti" don Antonio Terralavoro, donna Isabella di Mauri, donna
Teresa Lubelli, tutti della stessa famiglia baronale.
Mormile e Ranucci sono altri due cognomi locali che, nel secolo successivo,
saltarono agli onori della cronaca (nera).
Il 9 settembre 1821, Carmine Mormile (figlio di Pietro e di Rosa Ranucci)
di Teverola, uccise con 'un colpo d'archibugio', in via Seggio ad Aversa,
il vescovo della città Agostino Tommasi. Il 19 settembre dello stesso
anno il reo confesso venne decapitato in Largo Mercato vecchio, vicino alla
chiesa della Madonna della Pietà, ad Aversa.
Per tornare alla vera e propria ricerca storica bisognerebbe consultare
gli archivi (se ancora ci sono) della chiesa parrocchiale e del convento
(soppresso) alla ricerca dei 'libri dei battezzati ' dei 'libri dei morti'
o di qualche platea; e, nel contempo, raccogliere i dati ISTAT e, più
di tutto, ogni testimonianza del mondo popolare, fatto di consuetudini,
religiosità, tradizioni, feste, lingua e di tutto ciò che
fa di un paese la 'patria locale'.
Utili contributi potrebbero venire anche dalla consultazione dei dizionari
storico-geografici (che, dal '700 in poi, ebbero larga diffusione nel Mezzogiorno)
e, in modo particolare, della vasta bibliografia (che non si cita per ragioni
di spazio).
Per quanto riguarda il significato dell'etimo, bisogna ricercare, per prima
cosa, le trasformazioni o le deformazioni che esso ha avuto nei secoli.
Fra i documenti consultati il toponimo cambia come segue:
Tevorola anno 949, Teborola anno 960, Tuburola anno 1172, silva Tuburola
anni 1175 e 1181, villa Tyburola anno 1205, Tuburola anno 1325, Tevernola
anno 1480, e, finalmente, Teverola nell'anno 1520. Nome che, poi, gli rimase
tranne che per un Teverone (in un documento del 1587) e di un Tinerola (in
un documento del 1895) che sicuramente sono trasformazioni dovute ad errori
di trascrizione.
PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI
ANNO XIV - N. 43-48 (nuova serie) GENNAIO - DICEMBRE 1988
Teverola li 22 Marzo 1811
IL SINDACO DELLE COMUNI RIUNITE TEVEROLA, CARINARO,
E CASIGNANO
Tra i documenti presentati dalle studentesse
Margherita e Rossana Mattiello segnaliamo, una lettera del 20 settembre
1810, con la quale il Sindaco "delle Comuni riunite di Teverola, Carinaro
e Casignano", Stefano Graziano, comunicava, all'Intendente della Provincia
di Terra di Lavoro, che "essendo queste suddette Comuni sfornite di
casamento comunale", a tal uso poteva essere destinato il monastero
esistente in Teverola "sotto il titolo di S. Maria delle Grazie fu
de' soppressi PP. Agostiniani Calzi de Carbonaristi, di cui nessun uso la
Regia Corte ne ha fatto e fa, né ne ritrae vantaggio alcuno".
In un'altra lettera del 16 ottobre 1811, il nuovo sindaco, Luca Mattielli,
faceva a sua volta istanza che la chiesa annessa al monastero, che era stata
chiusa all'atto della soppressione dell'ordine agostiniano (1809), fosse
riaperta "perché quella Chiesa è necessaria per ivi andare
la popolazione ad ascoltare la messa, ed esercitare degli altri offici religiosi
ne' giorni festivi, e fra l'altro ne' tempi piovosi, da poiché venendo
questa Comune attraversata da una orribile lava, non puote la stessa, cioè
la popolazione dalla parte di detta chiesa portarsi nella Parrocchia per
esercitare gli atti religiosi".
Infine di un certo interesse è il documento nel quale il sindaco
del 1815, Pasquale della Volpe, presentava lo stato del monastero di Santa
Maria delle Grazie. In quell'epoca il monastero si trovava affittato alla
signora Rachele Petriccioli di Teverola. Lo stato delle "fabbriche"si
denunciava "pessimo, ed a momenti per crollare, stante buona porzione
di fabrica tutt'aperta atteso il tremuoto accaduto nel dì 26 luglio
1805". La chiesa del monastero, pure in pessimo stato, era stata riaperta
per ordine del Governo, ed in essa vi faceva da "cappellano gratis,
il sacerdote D. Giovanni Simonelli".
TEVEROLA NEL XVII SECOLO
di Bruno D'Errico
Proseguiamo in questo numero la pubblicazione di notizie inedite su Teverola,
iniziate sul numero 11-12 della Rassegna Storica dei Comuni, anno VIII (1982),
pp. 290-293, con un interessante articolo di M.P. De Salvo sulle origini
del casale di Teverola, e continuate sul numero 43-48 della Rassegna, anno
XIII (1987), pp. 2-5, con una raccolta di note metodologiche per una ricerca
articolata sulla storia di Teverola, firmata da F.E. Pezone.
Una interessante fonte documentaria per la conoscenza della storia di Teverola
è costituita da un apprezzo del casale datato 1642. Da questo apprendiamo
che "il Casale suddetto di Teberola, è compreso nel distretto
della città di Aversa, e si conta in fuochi n0 [manca nel testo]
secondo l'ultima numerazione, giace in piano, ed aperto dominato da ogni
vento e situato nella Strada Regia, la sua aria è mediocremente buona
simile all'aria di detta città, in tempo però autunnale è
alquanto calda. E sibene si conta in detta quantità di fuochi, non
però abitano tutti. Vi sono molte case dirute, sì per mancamento
di abitatori, come per vecchiezza di fabrica. Li abitatori sono rustici
attendono alla coltura de' campi, et al generale quasi tutti sementano e
fanno campi. E questi sono tra essi detti massari, e possedono di essi alcuni
animali bovini, altri vivono con industria de' seminati d'altri, ed altri
vivono colla zappa. Ve ne sono alcuni che hanno animali giumentini, e somarrini,
de' quali la maggior parte sono pagliaroli, fra essi non vi è facoltà
signalata, alcuni, ma pochi possedono territori propri, ed hanno qualche
comodità. Le loro abitazioni sono ad uno ed a due solara, altre coverte
a tetto, altre a pagliara, alcuni nelle proprie abitazioni, altri appiggionati,
al generale dormono sopra paglia, alcuni usano lana, e fra tutti non vi
è altro che un notare, e due uomini di arme, che vivono civilmente,
vi sono due sarti, due scarpari, tre mastri fabricatori, tre tessitori di
tela, un pettinaturo di lino, ed un barbiero; d'altri artisti in ogni loro
occorrenza si servono nella città d'Aversa, e così di medico
chirurgo, robbe di speziaria, medicinali e manuali [di] detta città
d'Aversa, com'anche in tempo di bisogno, tanto in detta città, quanto
nei luoghi convicini si servono dì fatigatori ad uso de' campi. Qual
città si discosta dal detto casale di mezzo miglio in circa.
Ha la città di Capua per sette miglia, Caserta per miglia otto, Madaloni
per miglia diece, da altri vicini casali per miglia tre, miglia due et uno
in circa; e da Napoli per miglia otto in nove per Strada Regia, e sicura
di notte, e di giorno; fra le quali città e casali vi sono ogni settimana
mercati per famosi, come sono, Capua, Caserta, Madaloni, ed Aversa ove possono
provedersi in ogni bisogna.
E venendo al particolare del territorio riferisco esser tutto aperto, e
ventilato, di esso parte è arbustato, ma semìnatorio, e parte
scampio. Vi sono alcuni territori ad ortalizio, altri ve ne sono fenili,
e questi sono vicini al Regio Lagno per distanza di miglia tre in circa.
Confinano detti territori per Levante colli territori di Carienaro, e Casignano;
per Ponente colli territori d'Aprano, e Casaluce, ha per mezzo li territori
d'Aversa, e per settentrione li territori di Capua per miglia quattro in
circa.
Vestono gli abitanti alla rustica, le loro donne si esercitano ne' campi;
altre ma poche se ne stanno in casa, si esercitano in filare, cusire, lavorare,
tessere, ed altri affari feminili, alcune fanno industria di polli, al generale
sono tutte belle. Vestono onestamente, hanno ornamenti dì seta, galentarìe
donnesche etiam con abiti d'oro, e così le donne come gli uomini
arrivano all'età di 60 e 70 anni.
Produce il territorio grani perfetti migliori del convicino, e di maggior
peso non solo bastevole, ma se ne fa gran retratto. Produce orzo, fave,
ceci, lenticchie, ed ogni'altra leguma. Particolarmente grani d'India, lini,
canapi, e questi si maturano nel Regio Lagno per distanza di miglia tre
in circa, de' quali sono a proprio uso, e parte ne smaldiscono fuora. Può
anche il detto territorio dar pascolo ad animali grossi, e minuti, ma non
in quantità notabile, ha frutti d'ogni sorte, ad uso di tutti bastevoli,
ed a sufficienza senza comprarne fuora.
Produce detto territorio vini perfetti bianchi, come sono asprinii, e verdeschi,
e rossi; de' quali la maggior parte li smaldisce in Napoli. D'ogli si possono
provedere nelli vicini mercati, e parte ne sono portati a vendere da viaticali.
Salumi, formaggi ed altri latticini n'hanno, e possono avere ne' propri,
come nelli vicini luoghi.
Si governa il publico per due Eletti, uno di essi è dal numero de'
massari l'altro de' bracciali, vi è un casciero; e questi si eliggono
a voce in publico parlamento. Hanno detti Eletti il governo per un anno,
e questo finito si fa nuova elezione dall' istessa Università. Vi
è anco un Catapano, che ha pensiere di ponere assise a cose comestibili,
tanto però dette assise possono essere riformate da i detti Eletti,
e questo Catapano viene eletto dal Barone.
Il Pubblico vive per gabbelle, che s'introitano, e con esse suppliscono
a' pesi fiscali, e mancando impongono collette.
Deve l'Università per l'attrassato della Regia Corte ducati 600,
altre summe, che deve a diversi particolari, per le quali rende a tanto
per 100 con potestà di affrancare servata la forma delle cautele
sopra ciò appartenentino; per li quali pesi sta detta Università
oppressa.
Per quel che tocca allo spirituale, è detto casale subietto all'Illustrissimo
Vescovo d'Aversa. Vi sono dieci preti, tra sacerdoti e Clerici, e fra questi
è un Paroco, che ha la cura de' Sagramenti.
In mezzo di detto casale è la Chiesa Parrocchiale, sotto il titolo
di San Giovanni Evangelista (...).
Fuori detto casale posto nella Strada Regia vi è un bellissimo convento
de' Padri Agostiniani, ed in esso dimorano quindeci Patri tra sacerdoti,
e conversi (..)".
PERIODICO DI STUDI E DI RICERCHE STORICHE LOCALI
ORGANO UFFICIALE DELL' ISTITUTO DI STUDI ATELLANI
ANNO XXI - N. 76-77 (nuova serie) GENNAIO - GIUGNO 1995
Nel 1857, insieme a Casignano
IL VILLAGGIO DI CARINARO
DIVENTA COMUNE
di Gioconda Pomella
Correva il 1854 e sovrano assoluto del regno delle Due Sicilie era Ferdinando
lI di Borbone. Il paese in quegli anni veniva amministrato attraverso criteri
burocratici lenti e inefficienti, simbolo dello sfacelo erano i funzionari
del Ministero dell'Interno spesso inetti e prepotenti. Alla presidenza del
Consiglio dei Ministri era stato nominato Ferdinando Troya. considerato
timido " nei confronti dell'influenza sempre più personale che
il re veniva esercitando negli affari di stato (1).
Il 7 Febbraio di quell'anno di grazia sul tavolo del direttore del Ministero
e Real Segreteria dell'Interno, Salvatore Murena, giunse una supplica della
popolazzione di Carinaro. Gli abitanti del piccolo centro dell'agro aversano,
che a quel tempo raggiungevano " 1259 anime ", chiesero a "
Sua Eccellenza " di separarsi dal comune di Teverola " in quanto
possiedono mezzi per sopperire alle spese e uomini elegibili alle cariche
comunali " (2).
Gli abitanti di Carinaro ritenevano di possedere tutti i requisiti per ottenere
l'autonomia da Teverola. "I comuni possono domandare la separazione
con particolàre amministrazione municipale quante volte per la loro
locale situazione sieno separati dai comuni di cui costituiscono una parte
ed abbiano una popolazione di 1000 abitanti, e mezzi sufficienti per formare
e rinnovare il personale dell'amministrazione e supplire alle spese comunali
(3).
Il direttore (4) Murena (5) trasmise, il giorno dopo, il documento a G.
De Marco, intendente di Terra di Lavoro, affinché svolgesse tutte
le indagini previste dalla legge. L'intendente chiese al sindaco di Teverola
l'immediata convocazione del decurionato e una deliberazione in merito.
In tutti i documenti oltre a Carinaro è sempre nominato il piccolo
borgo di Casignano. Su questo villaggio, oggi il nome identifica solo una
località disabitata, scrive Giustiniani: " casale di Aversa
in Terra di Lavoro, e diocesi di detta città verso oriente a distanza
di un miglio. E' situato in pianura, e vi si respira un'aria molto nociva
per la vicinanza del Clanio. Il suo territorio viene seminato da suoi abitatori,
che ascendono non più che al numero di 173, a grano, a canapi, produzione
di vini asprini leggerissimi ' (6).
"Attualmente il nome resta ad una chiesetta sui Regi Lagni, nei pressi
del ponte Iachiello, poco ad est della S.S. 7 bis " (7).
Dieci giorni dopo i decurioni (8) del comune di Teverola "e riuniti"
Carinaro e Casignano vennero convocati, nella casa comunale, dal sindaco
Carlo Mattiello. La domanda di separazione dei carinaresi fu posta all'ordine
dei giorno. Tutti i decurioni si trovarono in perfetto accordo sul numero
degli abitanti di Carinaro, sulla mancanza di beni patrimoniali ("
non possono che reggersi semplicemente col fruttato de dazi di consumo ")
e sulla loro distanza, mentre " sulla massa di coloro che possono occupare
le diverse amministrazioni " i decurioni di Carinaro sostennero l'esistenza
di eleggibili sufficienti per ogni carica, i decurioni di Teverola, invece,
si espressero negativamente ed affermarono che non c'era un numero adeguato
" per tutte le cariche che si richiedono ".
E' chiaro che quanto emerso dalla riunione non bastò a chiudere la
vicenda, allora l'intendente decise di consultare A.Miele, giudice del circondario
di Aversa. Alla fine del mese di aprile un gruppo di cittadini di Carinaro,
allarmato, scrisse all'intendente. Nel documento i carinaresi espressero
tutti i propri timori. imrnaginavano gia il parere negativo del giudice
di Aversa e chiesero, quindi, che fosse affidato ad altri questo Compito.
Tutto secondo lo schema previsto. Il giudice Miele era apertamente contrario
alla separazione: " vi sono ben pochi soggetti adatti per cariche amministrative
poiché separandosi mancherebbe affatto il personale per Carinaro,
a sostenere e dirigere la comunale amministrazione che andrebbe di certo
in ruina con grande discapito delle due amministrazioni " (9).
Il giudice non si limitò a considerazione di questa natura ma molto
duramente definì l'azione di separazione una " veduta privata
di pochi, inconsiderata, imprudente ed arrogante ".
I carinaresi, che non si riconobbero in giudizi così netti e infamanti,
reiterarono le suppliche tanto che l'intendente De Marco decise di affidare
un nuovo mandato esplorativo al consigliere provinciale di Aversa Benedetto
Di Mauro poiché " ha conoscenza dei luoghi e delle persone>>.
In una comunicazione riservata del 27-6-1854 il consigliere Di Mauro, in
totale disaccordo con il giudice Miele, si dichiarò favorevole alla
separazione poiché, a suo parere, non mancavano uomini con tutti
i requisiti richiesti per occupare cariche pubbliche, specificò però
che si trattava di persone eleggibili in un comune di terza classe (10).
"Altronde ponendo mente al disquilibrato riparto di fondi per le opere
pubbliche dei quali Carinaro ne occupa una parte ben modica " scrisse.
In base alla risposta di Benedetto Di Mauro il consiglio d'Intendenza di
Terra di Lavoro il 22-11-1854 stilò un primo rapporto al direttore
del Ministero dell'Interno. Nel documento si esprimeva parere positivo sulla
separazione del comune di Carinaro da Teverola "considerato che aderendovi
alle domande di quei naturali si toglie un principio di discordia che si
agita fra i due comuni tanto per la nomina delle cariche che per lo impiego
delle rendite comunali. E' di avviso esser espediente che sien disunti e
che Carinaro si elevi a comune separato ".
L'intendente di Caserta che aveva bisogno di altri elementi da trasmettere
al direttore Bianchini inviò, quindi, un nuovo dispaccio a Di Mauro
per chiedergli di quali mezzi disponesse il villaggio di Carinaro per sostenersi
in autonomia. Il consigliere rispose che "tra i cespiti speciosi di
quel Villaggio avvi quello del dazio sul consumo del vino che prima della
malattia delle uve dava annui ducati 469,60 " ma, per le circostanze
accennate, nel 1854 aveva fruttato solo la cifra di 326 ducati, a questo
dazio si aggiungeva " il prodotto delle acque piovane ", che servivano
ad irrigare il terreno ed ammontavano a ducati annui 61,50, sottolineava
il consigliere però " ... potrebbero fruttare il doppio ",
c'erano poi i proventi giurisdizionali (11) che solo per Carinaro ammontavano
a 97,80 ducati annui ed un credito di 31 ducati con il comune di Gricignano
per un arretrato dell'affitto della <<lava>> ". Il delegato
De Marco per provare quanto aveva affermato inviò un progetto di
" stato discusso " (ossia una situazione finanziaria) del costituendo
comune.
Lo stato discusso era in sostanza il bilancio comunale. " Ogni comune
debbe avere il suo stato discusso, e questo gli deve servire di norma inalterabile
nell'Amministrazione delle sue rendite e delle sue spese. La proposta di
questo stato discusso viene compilata dal decurionato sulla proposizione
del dall'Intendente nel Consiglio d'Intendenza ... " (12). Gli stati
discussi formulati in questo modo erano poi osservati per cinque anni e
rinnovati di quinquennio in quinquennio. Carinaro non si sottrae a questa
regola. Il progetto di stato discusso presentato all'intendente è
valido per gli anni 1854-59.
Assunte le nuove informazioni l'intendente scrisse a Napoli al direttore
del Ministero e della Real Segreteria di Stato e dell'Interno. La risposta
non si fece attendere ed il 2 febbraio del 1855 il direttore Bianchini ordinò
ulteriori indagini e che queste fossero svolte da un consigliere d'Jntendenza.
De Marco decise di nominare Cesare Colletta. Il consigliere convocò
in data 9 marzo 1855 presso la " casa comunale di Aversa " il
decurionato di Teverola e Carinaro. All'ordine del giorno era stato posto
il calcolo della distanza tra i due comuni; nel corso della riunione i decurioni
deliberarono di prendere la misura di tutte le strade, anche non "
rotabili ", e di nominare il perito. L'incarico fu affidato all'architetto
di Aversa Gabriele di Ronza che, con la collaborazione dei decurioni di
Teverola, Luigi Colella ed Andrea Caputo, e quelli di Carinaro, Francesco
Della Volpe e Giovanni Coppola, avrebbe dovuto stendere il verbale, sottoscritto
poi da tutti.
Durante quella seduta, in accordo tra tutti i decurioni, venne formulata
la lista degli eleggibili e redatto un progetto di stato discusso. Il 27
dello stesso mese, alla presenza del consigliere Colletta, del sindaco di
Teverola Carlo Mattiello e dei decurioni rappresentanti i comuni riuniti,
l'architetto di Ronza dichiarò: <<abbiamo principiato l'operazione
col misurare prima la strada rotabile che dal palazzo del Conte di Policastro
tira direttamente al comune di Carinari e fino però al fronte dell'orologio
di questo ultimo comune percorrendo quelle denominate dietro corte, aia
Della Valle e chiesa Parrocchiale di Carinari e l'abbiamo trovata di lunghezza
palmi: cinquemila settecentodiciassette 5.717>> (13). Quindi una alla
volta vennero riportate le misure di altre quattro strade.
Il 10 aprile Cesare Colletta convocò i decurioni del comune di Teverola.
Il sindaco esibì il "verbale del 27 marzo di verifica ed esistenza
delle strade " che uniscono i due comuni. Nel corso della riunione
vennero presentati i progetti di stato discusso che però si ritenne
avessero bisogno di ulteriori modifiche ai sensi della legge. Il bilancio
dei singoli comuni ammontava a 530,45 ducati per Teverola e 535,70 per Carinaro.
Le riunioni nella " casa comunale di Aversa " continuarono: si
portarono modifiche agli stati discussi e si compilarono le liste degli
eleggibili. Al termine dei lavori il consigliere Colletta inviò all'intendente
una lunga e circostanziata relazione su tutta l'operazione svolta (14).
In base al rapporto ricevuto l'intendente G. De Marco comunicò al
direttore del Ministero i risultati dell'indagine. In un dispaccio del 21-7-55
Lorenzo Bianchini gli rammentò, forse un po' duramente, che il progetto
di stato discusso riguardava solo il <<Municipio>> e non i due
singoli comuni, chiese così altri ragguagli in materia ed in più
il numero preciso degli abitanti. L'intendente produsse tutta la documentazione
richiesta e riferì che la popolazione di Teverola ammontava a 1055
abitanti mentre quella di Carinaro e del villaggio di Casignano a 1224.
Nell'ultima fase del processo il carteggio risulta piuttosto scarso. Il
direttore Bianchini chiese la lista degli eletti, lista che gli venne inviata.
Il consiglio di Intendenza si pronunciò favorevolmente alla separazione
del comune di "Teverola da riuniti Carinaro e Casignano ". A Bianchini
non bastò questo parere ed il 15 dicembre 1855 chiese all'intendente
se la sua opinione collimasse con quella del consiglio. La risposta di De
Marco arrivò l'11-2-56 ed era strettamente burocratica. Nella lettera
l'intendente non entrò subito in argomento, cercò di dimostrare,
attraverso una serie di tesi, la validità della " segregazione
", motivando e circostanziando le sue opinioni:
" quando Teverola co' comuni riuniti non eccedeva nel 1850 i cinquantaquattro
elegibili, questa
cifra per migliorata istruzione, per gioventù più idonea,
e per più accurate ricerche, è quasi ora raddoppiata, da poter
sopperire a bisogni delle separate amministrazioni ". Nella seconda
parte del documento riportò, poi, considerazioni di carattere economico
sugli stati discussi e sui rapporti tra rendite ed introiti, affermando
con convinzione, che i due comuni non avrebbero avuto bisogno di nuovi <<balzelli>>.
In merito alle strade sostenne che erano quasi tutte impervie soprattutto
in inverno, inoltre gli stipendi dei dipendenti comunali erano fissati a
norma di legge. Al termine della lettera si dichiarò favorevole alla
separazione.
Il decreto di separazione giunse il 30 giugno 1856. Il direttore Bianchini
scrisse all'intendente: " S. M. il Re (N.S.), visti gli antecedenti,
il rapporto di lei del 15 dicembre 1855, n. 2822, ed il parere adesivo della
consulta; nel consiglio di Stato del 6 dello spirante mese; si è
degnata approvare, a contare dal 10 gennaio 1857, la elevazione de' villaggi
di Carinaro e Casignano, in codesto Provincia, a Comune distinto dall'altro
di Teverola, del quale finora ha fatto parte. Nel Real Nome glielo comunico
per lo adempimento rimettendole in copia conforme il relativo decreto '>.
(1) A. ALLOCMT, Il decennio della crisi, p.
255, in AA.VV. "Storia di Napoli" vol. V, E.S.I., Bari 1976.
(2) Archivio di Stato di Caserta - Circoscrizione Territoriale - Intendenza
Borbonica, f. 356.
(3) N. Comerci, Elementi di Diritto Pubblico ed Amministrativo del Regno
delle Due Sicilie, Napoli 1841-45, parte II, p. 531.
(4) " A capo del dicastero Ferdinando Il non volle più ministri,
ma direttori, spinto dalla sua diffidenza sempre crescente verso i propri
collaboratori ", ibidem, p. 255.
(5) Salvatore Murena rimase al Ministero dell'Interno fino al luglio 1854
quando Ferdinando Il fu costretto a destituirlo. Il capo del dicastero durante
l'epidemia di colera che flagellò Napoli fuggì " alle
prime avvisaglie del terribile morbo ". Murena fu sostituito da Ludovico
Bianchini <<uomo d'indole mite e cultore di una storia pregevole delle
Finanze delle Due Sicilie >>. NICOLA Visco, Storia del Reame di Napoli
dal 1814 al 1860. Napoli 1908, p. 332.
(6) L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli.
Napoli 1797-1805, vol. III.
(7) G. CORRADO, Le origini normanne in Aversa, in "Rassegna Storica
dei Comuni ", n. 2/1970, p. 77, nota 29.
(8) I decurioni di Carinaro erano quattro (don Francesco Della Volpe,Giovanni
Coppola, Giuseppe Petrarca ed Antonio Barbato) mentre quelli di Teverola
erano cinque (don Luigi Colella, don Pasquale Puoronio, Gioacchino Ruberti,
Andrea Caputo e don Tommaso Limonelli). Una legge del 1816, che in sostanza
confermava l'ordinamento voluto dai francesi, regolò l'amministrazione
comunale, questa era formata dal sindaco, da un primo e da un secondo eletto
da un cancelliere archiviario, da un cassiere e dal decurionato composto,
a seconda della popolazione, da 8 a 30 membri.
(9)' A proposito della lista degli eleggibili che l'intendente gli invia
il giudice afferma: " ad eccezione di pochissimi soggetti di limitatissima
entità gli altri tutti non altra idoneità hanno che quella
di poter essere adibiti a beccamorti ". Giudizi di gravissima natura
che evidentemente si possono far risalire a contenziosi aperti tra gli abitanti
del comprensorio. Si legge inoltre: " posso ciò asserire il
che per troppo conosco il rispettabile personale di questo circondario ".
(10) '<<Appartengono alla prima classe i comuni aventi una popolazione
di 6000 o più abitanti, quelli in cui risiede l'Intendente o la Corte
d'Appello, o una corte criminale, e quelle aventi una rendita ordinaria
di d. 5000; sono della seconda quelli di una popolazione non minore di 3000
abitanti, e quelli in cui risiede una sottointendenza; sono della terza
quelli di popolazione minore di 3000 abitanti >>". N. COMERCI;
op. cit., p. 350.
(11) " Dal diritto de pesi e misura annui " A.S.G.
(12) Ibidem, p. 552.
(13) Pesi e misure nel napoletano dall'Editto 6-4-1840:
1 canna = 10 palmi m 2,645
1 palmo = 10 decimi = m 0,264
700 canne = 1 miglio m 1.840
da M.R. CAROSELLI, La Reggia di Caserta. Lavori, costi, effetti della costruzione.
Milano 1968, p. 201.
(14) Nella relazione Colletta ricorda di aver raccolto elementi importanti
sui punti richiesti: distanza, stato discusso e lista degli eleggibili,
convenienza finanziaria sulla separazione. La distanza tra i due comuni
è di un miglio, le rendite sono sufficienti per entrambi i comuni
ed esistono soggetti, per censo ed istruzione, adatti a ricoprire cariche
amministrative, inoltre Teverola può amministrarsi senza imporre
alla popolazione altri <<balzelli >>". In sostanza nessun
aggravio economico è previsto per i due comuni poiché <<l'istruzione
primaria con un sol maestro per ciascun sesso, la cura degli infermi con
un sol condotto; mentre la cura delle anime è divisa a due Parrochi,
che resterebbero assegnati come ora sono a ciascun comune>>.
SEGNALAZIONE DELL'ARCHITETTO ANTONIO PIROZZI SU DOCUMENTI RELATIVI A TEVEROLA NELL'ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI
Salve sono un architetto di Giugliano mi
chiamo Antonio Pirozzi e da alcuni anni svolgo ricerche presso larchivio
di Stato di Napoli sulla storia della mia città con particolare
riferimento alla storia delle antiche masserie altomediavali giuglianesi
come Casacelle, Casacognano, Cupuli ecc. Riguardo la vostra città
vorrei segnalarvi che presso la sala inventari del Grande Archivio di
Stato di Napoli potete trovare due volumi relativi alle Corporazioni
religiose soppresse, ebbene in uno dei due volumi se sfogliate le
pagine riguardanti i possedimenti del monastero di S.Martino di Napoli
potete trovare alcuni fasci che fanno riferimento proprio al casale di
Teverola. Ve li trascrivo cosi come sono segnati:
FASCIO MONASTERO DI S. MARTINO DI NAPOLI 2097 - Atti tra il regio fisco
e il casale di Teverola per il feudo di Casalnuovo (anni 1627-1718)
2122 - Possedimenti in Teverola, Casalnuovo ed altre località (in
due volumi) anno 1641
2336 - Liti con il barone di Teverola, numerazione di vassalli abitanti
in Teverola e Dugenta.
Spero con questo di avervi fatto una gradita sorpresa e di aver dato un
piccolo contributo affinchè le nostre lontane e nobili origini
culturali siano sempre più disvelate. Arch. Antonio Pirozzi