Pablo Neruda Muore chi (ode alla gioia) Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore ed ai sentimenti Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incerto pur di inseguire un sogno chi non si permette, almeno per una volta nella vita, di fuggire i consigli sensati Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce
Evitiamo la morte a piccole dosi ricordando sempre che l’essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Bella
"Bella, come nella pietra fresca della sorgente, l'acqua apre un ampio lampo di spuma, cosí è il sorriso del tuo volto, bella.
Bella, dalle fini mani e dagli esili piedi come un cavallino d'argento, che cammina, fiore del mondo, così ti vedo, bella.
Bella, con un nido di rame intricato sulla testa, un nido color di miele cupo dove il mio cuore arde e riposa, bella.
Bella, gli occhi non ti stanno nel volto, non ti stanno nella terra. Vi son paesi, vi son fiumi nei tuoi occhi, la mia patria sta nei tuoi occhi, io cammino in mezzo ad essi, essi danno luce al mondo dove io cammino, bella.
Bella, i tuoi seni sono come due pani fatti di terra cereale e luna d'oro, bella.
Bella, la tua cintura il mio braccio l'ha fatta come un fiume quando è passato mill'anni per il tuo dolce corpo, bella.
Bella, non v'è nulla come i tuoi fianchi; forse la terra possiede in qualche luogo occulto la curva e l'aroma del tuo corpo, forse in qualche luogo, bella.
Bella, mia bella, la tua voce, la tua pelle, le tue unghie, bella, mia bella, il tuo essere, la tua luce, la tua ombra, bella, tutto è mio, bella, tutto è mio, mia, quando cammini o riposi, quando canti o dormi, quando soffri o sogni, sempre, quando sei vicina o lontana, sempre, sei mia, mia bella, sempre."
Il tuo sorriso Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l'acqua che d'improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d'argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d'aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita. Amor mio, nell'ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d'improvviso vedi che il mio sangue macchia le pietre della strada, ridi, perché il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca. Vicino al mare, d'autunno, il tuo riso deve innalzare la sua cascata di spuma, e in primavera, amore, voglio il tuo riso come il fiore che attendevo, il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora. Riditela della notte, del giorno, della luna, riditela delle strade contorte dell'isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l'aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei.
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Lasciami libere le mani Lasciami libere le mani e il cuore, lasciami libero! Lascia che le mie dita scorrano per le strade del tuo corpo. La passione - sangue, fuoco, baci - m'accende con tremule fiammate. Ahi, tu non sai cos'è questo! è grave; la tempesta dei miei sensi che piega la selva sensibile dei miei nervi. È la carne che grida con le sue lingue ardenti! È l'incendio! E tu sei qui, donna, come un legno intatto ora che tutta la mia vita fatta cenere vola verso il tuo corpo pieno, come la notte, d'astri! Lasciami libere le mani e il cuore, lasciami libero! Io solo ti desidero, ti desidero solamente! Non è amore, è desiderio che inaridisce e s'estingue, è precipitare di furie, avvicinarsi dell'impossibile, ma ci sei tu, ci sei tu per darmi tutto, e per darmi ciò che possiedi sei venuta sulla terra - com'io son venuto per contenerti, desiderarti, riceverti!
Mi piaci quando taci Mi piaci quando taci perché sei come assente, e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca. Sembra che gli occhi ti sian volati via e che un bacio ti abbia chiuso la bocca. Poiché tutte le cose son piene della mia anima emergi dalle cose, piene dell'anima mia. Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima, e rassomigli alla parola malinconia. Mi piaci quando taci e sei come distante. E stai come lamentandoti, farfalla turbante. E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge: lascia che io taccia col tuo silenzio. Lascia che ti parli pure col tuo silenzio chiaro come una lampada, semplice come un anello. Sei come la notte, silenziosa e costellata. Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente. Distante e dolorosa come se fossi morta. Allora una parola, un sorriso bastano. E son felice, felice che non sia così.
Qui io ti amo Tra pini scuri si srotola il vento. Brilla fosforescente la luna su acque erranti. Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro. Si dirada la nebbia in figure danzanti. Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto. A volte una vela. Alte, alte stelle. O la croce nera di una nave. Solo. A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida. Suona, risuona il mare lontano. Questo è un porto. Qui io ti amo. Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta. Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde. A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi, che corrono sul mare dove non arriveranno. Mi vedo già dimenticato come queste vecchie ancore. Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera Si stanca la mia vita inutilmente affamata. Amo quel che non ho. Tu sei così distante. La mia noia lotta con lenti crepuscoli. Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi. La luna proietta la sua pellicola di sogno. Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi. E poiché io ti amo, i pini nel vento vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche. |