"Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza" H.G. Wells 

Le due facce della costa: Marina di Pulsano e Saturo.

 

Nonostante il cielo non prometta nulla di buono, partiamo alla volta di Saturo. Una volta giunti a Lizzano prendiamo la strada che porta alla "Torretta". Sulla destra, dopo 1,5km. circa , scorgiamo un complesso masserizio: Masseria "S.Vito". Conosciamo il posto, nelle vicinanze vi è un depuratore e la sua presenza è avvertibile...Svoltiamo a destra e percorse poche centinaia di metri incontriamo una necropoli medievale. Le sepolture sono scavate nella roccia tufacea, alcune sono davvero piccole. Non c'è alcuna indicazione, l'erba invade ogni fossa ed un trattore d'epoca, abbandonato, arruginito, sprofonda in una delle tombe più grandi.
Forse le innumerevoli tracce del nostro passato danno un senso di sazietà: troppe pietanze vengono trascurate. Eppure sono la nostra ricchezza, queste e la nostra costa e tutto ciò che le generazioni passate hanno modificato nel territorio sono probabilmente l'unica faccia presentabile ed interessante che possiamo mostrare. L'abbandono e l'incuria le perderanno e con esse la nostra storia, la nostra identità, la nostra cultura. Invitiamo il Comune di Lizzano a dotarsi di strumenti di tutela del territorio, ad attivarsi affinchè il suo entroterra, sotto molti aspetti interessante e ricco sia valorizzato e così riscoperto da quei flussi turistici che transitano e soggiornano sulle sue coste.
Proseguiamo incontrando una casina sulla sinistra e poi Masseria Porvica adesso tenuta "del Barco" in agro di Pulsano. Il corpo masserizio è del '600 e prende il nome da un antico muretto a secco creato da maestri paretari per raccogliere le greggi. Parte del muretto, intatto, cinge la pineta della tenuta.
Raggiungiamo la località detta "Torretta". Una griglia di vie con nomi di frutti, alle spalle vi è l'ingresso di una Masseria piuttosto grande, abbandonata, circondata da eucalipti. La costa è vicina con la diruta torre zozzoli, nell'isola amministrativa di Taranto. Diruta, questa è una delle poche torri del '500 (erano 21 da Taranto a Punta Prosciutto) ancora sopravvissute. Erano utilizzate come punti d'avvistamento e generalmente erano a pianta quadra.
Ci piacerebbe annotare un giorno il definitivo e giusto recupero di queste antiche sentinelle.
Pochi km. ancora e raggiungiamo Marina di Pulsano : un mare fantastico che si insinua in una piccola baia delimitata da due promontori il primo dei quali di eccezionale interesse archeologico. Lido Silvana, è una delle marine più suggestive della nostra costa : la sabbia si alterna agli scogli, il terreno si alza a formare delle collinette, ricche di folta vegetazione. Almeno così lo erano fino a quando un furioso incendio, pochi anni fà, mandò in fumo ettari di bosco. A dominare la località è un'altra di quelle torri costiere del '500: Torre Castelluccia. La torre presenta un lato, quello con la scala d'accesso, con vistosi segni di cedimento. Intorno ad essa vi è un parco protetto a tutela di un sito protourbano dell'età del bronzo. Proprio di fronte alla torre, prospicente la battigia vi è un'alta duna che conserva tracce di un villaggio neolitico. Probabilmente furono gli Iapigi ad abitare questo luogo, sicuramente ricco e prospero per i contatti e le relazioni commerciali che tra l'XI e il X sec. a.C. si allacciarono con le popolazioni Egee http://www.perieghesis.it/villaggio%20preistorico.htm .
Duole constatare però che la mano dell'uomo ha inciso in maniera profonda e spesso sconsiderata nell'economia del luogo: l'antico camminamento che collegava la torre alla duna del villaggio neolitico è stato cancellato dalla realizzazione della strada costiera. Le costruzioni fino al limite della battigia, e le altre, innumerevoli, stanno a testimoniare un abusivismo sconsiderato che ha mortificato questo, così come altri numerosissimi angoli della nostra costa. Segnaliamo una probabile concessione edilizia data ad una società che intenderebbe realizzare un albergo praticamente a 50 metri dalla battigia ed inoltre in un sito, adiacente al villaggio neolitico, dove innumerevoli e preziosi sono stati i ritrovamenti archeologici. 
Ci indirizziamo alla volta di Saturo, la costa è bellissima nonostante un cielo plumbeo. Arriviamo sulla costa di Leporano e ad una rotonda svoltiamo a sinistra ed affrontiamo una ripida discesa che ci porta sull'obiettivo: il parco archeologico di Saturo. Il cancello è chiuso ma vi si può accedere dalla spiaggia. Si sale su questo sperone roccioso che a forma di ascia delimita due insenature: porto Perrone a SE e porto Saturo a NO. A dominare il promontorio un'altra torre del XVI sec., torre Saturo appunto. Intorno ad essa le tracce di 
Saturum. Il nome di derivazione incerta, si vuole far derivare o da Satyria (ninfa che dall'unione con Poseidone, divenne madre di Taras), o da Sat Ur, ovvero città del Sole. Tracce di insediamenti neolitici, resti di una favolosa villa Romana del II sec. d.C. con piscina termale quasi intatta, il tutto immerso in uno scenario incantevole e prezioso dal punto di vista naturalistico, fanno di questo luogo una tappa fondamentale per chi voglia visitare le nostre coste. E' inoltre probabile la

presenza di un tempio dedicato ad Athena. Encomiabile l'intervento dell'uomo che nel corso dei secoli ed in particolar modo negli ultimi cinquant'anni, ha preservato ed attentamente recuperato un sito che ha donato innumerevoli capolavori. L'area, ben tenuta, è piuttosto vasta ed è un miracolo che sia sopravvissuta alla furia edilizia che contraddistingue la litoranea. Complimenti al Comune di Leporano che, come altri casi stanno a testimoniare, mostra sensibilità ed amore per la sua storia ed il suo territorio.
Si fà tardi ed è ora di tornare. Un'unica tappa ci riporta a Sava, attraversando il Comune di Pulsano e poi quello di Lizzano. 60 km., 21 km/h di media piuttosto facili tranne la ripida salita di Saturo.

 

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DIARIO DELLE PASSEGGIATE



Grottaglie: Le Cave di Fantiano

Fà freddo, ha nevicato il giorno prima, minaccia di pioggia incombente. Le previsioni meteo ci hanno indotto a procrastinare "Raggi nei paraggi" ma noi, indomiti o incoscienti, fate voi, partiamo alla volta di Grottaglie.
I completi invernali fanno il loro dovere, ma il vento di maestrale ci taglia il viso. A buona andatura percorriamo la provinciale che ci conduce a S.Marzano di S.Giuseppe e a circa 2 km. dall'abitato ci fermiamo un attimo, il tempo di scattare un paio di foto, alla "Casa rossa":questa masseria il cui corpo principale è del XIX sec., conserva un trappeto semi ipogeo databile al XVII sec, purtroppo in condizioni di degrado strutturale. Nella zona sono state ritrovate tracce di insediamenti tardo antichi ed altomedievali.
Oltrepassiamo S. Marzano e pedaliamo verso Grottaglie. All'incrocio con la  tristemente famosa Francavilla Fontana - Carosino, sostiamo per riflettere su un'opera, la "rotonda", che dopo decine di morti e famiglie distrutte, la Provincia ha pensato bene di realizzare.
Via verso la meta. Oltrepassiamo Grottaglie, città ricca di tradizioni e centro di produzione di una famosa ceramica, ed imbocchiamo una strada secondaria che conduce a Martina Franca. Non possiamo non rilevare la maleodorante presenza di un canale di scolo e disseminati lungo il ciglio della strada rifiuti ed oggetti in eternit. Addirittura una piccola discarica nel cortile di un fabbricato sottoposto al manto stradale.
Dopo circa 4 km. di saliscendi si arriva in uno straordinario oliveto con piante

secolari dai tronchi maestosi: alcuni, aperti alla base, possono contenere comodamente quattro adulti. Le cave sono lì accanto, raccontano secoli di duro lavoro degli zuccatori che hanno modificato in maniera suggestiva un territorio che grazie alle amministrazioni Grottagliesi, diviene incantevole scenario di rappresentazioni artistiche.
http://www.comune.grottaglie.ta.it/llpp/progettocavefantiano/ I tagli , profondi, hanno lasciato torrioni isolati, alti anche più di trenta metri.
Il tufo, materia principe delle nostre costruzioni è stato causa di profondi mutamenti del paesaggio. http://www.terredelmediterraneo.org/itinerari/san_giorgio.htm Le cave, disseminate nel territorio, se non utilizzate come discariche, assumono un particolare fascino che in questo caso è particolarmente suggestivo. Attraversare questi spazi, dominati da alte torri di calcare con in cima olivi secolari è un'esperienza singolare e magnifica.
Ripetiamo: il progetto di recupero e destinazione delle cave a parco per rappresentazioni artistiche e festivaliere è coraggioso, lungimirante ed esemplare. Il Comune di Grottaglie entro la fine del 2008 consegnerà ai suoi cittadini e non solo, uno degli scenari più incantevoli del Salento.
Non solo, la gravina che si articola al fianco delle cave è una delle più belle, affascinanti passeggiate che si possono fare in quest'angolo di Puglia. Una fitta boscaglia di pini d'Aleppo e piante tipiche della macchia mediterranea, ricoprono e delimitano un camminamento naturale, lastricato da rocce affioranti. Tracce di civiltà rupestre si scorgono negli anfratti e grotte, ma stranamente non è stato ancora scoperto un luogo di culto, onnipresente in tutti gli insediamenti umani. Curiosa la presenza di un apiario, in fondo ad una scalinata che parte da una costruzione trogloditica. Ci ritorneremo per una visita più approfondita e per esplorare la gravina di Riggio appena più a nord.
Tappa unica per tornare a Sava, ma ci prendiamo il tempo di una foto alla chiesa di S. Francesco ed alla banda dei Bersaglieri che per una non identificata ricorrenza ci ha dato la carica per una pedalata più vigorosa. Per fortuna non ha piovuto ma abbiamo trovato la neve sulla sommità delle cave. 50 km. 20 km./h di media, facile eccetto alcune asperità.

 

 http://88.39.201.70/webfolder01/llpp/progettocavefantiano/Relazione%20illustrativa.pdf

 

COSA SONO LE CAVE DI FANTIANO

LE GRAVINE E LA CIVILTÀ RUPESTRE A GROTTAGLIE

Il territorio del Comune di Grottaglie, e le sue gravine in particolare, rappresentano l’estremità meridionale della vasta area caratterizzata dal fenomeno del “vivere in grotta”. A sud di Grottaglie il fenomeno non si esaurisce ma si manifesta con episodi minori, anche in funzione delle differenti condizioni geomorfologiche (non più profonde ed estese gravine ma piccoli solchi erosivi in cui comunque si rinvengono ancora santuari rupestri, piccoli nuclei di abitazioni in grotta o grotte adibite ad attività produttive).
Le gravine, nel territorio di Grottaglie, incidono i banchi tufacei posti a quote decrescenti verso sud-ovest e si evidenziano con forza nell'ultimo gradone che si affaccia sulla vallata sud-orientale. Procedendo da nordovest a sudest si incontrano, quasi parallele tra loro, le più importanti tra loro, tutte regolarmente abitate fino al secolo XIII: 

 

  1. Riggio
  2. Fantiano (o lama Infantiana): appena a sud di Riggio, dominata dalla pineta e dalla macchia mediterranea, con un importante insediamento rupestre medievale nel tratto iniziale, ancora oggi molto poco studiato anche per la mancanza di chiese. Nel tratto terminale della gravina si trovano le cave di Fantiano, oggi riutilizzate per manifestazioni e spettacoli all’aperto.
  3. Fullonese (o Foranese): delimita il centro urbano a ovest ed è quella che ha subito i danni maggiori in seguito all’espansione recente del paese; conserva numerose testimonianze di indubbio valore, come la chiesa – cripta dei SS. Pietro e Paolo con un calvario scolpito e un piccolo eremo rupestre in uno dei suoi rami laterali. Il villaggio rupestre è stato abitato anche dopo a fine del XIII secolo, quando gli abitanti degli altri casali rupestri furono indotti a riunirsi a Grottaglie. Il nome della gravina deriva probabilmente dalla principale attività che vi si svolgeva, ossia l’arte della tintoria condotta da una colonia di Ebrei (dal latino fullo = tintore).
  4. Pensieri (o Casalpiccolo o S.Biagio)
    Tra la gravina del Fullonese e la lama dei Pensieri si situa il centro urbano di Grottaglie, l’antica Cryptae aliae (“Altre Grotte” secondo alcuni italianizzato poi in Grottaglie), detta anche nei documenti Casal Grande.

www.terredelmediterraneo.org

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