"Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza" H.G. Wells 

Bibliografia

 


Un limes bizantino nel Salento? La frontiera bizantino-longobarda nella Puglia meridionale. Realtà e mito del limitone dei greci

 

 

 

 


di G. Stranieri

 

Per lungo tempo le ricerche sulle frontiere bizantine hanno privilegiato l.analisi dei dispositivi militari e delle opere difensive a carattere monumentale. L.approccio dell.archeologia dei paesaggi ha, più recentemente,mirato ad una lettura spaziale e diacronica dell.insediamento e dei fattori ambientali, demografici, produttivi, politici e culturali. Tale prospettiva è tanto più utile nello studio delle complesse dinamiche territoriali in atto nell.Italia bizantino-longobarda. Le ricerche sul Salento con gli scavi sul villaggio abbandonato di Quattro Macine, nel retroterra di Otranto (LE), guardano in questa prospettiva

 

 

1. Le ricerche sistematiche non hanno, tuttavia, ancora investito il Salento settentrionale (Brindisi e Taranto), dove si giustappongono, tra la fine del VI e la metà del IX secolo, le sfere di influenza bizantina e longobarda.Lo studio delle regioni di frontiera dell.impero bizantino riveste, nondimeno, un.importanza capitale per il progresso dell.archeologia medievale. Lo stato delle ricerche rende, perciò, urgente l.acquisizione di nuovi dati sulla frontiera bizantino-longobarda pugliese. È, tuttavia, contestualmente necessario ridimensionare la portata di un mito storiografico che ha esercitato una grande influenza sulla letteratura specialistica, per condurre un.indagine archeologica non più viziata da ottiche distorte.

di G. Stranieri

 

 


Archeobotanica nel Salento Medievale

A cura di Anna Maria Grasso

Rhamnus alaternus L., A) sezione trasversale 10X, B)  sezione tangenziale 10X, C)  sezione radiale 20X (da Supersano- Loc. Scorpo).

Il contributo che lo studio archeobotanico ha apportato nel caso dell'imponente struttura in pietra a secco presente nel territorio di Sava, il csd. "Paretone", è volto alla comprensione della sequenza e dei rapporti stratigrafici tra le diverse fasi della struttura muraria, esplicitati attraverso la variabilità tassonomica che caratterizza ogni US. Un ulteriore obiettivo che ci si è posti ancora una volta finalizzato alla contestualizzazione ambientale. Ne è emerso un paesaggio fortemente degradato: originariamente costituito da bosco mediterraneo maturo (leccio e carpino nero) , è poi caratterizzato da indicatori specifici di incendi e sovrapascolamento (prevalentemente erica, ma anche mirto e ramno), presentando in un' ultima fase indicatori antropici diretti (pruni e pomi).
Le strutture materiali rinvenute a Supersano- Loc. Scorpo, pertinenti a fondi di capanna, sono state indagate tramite l'analisi antracologica che ha permesso di ipotizzare che esse avessero una struttura lignea portante in quercia e copertura straminea di erica. La determinazione tassonomica degli antracoresti ivi campionati ha delineato la presenza del bosco mediterraneo caratterizzato da un querceto misto di caducifoglie e sempreverdi a fondo valle, sfruttato anche per il pascolo dei suini (individuati dall’indagine archeozoologica). Sulla Serra è¨ stato ipotizzato, al contrario, un ambiente di macchia, probabilmente sfruttato per il pascolo degli ovi- caprini (anch'essi individuati dall'indagine archeozoologica).
 Vinacciolo di vite (Vitis vinifera ssp..vinifera), A)Norma dorsale,  B) Norma ventrale, C) Norma laterale (da Supersano- Loc. Scorpo).

Durante l'ultima campagna di scavo (2007) è stato individuato, all'interno della medesima area, un pozzo, che consentiva agli abitanti della zona di prelevare acqua direttamente dalla falda acquifera. In conseguenza del suo uso e graduale abbandono si sono riversati materiali organici perfettamente conservati grazie all'ambiente anaerobico creatosi. Le particolari modalità  di conservazione dei resti lo rendono un unicum per l'Italia Meridionale medioevale. Da una prima visione dei materiali organici provenienti dal pozzo si è ¨ appurata la presenza di manufatti lignei. La contestuale presenza di semi e porzioni di frutto consentirà di delineare con chiarezza alcune importanti fonti di sussistenza degli abitanti del luogo: vinaccioli, noccioli di prunoideae e d'olivo, leguminose. In particolare l'eccezionale rinvenimento dei vinaccioli non combusti, che dunque presentano ancora intatte le caratteristiche molecolari, può consentire, attraverso lo studio del D.N.A., di risalire alla varietà del vitigno coltivato nel medioevo. Può risultare interessante infatti il confronto con le varieta  impiantate attualmente. Analizzando i rametti di Vitis vinifera presentanti tracce di potatura, sarà  inoltre possibile avanzare ipotesi sulle modalità  di coltura. Infine l'analisi palinologica potrà  fornire uno spettro vegetazionale dettagliato per la ricostruzione delle variazioni ambientali e le caratteristiche compositive del Bosco di Belvedere.

*(Resp. Scientifico Prof. G. Fiorentino, per le analisi polliniche dello scavo di Supersano si ringrazia la sig.Monica Piccino)

Bibliografia

FIORENTINO, G., 1999. Ricerche archeobotaniche e paleoambientali. In: P. ARTHUR (a cura di). Da Apigliano a Martano. Tre anni di archeologia medievale (1997- 1999).Congedo Editore: Galatina, 54- 56.
FIORENTINO, G., 2004. Il bosco di Belvedere a Supersano: un esempio di archeologia forestale, tra archeologia del paesaggio ed archeologia ambientale. In: P. ARTHUR & V. MELISSANO (a cura di). Supersano. Un paesaggio antico del basso Salento. Congedo Editore: Galatina, 20- 28

 

 


 


 


 

Miscellaneous