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Domenica 29/12/2019

S. Famiglia di Nazaret

Colore liturgico

Bianco

Liturgia delle Ore:

I Sett


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Giuseppe, uomo semplice, uomo santo

Giuseppe è nominato solo una volta dopo i Vangeli dell'infanzia, quando la gente parlò di Gesù come del figlio del falegname. Come a dire: suo padre è solo un falegname. Giuseppe non è un martire che ha versato il sangue a causa di Gesù, ma è il santo che ha attraversato la lotta della fede, dal momento dell'annuncio dell'angelo alla sua scomparsa dalla scena. La fede è resistenza al silenzio di Dio, fiducia in lui al di là di ogni evidenza dei sensi, quando le apparenze la contraddicono, o perfino si sforzano di distruggerla. Questo, credo costituisca la grandezza di Giuseppe. Questo credo sia il cammino di ogni credente che procede fianco a fianco di quei fratelli e sorelle che Dio premia con la palma dei martirio.

(P. Luciano Lazzeri)


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Dio trova il ragazzo dell'ascensore

Nessuna luce dall'alto.
Nessuno a spiegargli
perché lo avessero chiamato
in questo grande - sì, gioiosamente grande -
mistero di Dio... Nessuno ad indicargli
come essere padre di un bambino
figlio del cielo, l'Emmanuel...
Nessuno a Nazaret
o nel tempio gli ha svelato
rituali, parole, gesti, atteggiamenti...
Giuseppe, in timoroso ascolto,
ha accompagnato Jahvè
nel suo viaggio in mezzo a noi.


(Giuseppe Impastato S.I.)


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Umiltà: scienza assai rara

Sapere soffrire senza lamentarsi,
patire noia senza mostrarlo,
divertirsi senza dissiparsi,
mortificarsi senza esternarlo,
è una grande scienza,
ma una scienza assai rara.


(Beato Tommaso Maria Fusco)

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  • «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto 
  • e resta là finché non ti avvertirò: 
  • Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 
  •  * * * * * * 

Una famiglia normale e Santa


È meravigliosa l’incarnazione del Figlio di Dio in una famiglia reale, concreta, normale: una giovane donna, promessa sposa a un umile falegname; la norme religiose e civili, seguite con attenzione e rispetto; lo spirito di servizio per i legami di parentela; una fiducia e una speranza incrollabili nel proprio Dio; la capacità di meditare le scelte della vita nel proprio cuore, alla ricerca della verità che può trovarsi oltre la legge, quando è nella direzione della misericordia e dell’amore.
I pochi fatti raccontati dai Vangeli tratteggiano queste caratteristiche dei genitori di Gesù, facendoci intuire quanto sia stata importante quell’educazione aperta per la crescita umana del proprio figlio.
La famiglia di Gesù non fu preservata dai pericoli e dai fraintendimenti. Ha conosciuto la precarietà, la paura, il dubbio, il dolore. Forse anche per questo è ancor più credibile come modello di santità. Ci dice che lo stringerci nell’amore è la risposta alle difficoltà più forti. Ci dice che l’ascolto delle sensazioni e dei desideri dell’altro/a può aiutarci a comprenderci e persino a perdonarci. Ci dice che la fede in Dio è la roccia solida su cui costruire la vita e la speranza del domani.
Scrisse Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica “Familiaris Consortio”: “L’essenza e i compiti della famiglia sono definiti dall’amore. Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa” (FC 17). Preghiamo affinché siamo in grado di realizzare questo compito a partire da oggi.


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Preghiera

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Forse anche tu, Signore Gesù, un giorno avrai chiesto notizie sulle tue radici, provando a ricostruire l’albero genealogico che ti riconduceva alle origini della vita, su su fino a Dio. Avrai incontrato nomi illustri e curiosi, personaggi ignoti e re famosi e ti sarai chiesto se saresti stato abile e degno di continuare le loro opere.
Così voglio fare oggi, richiamando alla memoria i volti e le virtù dei nonni, i racconti sugli avi e il segno che hanno lasciato nel mondo.
Vorrei pregarli di ricordarsi di noi, ora che sono presso di te e intercedono come angeli di Dio per guidarci sulla via migliore.
Vorrei risuonasse il mio rispetto e la mia riconoscenza per ciò che mi hanno lasciato, tra le cose tangibili e materiali, le tracce nel DNA e nel mio carattere, per il modo di educare alla vita e ai valori che è giunto fino a me, rendendomi ciò che sono.
Vorrei che si sentissero riconciliati: hanno fatto tutto il possibile, e quando ho maledetto ciò che ero e avevo, indirettamente anche a causa loro, mi stavo sbagliando. Diglielo, Signore, affinché possano dimorare sempre nella Pace

Vangelo della Domenica

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I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Mt 2, 13-15. 19-23

 


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La corda della dignità


C'era un bambino che tutti i giorni chiedeva un pezzo di pane al nonno, poi lo metteva in tasca e si inoltrava nella foresta per poi riapparire dopo una decina di minuti. Dopo un paio di settimane il nonno incuriosito segue il nipotino e lo vede fermarsi in un pozzo abbandonato, tirato fuori il pezzo di pane lo getta nel pozzo, rassicurando: «Torno domani non piangere». Il nonno si avvicina e vede in fondo al pozzo un bambino di un'altra tribù che piangendo continuava a dire nel suo dialetto: «Aiuto, ti prego, salvami». Allora il nonno si rivolge al nipotino dicendo: «Che bravo nipotino che ho, che si prende cura di un bambino affamato, ma se conoscessi il suo dialetto, sapresti che lui ogni giorno ti diceva: "Grazie fratellino per il pane, ma la prossima volta, ti prego, porta una corda per tirarmi su!"».
Alcune volte il pane che doniamo ai poveri non è sufficiente, alcune volte i poveri hanno bisogno di una corda, per tirarsi fuori da quel pozzo di povertà che li rende così tristi.
Ti prego Signore, illumina coloro che hanno la possibilità di fabbricare quelle corde per poter sollevare tanti fratelli caduti nel pozzo poco dignitoso della povertà.


(Don Luca Murdaca)

Fonte: Qumran2.net