Il mio paese   -   La mia comunità



Domenica 28/4/2019

Domenica In Albis

Colore liturgico

bianco

Liturgia delle Ore:

II Sett


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Pasqua: due giorni di troppo

Poteva tutto concludersi quel venerdì santo! Ci saremmo limitati a piangerti, Gesù, per gratitudine e compassione, a ricordare i giorni trascorsi con te, ad aiutare le donne a imbalsamarti...
Ma tu sei risorto! e questo inquieta, scuote, butta giù dal letto e rivela limiti, riserve, tentennamenti, miserie... Tu sei risorto e questo ci scomoda! Ognuno di noi scopre le conseguenze: c'è da accogliere, farsi impregnare di novità, dobbiamo ricostruirci, cambiare progetti per far maturare nel mondo la tua risurrezione. E poi dobbiamo uscire dai nostri gusci, perché la tua tomba svuotata è impegnativa: devo anch'io annunziare, in modo credibile, c'è da costruire un mondo di chiamati a risorgere...
Tommaso, perché non te ne restavi, impaurito come gli altri, nel cenacolo, o almeno quieto, senza contestare?! Quante belle scuse avremmo accampato, quanta Psicologia e Sociologia avremmo scomodato per giustificare paure, pigrizie, il nostro contentarci di orizzonti ristretti, il nostro guardare quaggiù..

(Giuseppe Impastato S.I.)


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Nella tua Misericordia

O Signore, desidero trasformarmi tutta nella tua misericordia ed essere il riflesso vivo di te.
Aiutami, o Signore, a far sì che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non mi nutra mai di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c'è di bello nell'anima del mio prossimo e gli sia di aiuto.
Aiutami, o Signore, a far sì che il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo.
Aiutami o Signore, a far sì che la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono. Aiutami, o Signore, a far sì che le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni, in modo che io sappia fare unicamente del bene al prossimo e prenda su di me i lavori più pesanti e più penosi.
Aiutami, o Signore, a far sì che i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza. Il mio vero riposo sia nella disponibilità verso il prossimo.
Aiutami, o Signore, a far sì che il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo. Mi comporterò sinceramente anche con coloro di cui so che abuseranno della mia bontà, mentre io mi rifugerò nel misericordiosissimo Cuore di Gesù. Non parlerò delle mie sofferenze. Alberghi in me la tua misericordia, o mio Signore.

(Faustina Kowalska)


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  • Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 
  • Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; 
  • beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! 
  •  * * * * * * 

Credere è più che vedere


“Se non vedo non credo”. Sembra ovvia questa frase di Tommaso. Ogni persona ce la può buttare addosso, perché va per la maggiore nella nostra società. “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, recita l’antico proverbio. È sempre così?
La logica commerciale normalmente è fondata sulle certezze: non si dà credito a chi non dà garanzie. Nessuno vorrebbe perdere qualcosa, tanto meno i quattrini, se non correndo il minor rischio per una speculazione massima. D’altronde – dicono altri – se abbiamo gli occhi, ci sarà un motivo…
Eppure, a ben vedere, la frase di Tommaso è una contraddizione. Chi vede non può credere: semplicemente è certo di qualcosa. Crede, cioè concede fiducia, solo chi non ha prove: scommette sull’altro, intuisce un buon esito, a volte tentenna e pensa di aver perso tutto, gioendo immensamente quando viene raggiunta la meta.
È umanamente così difficile, però, aver fede. Bisogna essere più forti delle proprie paure, lasciar andare il controllo sulle cose, avere un pizzico d’incoscienza. Bisogna tornare un po’ bambini: sentirsi protetti dalla forza di un Papà, qualsiasi cosa possa succedere. Ancora una volta, bisogna entrare nell’ottica dell’amore e della vita: ricevere gratuitamente, accogliere mettendoci se stessi, e lasciare andare…
Per questo Gesù riconosce il titolo di “beati”, cioè fortunati e felici, a coloro che credono senza aver visto. Per questo una delle preghiere più importanti che ci suggerisce il Vangelo è “Signore, accresci la mia fede”. Vogliamo farla nostra e ripeterla come una giaculatoria o un mantra. Ne va della nostra serenità.


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Preghiera

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Accresci la nostra fede, Signore!
Quella che non ha bisogno di segni e miracoli, perché sa che Tu vegli su tutto ciò che hai fatto, e riconduci al Bene i limiti del percorso della vita, compresi i nostri sbagli e peccati.
Quella che si esprime umanamente nella fiducia in se stessi e negli altri, grazie ai talenti che ci hai donato a piene mani.
Quella che trova nell’universo indizi di bellezza, di energia e di salvezza, che non possono essere venuti dal caso fortuito, ma da un misterioso progetto ordinato della Sapienza più incontenibile ed infinita.
Quella che non moltiplica richieste e preghiere, perché sa che Tu conosci i nostri bisogni veri e non smetterai mai di essere Provvidenza.
Quella che non ha bisogno di dare ordini o consigli, perché umilmente riconosce una saggezza ben superiore alla propria.
Quella che non delega le proprie responsabilità, non ricorre ad un dio tappabuchi, non si ferma prima di aver fatto tutto il possibile, ma raccoglie da Dio la forza per superare le difficoltà.
Quella che è l’intima serenità di essere amati, anche quando non ce ne accorgiamo, fuorviati da bugie che ci portano lontano dalla vera felicità.
Quella che è puro abbandono nelle tue braccia di Padre, al termine del cammino in cui hai vinto Tu, perché solo così abbiamo potuto vincere noi.

Vangelo della Domenica

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La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Gv 20, 19-31

 


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Dio è più grande del nostro peccato


Dio è più grande del nostro peccato. Non dimentichiamo questo: Dio è più grande del nostro peccato! "Padre, io non lo so dire, ne ho fatte tante, grosse!". Dio è più grande di tutti i peccati che noi possiamo fare. Dio è più grande del nostro peccato. Lo diciamo insieme? Tutti insieme: "Dio è più grande del nostro peccato!". Un'altra volta: "Dio è più grande del nostro peccato!". Un'altra volta: "Dio è più grande del nostro peccato!". E il suo amore è un oceano in cui possiamo immergerci senza paura di essere sopraffatti: perdonare per Dio significa darci la certezza che lui non ci abbandona mai. Qualunque cosa possiamo rimproverarci, lui è ancora e sempre più grande di tutto (cfr 1 Gv 3,20), perché Dio è più grande del nostro peccato...
Dio non nasconde il peccato, ma lo distrugge e lo cancella; ma lo cancella proprio dalla radice, non come fanno in tintoria quando portiamo un abito e cancellano la macchia. No! Dio cancella il nostro peccato proprio dalla radice, tutto! Perciò il penitente ridiventa puro, ogni macchia è eliminata ed egli ora è più bianco della neve incontaminata. Tutti noi siamo peccatori. È vero questo? Se qualcuno di voi non si sente peccatore che alzi la mano... Nessuno! Tutti lo siamo.
Noi peccatori, con il perdono, diventiamo creature nuove, ricolmate dallo spirito e piene di gioia. Ora una nuova realtà comincia per noi: un nuovo cuore, un nuovo spirito, una nuova vita. Noi, peccatori perdonati, che abbiamo accolto la grazia divina, possiamo persino insegnare agli altri a non peccare più. "Ma Padre, io sono debole, io cado, cado". "Ma se cadi, alzati! Alzati!". Quando un bambino cade, cosa fa? Solleva la mano alla mamma, al papà perché lo faccia alzare. Facciamo lo stesso! Se tu cadi per debolezza nel peccato, alza la tua mano: il Signore la prende e ti aiuterà ad alzarti. Questa è la dignità del perdono di Dio! La dignità che ci dà il perdono di Dio è quella di alzarci, metterci sempre in piedi, perché Lui ha creato l'uomo e la donna perché stiano in piedi.

(Papa Francesco)

Fonte: Qumran2.net-->