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Domenica 24/3/2019

III di Quaresima

Colore liturgico

Viola

Liturgia delle Ore:

III sett


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Di sogni e di meraviglia

Tante volte si sogna con gli occhi aperti, con la carta e la penna in mano, scrivendo, organizzando i pensieri, immaginando i passi per arrivare a concretizzare quello che non è solo un sogno, ma è una chiamata a fare del bene, ad andare incontro alla pecora smarrita, alle persone bisognose, alle popolazioni che si trovano nella fame, nella guerra, nella sventura.
I sogni sono belli, perché si trasformano tante volte in realtà. C'è qualche cosa in più.
Diceva Helder Camara che il sogno che si sogna da solo non è altro che sogno, ma quello che sogniamo insieme è il sogno che si fa realtà. Proprio perché nell'essere condiviso con gli altri crea unione e collaborazione, porta frutto di vita e di fraternità.

(Luciano Mendes de Almeida)


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La vigna

Come il contadino, allorché intraprenda a lavorare la terra, deve recare con sé gli strumenti e indossare gli abiti adatti allo scopo, così Cristo, re celeste e autentico agricoltore, nell'accostarsi all'umanità isterilita dal peccato, si rivestì di un corpo e si munì, a mo' di strumento, d'una croce.
Si diede a dissodare, così, l'anima incolta, strappando da essa le spine e i triboli delle maligne ispirazioni, estirpando la zizzania del peccato e bruciando, con il proprio fuoco, tutto il fieno dei peccati.
Dopo averla così lavorata con il legno della croce, vi piantò lo splendido giardino dello Spirito, perché producesse a Dio, come al suo Signore, ogni sorta di dolcissimi e graditissimi frutti.

(Pseudo Macario)


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Dio sempre aspetta

Dio sempre aspetta. Dio è accanto a noi, Dio cammina con noi, è umile: ci aspetta sempre. Gesù sempre ci aspetta. Questa è l'umiltà di Dio. Nella storia del Popolo di Dio ci sono momenti belli che danno gioia e anche momenti brutti di dolore, di martirio, di peccato, e sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo!

(Papa Francesco)

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  • “No, io vi dico, ma se non vi convertite, 
  • perirete tutti allo stesso modo” 
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Ricominciare… ma fino a quando?


Negli anni 60 fece scalpore la storia di Pietro Cavallero, feroce rapinatore di banche che sfidò le autorità per anni, fino alla cattura alla fine di una rocambolesca fuga a Milano, dopo aver lasciato per le strade quattro morti tra i passanti. I tempi della solitudine e della rabbia nel carcere lasciarono il posto all’invito di Ernesto Olivero, fondatore del Sermig (Servizio Missionario Giovanile), che lo invitò a impegnare il tempo della libertà vigilata nel volontariato. Così fece, nonostante il peso improponibile che sentiva sulla coscienza, restituendo un po’ di dignità ai suoi ultimi anni di vita.
Viceversa, il californiano Stanley Tookie Williams venne giustiziato con la pena di morte nel 2006 per un presunto pluriomicidio, nonostante un unico testimone dubbio e vent’anni di processi in cui pesò il fatto fosse nero e leader di una banda giovanile. Dal carcere contribuì alla salvezza di molti ragazzi dei ghetti, riuscendo a far sciogliere le pericolose “gangs” di Los Angeles. Si laureò e scrisse pagine eccellenti, tanto da essere candidato per quattro volte al Nobel per la letteratura e cinque volte al Nobel per la pace.
Cosa direbbe Gesù di fronte a questi fatti di cronaca? Come ai suoi tempi non si tirerebbe indietro, ma ne approfitterebbe per ribadire le caratteristiche della giustizia divina: corretta e misericordiosa. Finché Dio concede vita, perché sciuparne un solo giorno, con tutto ciò che c’è da fare nella costruzione del suo Regno? Ma chi rimanda sempre la conversione è destinato a perire. La data dell’ultima possibilità non è nelle nostre conoscenze. Rischiamo di portare il rimpianto ed il rimorso per i nostri errori nel tempo dell’eternità.


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Preghiera

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Gesù, tu ci insegni a leggere la storia con occhi diversi, con il tuo sguardo. Noi siamo abituati troppo spesso a tirare conclusioni affrettate, attribuendo questa o quella disgrazia a precise responsabilità degli altri. E arriviamo a chiamare in causa i loro peccati nascosti anche in frangenti difficili da spiegare. Siamo molto indulgenti, al contrario, con noi stessi, con le nostre inadempienze e ci assolviamo facilmente dai nostri sbagli. Accampiamo diritti e meriti acquisiti per sottrarci ad un giudizio di cui temiamo le conclusioni. Quello che tu ci chiedi è ben diverso. Innanzitutto ci domandi di convertirci, di cambiare veramente rotta, per mettere i nostri passi sulle tue orme. Non c’è, infatti, male peggiore di quello a cui si espone chi non prende sul serio la tua parola e chi ritarda ulteriormente il momento di cambiar vita. Tu ci annunci la pazienza di Dio, la sua disponibilità a fare misericordia, ma poni davanti a noi anche un termine entro il quale decidersi a cambiare comportamento e a mettersi risolutamente per le tue vie. Infatti, una vita resa sterile dall’egoismo, priva di gesti e di parole di bontà, non sarà prima o poi sottoposta al giudizio?

(Roberto Laurita)

Vangelo della Domenica

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In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"».

Lc 13, 1-9

 


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Il mendicante e il re


Ero andato mendicando di uscio in uscio lungo il sentiero del villaggio, quando in lontananza mi apparve il tuo aureo cocchio, simile ad un sogno meraviglioso.
Mi domandai: chi sarà mai questo Re di tutti i re? Crebbero le mie speranze, e pensai che i giorni tristi sarebbero ormai finiti; stetti ad attendere che l'elemosina mi fosse data senza doverla chiedere, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere.
Il cocchio mi si fermò accanto; il Tuo sguardo cadde su di me, e Tu scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita.
Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano destra dicendomi: "Che cos'hai da darmi?".
Ah, quale gesto veramente regale fu quello di stendere la Tua palma per chiedere l'elemosina ad un povero! Esitante e confuso, trassi lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e Te lo porsi.
Ma quale non fu la mia sorpresa quando, sul finire del giorno, vuotai a terra la mia bisaccia e trovai nell'esiguo mucchietto di acini, un granellino d'oro!
Piansi amaramente per non aver avuto cuore di darTi tutto quello che possedevo...
Chi ha speso, ha consumato; chi ha raccolto, ha perduto; ma chi ha dato, ha messo in salvo per sempre i suoi tesori. (Inayat Khan)

(Rabindranath Tagore, Gitanjali)

Fonte: Qumran2.net