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Domenica 15/12/2019

III Avvento - Gaudete

Colore liturgico

Rosaceo

Liturgia delle Ore:

III Sett


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Gesù bussa al tuo cuore

Forse siamo tutti un po' come Giovanni Battista in carcere: quando sorgono i dubbi, le ansie, abbiamo bisogno di conferme.
Noi facciamo il nostro dovere: lavoriamo, studiamo, intratteniamo relazioni, diamo qualcosa di noi stessi agli altri; poi sentiamo bisogno di qualcos'altro, qualcosa di cui non sappiamo dire il nome...
Sarà troppo, sarà esagerato pensare che quel "qualcosa", quel "qualcuno" è Dio? Si tratta di un'esigenza profonda, intima, viscerale.
Quando non capiamo cosa sia, riempiamo, copriamo, quasi annebbiamo questa esigenza.
La "imbottiamo" - per tenerla buona e al suo posto - e la ricopriamo di cose da fare. A volte la riconosciamo, questa benedetta esigenza di Dio, ma è troppo impegnativo seguire le sue indicazioni.
Meglio rimandare a domani, alla prossima settimana, o meglio: alla prossima adorazione, al prossimo ritiro, al prossimo incontro associativo e di gruppo, al prossimo rosario, alla prossima condivisione spirituale, alla prossima confessione, al prossimo silenzio. Cioè lontano, dopo, mai.
In fondo il "poi" è o non è - nei proverbi e nella realtà - parente del "mai"? È la nostra natura, siamo fatti così...
Signore, ci devi proprio capire, noi abbiamo bisogno di segni, di essere scossi, di vederti... sennò non ti seguiamo.
"Hai capito, Signore?", diciamo dentro di noi. E il Signore non capisce. Fa il testardo lui.
Noi gli chiediamo se ne vale davvero la pena e lui risponde a modo suo. Arriva, passa, bussa al cuore, continua a camminare.
A volte ci destiamo, facciamo in tempo ad alzarci dalle comode poltrone dei nostri interessi, a spoltrirci dai comodi divani dei nostri divertimenti e narcisismi; a volte facciamo in tempo ad affacciarci dalla finestra del nostro cuore e lo vediamo. Lui, Gesù, che ci passa accanto ed opera prodigi: alcuni vedono con occhi diversi la realtà, altri sentono finalmente la sua Parola, i poveri in spirito si dicono beati, chi si dimenava negli stagni fangosi del peccato trova il coraggio e la forza di rialzarsi, di ripulirsi, di andare oltre.
A volte ci viene la tentazione di andare alla porta, spalancarla, uscire per strada e gridare: "Aspetta, Gesù, aspettami! Faccio ancora in tempo a seguirti?".
E lui si volta da lontano, guarda con tenerezza infinita dentro i nostri occhi. E si ferma.

(Vito Mangia)


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La voce che grida nel deserto

Un uomo abbandona la vita mondana e si trasforma in eremita. Lontano dal centro delle decisioni politiche della sua epoca, trascorre diversi anni della propria vita tentando di preparare il cammino per il Messia. Si definisce come "Voce di uno che grida nel deserto".
In un primo momento, possiamo pensare che quell'uomo - Giovanni Battista - non abbia avuto alcuna influenza nella sua epoca. Ma la storia ci dimostra esattamente il contrario: la sua presenza fu fondamentale nella vita di Gesù.
Quante volte ci sentiamo come delle voci che gridano nel deserto? Le nostre parole sembrano perdersi nel vento, i nostri gesti apparentemente non destano alcuna reazione. Giovanni persistette. A noi tocca fare la stessa cosa. Le voci che gridano nel deserto sono quelle che scrivono la storia del loro tempo.

(Paulo Coelho)


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  • "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, 
  • davanti a te egli preparerà la tua via". 
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Una salvezza firmata da Dio


Quante persone attendono una salvezza! Il disoccupato alla ricerca di un posto di lavoro, l’ammalato che ha provato varie cure mai risolutive, il depresso che non vede un via d’uscita all’orizzonte, lo studente che non riesce ad affrontare quell’esame difficile...
A volte avremmo bisogno di salvezza, ma non ce ne accorgiamo: un vizio che sta frenando la nostra vita, un obiettivo impossibile o irraggiungibile, una fantasia che ci allontana dalla realtà.
La salvezza può arrivare dall’esterno, se noi ci predisponiamo ad accettarla; oppure può arrivare da dentro, nella consapevolezza e nella forza che riusciamo a raccogliere, una volta che siamo allineati con noi stessi, mettendo in equilibrio corpo, mente e anima.
Nella storia ebraica c’era un garante della salvezza: YHWH (Yahwhé), colui che esiste e agisce per il suo popolo. Lui avrebbe scelto, dato forza e inviato il più grande profeta, sacerdote e re di ogni tempo: il Messia. Le aspettative della gente erano però diverse: chi si augurava l’intervento della spada, chi della dolcezza; chi puntava a una crescita materiale, chi sperava in quella interiore.
Gesù di Nazareth si presentò realizzando opere degne di un Dio che ama i suoi figli: sensi che si riaprono, povertà e malattie sanate, peccati perdonati e morti che risorgono. Davvero gli uomini poterono, come ricorda la prima lettura, rallegrarsi, esultare e rifiorire.
Oggi lo stesso annuncio è per noi: “Coraggio, non temiamo. Il nostro Dio viene a salvarci”. Non c'è problema che non possa risolversi, insieme, nel Regno che Dio ha in mente e ci esorta a costruire.
Il Natale è l’ennesima occasione per crederci, realizzarlo e celebrarlo.


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Preghiera

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A che punto sono, Signore, nella mia vita?
Sono cristiano di nome, oppure di fatto? Sto seguendo i tuoi passi per realizzare la mia missione? Le gente riconosce in me le tue opere?
Quanta strada ho ancora da fare, e qualche volta penso che sia impossibile! Io non so fare miracoli, come facevi tu. Come posso far camminare gli storpi, guarire i malati, risuscitare i morti? Cosa vuol dire predicare la buona notizia ai poveri? Mi fermo e ti ascolto. E nascono pensieri nuovi tra parole consuete.
Quante persone sono cieche, non nel fisico ma nella mente e nel cuore? Quanti fanno fatica a camminare, per mille motivi spesso nascosti anche a loro, insieme ad un’infermità di cui si vergognano e che mascherano con farmaci dalle mille controindicazioni? Quante malattie interiori lasciano crescere la sfiducia, il pessimismo, l’inquietudine, la solitudine? Quali povertà oggi imperano, tra le menzogne della pubblicità che urla: “Per essere basta avere!”. In questa società complicata, che cavilla sulle questioni minime – pagliuzze in occhi sani – e sorvola su quelle macroscopiche – travi in occhi malati - aiutaci, Signore, a essere scandalizzati e scandalosi. Lo scandalo dell’accoglienza e della vicinanza, dell’onesta e della giustizia, della sincerità e del perdono.
Facci comprendere quali frutti più urgenti dobbiamo portare, quali bisogni più impellenti ci stanno chiamando, quali vite hanno bisogno di salvezza. E saremo anche noi, nel nostro piccolo, tuoi profeti: non solo parole, ma fatti concreti! E non ci scoraggeremo neanche quando ci sembrerà di agire nel deserto, perché la nostra oasi sarà aperta e garantita da Te.

Vangelo della Domenica

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In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via".
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Mt 11, 2-11

 


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La missione di Angiolino


Angiolino era preoccupato. L'Eterno Padre gli aveva assegnato la missione di consolare il suo Figlio agonizzante. "Di che cosa potrà mai aver bisogno il Signore?", pensava tra sé.
In un baleno lasciò la Gloria del Paradiso, raggiunse la Palestina, si diresse verso Gerusalemme e deviò sul Getsemani. Là si arrestò pieno di stupore: lo stesso Dio che aveva contemplato sfolgorante d'infinita gloria, quello stesso Dio davanti al quale stava sempre in adorazione, ora era lì, al buio, prostrato a terra, tutto tremante e angosciato.
«Devo assolutamente trovare qualcuno che lo possa consolare!», si disse dirigendosi verso gli Apostoli. «Sicuramente loro sono disposti ad aiutarmi: hanno ricevuto tanti insegnamenti e hanno visto tanti miracoli!». Ma i discepoli dormivano.
«Che delusione! Forse tra i miracolati troverò qualcuno disposto a consolarlo!». Il povero Angiolino girò tutta la Giudea: visitò ciechi che vedevano, storpi che camminavano, sordi che sentivano, ma tutti erano intenti a festeggiare la Pasqua.
«Tutti pensano a festeggiare e non c'è nessuno che pensi al Signore! Vorrà dire che andrò avanti e indietro nel tempo radunando le anime sante del passato e del futuro!».
Angiolino non ci mise molto: con una velocità supersonica portò un esercito di anime. Tra quelle del passato si distingueva il Re Davide, il profeta Isaia, Mosè, Geremia e tutti gli altri profeti. Brillavano con una luce tutta speciale san Giuseppe e san Giovanni Battista. Tra le anime del futuro c'erano gli Apostoli ormai diventati coraggiosi, schiere sterminate di martiri, di vergini e di confessori. Si vedeva santa Chiara che commossa sussurrava: «Era tutta la vita che chiedevo questa grazia...», accanto a lei c'era san Francesco, sant'Antonio, santa Veronica, poi san Domenico, santa Caterina da Siena, santa Gemma, san Giovanni Bosco, san Massimiliano Maria Kolbe... e San Pio che confuso e profondamente commosso assumeva su di sé la pesantissima Croce, condividendo con Cristo le atroci sofferenze della Passione.
Gesù ne ebbe un gran sollievo, ma la visione delle numerosissime anime che avrebbero disprezzato il suo Sacrificio lo prostrava e addolorava ancora profondamente.
Allora Angiolino come un lampo si diresse verso la casa dell'immacolata. La Signora stava offrendo tutto con Gesù. «Mia dolce Regina, non volevo disturbarti perché so che stai soffrendo molto e avresti bisogno di essere consolata tu stessa, ma sei l'unica che può aiutarmi!».
«Angiolino caro, in questo momento l'unica mia consolazione è proprio quella di poter consolare Gesù! Su, presto! Torna nell'Orto degli Ulivi e portagli il mio Cuore!».
Angiolino tutto tremante prese quel preziosissimo Cuore nelle sue mani di luce e lo portò subito a Gesù.

(Miriam Soter)

Fonte: Qumran2.net