Il mio paese   -   La mia comunità



Domenica 12/5/2019

IV di Pasqua

Colore liturgico

bianco

Liturgia delle Ore:

IV Sett


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Seguire Gesù irresistibile e compassionevole

Quale meravigliosa "seduzione" emanava la persona di Gesù, che trascinava dietro di sé folle che dimenticavano persino di mangiare per essere accanto a lui ed ascoltare la sua parola! Quale desiderio irresistibile di avvicinarsi alla fonte della Vita per soddisfare le ansie più profonde del cuore umano! Che sensibilità ed umanità quelle di Gesù, al quale la predicazione del Regno di Dio non fa dimenticare il bisogno del sostentamento giornaliero di coloro che lo seguono!

(Giovanni Paolo II)


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La pecorella smarrita

Una pecora scoprì un buco nel recinto e scivolò fuori.
Era così felice di andarsene.
Si allontanò molto e si perse.
Si accorse allora di essere seguita da un lupo.
Corse e corse, ma il lupo continuava ad inseguirla, finché il pastore arrivò e la salvò riportandola amorevolmente all'ovile.
E nonostante che tutti l'incitassero a farlo, il pastore non volle riparare il buco nel recinto.

(Anthony De Mello)


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Signore, da chi andremo?

Signore da chi vuoi che andiamo? Dove troveremo quello che ci dai tu? Chi ci potrà accogliere senza riserve, a braccia aperte, sempre, come fai tu? I soldi ci possono dare il benessere, ma non ci possono dare la passione della vita. La legge può condannare o assolvere, ma solo tu Signore sai cosa c'è veramente nel cuore. La vita di coppia può dare gioia e unione, ma nessun affetto può spegnere la sete d'approvazione e la ricerca infinita d'amore che ci portiamo dentro. Lo psicologo può curare le mie ferite, ma solo tu, Signore, mi puoi dire: "Io ti perdono, va' in pace, tutto è cancellato". Tu solo mi dici: "Va bene così, figlio mio. Non ti preoccupare, ci sono io. Non aver paura. Fidati di me". Ma da chi vuoi che andiamo, Signore? Solo tu hai parole di vita eterna.

(Don Angelo Saporiti, Commento sulla fiducia in Dio)

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  • Io sono il buon pastore, dice il Signore, 
  • conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. 
  •  
  •  * * * * * * 

MEDITAZIONE BREVE


Tutto quello che si può dire sul cristianesimo come esperienza di comunione e di salvezza, si trova sintetizzato nei versetti che concludono il discorso di Gesù sul vero pastore. Dopo un primo sviluppo in cui si è presentato come la porta delle pecore e il loro pastore, Gesù ha interrotto il suo discorso. Ma i suoi avversari non si accontentano di un'allegoria, e insistono per una dichiarazione esplicita: "Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente" (Gv 10,24). Per tutta risposta, Gesù si limita a descrivere l'atteggiamento che le sue pecore devono avere nei suoi confronti: è lo stesso che i credenti di ogni tempo dovranno assumere nei confronti dell'inviato di Dio. La fonte della loro comunione con lui? "Io e il Padre siamo una cosa sola". Gesù non è soltanto il vero, il buon pastore: lo è alla maniera di Dio, nel modo in cui Jahvé, nell'antico testamento, guidava e salvava il suo popolo. L'unione del Padre e del Figlio è la fonte della reciproca appartenenza del Cristo e dei cristiani. – Il mezzo per attingere a questa fonte? "Le mie pecore ascoltano la mia voce... e mi seguono". Il Padre ha affidato le sue pecore a Gesù, e questi dona loro la vita eterna, con una certezza che si intuisce soltanto contemplando la croce. "Non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano". Gesù è nello stesso tempo il pastore e l'agnello immolato: ha pagato la nostra salvezza con la sua vita. – Il fondamento di questa comunione? "Io le conosco". Tra Gesù e i suoi si crea un rapporto di intimità da cui scaturisce un modo nuovo di vivere. Noi dobbiamo vivere in lui come la luce dipende dal sole, come il soffio deriva dal vento. Tutto questo non avviene senza fatica: il cammino della pasqua conosce sofferenze che ricordano i dolori del parto, dolori che preludono e fanno sbocciare una vita nuova.

(da "Vienna International Religious Centre") Fonte: Salesiani don Bosco


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Preghiera

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T'amo per te stesso, t'amo per i tuoi doni, t'amo per amor tuo e t'amo in modo che, se giammai un giorno Agostino fosse Dio e Dio fosse Agostino, io vorrei tornare a essere quello che sono, Agostino, per fare di te quello che sei, perché tu solo sei degno di essere chi sei.
Signore, tu lo vedi, la mia lingua vaneggia, non so esprimermi, ma non vaneggia il cuore.
Tu vedi quello che io provo e quello che non so dirti.
Io ti amo, mio Dio, e il mio cuore è angusto a tanto amore, e le mie forze cedono a tanto amore, e il mio essere è troppo piccolo per tanto amore.
Io esco dalla mia piccolezza e tutto in te mi immergo, mi trasformo e mi perdo.
Fonte dell'essere mio, fonte di ogni mio bene: mio amore e mio Dio.

(S. Agostino, Le confessioni)

Vangelo della Domenica

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In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Gv 10, 27-30

 


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C'ero anch'io alla tua festa


C'ero anch'io alla tua festa, tra re, principi, cardinali ed autorità, tutti vestiti a festa.
Si festeggiava e si proclamava con inni, canti e preghiere alla tua gloria, invocando la tua venuta.
Ti cercavo, ma non ti vedevo... "Dove sarai?", mi domandavo.
Vedevo lui, vecchio e stanco, arrancare e ansimare sotto il peso dei suoi anni e lì ti immaginavo, nella figura del Santo Padre.
C'ero anch'io alla tua festa e lì in alto nel cielo lassù ti figuravo.
Poi quando la festa è terminata e tutto è scemato, quando tutto il clamore si è affievolito, allora sei arrivato... Ti sei manifestato!
Noi banchettavamo sorridenti e beati, mentre tu curvo, arrancavi appoggiato ad un bastone, senza scarpe e senza calze, curvo sotto il peso della croce, della mia croce. Eri lì in mezzo a noi e non ti ho riconosciuto, scalzo e infreddolito ed io non ti ho vestito.
Stavi lì con la mano spianata ed io nulla ti ho dato!
Ti sei seduto ai margini della strada, guardavi speranzoso e sorridente, ma la mia indifferenza ha spento il tuo sorriso.
Che desolazione Padre, quanti proclami ha detto la mia lingua, quante parole versate nel tuo nome, oggi il vento le ha portate via...
C'ero anch'io alla tua festa, ti aspettavo e ti cercavo, ai margini confinato... Tu mi aspettavi....
Che desolazione Padre!

(Luigi Argano)

Fonte: Qumran2.net