Il mio paese   -   La mia comunità



Domenica 10/11/2019

XXXII TO

Colore liturgico

Verde

Liturgia delle Ore:

IV Sett


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Cimitero

Per ritrovare i volti
di chi mi sorrise all'incontro
segnato dal primo grido,
per richiamare sguardi e abbracci
che mi spinsero a credere
in un Amore più grande,
per preparare il finale mio cammino
verso la pace,
son passato tra i filari dei cipressi
mentre le rondini in volo
ricamavano in cielo
la volta della mia futura casa.

(Giuseppe Impastato S.I.)


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Crediamo in te

Gesù, Signore della vita, molti sono quelli che ci vorrebbero consolare quando la morte rapisce chi ci è caro.
Ma nulla possono per toglierci l'angoscia che ci invade di fronte alla grande nemica.
Tu, tu solo, che l'hai vinta con la risurrezione, puoi dare ali alla nostra speranza.
Donaci, Signore, di credere in te, vivo e presente con il tuo Spirito consolatore, amore più forte della morte.
Amen.

(Anna Maria Cànopi, Misericordia e consolazione)


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Colui che cerchi è con te...

Donna, perché piangi, chi cerchi? Colui che cerchi è con te, e non lo sai? Possiedi la vera, eterna felicità e piangi?
Hai dentro di te quello che cerchi al di fuori. E veramente stai fuori, piangendo vicino a una tomba.
Ma Cristo ti dice: il tuo cuore è il mio sepolcro: io non vi riposo morto, ma vivo in eterno.
La tua anima è il mio giardino... Il tuo pianto, il tuo amore e il tuo desiderio sono opera mia: tu mi possiedi dentro di te senza saperlo, perciò mi cerchi al di fuori.
Allora ti apparirò all'esterno, per riportarti nel tuo intimo e farti trovare nell'interno quello che cerchi fuori.
Maria, io ti conosco per nome, tu impara a conoscermi per fede...
Non toccarmi... perché non sono ancora asceso al Padre: tu non hai ancora creduto che io sono eguale, coeterno e consustanziale al Padre.
Credi dunque questo e sarà come se mi avessi toccato. Tu vedi l'uomo, perciò non credi, perché non si crede quello che si vede. Dio non lo vedi: credi e vedrai.


(Bernardo di Chiaravalle, In Passione et resurrectione Domini)

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  • "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". 
  • Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». 
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Oltre la morte, la Vita


Due gemelli crescevano tranquilli nell'utero materno. Un giorno la sorella disse al fratello: «Ho pensato una cosa: forse c’è una vita dopo la nascita». Il fratello ribadì: «Ti sbagli. Sono sicuro che è tutto qui». La sorellina insistette: «Dev'esserci qualcosa di più che questo luogo oscuro… un luogo di luce, dove c'è la libertà di muoversi». «Figurati! Lascia perdere queste fantasie e tienti stretta il tuo cordone: questa è la tua vita!». Dopo un po’ di silenzio la sorella disse esitante: «Ho qualcos'altro da dire, e ho paura che non crederai nemmeno a questo… ma io penso che vi sia una madre». Il fratello s'infuriò: «Una madre?», gridò. «Ma di che cosa parli? Non ho mai visto una madre, e nemmeno tu. Chi ti ha messo in testa questa idea? Come ti ho detto, questo posto è tutto quello che abbiamo. Non è un posto tanto male, dopotutto. Abbiamo tutto quello di cui c’è bisogno, accontentiamoci, dunque». La sorella per un po' di tempo non osò dire più nulla. Ma non riusciva a liberarsi dai suoi pensieri, e dato che aveva soltanto il fratello gemello con cui parlare, alla fine aggiunse: «Non senti ogni tanto degli spasimi? Non sono piacevoli e qualche volta fanno male». «Sì», rispose lui. «Ebbene?». «Ecco», disse la sorella, «io penso che questi movimenti ci siano per prepararci a un altro luogo, molto più bello di questo, dove vedremo nostra madre faccia a faccia. Non ti sembra meraviglioso?». Noi sappiamo chi avesse ragione…
Anche al tempo di Gesù ci sono opinioni diverse sulla vita oltre la morte. Colpisce il coraggio dei fratelli Maccabei, fondato sulla fede nella risurrezione. Viceversa il Vangelo ci ricorda che i sadducei non ci credono. Gesù non ha dubbi e lo dimostra riferendosi all’Antico Testamento, alle parole del roveto ardente di Mosè: il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe non può essere dei morti, ma dei viventi. Dalla Pasqua noi abbiamo una conferma in più: Gesù è il primogenito di tanti figli di Dio che risorgeranno a una vita futura meravigliosa e piena.


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Preghiera

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Non è casuale, Gesù, che ad inventare la storiella siano stati proprio i sadducei. Avranno anche sghignazzato tra di loro, sicuri di mettere in ridicolo una volta per tutte te e tutti quelli che credono nella risurrezione dei morti. Come uscire da un tranello così ben congegnato? Sembra che tu sia destinato ad essere sepolto dalle loro risate! È quello che pensano, in fondo, tutti i nostri contemporanei che si concentrano sull’esistenza di quaggiù, paghi dei successi e dei piaceri terreni, e considerano la vita eterna appannaggio dei perdenti e degli sconfitti, di tutti quelli che quaggiù hanno sperimentato il loro fallimento e tentano di consolarsi con una vita che viene dopo la morte. Ma a questo punto sei tu, Gesù, che sorridi davanti alla loro ingenuità clamorosa. Sì, perché continuano a considerare l’altra vita come la semplice prosecuzione dell’esistenza di quaggiù, a cui sono state apportate delle modifiche che la migliorano. No, la pienezza di Dio che ci è promessa non può corrispondere solo a qualche aggiustamento o a qualche tinteggiatura esterna. Si tratta di una trasfigurazione che investe ogni dimensione di questa nostra condizione e ci proietta su orizzonti inimmaginabili.

(Roberto Laurita)

Vangelo della Domenica

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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Lc 20, 27-38

 


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Ogni stagione della vita ha un suo paradiso


Ogni cristiano che recita il "Credo", la professione di fede, dice: "Credo la resurrezione della carne, la vita eterna. Amen", e questo credere non è periferico, ma fondamentale nella fede cristiana. Il cristiano, dunque, crede che ci sia un dopo la morte, una vita piena per sempre, nella quale non vi saranno più pianto, né dolore, né malattia, né morte, ma la gioia eterna della comunione, attraverso Gesù Cristo, con Dio e con gli uomini e le donne da lui salvati. Anch'io, in quanto cristiano e monaco, aderisco a questa speranza, ma confesso che il mio immaginario è molto personale ed è mutato nelle diverse stagioni della mia vita. La domanda che mi viene posta: "Come immagini il paradiso?", mi spinge dunque a dare diverse risposte.
Innanzitutto, il paradiso è un'immagine che ci viene trasmessa quando siamo piccoli, e così è stato anche per me. Quando morì mia mamma avevo solo otto anni. Chiedevo dov'era andata, perché non riuscivo ancora a comprendere la morte, e mi veniva risposto: è in paradiso, in un bel giardino, e là passeggia tra gli asfodeli, fiori molto profumati. Così immaginavo dunque il paradiso e speravo di andarci presto, per ritrovare mia mamma e vedere questi fiori profumati che nessuno sapeva descrivermi, perché nel Monferrato nessuno li aveva mai visti.
Con la giovinezza e gli studi biblici, elaborai altre immagini, sovente in contrapposizione al possibile esito opposto: gli inferi, luogo di perdizione, lontano da Dio e da tutti gli altri. Il paradiso assumeva le immagini della Bibbia che leggevo e studiavo: un luogo pieno di luce, in cui non era mai notte; un luogo di pace, senza litigi, dispute, violenze, guerre; un banchetto con abbondanza di cibi squisiti e di vini raffinati; tanta musica e la possibilità di stare insieme, in una festa continua... Belle immagini, ma che svanivano velocemente, perché la ragionevole fede mi spingeva a comprendere che il paradiso non era un luogo, bensì una condizione di comunione con il Signore. Mi piaceva però l'immagine del pranzo con piatti sempre nuovi e dal gusto straordinario, dell'ascolto di musiche che rendevano l'eternità sopportabile...
Poi le immagini del paradiso sono cambiate ancora, tra dubbi, rinnovamenti della speranza, a volte anche stanchezza delle immagini stesse e desiderio di rinnovarle. Ora che sono vecchio, il paradiso o l'esito contrario dell'inferno sono sempre più prossimi: non nascondo una certa paura che mi abita al pensiero della morte, perché credo nel giudizio di Dio sulle mie responsabilità, sul mio operare che è stato buono o cattivo.
Spero soprattutto che nessuno vada all'inferno; ma se qualcuno ci va, allora - mi dico - rischio di andarci anch'io, che non mi sento tanto diverso dagli altri nell'acconsentire all'egoismo che mi abita.
E le immagini del paradiso, da vecchio? Sono svanite. Oggi non so dire, non so immaginare, non oso neppure pensare di dire qualcosa che lo descriva. Nella mia fede è solo una cosa: una grande comunione in Gesù Cristo, in cui regnerà l'amore. Sono convinto che chi ho amato qui sulla terra, lo ritroverò anche di là, e così continueranno il nostro amore e la nostra amicizia. Se pensassi di andare di là e di non trovare più i miei amici, preferirei allora non andarci!
Spero di ritrovare questa terra che tanto ho amato, certamente da Dio trasfigurata, ma ancora questa terra con le sue colline, le sue vigne, i suoi boschi... Sì, vorrei che continuassero le "storie d'amore" vissute qui; anzi, che riprendessero quelle che si sono interrotte e, senza gelosie né concorrenze, potessimo tutti insieme bere alle coppe del vino dell'amore.
Per farvi sorridere, cari lettori, vi confesso che ho un'altra paura: di finire sì in paradiso, ma vicino a persone che non mi piacevano, sebbene fratelli o sorelle nella fede e magari anche di rinomata santità. No, questo proprio no! Ma forse, se Dio mi salverà, sarò cambiato tanto da sopportare anche questo. Purché il Signore non mi faccia perdere gli amici, quelli che ho amato bene e quelli che ho amato male: li vorrei con me.

(Enzo Bianchi, Il Fatto Quotidiano)

Fonte: Qumran2.net