Il mio paese   -   La mia comunità



Domenica 5/5/2019

III di Pasqua

Colore liturgico

bianco

Liturgia delle Ore:

III Sett


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Reti vuote

La vita a volte è come una pesca: ci sono giorni in cui le reti sono piene di pesci, piene di gioia, di vitalità, di fortuna... e giorni in cui le reti sono vuote, in cui è grande il senso dell'inutilità e del fallimento... Proprio in quei momenti in cui le mie reti sono vuote, quando in casa si diventa come estranei, quando un figlio ti delude, quando la tua migliore amica ti tradisce, quando il tuo datore di lavoro ti dice che sei diventato di troppo, quando la tua salute ti abbandona, quando l'ingiustizia e la prepotenza sembrano essere più forti dell'amore, proprio in quei momenti, tu, Signore, non smetti di avere fiducia in me e mi dici che potrò ancora tirare fuori qualcosa di buono da queste mie reti vuote e sfilacciate... Tu, Signore, mi inviti a riprendere il largo verso l'orizzonte più ampio sconfinato, sfidando il rischio e la paura di perdere ancora, provando a fidarmi del mio cuore, improvvisando i miei gesti e le mie azioni, lasciandomi attraversare dal quel brivido antico e sempre nuovo che si chiama amore. Amen.

(Don Angelo Saporiti)


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Ho chiesto a Dio

Ho chiesto a Dio di togliermi i vizi.
Mi ha detto di no: non è Dio che deve toglierti i vizi; sei tu che non devi volerli più.
Ho chiesto a Dio di rifinire il mio corpo.
Mi ha risposto che il mio spirito è completo e il mio corpo è solo provvisorio.
Ho chiesto a Dio di concedermi la pazienza.
Mi ha detto che lui non concede gratis la pazienza, ma che io devo praticarla nelle tribolazioni.
Ho chiesto a Dio di darmi la felicità.
Mi ha detto che lui benedice chi la cerca e si sforza di far felici gli altri.
Ho chiesto a Dio di liberarmi dalle sofferenze e dal dolore.
Mi ha risposto che un po' di sofferenza mi fa bene.
Ho chiesto a Dio di farmi crescere spiritualmente.
Mi ha risposto che devo impegnarmi di più e che mi avrebbe potato per dare più frutti.
Ho chiesto a Dio tutto ciò che potesse dare più valore alla mia vita.
Mi ha risposto che mi ha dato la vita e che devo valorizzare meglio tutte le cose.
Ho chiesto a Dio di aiutarmi ad amare gli altri, come lui ama me.
E Dio, allargando le braccia, mi ha detto: "Sì, volentieri! Cerca tutti i mezzi e i modi per amare gli altri e io ti benedirò".

(Romeo Brotto)


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Il desiderio di compiacerti

Signore mio Dio, non ho alcuna idea di dove sto andando, non vedo la strada che mi è innanzi, non posso sapere con certezza dove andrò finire. E non conosco neppure davvero me stesso e il fatto che pensi di seguire la tua volontà non significa che lo stia davvero facendo.
Sono però convinto che il desiderio di compiacerti, in realtà ti compiace. E spero di averlo in tutte le cose. Spero di non far mai nulla senza un tal desiderio. E so che se agirò così la mia volontà mi condurrà per la giusta via, quantunque possa non saperne nulla.
Avrò però sempre fiducia in te per quanto mi possa sembrare di essere perduto e avvolto nell'ombra della morte. Non avrò paura, perché tu sei sempre con me e non mi lascerai mai solo di fronte ai pericoli.


(Thomas Merton)

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  • Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». 
  • Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 
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Gesù ci attende sulla riva


Quanto è incoraggiante quest’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni, presentato oggi dalla liturgia! Gli studiosi della Bibbia ci dicono che si tratta di un’aggiunta successiva, quasi una carezza conclusiva alle prime comunità cristiane per i periodi di fatica, di difficoltà e di dubbio.
I protagonisti sono 7 (la “completezza”), ma non tutti sono chiamati per nome: non si tratta solo di famosi o privilegiati. Sono tornati al lavoro precedente la sequela di Gesù, necessario per il proprio sostentamento. Vanno a pescare nel tempo più adatto, quello notturno, ma non prendono nulla. È notte anche nel cuore e nell’anima, nell’entusiasmo che si sta spegnendo.
Ma c’è un uomo sulla riva che li spinge a insistere, dando un’indicazione concreta. Sulla fiducia gettano le reti, ed è pesca grande. Ora comprendono: è il Signore risorto che li attende sulla riva, per mangiare con loro. Non c’è bisogno di spendere tante parole: si gode della presenza di Gesù, forse dispiaciuti per aver dubitato.
L’incarico a Simon Pietro è chiaro fin dal primo capitolo del Vangelo di Giovanni. Qui Gesù, con un fine percorso psicologico, vuole renderlo più consapevole di ciò che è importante per guidare i fratelli. “Simone figlio di Giovanni, mi ami?”. Quante volte diciamo di voler bene a qualcuno, ma con una certa superficialità! Pietro ha davanti chi ha dato la vita per lui, che gli chiede conferma: “Mi ami?”. Sì, ora ha capito. Ce la metterà tutta per guidare “il suo gregge”, per amore suo. Gesù, però, insiste per la terza volta. Pietro è “addolorato”, ma dà la risposta migliore: “Tu conosci tutto. Sai che ti voglio bene”. Finalmente ha capito: Dio vede l’intenzione del cuore, e da lì nasce l’amore. È questo che veramente conta.


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Preghiera

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Che faccia hai, Signore Gesù? Sei alto o basso, magro o grasso, giovane o vecchio? Hai ancora i segni della sofferenza sul corpo, le piaghe nei polsi e nei piedi, le ferite sul costato? Oppure la risurrezione ti ha ridato a noi tutto nuovo?
Tra le luci soffuse dell’alba i tuoi discepoli non riescono a riconoscerti. Non ci riescono anche se ti hanno già visto risorto, anche se tu giochi a richiamare nella loro memoria scene già vissute: la pesca miracolosa, la distribuzione dei pani e dei pesci. Non hanno il coraggio di dirtelo, ma sanno che sei Tu…
Ma Tu tra poco non sarai più uguale a prima, con il corpo in mezzo a loro. Avrai tante facce, tanti corpi, tante vite. Sarai tanti occhi da incontrare, tante bocche da sfamare, tante mani da stringere, tanti dolori da lenire. Per questo hai detto: “Ogni volta che farete questo a uno di questi fratelli più piccoli l’avrete fatto a me”. Ora possono capirti.
Gesù, Tu sei anche oggi qui in mezzo a noi. Qui a fianco, qui nel fratello, qui nella sorella… E come sempre torni ad essere Parola che interpella la nostra vita. Partendo da tante lingue, da tanti colori di pelle, da tante espressioni religiose.
Il filo rosso che cuce quel tempo ed il presente sarà la fiducia di gettare le reti, la speranza di essere benedetti, l’amore di chi restituisce agli altri ciò che ha ricevuto.

Vangelo della Domenica

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In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Gv 21, 1-19

 


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Storia di un chicco di grano


Come il seminatore ebbe terminato la sua opera, il chicco di grano venne a trovarsi tra due zolle di terra nera e umidiccia, e divenne terribilmente triste. Era buio, era umido, e l'oscurità e l'umidore aumentavano sempre di più, poiché al calar sera s'era disciolta in pioggia fitta fitta. C'era da darsi alla disperazione. E il chicco di grano cominciò a ricordare.
Bei tempi quelli, quando il chicco stava al caldo e al riparo in una spiga diritta e cullata dal vento, in compagnia dei fratellini! Bei tempi sì, ma così presto passati! Poi era venuta la falce con il suo suono stridulo e devastatore, a sbattere tutte le spighe. Poi i mietitori con i loro rastrelli avevano caricato sui carri le spighe legate in covoni. Poi, più terribile ancora, i battitori si erano accaniti sulle spighe pestandole senza pietà. E le famigliole dei chicchi, vissute sempre insieme dalla più verde giovinezza, erano state sbalzate fuori dalle loro spighe, e i chicchi scaraventati in giro, ciascuno per conto suo, per non incontrarsi più.
Ma nel sacco del grano almeno ci si trovava ancora in compagnia. Un po' pigiati, è vero, e magari si respirava a fatica, ma insomma si poteva chiacchierare un po'. Ora invece, era l'abbandono assoluto, la solitudine tetra, una disperazione!
Ma l'indomani fu peggio, quando l'erpice passò sul campo e il chicco si trovò nella tenebra più densa, con terra dappertutto, sopra, sotto, in parte. L'acqua lo penetrava tutto, non sentiva più in sé il minimo cantuccio asciutto.
"Ma perché fui creato, se dovevo finire in modo così miserando? Non sarebbe stato meglio per me non aver mai conosciuto la vita e la luce del sole?" Pensava tra sé.
Allora dal profondo della terra una voce si fece sentire. Gli diceva: "Abbandonati con fiducia. Volentieri, senza paura. Tu muori per rinascere ad una vita più bella".
"Chi sei?" domandò il povero chicco, mentre un senso di rispetto sorgeva in lui. Poiché sembrava che la Voce parlasse a tutta la terra, anzi all'universo intero.
"Io sono Colui che ti ha creato, e che ora ti vuole creare un'altra volta".
Allora il chicco di grano si abbandonò alla volontà del suo Creatore, e non seppe più nulla di nulla.
Un mattino di primavera, un germoglio verde mise fuori la testolina dalla terra umida. Si guardò attorno inebriato. Era proprio lui, il chicco di grano, tornato a vivere un'altra volta.
Nell'azzurro del cielo il sole splendeva e la lodoletta cantava.
Era tornato a vivere... E non da solo, poiché intorno a sé vedeva uno stuolo di germogli in cui riconobbe i suoi fratellini.
Allora la tenera pianticella si sentì invadere dalla gioia di esistere, e avrebbe voluto alzarsi fino al cielo per accarezzarlo con le sue foglioline.
Dio è il pastore. Il dolore è il suo cane. Talvolta ha il morso duro, ma è per il bene.

(Joergensen, Parabole)

Fonte: Qumran2.net