Il mio paese - La mia comunità
Domenica 3/3/2019
VIII del TO
Colore liturgico
Liturgia delle Ore:
IV sett
Ti preghiamo, Signore Gesù,
fa' che questa cenere che scenda sulle nostre teste
con la forza della grandine
e ci svegli dal torpore del peccato.
Fa' che questi quaranta giorni
siano un occasione speciale per convertire il nostro cuore a te,
e rimetterti al primo posto della nostra vita.
Donaci di saper riconoscere il tuo passaggio
e di vivere ogni istante con la certezza
che tu cammini in mezzo a noi,
che tu sai aspettare il nostro passo lento e insicuro;
che tu sai vedere in noi
quello che nemmeno sappiamo immaginare.
In questi quaranta giorni,
metti nel nostro cuore desideri
che palpitino al ritmo della tua Parola.
Maria aggiunga ciò che manca alla nostra preghiera.
Amen.
(don Roberto Seregni)
Fa' digiunare il nostro cuore:
che sappia rinunciare a tutto quello che l'allontana
dal tuo amore, Signore, e che si unisca a te
più esclusivamente e più sinceramente.
Fa' digiunare il nostro orgoglio,
tutte le nostre pretese, le nostre rivendicazioni,
rendendoci più umili e infondendo in noi
come unica ambizione, quella di servirti.
Fa' digiunare le nostre passioni,
la nostra fame di piacere,
la nostra sete di ricchezza,
il possesso avido e l'azione violenta;
che nostro solo desiderio sia di piacerti in tutto.
Fa' digiunare il nostro io,
troppo centrato su se stesso, egoista indurito,
che vuol trarre solo il suo vantaggio:
che sappia dimenticarsi, nascondersi, donarsi.
Fa' digiunare la nostra lingua,
spesso troppo agitata, troppo rapida nelle sue repliche,
severa nei giudizi, offensiva o sprezzante:
fa' che esprima solo stima e bontà.
Che il digiuno dell'anima,
con tutti i nostri sforzi per migliorarci,
possa salire verso di te come offerta gradita,
meritarci una gioia più pura, più profonda
(Jean Galot)
Signore, la nostra fede è come cenere,
tiepida e inconsistente!
La nostra speranza è come cenere:
leggera e portata dal vento.
Il nostro sguardo è come la cenere:
grigio e spento.
Le nostre mani sono come la cenere:
quanta polvere!
La nostra comunità è come la cenere:
quanta dispersione!
Signore Dio nostro, ti ringraziamo
perché nel cammino di quaranta giorni
che oggi iniziamo,
il soffio del tuo Spirito
accende di nuovo il suo fuoco
che cova sotto le nostre ceneri.
Amen
(Pie Charts)
La legge di Cristo determina «dal di dentro» l’attività morale. I suoi precetti scuotono la coscienza, mutano il corso dei pensieri e danno un tale impulso alla volontà che ne scaturisce l’azione. Nella misura in cui noi corrispondiamo a tali mozioni, cercando di tener sempre desti nella nostra riflessione i comandamenti e non tanto come oggetti da contemplarsi ma come stimoli per l’azione, si forma in noi un certo modo di considerare la vita, una certa mentalità, un certo criterio di valutazione nuovo.
I precetti non debbono essere trasferiti dalla lettera scritta all’azione. Essi debbono inserirsi attraverso la riflessione e l’impegno personale nella nostra concezione generale di vita, nella nostra mentalità.
Allora potranno concretizzarsi in azioni che siano in armonia con le situazioni mutevoli in cui veniamo a trovarci. Questo è il significato di «legge scritta nel cuore».
«Vocazione regale dell’uomo — si legge nel Catechismo degli adulti — è farsi capace di interpretare il disegno di Dio — questa legge fondamentale che collega il divenire del creato e soprattutto del mondo umano — per condurre ogni cosa a quella misura ideale che è segnata dalla mano del Creatore...».
Fonte: Maràn athà
Il criterio che tu offri, Gesù, è saggio
anche se non è facile applicarlo
a noi stessi e alle situazioni quotidiane.
In effetti le nostre parole
sono solamente chiacchiere
quando non sono precedute e seguite da fatti.
E battiamo l’aria quando dichiariamo
di essere tuoi discepoli,
se poi ci permettiamo il lusso
di ignorare questo o quel passo di vangelo.
Senza mezzi termini, dunque, tu ci metti
concretamente davanti alla nostra fede:
alle scelte e ai comportamenti che genera,
alle azioni e ai gesti che produce.
Tu ci chiedi di partire da lì
per sapere se siamo tuoi seguaci
oppure se, come tanti del resto,
abbiamo addosso solo una spruzzatina
di valori cristiani, di appuntamenti tradizionali,
il tutto ridotto a fare la scorza di limone
in un grande bicchiere di cocktail,
dai mille sapori e gusti.
Una volta applicato a noi stessi,
il criterio che ci hai fornito
possiamo anche applicarlo agli altri:
alle proposte che ci raggiungono,
agli slogan che ci martellano,
ai profeti e ai guru che pretendono
di attirare la nostra attenzione
e di catturare la nostra simpatia
e magari anche i nostri voti.
Insegnaci, Signore, a considerare
con la tua lucida saggezza
quanto accade dentro di noi e attorno a noi.
(Roberto Laurita)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore».
Lc 6,39-45
Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me".
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto".
Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.
"Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!".
"Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.
Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi."Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.
Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione".
(Paolo Coelho)
Fonte: Qumran2.net