Il mio paese   -   La mia comunità



Domenica 2/2/2020

IV TO

Colore liturgico

Verde

Liturgia delle Ore:

IV Sett


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Bagno di luce

Signore, sono una piccola candela accesa dal tuo soffio d'amore: Fa' che io sia sempre luce per chi è nelle tenebre, fa' che il vento delle cose del mondo non si abbatta mai sulla mia piccola fiammella.
Signore, ch'io viva per poterti dare gloria, per essere la tua messaggera di luce.
Fa', che io non mi risparmi mai, quando mi si chiede di donare nel tuo nome, per essere una voce che canti la tua lode, un segnale di luce per chi è lontano dal tuo regno santo.
Donami la capacità di evangelizzare i fratelli che ti ignorano, che ignorano la dolcezza del tuo amore, la stessa tua capacità di attendere che anche l'ultimo agnello smarrito torni all'ovile, che anche l'ultimo uomo dell'ultima terra abitata possa conoscere la dolcezza del tuo nome santo.
Che tutti gli invitati alle nozze non disertino il banchetto, dove tu, Signore, ti fai pane, vino, carne e sangue in virtù del tuo amore senza tramonto.
Giorno della Candelora 1991

(Anna Marinelli)


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Luce discreta

Ho camminato nella notte, alla luce delle fiaccole, ho anticipato l'aurora ed ho affrontato le tenebre, talvolta mi sono lasciato guidare solo dal chiarore delle stelle e della luna.
Ma il buio più consistente, l'oscurità più densa, mi sono piombati addosso nei momenti di smarrimento, quando non sapevo più dove andare e cosa fare e l'angoscia diventava una cattiva consigliera.
È allora, Gesù, che ho apprezzato la tua luce discreta che non abbaglia e non ferisce, la tua luce benevola che non umilia, né giudica, la tua luce misericordiosa che ridona speranza e fiducia.
Si, tu sei la luce vera che illumina ogni uomo ed ogni donna desiderosi di trovare la strada della vita.
Tu sei la luce che abbatte ogni pregiudizio ed ogni sospetto e dona uno sguardo limpido, capace di cogliere i prodigi dell'amore.
Tu sei la luce che accompagna ogni ricerca sincera di fraternità, di giustizia e di pace.

(Roberto Laurita)


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  • I miei occhi hanno visto la tua salvezza:
  • luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
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Luce del mondo


Quest’anno il calendario ci porta a festeggiare di domenica la Presentazione al Tempio di Gesù, avvenuta quaranta giorni dopo la sua nascita, come prescritto dalla Legge mosaica. Tutti i primogeniti, infatti, andavano offerti e consacrati a Dio.
La festa cominciò a essere celebrata in Oriente nel IV secolo col nome di “incontro”: si riferiva a quello tra Dio e l’uomo, tramite Gesù, che portava legami e frutti di pace tra i fratelli nella fede.
In Occidente, dal VI secolo assunse significati diversi: a Roma ebbe un carattere più penitenziale, legato alla Purificazione di Maria. Nel Levitico, infatti, è prescritto che ogni madre che avesse dato alla luce un figlio maschio, sarebbe stata considerata impura per sette giorni, e che per altri trentatré non avrebbe dovuto partecipare a qualsiasi forma di culto. In Francia, invece, fu abbinata ai riti della benedizione solenne e della processione delle candele (da cui il nome popolare di “Candelora”). I riferimenti erano indubbiamente evangelici: Gesù, come disse Simeone del bambino, è “luce” per rivelare il Signore “alle genti”.
Tutti questi aspetti rendono molto attuale questa festa. Curiosamente, l’uomo di oggi che può comunicare alla velocità del pensiero, può illuminare a giorno le notti, può vedere e registrare con gli occhi telematici in ogni parte del mondo in tempo reale, è spesso più chiuso, solo e cieco che in altri periodi della storia. Davvero ha bisogno di una luce che illumini cuori e coscienze, di un incontro in cui ognuno pensi a dare, più che a prendere, di un rinnovamento che parte dalla fedeltà. Per il bene dei propri figli, come fecero Maria e Giuseppe.


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Preghiera

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Cristo Gesù, la tua venuta nel mondo è sorgente di vera e di grande gioia.
La felicità, la pienezza di vita, la certezza della verità, la rivelazione della bontà e dell’amore, la speranza che non delude, la salvezza a cui ogni uomo aspira, ci sono concesse, sono a nostra disposizione, e hanno un nome, un nome solo: il tuo, Cristo Gesù.
Tu sei il profeta delle beatitudini, tu sei il consolatore d’ogni umana afflizione, tu sei la nostra pace, perché tu, tu solo sei la via, la verità, la vita.
Noi proclamiamo che il tuo avvento fra noi, o Cristo, è la nostra felicità.
Solo il tuo Natale può rendere l’uomo felice.
Tu sei la luce del mondo.
E chi guarda a te vede rischiararsi i sentieri della vita.
Tu sei, Cristo, la nostra felicità e la nostra pace, perché tu sei il nostro Salvatore.
Amen.

(Paolo VI)

Vangelo della Domenica

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Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore ? come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» ? e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione ? e anche a te una spada trafiggerà l'anima ?, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Lc 2, 22-40

 


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Il Cieco di Gerusalemme


È disperato. Ha perduto la vista all'improvviso e a nulla sono valse le cure dei medici. Ora non ha più denaro; tutti lo hanno abbandonato. È ormai deciso: prima o poi la farà finita con una vita tanto misera. Un giorno sente parlare di un certo Gesù che guarisce tutti, che a Gerico ha persino ridato la vista a un cieco nato, che non chiede nessun compenso per le sue prestazioni: anzi, assieme alla salute del corpo, ridona la gioia di vivere. Si trascina giorno dopo giorno, Dio solo sa come, fino a Gerusalemme, poiché gli hanno detto che lui è là. Ora si aggira per le viuzze della città santa, mentre il sole è al tramonto. In Gerusalemme regna un silenzio profondo, troppo profondo, perché si azzardi a gridare quel nome nel quale ha riposto ogni sua speranza. Si accovaccia per terra e attende il mattino.
Si sveglia mentre attorno lui c'è già il brusio, che caratterizza l'inizio di giornata in una grande città. Raccoglie le idee, si alza in piedi e, porgendo le mani ai passanti, come se volesse chiedere l'elemosina, cerca di fermare qualcuno. Una donna ascolta la sua domanda e gli risponde: "Gesù non lo potrai più incontrare, il Sinedrio lo ha condannato; lo hanno crocifisso una decina di giorni fa. Il cieco si sente perduto. Poi gli balena un'idea improvvisa e supplica la donna: "Ti prego portami al Tempio o da uno dei componenti il Sinedrio". Ella lo accompagna e lo presenta a uno dei sacerdoti che incontrano nell'atrio della casa del Signore. Questi conferma al povero uomo la notizia che già sapeva: Gesù è stato condannato e ucciso. Il cieco implora: "Guariscimi tu dalla mia cecità, o fammi guarire da uno dei membri del Sinedrio, o da Ponzio Pilato!". Il sacerdote, sbalordito, a fatica riesce a fargli comprendere come lui non ha il potere di fare miracoli e come non possa pretenderlo dal Sinedrio e tanto meno dal Procuratore romano... Si fa un silenzio assoluto da parte della folla, che nel frattempo si era radunata, e tutti volgono uno sguardo interrogativo al sacerdote che, triste e vergognoso, guadagna frettolosamente l'interno del sontuoso edificio di culto. Il cieco continua ad interrogare la folla: Era tanto buono, ma perché l'hanno ucciso?!
Il cieco è seduto sul muricciolo che delimita la spianata del Tempio, con lo sguardo vuoto puntato alla pianura che non vede, ma che intuisce sotto di sé. È venuto il momento di portare a compimento il suo progetto: basta una salto oltre la balconata e tutto è fatto. All'improvviso sente un tocco sulla spalla; non vi fa caso. Poi sente insistente una voce che gli suggerisse di guardare la valle meravigliosa, il colle di ulivi, il sole che splende alto e illumina tutto di colori sgargianti. Un grido gli rimane strozzato in gola: sì, vede tutte quelle cose come un tempo. Vede tutto fuorché "Colui" che lo ha toccato: è scomparso. Entra nel Tempio e si mette a riflettere: allora è vero quello che molti vanno dicendo, cioè che Gesù è risorto e sta apparendo qua e là ai suoi discepoli; ed è apparso pure a lui. Una gioia sovrumana invade il suo essere; una sola nube l'offusca: non è riuscito a ringraziare il Signore. Ma subito si rasserena. Quell'"Uomo" lo avrebbe rivisto a suo tempo, e per ringraziarlo dell'immenso dono avrebbe avuto a disposizione tutta l'eternità.

(Nardo Masetti)

Fonte: Qumran2.net